[Mostly Weekly ~262]

Intelligenze più o meno artificiali, orologi d'oro e troll anti-democratici


A cura di Antonio Dini
Numero 262 ~ 10 marzo 2024

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Sapete la storia incredibile (opens new window) della Fisher Space Pen (opens new window), la penna degli astronauti (opens new window)?

Intanto, buona lettura.


I need to be alone. I need to ponder my shame and my despair in seclusion; I need the sunshine and the paving stones of the streets without companions, without conversation, face to face with myself, with only the music of my heart for company
— Henry Miller



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Editoriale

Little big one
Proviamo ad abbracciare un albero. Anzi, no. Proviamo a guardarlo e cercare di capire. Magari leggendo qualcosa che ci parli degli alberi (magari in un libro o un giornale di carta, oh che splendida ironia!). C'è tanto da leggere e da capire. Stranezze, meraviglie e rivelazioni proliferano, ad esempio, nei boschi degli alberi più alti del pianeta. È la vita straordinaria delle sequoie americane che crescono lungo la costa (opens new window). Le Grandi Sequoie (in inglese si chiamano Redwoods) sono magnifiche, ancora di più quando crescono lungo le coste occidentali del continente nordamericano. Alcuni esemplari raggiungono poco meno di 120 metri di altezza, diventando così gli organismi a base di carbonio più alti della Terra. Non sappiamo ancora perché siano così alte, né perché non siano ancora più alte. Sappiamo solo che sono bellissime. E alcune anche vecchissime. Perché non facciamo un intero giornale che parla solo di queste cose? Magari non con la loro cellulosa, eh.


Il Monster di Firenze
Il Monster di Firenze ~ Foto © Antonio Dini

Importante

Prometeo de noantri
Diamo un'occhiata (opens new window) alla rivoluzione dell'intelligenza artificiale, che ricorda quella industriale ma che si svolge nell'arco di anni anziché di secoli, e alle opinioni degli ottimisti (opens new window) e degli scettici (opens new window) dell'AI. Anche perché i migliori ricercatori del settore dicono che OpenAI, Meta e altri ostacolano le valutazioni indipendenti (opens new window) (archivio (opens new window)) di quel che stanno facendo.

Sorridi sei dal dentista
Mal di denti? C'è una AI che capisce di cosa si tratta. E se non c'è ancora basta una bella panoramica e lo capisce subito. Non a caso stanno coprendo di soldi (opens new window) la startup che sta creando l'AI del dentista.

1, 2, 3, prova prova. Funziona?
La prova del nove: si riescono a creare dei contenuti fatti con robaccia pensati per falsare le elezioni? Delle cose fake che manipolino gli elettori? Oppure ci sono dei meccanismi di sicurezza nelle varie AI che lo impediscono? Midjourney, DreamStudio, ChatGPT Plus e Microsoft Image Creator hanno creato disinformazione elettorale nel 41% dei test (opens new window) fatti dal Center for Countering Digital Hate. Midjourney è quello con cui è più facile farlo.

Davide contro il resto del mondo
Il governo federale americano ha gli strumenti tecnici per regolare il mondo delle AI. Washington ha già gli un ente adeguati con il personale giusto: è il Nist, National Institute of Standards and Technology. Però gli mancano i soldi. E lo sanno benissimo tutti: sia il personale del Nist stesso che gli altri funzionari governativi, i funzionari del Congresso e i dirigenti del settore tecnologico hanno ben chiaro l'enorme divario di risorse (opens new window) tra il Nist, che è stato incaricato di garantire la sicurezza dell'AI, e le aziende tecnologiche.

Oops! I did it again
Nel frattempo, l'ingegnere di Microsoft Shane Jones ha avvertito la FTC e il consiglio di amministrazione di Microsoft (opens new window) che Copilot Designer genera immagini violente e sessuali, viola le leggi sul copyright e molto altro ancora.

Roba buona?
Sempre in casa Microsoft, l'azienda si preparerebbe a lanciare i suoi primi "PC AI" alla fine del mese (opens new window). Il Surface Pro 10 e il Surface Laptop 6, che saranno presentati il 21 marzo, dovrebbero essere dotati di processori con le più recenti unità di elaborazione neurale per potenziare le capacità di intelligenza artificiale. Altro che Apple Silicon, dicono loro. Vedremo, dico io.

Un anello solo per dominarli tutti
Infime, Facebook. Anzi, Meta. Parte della roadmap tecnologica di Meta, che arriva fino al 2026, prevede lo sviluppo di un modello di raccomandazione AI unico (opens new window) per alimentare sia il servizio di video brevi Reels sia i video più tradizionali e lunghi. Attualmente Meta utilizza modelli separati per ciascuno dei suoi canali. Secondo il marketing di Meta il nuovo sistema di raccomandazione fornirà agli utenti contenuti più coinvolgenti e pertinenti. Non solo. L'enorme riserva di GPU di Meta, che non vengono spremute come ci si potrebbe aspettare, sarà utilizzata per fare altro: dovrà correre in aiuto ai tentativi più ambiziosi di attività delle AI generative, compreso lo sviluppo di assistenti digitali e di strumenti di chat più sofisticati.


Il Reportage

Sull'orlo dell'abisso con l'agave
L'impressionante pianta di agave che cresce a Oaxaca e in altre parti del Messico, "fiorisce una sola volta nella sua vita, immagazzinando lentamente gli zuccheri nel suo cuore per 6-30 anni", scrive Rowan Jacobsen (opens new window) (archivio (opens new window)). Il gambo del suo fiore, un quiote, si alza quando è maturo e in questo modo segnala ai pipistrelli che c'è del nettare da succhiare. Dopo la fioritura, l'agave muore. Il modo in cui Jacobsen descrive questo atto lento e irripetibile è bellissimo, e applica lo stesso rispetto e la stessa cura al suo reportage sulla produzione di mezcal del Messico. Il fascino del mezcal risiede nella sua natura artigianale e nei metodi secolari di produzione in piccoli lotti e in singoli villaggi dei produttori della regione; l'acquavite di mezcal è spesso considerata l'anti-tequila. Questa autenticità, naturalmente, è ciò che le multinazionali vogliono capitalizzare e, se la crescita dell'industria della tequila è indicativa, la domanda globale di mezcal potrebbe devastare i villaggi, le piccole imprese e il paesaggio della regione. Arricchita dalle splendide fotografie di Ruben E. Reyes del paesaggio oaxacano e dai ritratti dei mezcaleros, l'articolo di Jacobsen presenta l'industria messicana del mezcal all'ombra dei "Big Liquor" e della minaccia della "tequilizzazione". Qual è il futuro delle distillerie a conduzione familiare rimaste nella regione e della stessa pianta di agave, che ha prosperato e sostenuto gli ecosistemi e i modi di vita degli indigeni messicani per migliaia di anni?


Italiana

Vecchi compagni di banco
Alberto Negri, già inviato del Sole 24 Ore e del Corriere mentre oggi scrive per Il Manifesto, intervistato dal giornale argentino Pagina21 (opens new window) spiega con una delle visioni più lucide che abbia letto da molto tempo l'attuale quadro internazionale, Ucraina, Russia, Israele e Palestina inclusi.

Essere paraguru
Questo vecchio articolo del Giornale (opens new window) salvato a futura memoria da Dagospia (che non esiste, badate bene, secondo i nostri soliti terzisti) è quasi commovente nella sua ingenuità. Tocca la materia oscura del paraguru Giandomenico Casaleggio, ma dimostra tutta la sua miseria nel misurarsi con il fondatore del Movimento 5 Stelle. Gli argomenti per spiegare la schifezza sarebbero stati (e ancora sarebbero) ben altri.

La traduzione, n'est-ce pas
Un po' di tempo fa ho finito di leggere il primo libro di Alla ricerca del tempo perduto (opens new window), una mia fascinazione che avevo segnalato anche qui: ~194 (opens new window). Mi ha colpito sia il testo che quel che vi ruota attorno. Fra le altre cose: quanto servirebbe un'altra opera come quella, dedicata al passaggio del tempo dell'oggi. Tuttavia, una nota sopra le altre mi continua a fischiare nell'orecchio come un acufene: la traduzione. Perché la storia letteraria del capolavoro di Marcel Proust, pubblicato fra il 1913 e il 1927, è complessa ma lo anche quasi altrettanto la storia della sua traduzione e pubblicazione in Italia. Soprattutto la traduzione (opens new window), direi (opens new window). All'opposto come percorso di creazione dell'opera c'è Le Mille e una notte (opens new window), altra opera della quale ho già parlato. Tuttavia, a parte il fatto che Proust avesse letto e adorasse i racconti di Shahrazàd, la storia del libro è molto diversa e si fa per traduzioni e accumulazioni tra lingue diverse (opens new window). Affascinante. Anche perché, a ben guardare, tutto questo accade in modo molto diverso ma con esiti non dissimili da quelli del Milione di Marco Polo (opens new window), altro libro di cui ho già scritto (~257 (opens new window)) e che sto rileggendo. Insomma, tutto un girare di cose che parlano dell'opera che è sempre più liquida sino a che non si cristallizza con lo scorrere del tempo.

Al rogo, al rogo
La tesi è semplice quanto affascinante: la letteratura è diventata fast-fashion? (opens new window) Cioè, spiegato meglio: Tik Tok è riuscito a generare l’entusiasmo per la lettura nelle nuove generazioni, ma il successo conquistato non è giunto senza alcune conseguenze. È l’imposizione di un sistema di produzione editoriale che genera troppi libri, quasi tutti di cattiva qualità, capace di far leva sul desiderio consumistico dell’audience di continuare a comprarne ed accumularne. È nato così il fastbook, il fast-fashion dei romanzi. E stiamo demolendo tutto, perché quando i libri non valgono la carta (economica) su cui sono stampati, non può finire bene.

Il sospiro del boomer triste
Il boomer residente di Repubblica e del Post, Michele Serra, tira un'altra zampata terzista per elevare un monumento fatto di luoghi comuni, analisi sociali e piccoli sberleffi all'establishment presumo dalemiano o veltroniano, visto l'argomento. Questa volta tira fuori l'orologio d'oro e acciaio di Walter Chiari, che è simbolo di un passaggio importante nella maturazione del giovane Serra, nel suo personale bildungroman, ma è contemporaneamente anche un orologio insignificante. Nel senso che, al di là del ricordo specifico per Chiari-Serra, Van Cleef & Arpels sono gioiellieri (all'origine olandesi specializzati nella compravendita e taglio di diamanti) specializzati in alta gioielleria, non in orologi. Cioè, nel tempo (l'azienda è stata fondata nel 1896 e ora di proprietà gruppo svizzero del lusso Richemont) ne hanno avuti vari a catalogo, ma quelli di valore lo sono perché incrostati di gemme e altri materiali preziosi, non per un valore di alta orologeria. E peraltro spesso sono forniti da altri. Il modello acciaio e oro di Chiari, probabilmente degli anni Sessanta-Settanta, oggi sul mercato dell'usato (opens new window) varrebbe tra i 1500 e i 2000 euro, che per un orologio vintage sono niente. Poi c'è il valore affettivo, certo, visto che l'orologio che Chiari regalò a Serra e che quest'ultimo indossò per anni venne poi rubato e da allora non se ne ha più notizia. Questo è un dolore genuino, lo capisco. Ma il resto è solo furbo.


Multimedia

Vecchie glorie
Relax musicale: Rust Never Sleeps (opens new window), la playlist con tutto l'album di Neil Young e Crazy Horse.

Altre vecchie glorie Altro relax, un album al quale sono molto affezionato: Robbie Robertson (opens new window) di lui medesimo, il primo disco solista del leader di The Band.

Amici tra di loro Noi toscani, si sa, siamo particolarmente aspri. Inadatti alle serate eleganti. I pratesi poi, e tutta quella gente là della piana, non parliamone neanche. Comunque, una sera a Stracult (parte prima (opens new window) e parte seconda (opens new window)) si sono ritrovati una banda di svitati: Paolo Ruffini con Monni, Paci e Ceccherini, tutti "a casa" di Marco Giusti. Tra l'altro, il Ceccherini ha co-scritto la sceneggiatura del film Io capitano, diretto da Matteo Garrone e candidato all'Oscar come miglior film straniero. Mica merda (opens new window), eh. Plus: l'ultimo saluto al Monni. Benigni: "Gli devo tanto" (opens new window).


Tsundoku

Opere meritorie
Avevo segnalato a suo tempo l'uscita dei primi tre volumi del ciclo di Pellucidar di Edgar Rice Burroughs in italiano ad opera della valente editrice Landscape Books. Qui il primo volume (opens new window). Adesso ho scoperto (e appena comprato) anche gli altri quattro, mettendo così al sicuro sullo scaffale un'intera epopea in sette volumi. È compresa anche una storia di Tarzan (opens new window), perché ERB amava i cross-over fra i suoi personaggi. Sarebbe bello se traducessero anche tutto Tarzan (che è in buona parte fuori copyright come il resto dell'opera di ERB).

Grandi mattoni
Ho visto al cinema anche la seconda parte della saga di Dune, il capolavoro di Denis Villeneuve. Il libro, anzi il ciclo di libri originari (opens new window), è stato scritto da Frank Herbert ed è una mazzata pesantissima a cui negli anni si sono aggiunti una dozzina di altri libri postumi. Da leggere e da evitare al tempo stesso. Le differenze tra film e libri sono molte (opens new window). Il paradosso: si dice sempre che a migliaia hanno attinto a piene mani dai libri di Frank Herbert. Tutti meno Denis Villeneuve, a quanto pare.

Sta per sbarcare il remake americano della serie cinese basata sulla trilogia sempre cinese scritta da Liu Cixin. La serie si chiama Il problema dei tre corpi (opens new window) e va su Netflix a fine mese, i libri sono uno più bello dell'altro: la serie si chiama ‌ Memoria del passato della Terra ed è composta da: Il problema dei tre corpi (opens new window), La materia del cosmo (opens new window) e Nella quarta dimensione (opens new window). Buona lettura.


Coffee break

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Al-Khwarizmi

Furbi di tre cotte
Siccome a quanto pare negli Usa Dune sta spopolando e cinema sono sempre pieni, e i biglietti si comprano online ma non si trova mai perché sembra il click-day quando vengono messi a disposizione, c'è questo tizio che ha fatto un ingegnoso script (opens new window) che fa scraping del sito del suo cinema preferito per fregare gli altri e beccarsi i posti migliori. Proprio come quelli furbi del click-day.

Chi ben comincia
Oggi si parla un sacco di AI, ma non si fanno le dovute distinzioni non solo tra i differenti "tipi" ma anche tra i prodotti originali e quelli derivativi o applicativi. Sono in pochi quelli che formano dei nuovi LLM partendo da zero, per di più con una startup. Ma c'è chi lo fa. Il problema è complesso, però. L'addestramento di modelli di intelligenza artificiale da zero richiede un sacco di potenza di calcolo, ma c'è una grande instabilità e un'enorme variabilità nella qualità dei cluster, degli acceleratori e della connettività dei fornitori di calcolo. Questo articolo (opens new window) analizza le differenze tra l'addestramento di modelli presso Google e l'addestramento di modelli "in the wild", ovvero al di fuori di Google, dove gli scienziati dei dati devono utilizzare le GPU invece delle TPU di Google. Fa un confronto tra l'infrastruttura e gli strumenti di Google e i loro equivalenti nel mondo esterno. Con la giusta dose di forza tecnica bruta, è possibile addestrare modelli da zero che siano all'altezza di Gemini Pro/GPT 3.5.

La lenta rimonta
A quanto pare c'è un po' di movimento nel mondo dei sistemi operativi desktop (cioè server e telefonini esclusi) (opens new window). La quota di mercato di Linux ha superato per la prima volta la soglia del 4%; intanto è diminuito un bel po' la quota di macOS, che scende al 16% (era al 21%). A febbraio Linux ha raggiunto il 4,03% della quota di mercato globale. Solo di recente, nel giugno dello scorso anno, aveva raggiunto il traguardo del 3%. Windows ha registrato un aumento dell'utilizzo, mentre macOS ha visto un calo della sua quota di mercato, nonostante la sua quota di mercato globale dei computer sia aumentata nello stesso periodo. Windows e macOS rappresentano l'87,59% dei sistemi operativi desktop.

Il computer di qualcun altro tra le nuvole
A proposito di desktop: volete un sistema operativo completo, espandibile e alquanto interattivo che gira dentro un browser e potete raggiungere da ovunque? Ecco a voi Puter (opens new window). La materia di cui è fatto Puter è tutto vanilla JavaScript e jQuery: qui il codice sorgente.

Tira più Midjourney che una coppia di buoi
Questo tizio (opens new window) alla fine ha ceduto e si è innamorato delle quasi centocinquanta foto di modelle generate computazionalmente con Midjourney. Devo essere sincero e non riesco a capire benissimo la storia anche perché l'impaginato del sito è punitivo per le parole e magnifica le foto. che evitano sistematicamente di far vedere le dita delle mani e dei piedi. Chissà perché.

Giusto una nota
Un editor di testo, cosa ci vorrà mai a programmarlo, direte voi. Eh, un bel po', rispondo io. Soprattutto perché ho letto questo articolo (opens new window) che illustra i dettagli tecnici di Paper, un editor di testo per le piattaforme Apple. Sebbene Paper sia costruito sul vecchio framework TextKit 1, tutti i concetti, le astrazioni e i principi discussi nell'articolo sono ancora validi per TextKit 2, invariati o con un'API migliore. L'articolo tratta la classe TextView, l'evidenziazione della sintassi, lo styling, la digitazione, le prestazioni, la condivisione e molto altro ancora.

Colpo al cuore
Buona spiegazione di un interessante attacco a WordPress (opens new window). I siti violati caricano uno script nel browser che recupera un'attività di brute-forcing da un server C&C. Finché la finestra è aperta, il browser continua a forzare gli obiettivi. Finora oltre 1.700 siti sono stati infettati da questi script. Poi mi chiedono perché ho voluto complicarmi la vita con un sito statico.


La Space Pen di Fisher
La Space Pen di Fisher ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

Un vecchio classico
Le democrazie rappresentative (di seguito, "democrazie") di solito hanno una specie di bug by design che le manda in tilt. Penso che quello che l'ha spiegato meglio sia stato Karl Popper con l'idea del "paradosso della tolleranza": una società illimitatamente tollerante alla fine vedrà la propria capacità di essere tollerante erosa o distrutta dagli intolleranti. Le democrazie rappresentative, tolleranti per definizione, nel permettere la libertà di espressione e associazione consentono a forze che non si impegnano a sostenere questi stessi principi democratici di acquisire potere attraverso mezzi democratici.

Spiegandolo in un altro modo. L'idea della democrazia al principio è sempre un'idea di tipo rivoluzionario: è una forma di libertà di autodeterminazione che si conquista talvolta anche con il sangue. Quando poi i principi della democrazia sono consolidati da un po' di tempo (diciamo una generazione o due), il sacro fuoco si raffredda e diventa un monumento, un dogma. La rivoluzione si istituzionalizza. Ma, a differenza di altri tipi di forme di stato, quello democratico nella sua fase istituzionalizzata ha una caratteristica peculiare. Lascia spazio ai soggetti capaci di mandare in tilt l'opinione pubblica, che poi è il carburante dei sistemi democratici stessi.

Funziona pressappoco così. Il bullo strepita e dice cose brutte, che gli altri non direbbero mai (anche se spesso ne pensano e ne fanno di ben peggiori nel segreto dei loro gabinetti). I benpensanti inorridiscono a quanto detto e si indignano. Lo sport nazionale diventa guardare storto il tanghero narciso di turno che si fa spregio delle regole di fair play e poi anche di quelle formali, semplicemente per indignarsi. Ma ormai è tardi: il tanghero è entrato nel sistema e lo ha infettato, guadagnando consensi da tutte le parti.

Basta guardare Donald Trump negli Usa o Javier Milei in Argentina o altri da noi (che non sto a indicare per evitare inutili polemiche). A sentire le prime palpitazioni dell'opinione pubblica sembra sempre assurdo e impossibile che questi tangheri, spesso ignoranti (fa parte delle ragioni per cui i benpensanti snob si indignano) ma decisamente narcisi, possano essere credibili e acquistare spazio. Eppure, alimentando il consenso populista proprio con l'energia dell'indignazione delle élite, il tanghero narciso risucchia spazio politico e materia elettorale. Non è la competenza ma l'essere narciso che lo rende pericoloso (è spregiudicato come tutti i politici, quindi non è questo a distinguerlo) ed essere comunque molto più intelligente di quanto non lo dipingano i benpensanti.

Con il tanghero populista di turno i giornali vanno in tilt, ogni frase è un affronto, ogni minaccia una fonte di indignazione e diventa tutto un susseguirsi di urla e strepiti. Il tanghero è un troll di una specie particolare (non vuole rompere tutto, vuole invece prendere il potere per sé) e vince sempre, perché porta il dibattito al suo livello. Ogni volta che viola le regole comuni non fa altro che acquistare centralità, perché l'onda dell'indignazione semplicemente lo alimenta. Il resto lo fanno poi gli opportunisti di ogni epoca, quelli che non vedono l'ora di saltare sul carro del vincitore per avere una posizione di (piccolo) potere nel prossimo ballo.

La soluzione? Purtroppo Popper non ce ne ha mai parlato.


PS
Un pensiero a TinyLetter, che da 10 giorni non c'è più (opens new window): mavaff!




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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