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Diabolik - Chi sei? La conclusione della trilogia dei Manetti Bros

Diabolik chi sei?

Il terzo e ultimo capitolo della trilogia dei Manetti Bros porta a compimento un esperimento tanto coraggioso quanto necessario per il cinema italiano


Gli articoli di questa serie: i 60 anni di Diabolik, la recensione del documentario del 2019 e dei film dei Manetti Bros del 2021, del 2022 e del 2023


Con "Diabolik - Chi sei?" si chiude la trilogia dei fratelli Manetti dedicata al Re del Terrore. Un finale che svela finalmente le origini del personaggio creato dalle sorelle Giussani, portando sullo schermo il centosettesimo albo della serie originale in una trasposizione fedele ma non pedissequa. Diabolik e Ginko si trovano prigionieri della stessa banda criminale, costretti a un confronto faccia a faccia in cui il mistero delle origini del ladro in calzamaglia viene finalmente svelato. Eva Kant e Altea, nel frattempo, dovranno unire le forze per salvare i rispettivi compagni, in un ribaltamento dei ruoli che regala alle figure femminili un ruolo centrale e decisivo.

Il film presenta una struttura narrativa più complessa dei precedenti, alternando il presente con lunghi flashback in bianco e nero che raccontano l'infanzia e la formazione di Diabolik sull'isola del criminale King. I Manetti scelgono di giocare con i generi cinematografici, passando dal noir al poliziottesco anni '70, fino a toccare le corde del melodramma nella ricostruzione del passato del protagonista. La fotografia gioca un ruolo fondamentale, con un uso sapiente del bianco e nero che rimanda sia al fumetto originale che al cinema espressionista tedesco, mentre le sequenze ambientate nel presente mantengono quella patina vintage che ha caratterizzato l'intera trilogia.

La performance di Giacomo Gianniotti, subentrato a Luca Marinelli nel ruolo del protagonista già dal secondo film, trova in questo capitolo conclusivo la sua piena maturazione. La sua interpretazione del giovane Diabolik nei flashback riesce a mostrare la trasformazione da orfano senza nome a genio del crimine, dando profondità a un personaggio che nel fumetto mantiene sempre un'aura di imperscrutabile mistero. Miriam Leone conferma la sua perfetta aderenza al ruolo di Eva Kant, mentre Monica Bellucci nei panni di Altea, nonostante un accento a tratti troppo marcato, riesce a dare al suo personaggio la giusta miscela di aristocratica eleganza e determinazione.

L'operazione dei Manetti Bros, vista nel suo complesso, rappresenta un tentativo ambizioso di portare il fumetto italiano sul grande schermo senza snaturarne l'essenza. La trilogia ha cercato una via europea all'adattamento dei comics, distanziandosi sia dal modello americano dei cinecomics che da quello di precedenti tentativi italiani come il Diabolik di Mario Bava del 1968. Il risultato è un'opera che rispetta profondamente il materiale originale pur cercando un proprio linguaggio cinematografico, fatto di citazioni colte, atmosfere retrò e una cura maniacale per i dettagli d'epoca.

I risultati al botteghino non hanno premiato questo sforzo come avrebbe meritato, ma resta il valore di un'operazione culturale importante. In un panorama cinematografico italiano spesso timido nell'affrontare certi generi, la trilogia di Diabolik ha dimostrato che è possibile realizzare un cinema popolare di qualità, capace di dialogare con la tradizione del fumetto e con quella del cinema di genere. Il terzo capitolo, in particolare, chiude il cerchio non solo narrativo ma anche stilistico, portando a compimento un discorso sul cinema italiano e le sue possibilità che va ben oltre il semplice adattamento di un fumetto.

(15 febbraio 2025)


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