+

Storia di un biglietto da visita


Alcuni anni fa ho deciso di cambiare il mio biglietto da visita. Da quella scelta apparentemente semplice è nato tutto quello che trovate qui

business card

Nel mio modo di lavorare ogni progetto segue il metodo di Bruno Munari: un processo lineare di creatività che però incoraggia l'esplorazione, la sperimentazione e il pensiero divergente. Un approccio che applico a tutto, anche a un semplice biglietto da visita. Perché i dettagli contano.


Il vecchio biglietto (2005-2015)

La prima versione voleva comunicare più informazioni possibili: ruolo, contatti, social. Aveva un QR Code che faceva da logo e permetteva di salvare rapidamente i miei dati. Era pensato per un mondo professionale internazionale, dove la rapidità di connessione conta. Con il tempo il QR Code è diventato sempre più piccolo, trasformandosi in un'icona più che in uno strumento di comunicazione.


Il nuovo biglietto (2015-oggi)

Ho scelto la strada opposta: solo l'essenziale. Nome, telefono, mail e una frase per definirmi. Il font della Olivetti Lettera 32, come quella che mi aveva regalato mio nonno Dario quando ero poco più di un bambino, sostituisce il logo, trasformando il testo stesso in elemento grafico. Una scelta che unisce minimalismo e storia personale.


L'identità

Serviva una frase. L'ho trovata: mostly, I write, che vuol dire perlopiù scrivo. Una definizione che racchiude tutto: il giornalismo, lo studio, le docenze, le conferenze. C'è dietro l'idea della scrittura come forma di creatività e strumento di pensiero, seguendo l'approccio di Paul Graham che vede nello scrivere un modo per generare nuove idee. Ed è in inglese per poter essere comunicata a tutti, in Italia e fuori.


Da questa nuova idea di identità è nato prima il mio canale Telegram (opens new window), poi la newsletter Mostly Weekly e infine questo sito, Mostly Here. Un ecosistema digitale che raccoglie la maggior parte delle cose che scrivo e che ho scritto, unito da un filo conduttore: la ricerca dell'essenziale.


Mostly

Alla base di tutto è pian piano emersa la parola chiave mostly, cioè perlopiù. È una citazione dal titolo di un romanzo di Douglas Adams (Mostly Harmless) ma anche l’idea che non esistano gli assoluti. Forse.