[Mostly Weekly ~202]
Riconoscimento facciale, crisi dei social, Dante e Kannondō
A cura di Antonio Dini
Numero 202 ~ 15 gennaio 2022
Benvenuti su Mostly Weekly, la newsletter settimanale che esce quando è pronta. Grazie ancora a tutti per aver partecipato in maniera così entusiasta alle cartoline di buon anno atarassico. A saperlo che vi sarebbero piaciute così tanto le avrei fatte prima. Continuo ancora a ricevere ping per email sul mio canale Telegram man mano che le Poste Italiane portano le ultime a destinazione (è un processo lungo, lo so). Alcuni di voi mi suggeriscono di istituzionalizzare l'iniziativa con una "cartolina residente" del mio Mostly Project. È un'idea. Che ne pensate?
Intanto, ho scoperto che in Nuova Zelanda non ci sono più uova (opens new window) per fare il meringato. Son cose.
Potete leggere quasi tutti i numeri di Mostly Weekly qui.
Ricordo che Mostly Weekly è aperta a tutti, senza pubblicità o affiliazioni. Per supportarla potete fare una donazione qui su PayPal (opens new window) in modalità amici e parenti (è una donazione, dopotutto, non una compravendita).
Intanto, buona lettura.
Mi capirai quando ti farà male l'anima come a me
– Frida Kahlo
~~~
Editoriale
Uno dei momenti più difficili e potenzialmente dolorosi nel confronto intimo con un'altra persona che appartiene a una generazione leggermente diversa dalla propria è mettere in gioco la propria identità e sentirla poi respinta. Capisco che possa dipende dal bisogno dell'altra persona di avere il proprio spazio, ma è comunque doloroso. Per questo, dopo qualche anno, voglio tirare fuori questa cosa qui: la musica degli anni Ottanta, la mia musica, è stata fantastica. Meravigliosa. Grande. Gli anni Ottanta sono stati un periodo di grande successo per molte band e artisti di varie generi musicali. Dite di no?
Non è vero. Tra le band più importanti: i Duran Duran, che hanno ridefinito lo stile new romantic e ha creato una estetica con i loro video musicali di grande impatto visivo; Michael Jackson, che ha raggiunto il successo mondiale con l'album Thriller e con i singoli Billie Jean e Beatah Umpah; Madonna, la regina del pop, che è esplosa con brani come Like a Virgin e Material Girl che mi ricordo ancora che riuscivo a vederli su VideoMusic di straforo quando ero a casa da scuola con l'influenza; gli U2, cioè il rock irlandese, una cosa mai sentita prima, che hanno raggiunto il successo con l'album The Joshua Tree; Prince, eccentrico e meraviglioso (piaceva alle ragazze, incomprensibile per noi adolescenti maschi) con uno stile unico funk e rock al tempo stesso; Bruce Springsteen, il Boss, che ha raggiunto il vero successo planetario con l'album Born in the U.S.A. proprio in quella decade; i Queen, "l'altro rock" britannico, che che negli anni Ottanta ha prodotto singoli come Bohemian Rhapsody e Another One Bites the Dust. E ancora: i Supertramp, la rinascita degli Yes, l'esplosione (ahinoi) di Phil Collins, la stagione "anni Ottanta" di David Bowie.
Dal punto di vista musicale gli anni Ottanta sono stati caratterizzati da una grande eterogeneità di generi: siamo passati dal pop al rock alla new wave al funk all'heavy metal al rap e all'elettronica. Gli anni Ottanta sono stati anche un'epoca di grande sperimentazione e innovazione, in cui i musicisti hanno cominciato ad utilizzare nuovi strumenti e tecnologie per creare suoni e ritmi mai sentiti prima. Strumenti analogici, a transistor, digitali, informatici: di tutto di più. Inoltre, gli anni Ottanta sono stati anche un'epoca di grande importanza per la musica in videoclip, con la nascita di MTV negli Usa e di VideoMusic in Italia, al Ciocco, che hanno dato un nuovo impulso alla promozione delle canzoni e hanno permesso di creare una relazione prima quasi inedita fra la musica e l'immagine.
Ecco, questi erano gli anni Ottanta, santa polenta. Pulitevi le orecchie oltre alla bocca prima di parlarne male o di farci una serie per lo streaming.
~ ~ ~
Importante
La crisi economica odierna stia causando danni a destra e a manca, lo sappiamo, ma l'economia dei creatori sta soffrendo in modo particolare (opens new window) perché la sua classe media non è ancora emersa. La creazione di contenuti online è ancora perlopiù redditizia solo per i creatori di alto livello. E quando i creatori di medie dimensioni non ce la fanno, le piattaforme finanziate dal capitale di ventura non riescono a scalare. Quindi probabilmente ci vorrà un po' di tempo prima che le startup "link-in-my-bio" raggiungano di nuovo valutazioni di 1,3 miliardi di dollari. La sensazione è che stia arrivando uno stop piuttosto importante e che tra i creators molti aspiranti tali dovranno pensare di fare altro. Ci siamo?
Sono sempre pronto a criticare lo scetticismo e il disincanto post-moderno. Il cinismo a comando. La critica embedded. Da fiorentino è un atteggiamento che conosco fin dalla culla, tuttavia ora è diventata una postura mentale che non ha più niente a che fare con l'essere maledetti Toscani. Adesso, il sospetto che non andasse bene pensare sempre con il sopracciglio alzato è rafforzato da un ragionamento interessante: abbiamo scoperto che il genuino stupore fa bene alla salute (opens new window). Sapersi sorprendere ed emozionare per le cose piccole è la cura per molti mali del vivere, inclusi alcuni decisamente fisici, ma soprattutto per il bene-essere e bene-stare della mente. Risvegliate il vostro bimbo interiore, insomma, e guardate il mondo con i suoi occhi.
Riconoscimento facciale, intelligenza artificiale e prigione. Mentre negli Usa un cittadino afroamericano viene incarcerato senza altre prove che un errato riconoscimento del viso (opens new window) (ma lui vive e si trovava al momento del delitto in un altro Stato), è legittimo che ci sia un dibattito non solo sul bias di questi sistemi (che vengono addestrati con una prevalenza di volti caucasici e quindi sbagliano clamorosamente con le persone di altre etnie) ma anche sul loro uso e soprattutto sui limiti alle automazioni che si possono porre in essere. In Italia esiste il SARI Enterprise, scoperto dai più [per via dell'aggressione di una donna (opens new window) alla stazione Termini di Roma (opens new window), ma pochi sanno qual è il nostro quadro legislativo sull'argomento e quanta sia la trasparenza (opens new window) In sintesi: praticamente zero. Vergognoso.
Yamato
Ueno Kōen (上野公園)
La parola di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese è un nome: il parco di Ueno, cioè Ueno Kōen (上野公園). Ueno (上野) è un distretto del quartiere speciale Taitō (台東区, Taitō-ku), uno dei più piccoli in cui è suddivisa Tokyo. I quartieri speciali di Tokyo (東京特別区 Tōkyō tokubetsuku) sono le 23 zone in cui è suddivisa la capitale giapponese e sono l'equivalente in pratica dei municipi di Roma o Milano. Dal momento che in tutto l'arcipelago questi super-quartieri ci sono solo a Tokyo e sono sempre lo stesso numero, vengono spesso chiamati 23 区 (si legge nijūsanku), cioè "i ventitré quartieri". Ognuno dei nijūsanku contiene dei veri e propri sub-quartieri, come li intendiamo noi. Ad esempio, il quartiere di Taitō (台東区) è la fusione avvenuta nel 1947 di due rioni molto antichi, Asakusa e Shitaya. All'interno di Shitaya c'è il distretto di Ueno che contiene un bel po' di cose tra le quali (上野公園 Ueno-kōen) e una importante stazione ferroviaria (上野駅 Ueno-eki).
Il parco ha una storia interessante perché è nato come terreno del tempio buddista tendai Kan'ei-ji (si chiamerebbe per esteso Tōeizan Kan'ei-ji Endon-in, 東叡山寛永寺円頓院). Durante il Rinnovamento Meji, cioè quella fase della storia recente in cui il Giappone imperiale ha aperto le porte alla modernità occidentale e ha deciso di accelerare sulla via delle nuove idee che provenivano dall'Europa e dagli Stati Uniti, fu deciso che i terreni del tempio sarebbero diventati un parco, sulla falsariga di quel che succedeva con i parchi cittadini delle grandi metropoli nel resto del mondo, grazie al suggerimento di un ufficiale medico olandese, Antonius Franciscus Bauduin (quello che ha portato gli occhiali da vista in Giappone).
Il parco di Ueno è nato per decreto nel 1873, appena venti anni dopo che a New York venne costituito il Central Park. Anche quello di Ueno come quello di New York aveva una funzione sociale oltre che estetica: creare un polmone di verde in una città sempre più industrializzata che permettesse alle persone di non soffrire quell'anomia delle grandi metropoli, temuta perché foriera di malessere sociale e persino di suicidi, studiata anche da Émile Durkheim. Parchi come una forma di igiene sociale, insomma. E come tale è stato preso Ueno, con mille cure, dagli abitanti di Tokyo.
Il parco di Ueno è il posto di Tokyo dove andare a fare l'hanami (花見). Ricordate? Vuol dire "guardare i fiori", cioè lo sport nazionale primaverile del Giappone che consiste nel seguire passo passo l'avanzare della fioritura dei ciliegi e degli altri alberi da frutto, con i servizi televisivi e ovviamente i picnic con tutta la famiglia. Ma il parco di Ueno per me è anche un posto personale, intimo. È il posto di un risveglio, ormai quasi quindici anni fa. Arrivai a Tokyo da solo per il desiderio di ritirarmi brevemente in uno dei posti più affollati al mondo, alla ricerca di un nuovo equilibrio. E una prima passeggiata proprio in quel parco, adiacente al piccolo hotel dove sono andato spesso negli anni, fu illuminante.
All'epoca non sapevo che il parco fosse nato come giardino del tempio istituito nel 1625, con una funzione molto semplice: proteggere il castello di Edo dagli spiriti maligni. Infatti, il tempio è a nord-ovest del castello (che oggi fa parte del palazzo imperiale) e, secondo la disciplina geomantica del fēng shuǐ (風水), si trova nella posizione giusta per chiudere la porta ai cattivi influssi. Forse anche per fare da paravento ai venti di guerra: il parco infatti è stato al centro di scontri e combattimenti piuttosto cruenti, che hanno distrutto praticamente tutte le strutture, tranne la pagoda a cinque piani (molto bella), il cancello principale e il Kiyomizu Kannondō (o Shimizudō). La protezione dagli spiriti maligni non è una cosa che percepisco come reale, ma del parco è fondamentale l'ordine, le foglie dei fiori di loto distese sul laghetto e punteggiate dai bulbi carnosi e i giunchi eretti in ciuffi, i sentieri pettinati con i ginkgo biloba, gli alberi di canfora, le imponenti chiome degli Zelkova giapponesi sotto i quali c'era la piccola zona dei senza casa che sembrava un campeggio residenziale dei boy scout,
Il parco mi accolse e mi fece passare, indifferente e al tempo stesso presente, pieno di angoli nascosti, come tutti i grandi parchi cittadini in cui sono stato. Ho trovato un paio di prospettive nuove, annusato i sentieri, guardato le persone e le piante e alla fine ho ritrovato una panchina che avevo eletto a punto di osservazione in una precedente visita con due amici. Mi sono seduto e ho viaggiato avanti e indietro nel tempo senza spostarmi, ritrovando il vecchio ricordo di un uomo giapponese sui quaranta accovacciato al suolo poco più avanti e quasi piegato su se stesso, con una piccola macchina fotografica montata su un minuscolo cavalletto a terra, mentre stava inquadrando con attenzione e cura qualcosa tra le pietre bianche del vialetto. Passandogli accanto ero riuscito a intravedere il suo minuscolo soggetto: due insetti che copulavano. Ho sempre pensato che avrei dovuto mettere quella scenetta in un romanzo, se mai ne avessi scritto uno, proprio perché era una potente immagine di qualcosa il cui significato in realtà non ho mai capito.
L'attenzione va a Guanyin, che in giapponese si legge Kannon (観音) ed è l'ispirazione del nome dell'azienda delle macchine fotografiche Canon. È il bodhisattva della compassione, cioè il desiderio del bene nei confronti di ogni essere senziente. Forse la sua rappresentazione nel parco, il Kiyomizu Kannondō, è quello che volevo trovare, insetti innamorati inclusi? Chissà.
Eventuali
Un signore, un notaio napoletano benestante e un po' particolare, ha deciso di vivere in un albergo nel centro di Napoli, dove risiede ormai da sette anni. Strane storie da raccontare sul Corriere (opens new window).
Abbiamo davvero così disperatamente bisogno di rivivere gli anni Novanta? Sopra parlo degli Ottanta, ma dei Novanta parla invece Rivista Studio con questo articolo (opens new window) scritto in occasione della pubblicazione del nuovo album degli Everything But The Girl, dopo 24 anni di silenzio. E Clara Mazzoleni si chiede: "Non si capisce se tutto funziona così bene perché gli Everything But the Girl sono rimasti gli artisti geniali che sono sempre stati o se è perché gli anni Novanta continuano a dominare la musica e l’estetica". A spiegare cosa succede ci prova anche Repubblica (opens new window), che una volta nella stampa italiana aveva il tocco giusto per le cose come questa molto tipo jazz cool pop, ma adesso ci ha evidentemente perso la mano.
Di solito non metto mai notizie sul mercato editoriale italiano, ma volevo solo segnalare che è arrivato nel nostro Paese un nuovo gruppo estero (opens new window) che ha comprato Grazia e Icon, due periodici con un traino notevole che sono stati venduti. La manager che si occupa di gestire la filiale di Reworld Media è Daniela Sola, ex Mondadori.
Il fornello a gas, questo sconosciuto. Il Post si concentra, prende la rincorsa e affronta il tema di questo importante e pericoloso strumento per cucinare, spiegato bene: ecco perché il fornello a gas fa male (opens new window).
La cultura della destra italiana qual è? Da quando sono ragazzo c'è questa infinita querelle che secondo me cerca di costruire artificialmente un pensiero strutturato e sofisticato (l'appropriazione di autori come J.R.R. Tolkien, ad esempio) come alternativa alla cultura di sinistra, che invece è storicamente molto più pensata e articolata. Beh, il nostro ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, che definirei vitalista dal curriculum pubblicato su Wikipedia (opens new window), se ne è uscito con una breve risposta in una intervista (opens new window) nella quale dice che Dante secondo lui è il padre del pensiero di destra italiano (opens new window). La sua è anche l'occasione per citare in maniera sbagliata il concetto di "egemonia culturale (opens new window)" di Antonio Gramsci, che non era una strategia dei comunisti italiani quanto una analisi delle forme del potere; un po' come dire che i rapporti di forza economici nel capitalismo industriale descritti da Marx ed Engels sono una strategia comunista, ma vabbé, tanto c'è la Cgil (opens new window) che suona l'inno nazionale sovietico (opens new window). Comunque, Dante ha a che fare con la destra italiana (opens new window) quanto Giulio Cesare è un rappresentante della nostra kasta politica.
Multimedia
Nessun dorma (opens new window), al Crossroads Blues festival, nel 2010, poi con Zucchero per Luciano Pavarotti (opens new window), quel passaggio di Blow Up (opens new window) e infine da David Letterman (e fa scintille (opens new window)). Ciao a Jeff Beck.
Intergenerazionalità: tre link suggeriti dall'amico Fabio. Il primo è a una performance live di Nina Simone (opens new window) di un suo classico che è da brividi. Rielabora il musical Hair, dandogli un sapore infinitamente superiore. La seconda è la versione che ne darà la figlia (opens new window): un omaggio notevole. (Nina Simone ne ha fatto molte altre versioni, anche più upbeat). Aggiunge poi una terza versione, quella di Patrice (opens new window) e il capolavoro è tratteggiato.
Credo che Vladimir Putin sia decisamente fuori controllo. O quantomeno, stanno emergendo crepe sempre più vistose (opens new window) nel suo regime.
Tsundoku
Perché i colleghi americani comunicano sempre in modo così chiaro e diretto, ma allo stesso tempo criticano in modo indiretto e attenuato? Quando i colleghi asiatici intervengono e dicono qualcosa durante una riunione? Come fanno i colleghi tedeschi a fare qualcosa di innovativo se seguono sempre un'idea quasi ossessiva di pianificazione? Dopo aver sperimentato molte situazioni strane in progetti con persone provenienti da tutto il mondo, ho trovato The Culture Map (opens new window), il libro di Erin Meyer, davvero intrigante e penso che dovrebbe essere una lettura fortemente consigliata per chiunque lavori con o in team internazionali.
Pensate che sia giunto il momento di imparare a programmare in Assembly sui nuovi Mac con Apple Silicon, i processori di Apple? Ecco una risorsa che non è un libro canonico (è un repo su GitHub) ma assolve la stessa funzione di un buon vecchio manuale: HelloSilicon (opens new window), realizzato da Alexander von Below.
Infine, per chi sente il bisogno di imparare qualcosa di nuovo sul versante open source tradizionale, ecco un bel libro da studiare: The Linux Command Line (opens new window). È un classico di un certo peso (550 pagine) scritto da William Shotts è disponibile anche in versione pdf gratuita perché coperto da una licenza Creative Commons molto aperta. Lo stanno traducendo anche in italiano, a quanto pare. E c'è già anche il sequel, Adventures with the Linux Command Line, anch'esso scaricabile gratuitamente.
Coffee break
Mostly Weekly è una newsletter libera e gratuita per tutti. Se volete supportare il tempo che passo a raccogliere e scrivere le notizie, potete fare una piccola donazione su PayPal (opens new window) in modalità amici e parenti (che detto così sembra quasi un "in alto le mani, questa è una rapina", però vabbè ci siamo capiti).
Al-Khwarizmi
Gli effetti delle AI sulla nostra società saranno veramente distruttivi, adesso che possiamo toccare con mano un po' di esempi concreti (opens new window) (e gratuiti: possibile nessuno si chieda mai perché queste cose sono gratuite, visto che hanno un costo industriale notevole?), spaventano perché possono distruggere interi settori. Ma c'è anche chi dice: guardate che diventeranno normali e quotidiane come Excel e YouTube (opens new window). Sarà.
Un approccio alternativo ai container e alla virtualizzazione vecchio stile. Ecco SkiffOS (opens new window), che permette l'esecuzione di qualsiasi distribuzione Linux su qualsiasi hardware con un sistema operativo host cross-compilato per ambienti containerizzati.
Google sta puntando alla stessa tecnologia dei SOC che Apple sta cominciando a integrare nei suoi chip. Si chiama Risc-V (opens new window) ed è ancora più interessante di quella di Arm.
Una modesta proposta
La migliore analisi del nostro Paese secondo me la possono dare solo i geologi: studiare il cambiamento sociale con la stratigrafia. Come altrimenti spiegare il succedersi di voci, idee, direzioni, riforme, tecnologie che si sovrappongono a seconda della stagione? Prendete la PEC, per esempio. L'inutile e vagamente costosa email certificata, che la gente usa sostanzialmente come forma di minaccia legale ("Gli ho mandato una PEC, vediamo adesso cosa rispondono") che adesso pare stia per andare in pensione (opens new window). Perché inutile? No, perché arriva la REM, ecco perché. Ma tanto penserete mica che la PEC verrà cancellata, vero?
I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.
“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”
– G.K. Chesterton
END
Ti è piaciuta? Inoltrala a chi potrebbe essere interessato.
Se l'hai ricevuta, qui puoi iscriverti
Qui invece c'è l'archivio dei numeri passati
Se vuoi contribuire al futuro di Mostly Weekly, puoi fare una piccola donazione usando PayPal (opens new window) modalità Amici e parenti
Buona domenica!