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Diabolik

Sessant'anni di Diabolik

Il Bel Tenebroso inventato dalle sorelle Giussani ha un'età, ma sbarca in forze sul grande schermo e sembra più giovane (e tenebroso) che mai


Mostre, film, nuovi fumetti, convegni, dibattiti e anche speciali. Il ladro in calzamaglia, la migliore manifestazione novecentesca del Bel Tenebroso, compie sessant'anni. Ma non li dimostra.

Diabolik è un ladro del quale sappiamo che non si sa niente. Solo alcuni sprazzi di una vita sono ricostruiti nella serie regolare (fin dal numero 5) e nella serie delle avventure del Grande Diabolik, che narrano storie della sua gioventù. Diabolik è probabilmente orfano e comunque naufrago: neonato unico sopravvissuto su una scialuppa ritrovata al largo da alcuni pescatori e membri della banda criminale del ladro King, assieme a documenti misteriosi e mai rivelati che convincono King ad allevare il bambino insegnandoli l'arte del crimine e dell'omicidio.

Il primo Diabolik infatti è un criminale spietato che si calmerò solo trovando l'amore con la superba Eva Kant (per la quale abbandona, in realtà senza tanti rimpianti, la povera, onesta ma ingenua Elisabeth Gay, donna-schermo passiva, che secodo la morale degli anni Sessanta paga le colpe del suo genere perché incapace di essere al pari del suo incredibile compagno) e rientrando nel ruolo di un ladro feroce capace di piani complessi eseguiti freddamente che non contemplano (ma non escludono necessariamente) l'omicidio.


Un Re del Terrore conosciuto come Diabolik

Da qui in avanti Diabolik cambia ma relativamente poco nei suoi sessant'anni di vita virtuale. Non c'è un arco del personaggio che ne definisca una maturazione, se non il passaggio verso una maturità meno ciecamente assassina e i flashback da giovane che hanno da un lato il doppio scopo di trovare altri spazi narrativi per evitare di ritualizzare eccessivamente le storie del personaggio e dall'altro lato di creare un po' "completismo" nella storia misteriosa di Diabolik stesso, rimettendo in scena momenti passati e aggiungendo tasselli mancanti che comunque non completano mai il puzzle irrisolvibile della vera natura e della vera storia del Bel Tenebroso. Figlio del principe del male o di un parrucchiere di Fosdinovo che sia, comunque nessuno saprà mai la verità su Diabolik.

L'Olivetti Lettera 32 di Angela Giussani
L'Olivetti Lettera 32 di Angela Giussani

Attorno a Diabolik i personaggi secondari (Eva Kant e la sua nemesi Ginko, sostanzialmente, a cui poi si aggiunge la compagna di Ginko, l'intrepida Altea, duchessa di Vallenberg) hanno un arco narrativo interrotto: viene accennato con potenza ma poi viene tarpato e congelato come un insetto preistorico nell'ambra. Ad esempio, Eva Kant è su una traiettoria diversa prima di trovare Diabolik, che la completa e la rende madre e figlia di se stessa.

Oppure Ginko sarà per sempre un brillante e ossessionato poliziotto di mezza età, nel pieno della forma fisica ma incapace di sbocciare perché incapace di sconfiggere o essere definitivamente sconfitto da Diabolik (e incapace a sua volta di trasformarsi in genuino cattivo o almeno ritirarsi a perseguire altri obiettivi nella vita). Entrambi vivono là, sospesi in una Polaroid che li ritrae attorno a Diabolik, personaggio senza tempo. Fa loro compagnia anche Altea di Vallemberg, nata Von Waller, compagna di Ginko, inizialmente personaggio minore (la consolazione muliebre del focolare domestico di Ginko, una Penelope che lo accoglie sempre sconfitto e lo consola) e poi compagna simmetrica ad Eva Kant per ruolo, passione e capacità, ruolo nel quale si congela definitivamente.


Il Bel Tenebroso

Sessant'anni dopo la sua nascita (il nome "Diabolik" viene pronunciato per la prima volta da Gustavo Garlan, personaggio amico di Ginko che poi si perde nel flusso narrativo delle sorelle Giussani) il racconto di Diabolik è sempre e soltanto il racconto del Bel Tenebroso, cioè l'uomo fatale, il personaggio simbolo dello Sturm und Drang e del romanticismo ottocentesco. È una figura ideale, il desiderio inappagabile ("colui che desidera il desiderio") che brama l'assoluto e sfugge il tedio, unico nemico capace di ucciderlo veramente.

Il Bel Tenebroso è irrequieto e inquieto: sempre attivo, sempre sulla pista di qualcosa di nuovo, potente, assoluto, devastante. L'adrenalina di una normale passeggiata su una scogliera con la cabriolet che si trasforma in un rally al limite, a un pelo dalla morte orribile dell'auto che carambola sugli scogli e s'incendia nello schianto senza superstiti. Invece, il Bel Tenebroso sterza all'ultimo e riesce a piegare il destino, la natura e l'universo tutto alla sua volontà. Sino alla prossima sfida, alla prossima gara contro la morte.

Il Bel Tenebroso è irresistibile con le donne mentre suscita ostilità o amicizia immediata negli uomini

Il Bel Tenebroso è l'uomo fatale di Lord Byron, capace di uccidere ma anche di conquistare per l'energia dannata che emana da ogni poro del suo corpo perfetto e maledetto. Le incarnazioni del Bel Tenebroso hanno solo un aspetto in comune tra loro: non cazzeggiano mai, sono sempre dannatamente serie, cazzute, tirate a martello. Il Conte di Montecristo, il Corsaro Nero: sono sempre illuminati da un’aura di fascino demoniaco. Sono "irresistibili con le donne, suscitatori di ostilità o amicizie immediate negli uomini". Non passano inosservati. Non si annoiano. Non stanno sul divano a guardare la tv o su Facebook a far flanella mettendo cuoricini qua e là.

La scrivania di Angela Giussani
Il noir italiano è passato da questa scrivania e da questa macchina per scrivere

I Bei Tenebrosi non solo rischiano sempre la vita senza motivo se non per sfida, ma sono sempre un po' scoglionati, sempre cupi, ombrosi, alla ricerca dell'unica felicità che riescono a concepire: sconfiggere la morte con delle sensazioni travolgenti.


L'eroe della Restaurazione

Diabolik alla fine non è un ladro: è un eroe romantico, un esteta che insegue un'emozione simbolica e anti-moderna. È un personaggio aristocratico e reazionario, un esponente dell’Ancien Régime il cui bisogno primario è quello di essere vivo. Un bisogno superiore che si sposa con un idealismo talmente lontano dal tempo presente da non essere compatibile con alcuna morale riconosciuta. Diabolik è un Bel Tenebroso, cioè "un crociato, chiuso nella sua armatura di sdegno, un giustiziere medioevale alla ricerca di una causa annientata dalla storia".

E se questa causa non c'è, il Bel Tenebroso collabora con l'unica causa che sente veramente sua, cioè quella che ha imparato da bambino grazie al re dei ladri, quel King che poi verrà ucciso perché a sua volta ha cercato di ucciderlo.

In questi ultimi tempi abbiamo visto il ritorno di Diabolik, culminato con l'uscita dei film diretti dai Manetti Bros (qui la mia recensione del primo), che hanno seguito una vicenda iniziata tempo addietro con un bel documentario uscito prima della Grande Pandemia (ne ho parlato qui (opens new window)) e parecchie rivoluzioni in casa Astorina, l'editrice del fumetto creato dalle sorelle Giussani (prima la sola Angela e poi anche Luciana).

Le sorelle Giussani
Le sorelle Giussani

Questo però non è stato l'unico momento di gloria trasmediale del personaggio: già nel 1968 un Mario Bava ispirato aveva creato quello che Marco Andreoletti definisce (opens new window) "un film pieno di stile e carisma, anche se claudicante e imperfetto" che però non fece un completo buco nell'acqua: "Il flop in sala fu cocente ma non devastante, visto che da grande artigiano quale era Bava era riuscito a completarlo sfruttando una minima parte del budget previsto".

Tuttavia, se Bava "trattò il fumetto da sottoprodotto culturale, svuotandolo completamente di significato e divertendosi tanto con l’involucro che ne rimaneva", il Diabolik degli ultimi anni della gestione di Mario Gomboli, attuale deus ex machina del personaggio e delle vicende editoriali di Astorina, si prende sul serio. Molto sul serio. E ritorna ad essere un Bel Tenebroso figlio dei romanzi d'appendice francese di fine Ottocento (avete presente Fantômas, Arsenio Lupin e Rocambole, da cui “rocambolesco”, no?) che spegne le vite come Humphrey Bogart spegneva l'ennesima sigaretta a Casablanca o a San Francisco.

Diabolik torna quell'essere metafisico, quella rappresentazione di un'epoca passata, quell'esteta che lotta contro la noia della normalità, drogato di emozioni che cerca nell'adrenalina della sfida estrema la soddisfazione ultima al suo male di vivere. Per il resto, quasi uno di noi.

Gli articoli di questa serie: i 60 anni di Diabolik, la recensione del documentario del 2019 e del film dei Manetti Bros del 2021

(11 novembre 2022)