[Mostly Weekly ~252]

A Newsletter About Nothing Wishes You Happy New Year 2024


A cura di Antonio Dini
Numero 252 ~ 31 dicembre 2023

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Benvenuti su Mostly Weekly, la newsletter settimanale che esce quando è pronta.

Cinque case di cinque scrittori francesi da vedere (opens new window), per chi è in cerca di ispirazione letteraria.

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Intanto, buona lettura e buon anno!


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Nobody wants to write a book, but everybody fantasises about having written one
– Annie Dillard



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Editoriale

Questo numero di Mostly Weekly cade proprio l'ultimo giorno dell'anno. E non c'è momento migliore per qualche riflessione sull'anno passato, giusto? Nel mio caso, ne posso fare molte (come tutti) e ovviamente me le tengo per me. Pensare in pubblico va bene, ma fino a un certo punto. Una cosa però la condivido: nel 2023 ho viaggiato di più che non negli anni passati.

È stata una scelta, se vogliamo anche la chiusura di un ciclo iniziato nel 2002, e soprattutto la reazione al brusco stop della pandemia. Sono contento di averne ripreso il controllo della mia narrazione.

In passato, alla fine dell'anno, prima della nascita di questa newsletter, condividevo una "striscia" con segnati i codici IATA (opens new window) di tutti gli aeroporti dove ero passato nel corso dell'anno, eliminando i doppioni (anche perché parto sempre o da Linate o da Malpensa: diventerebbe noioso). Una cosa un po' da maniaco, lo ammetto, ma mi ha sempre dato un senso di closure dell'anno.

Nel 2020 la striscia è stata molto più breve di altri anni, ma comunque vivace:

LIN-MXP-FCO-MUC-VIE-LCY-CDG-SFO

L'anno dopo, nel 2021, non ho volato neanche una volta. Non succedeva da vent'anni.

Nel 2022 mi sono in parte rifatto:

LIN-MXP-LCY-LHR-BCN-SFO-ATL-LAS-JFK-MAD

Per questo nel 2023 ho deciso che avrei volato di più. E sapete una cosa? L'ho fatto, certo che l'ho fatto: sia in quantità che varietà di destinazioni:

LIN-MXP-LHR-BNA-MAD-EZE-ZRH-SIN-BOS-NAP-CDG-HND-NRT-ICN-JFK-BUD-DUB-DXB-EWR

Ristabilito il presente, il pendolo sta andando nella direzione opposta: il futuro è di nuovo ignoto. In parte perché non ho pianificato ancora niente. In parte perché voglio vedere cosa succederà. È forse meno saggio ma decisamente più divertente (e più zen) fare così.

Intanto, mentre altri progetti sono in forte ritardo (soprattutto il dizionario monotematico di lingua e cultura giapponese, come potete leggere sotto, nella per adesso ultima puntata della sezione Yamato), è il momento degli auguri: buona fine e miglior inizio a tutti i fedeli lettori di Mostly Weekly.

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Al lavoro!
Al lavoro! ~ Foto © Antonio Dini

Importante

La condizione di X/Twitter, che a quanto pare perde come un aereo che sta precipitando, ha riflessi sull'intero settore. Perché gli investitori che tolgono soldi da quel social dove li mettono? Molti, a quanto pare (opens new window) (archivio (opens new window)), su Linkedin: il social di Microsoft nel 2023 ha fatturato 4 miliardi di dollari (+10,1%) e nel 2024 potrebbe crescere del 14%. Nel medioevo si sarebbe detto: mors tua, vita mea.

Le persone transgender si sono rivolte ai videogiochi, soprattutto quelli dotati di un meccanismo sofisticato e ricco di creazione dei personaggi, come luoghi in cui potersi esprimere in modo sicuro. A pensarci, era molto logico (opens new window) (archivio (opens new window)). Vedrete cosa potrà succedere con Vision Pro.

James Bennet è stato il direttore della sezione op-ed del New York Times, la sezione cosiddetta "op-ed", che non vuol dire "opinioni ed editoriali" bensì "Opposite the editorial page", cioè la pagina opposta a quella degli editoriali: è insomma la pagina dei commenti di autori esterni al giornale. Bene, Bennet scrive un articolone su 1843, il magazine dell'Economist (opens new window) (che è di proprietà della famiglia Agnelli-Elkann) per spiegare che il New York Times ha tradito la sua missione fondamentale: impegnarsi quanto più possibile per dare ai lettori la possibilità di pensare con la propria testa. Visto con la prospettiva dell'opinione pubblica italiana (e della sua dieta informativa) è semplicemente lunare ma comunque interessante.

Siamo durante le feste e la gente si sposta. Perdendo pezzi. La seconda vita dei bagagli recuperati dalle compagnie aeree americane passa attraverso una serie di attività messe in piedi da privati, tra le quali spicca quella di questo straordinario negozio con sede a Scottsboro, in Alabama (opens new window), che rivende quel che viene recuperato e non reclamato dai viaggiatori. Tuttavia, dietro c'è una fenomenologia delle cose che è completamente aliena, almeno per noi europei. Almeno, finora. Tra l'altro, il posto dove ha sede questo gigantesco "negozio di perle e rumenta", è una cittadina di 15mila abitanti che adesso si vede arrivare in casa circa un milione di visitatori, tra acquirenti potenziali e semplici curiosi.


Yamato

Ok, decisamente l'avrete capito anche voi che non sono riuscito a organizzarmi per lavorare come volevo sul progetto di libro basato sul dizionario tematico di lingua e cultura giapponese. Le ragioni sono varie, la mancanza di tempo è solo una e neanche la più importante (anche se ha decisamente impattato). Adesso, con piccoli passi da bambino, mi ci metto di buzzo buono. C'è una montagna di cose da fare. Non solo per creare il testo del libro, ma anche come presentarlo. Per intendersi, questo secondo me è il più bel libro digitale del 2023: Poor Charlie's Almanack (opens new window), la raccolta di aforismi di Charles T. Munger, il socio meno noto di Warren Buffett ma altrettanto tossico: guardate il libro e non il contenuto. Infatti, è un minisito; questo perché gli ebook con gli standard attuali (da epub/mobi in là) fanno decisamente schifo rispetto all'alternativa fisica. C'è da pensarci, insomma. Nel mio piccolo ho provato con il mio Mago degli Orologi (opens new window), ma trovare un sistema soddisfacente e che non costi un patrimonio (e sia al di là delle mie capacità di progettazione) è veramente difficile.

A parte tutto questo, che è un sacco di roba da gestire in un progetto, per riuscire a portarlo in fondo devo mettere strutturalmente in sonno la rubrica. Il che presenta un serio rischio, perché quando (e non se!) avrò finito il libro, vi sarete già dimenticati tutti di cosa si parla. E i nuovi lettori (benvenuti!) non sapranno nemmeno che si parlava di Giappone o del perché. Ma non posso fare altrimenti, perché le due cose sono mutualmente escludenti: se continuo a scrivere voci per il dizionario tematico non riesco anche a riscriverle e riorganizzarle e farle percolare in un testo definitivo. Quindi: ne riparliamo tra un po'. Per adesso, ittekimasu (いってきます, letteralmente "vado e torno", che è un modo che trovo meraviglioso per dire "arrivederci").


Italiana

Questa cosa dei paywall non so ancora come prenderla. Da un lato è ovvio che ci debba essere un ritorno economico per la produzione giornalistica. Dall'altro, come si fa a far girare le cose se ci sono i paywall? Lunga premessa per dire che non so se questa intervista del Corriere al nipote di Oriana Fallaci (opens new window) sarà leggibile domani o dopo. Però, nella grande gara tra giornalisti di quella generazione (Coppi e Bartali), io a Indro Montanelli ho sempre preferito l'Oriana. Se riuscite a leggerla (l'intervista) non è così inutile. Ah, ecco: anche l'inutilità del 90% delle cose che vengono passate dai media fa parte del problema del paywall.

Francesco Boille è andato a vedere (opens new window) Il ragazzo e l'airone, il nuovo lungometraggio di Hayao Miyazaki, per conto di Internazionale, e gli è piaciuto. Concordo parzialmente: io, per dire, David Lynch dentro Miyazaki non ce lo vedo (opens new window).

Le soluzioni di AI generativa e gli strumenti di supporto stanno ridisegnando lo scenario della professione del giornalista e delle redazioni. Almeno, questa è la vulgata (opens new window). Ma siamo sicuri che stia davvero succedendo, oppure le nostre testate giornalistiche stanno semplicemente aspettando che arrivino i pacchetti software con l'AI integrata (e modulare), e soprattutto che qualcun altro faccia il primo passo?

Una spiegazione interessante (opens new window) del perché e del percome Piero Lardi Ferrari è più ricco di John Elkann mentre nel portafoglio della famiglia Agnelli-Elkann la Ferrari vale di più del combinato disposto di Fiat sommata a Peugeot, Citroen, Lancia, Maserati, Alfa Romeo, Opel, Chrysler e Dodge.


Multimedia

Se vi piace Luca Ravenna, qui spiega perfettamente (opens new window) come facevo le traduzioni di greco al liceo. Quella che cita penso di averla fatta anche io, solo che c'era Gesù che dormiva sul fondo della barca, era ambientata in parte sott'acqua e poi molta tempesta sulla spiaggia. Il cane

Ha ristrutturato la sua tavernetta (opens new window) e ci ha creato le nove zone per fare nove cose diverse. E ovviamente un video di quelli che servono per fare click e vendere cose sfruttando "la fragilità di quelli rubati dalla rete", ma esteticamente è appagante.

L'epopea della e-cargo bike (opens new window), che gli americani vedono come un'utopia (solo perché da loro non c'è ma si usa in Europa).

Tra le cose che non ho fatto durante le vacanze di Natale c'è una lista infinita (non mi fate neanche cominciare, per favore). Le due cose più gradite e capaci di rubare tempo a tutto il resto sono state: a) montare una meravigliosa macchina per scrivere (opens new window) (grazie Luca!) e b) binge watching (opens new window) finalmente Blue Eye Samurai (opens new window) su Netflix (qui l'intervista alla coppia degli autori (opens new window) e qui il dietro le quinte (opens new window)). Netflix sta preparando la seconda stagione, a me all'inizio è piaciuto tantissimo (visivamente è una goduria) però ho molte riserve sull'architettura narrativa.

A proposito di nulla. Se vi manca uno youtuber americano da guardare, ecco a voi Peker McKinnon che vi parla di nulla (opens new window). Cioè della sua scrivania vuota. Fico. Malato, ma fico.

Tornano i "miei" Tiny Desk Concert con la bravissima artista portoghese Marta Pereira da Costa (opens new window), che è in grado di usare la chitarra del fado, la guitarra portuguesa, come nessun'altra attualmente.

(PS: Taylor Swift è brava (opens new window). Molto molto brava. Non vi sbagliate).

E poi fatevi un piacere e finite l'anno (o cominciate quello nuovo) con Nile Rodgers & CHIC nel Tiny Desk Concert (opens new window).


Tsundoku

Poco più di duecento anni fa è uscito il libro centrale di un filosofo fondamentale, Arthur Schopenhauer: Il mondo come volontà e rappresentazione (opens new window). È molto conosciuto ma non è stato quasi mai letto; ed è un grande peccato. C'è tuttavia un aforisma di Schopenhauer, il numero 16, che viene da una raccolta del suo pensiero (è in Essays and Aphorisms (opens new window) della collana Penguin Classics) che suona perfetta con la non lettura del suo capolavoro e in generale con il "mio" Tsundoku:

"L'arte di non leggere è molto importante. Consiste nel non interessarsi a tutto ciò che attira l'attenzione del pubblico in un determinato momento. Quando un pamphlet politico o ecclesiastico, o un romanzo, o una poesia fanno grande scalpore, bisogna ricordare che chi scrive per gli sciocchi trova sempre un grande pubblico. Il presupposto per leggere buoni libri è non leggerne di cattivi, perché la vita è breve.

Fa da sfondo a un'idea simile, questa volta di Pierre Bayard, l'autore di How To Talk About Books You Haven't Read (opens new window) (pdf): "Leggere è prima di tutto non leggere. Anche nel caso dei più appassionati lettori di tutta la vita, l'atto di prendere in mano un libro e aprirlo maschera il gesto contrario che si verifica nello stesso momento: l'atto involontario di non prendere e non aprire tutti gli altri libri dell'universo".

Ecco, quella che segue è una lista di libri che non ho letto nel 2023, a partire dai già citati Il mondo come volontà e rappresentazione e How To Talk About Books You Haven't Read.

Ready Player One (opens new window) di Ernest Cline (era la lettura obbligatoria per i neo-assunti da Oculus, prima che a comprasse Meta/Facebook) a cui poi l'autore ha fatto seguire Ready Player Two (opens new window).

The notebook. A history of thinking on paper (opens new window) di Roland Allen sulla straordinaria soddisfazione che dà lo scrivere e pensare assieme (opens new window) (ne ho tradotto (opens new window) anche io).

Doppelganger: A Trip into the Mirror World (opens new window) di Naomi Klein (evitare la versione italiana che è mal fatta, a quanto dice Wu Ming 1 (opens new window)).

The Wandering Mind: What Medieval Monks Tell Us About Distraction (opens new window) di Jamie Kreiner, che è la nuova mindfulness per la GenZ, dice il New Yorker (opens new window) (archivio (opens new window)). E poi i monaci avevano le barbe lunghe.

Maniac di Benjamín Labatut (opens new window) (che mi sa che l'avevo già messo) sull'architettura del calcolatore universale di John von Neumann.

La vita segreta. Tre storie vere dell’èra digitale (opens new window) di Andrew O’Hagan, che dovrei sforzarmi ma non ce la faccio, non in questa vita.

White Cat, Black Dog (opens new window) di Kelly Link è un capolavoro di narrativa breve favolistica o fiabesca che dir si voglia. Ibidem.

You Like It Darker (opens new window) di Stephen King, dodici storie che sono il seguito di Cujo (opens new window) e dintorni, non è ancora uscito e già è fuori dalla mia portata. Peccato perché è breve e le cose brevi di King sono le migliori (ma erano quelle lunghe che davano dipendenza, nelle lunghe giornate estive sotto l'ombrellone a leggere come se non ci fosse un domani).

Monsters: A Fan's Dilemma (opens new window) di Claire Dederer tocca il tema che molti studenti amano e la cancel culture sta cercando di fare suo, cioè il rapporto che abbiamo con l'opera di un autore che come persona era un mostro: Woody Allen (cioè ‌the ur-monster) e gli altri, come Roman Polanski, Bill Cosby, William Burroughs, Richard Wagner, Sid Vicious, V. S. Naipaul, John Galliano, Norman Mailer, Ezra Pound, Caravaggio, Floyd Mayweather, per sparare un po' di nomi a caso. La Dederer ne ha scritto sulla Paris Review (opens new window) e da là, visti i tempi (ricordate Schopenhauer, poco sopra?), è partita la sua opportunità di scriverne ancora. E ancora. E ancora. Fino a farci un libro. Nel caso, è il Cuore di tenebra (opens new window) della cancel culture e ha mandato tutti in corto-circuito (opens new window).

A un certo punto, quando avrete capito che ci sono più libri "buoni" o libri "belli" o libri "importanti" o libri "imprescindibili" che vale la pena di leggere di quanto tempo ragionevolmente avete per leggerli, cambiate approccio. Leggetene pochissimi dall'inizio alla fine, sperando di aver fortuna. E poi, per il resto, leggete prima la frase conclusiva, saltate le parti noiose, togliete le cose dall'ordine: non importa. Come diceva Sir Francis Bacon (il "nostro" Francesco Bacone), "Alcuni libri sono da assaggiare, altri da inghiottire e pochi altri da masticare e digerire; cioè, alcuni libri sono da leggere solo in parte, altri da leggere, ma non con curiosità, e alcuni -pochi- da leggere interamente, con diligenza e attenzione".

Oltretutto è futile pensare che ci sia una ricetta buona per tutti: non leggiamo neanche lo stesso libro, quando leggiamo lo stesso libro. È una cosa risaputa da tutti gli scrittori. Voglio dire: ogni autore che abbia conversato a lungo con un lettore attento, o che abbia letto un articolo di una certa lunghezza su di sé, ha avuto l'esperienza sconcertante di scoprire l'assenza di qualsiasi connessione tra ciò che intendeva realizzare e ciò che ne è stato colto. Non c'è nulla di sorprendente in questa disgiunzione; poiché i libri interiori differiscono per definizione, è improbabile che quello che il lettore ha sovrapposto al libro sembri familiare allo scrittore.


Coffee break

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Al-Khwarizmi

I ricercatori di Kaspersky hanno rivelato i dettagli di una campagna di backdooring incredibilmente sofisticata che ha colpito per quattro anni iPhone, iPad e Mac. Utilizza una serie di funzioni hardware che non sono documentate da nessuna parte, e questo ha lasciato senza parole i ricercatori, che adesso stanno cercado di capire come siano state create (indovinate?) le debolezze delle varie funzioni.

L'attribuzione sembra difficile, perché è molto diversa da altre campagne conosciute, anche se il CERT russo attribuisce gli attacchi all'NSA, mentre l'FSB sostiene che Apple stessa abbia contribuito, anche se Apple nega. La campagna ha utilizzato un totale di quattro vulnerabilità zero-day, in una catena di exploit impressionante, ben descritta nell'articolo (opens new window). Tutte e quattro le vulnerabilità sono state corrette da Apple con degli aggiornamenti.

Intanto l'Europol avverte che 443 negozi online sono stati infettati da ladri di carte di credito. Grazie a una indagine coordinata da Europol e guidata dalla Grecia, in un'operazione internazionale durata due mesi che ha coinvolto le forze dell'ordine di 17 Paesi ed enti privati (opens new window) come Group-IB e Sansec, sono stati individuate delle infezioni da skimmer su 443 siti web. I rispettivi negozi online sono stati avvisati con l'aiuto dei team CSIRT nazionali. Anche questa è stata una campagna impressionante.

Infine, una pubblicità-progresso: GitHub ha avvertito gli utenti che devono attivare la 2FA prima della scadenza dei termini (opens new window). Se avete un repo per vari motivi o anche solo se contribuite al codice su Github, dovrete abilitare l'autenticazione a due fattori (2FA) entro il 19 gennaio o il vostro accesso sarà limitato fino a quando non lo farete. Attenzione, però, perché per una scelta di strategia della compatibilità alquanto dubbia, tutto questo non vale per gli account business o aziendali. Non ancora, comunque. Un'altra cosa: dopo il 19 non sarà più possibile disabilitare il 2FA, ma solo sostituirlo con altri metodi. GitHub offre praticamente tutti i metodi disponibili: chiavi di sicurezza, chiavi d'accesso, l'applicazione mobile, le app di autenticazione (TOTP) e gli SMS. Complimenti a Github, la flessibilità in quest'ambito è una buona scelta.


Buone feste
Buone feste ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

Ogni tanto penso che forse è il meccanismo stesso con il quale abbiamo costruito la nostra economia e capacità di fare impresa, le persone e gli spazi a cui vengono lasciati più margini di manovra, il motivo per cui abbiamo sempre cose nuove rivoluzionarie in mano a personaggi quantomeno discutibili. Un giorno messia, il giorno dopo sociopatici. Tipo Sam Altman (opens new window) (archivio (opens new window)). Basta guardare l'episodio del 1959 di Twilight Zone intitolato To Serve Man (opens new window). Così, per farsi la bocca.




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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