[Mostly Weekly ~233]
La sottile differenza tra leggere e ascoltare, e altre storie su futurismo e utopia
A cura di Antonio Dini
Numero 233 ~ 20 agosto 2023
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L'iMac ha compiuto 25 anni: la sua storia per immagini (opens new window).
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Intanto, buona lettura.
Prima o poi il buon Dio separa gli stupidi dai loro soldi
– J. K. Galbraith
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Editoriale
Utopia, non futurismo: perché fare l'impossibile è la cosa più razionale a cui possiamo aspirare. Questo discorso (opens new window) di Murray Bookchin del 1978 è di straordinaria attualità. Quasi presciente.
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Importante
Cosa sono i "trigger warning" (opens new window) (originale (opens new window)), perché sono importanti e perché sono stati profondamente fraintesi e male utilizzati.
Il futuro del rap è femmina (opens new window) (originale (opens new window)).
Jay-Z viene da Brooklyn. La Brooklyn Public Library ha organizzato la retrospettiva (opens new window) (originale (opens new window)) sulla sua vita intitolata The Book of Hov (opens new window). Adesso ha lanciato anche la serie limitata delle tessere bibliotecarie con le immagini dei suoi album e sono un successo enorme (opens new window) (originale (opens new window)). I residenti nello Stato di New York possono averle gratuitamente, presto gli altri le troveranno su eBay.
L'industria culturale negli Usa sta andando in cortocircuito (opens new window) (backup (opens new window)) per via del pubblico attivo, dei servizi streaming e dei tagli che stanno eliminando ricchezza (o mera sussistenza) a figure ritenute fondamentali per la creatività collettiva del settore.
Nei tempi che furono, ho lavorato per la televisione occupandomi di analisi qualitativa di alcuni prodotti già trasmessi. Erano i primi anni Duemila, i reality (Il Grande Fratello in testa) stavano cambiando l'ecosistema nostrano. Poi, in 25 anni, ne sono successe di tutti i colori. Oggi c'è un reality americano che sta di nuovo cambiando le regole del gioco durante la partita. Il New York lo riassume così (opens new window): chi muore di fame di meno, vince. Ecco per voi un viaggio dietro le quinte della realizzazione di Alone, lo show (opens new window) più genuinamente pericoloso della televisione americana.
Infine, sempre per rimanere in tema di tv americana, LongReads (opens new window) si pone una domanda: chi ha paura di Lorne Michaels (opens new window), il creatore, produttore esecutivo e sovrano assoluto del Saturday Night Live, il più popolare show satirico della tv americana, in onda dal 1975 con 48 edizioni?
Yamato
女 (onna)
Bentornati al nostro dizionario tematico di giapponese, la parola di questa settimana rappresenta l'eterno femminino. È il kanji per "donna", cioè 女 (onna). Questa volta proviamo a vedere come "funziona" un kanji: da dove viene, cosa significa, come evolve. Sarà interessante.
Come tutti i kanji anche questo è originariamente un carattere cinese, "女" (la lettura pinyin è nǚ, mentre la lettura giapponese Hepburn come abbiamo visto è onna). 女 rappresenta il concetto di "donna" o "femmina". La sua etimologia grafica è interessante perché ha radici che risalgono alle prime rappresentazioni iconografiche di una figura femminile.
Originariamente, infatti, il carattere 女 rappresentava una figura stilizzata di donna con le gambe divaricate, cioè la forma del corpo femminile nell'immaginario arcaico (legato all'idea della fertilità, sostanzialmente, e al dismorfismo sessuale: nella notte dei tempi non era sessismo). Nel corso dei secoli il carattere è stato semplificato e standardizzato per la scrittura e poi per la stampa usando tratti più moderni e facili, ma l'origine è ancora riconoscibile. Questo per dire che molti caratteri cinesi hanno in realtà una base visiva che può essere associata a concetti o oggetti del mondo reale, e questa iconografia storica aiuta un pochino a capire il significato della parola che viene rappresentata. Inoltre, ci fa anche capire anche qualche differenza tra sistemi di scrittura non alfabetici.
Ogni tanto vengono confusi i geroglifici, i pittogrammi, gli ideogrammi e i caratteri. Tenendo a mente il kanji per "donna" si può fare un po' di ordine. Nell'antico Egitto, infatti, si usavano i geroglifici: piccoli disegni (pittogrammi) che rappresentano qualcosa (un falco, un occhio, una persona di sesso maschile o femminile, una divinità antropomorfa) combinando elementi simbolici, logografici e fonetici. Molti di questi disegni dal punto di vista linguistico erano dei logogrammi, cioè simboli che rappresentavano parole intere.
Invece, i caratteri cinesi, che si chiamano hanzi, sono veri ideogrammi composti da tratti che rappresentano elementi fonetici e semantici. Alcuni hanno un'origine visiva simile ai geroglifici, con elementi che richiamano oggetti o concetti, ma nel corso del tempo hanno subito semplificazioni e standardizzazioni. La chiave del ragionamento è che gli hanzi possono essere usati in maniera molto più flessibile rispetto ai geroglifici egiziani. Possiamo dire che da questo punto di vista la scrittura cinese è più espressiva di quella dell'Antico Egitto.
Invece, i kanji, come ci siamo detti più volte, sono caratteri cinesi adottati dalla lingua giapponese. Tuttavia, non sono una semplice copia degli hanzi. Invece, in giapponese hanno acquisito nuovi significati e pronunce e possono essere mescolati con gli altri due sistemi di scrittura nipponici, gli hiragana e i katakana, che servono per rappresentare le parti della grammatica giapponese o altre parole per le quali non ci sono dei kanji (o per spiegarne la pronuncia).
Il significato e l'uso dei caratteri cinesi e poi giapponesi è però un po' più complesso di così, come imparano non senza qualche problema quelli che si mettono in testa di studiare la lingua giapponese o anche solo di costruire un piccolo dizionario tematico. Innanzitutto perché molti dei caratteri cinesi sono essi stessi sviluppati da rappresentazioni stilizzate di oggetti, concetti o idee; il che, dunque, li rende simili a quello che hanno fatto gli egiziani. Tuttavia, la maggior parte degli hanzi e dei kanji ha anche una componente fonetica, che può suggerire la pronuncia del carattere.
In altro parole, limitandoci al giapponese, molto spesso una parte del kanji rappresenta il suono e un'altra parte rappresenta il significato. La componente fonetica non è sempre completamente separata da quella semantica (cioè quella che rappresenta il significato) perché serve a suggerire la pronuncia carattere e quindi quale è il significato corretto da attribuirgli.
Un esempio è 親, che in giapponese si può leggere shin oppure oya e vuol dire "genitore" oppure "vicino" a seconda di quale lettura si sceglie. È divertente come funziona perché qui la componente fonetica è anche parte della componente semantica.
I kanji complessi sono come torrette: hanno palchi uno sopra all'altro che impilano altri caratteri. Per accomodarli, li riorganizzano. La parte superiore di 親 (ci vuole il microscopio per vederlo, lo so) è un altro kanji diviso in due e messo in orizzontale nel palco superiore. Se lo si ricompone in verticale diventa il carattere 音 (la parte a forma di casetta era a sinistra, e la parte a scatola a destra). Questo carattere si pronuncia on oppure oto, che vuol dire "suono" oppure "rumore". Serve per definire parte della pronuncia e al tempo stesso aggiunge un significato al termine. La parte inferiore invece era già verticale. È questa: 見 (ken oppure mi), che significa "guardare" oppure "vedere". Questa parte rappresenta il significato legato all'atto del guardare o dell'osservare. I due, messi assieme, danno sia un'idea di vicinanza che i due suoni corretti della parola che definisce i termini "genitore" oppure "prossimo".
Il che porta a un'ultima considerazione: come sappiamo tutti noi occidentali gli alfabeti fonetici servono a legare strettamente una lingua parlata a un sistema di scrittura tramite la rappresentazione dei suoni, tanto che quando la lingua parlata e la morfologia dell'alfabeto non coincidono (vedi l'inglese con l'alfabeto latino) nascono problemi di pronuncia delle parole scritte. Tuttavia, non bisogna neanche dimenticare che le lingue vive sono lingue parlate, quindi si può parlare più facilmente il giapponese (o il cinese) da analfabeti che non da persone colte. Basta avere orecchio e memoria per i suoni. Invece, per imparare a leggere il giapponese bisogna anche avere una discreta memoria per collegare disegni e suoni arbitrari, nonostante i piccoli trucchi che abbiamo visto sopra. Le soddisfazioni però sono tante.
Italiana
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L’industria dell’intrattenimento sudcoreana punta anche sui fumetti. O meglio sui webtoon (opens new window), vignette pensate per essere lette da smartphone, che hanno già milioni di lettori in Asia e non solo.
Quanto era bello il mullet di Superman (opens new window).
La trappola del lavoro che piace (opens new window): nel settore culturale l’organizzazione ha bisogno della competenza del dipendente, ed è disposta a pagare per quella competenza. Ma al contempo, il fatto che al dipendente piaccia il proprio lavoro viene inserito nel contratto come una sorta di servizio che l’impresa vende al dipendente. Come se la componente di piacere che un professionista prova nello svolgere il proprio lavoro fosse un servizio di entertainment che l’organizzazione gli somministra.
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Multimedia
Italy Photo Essay (opens new window).
Sapete che si possono costruire habitat spaziali partendo da un asteroide? Qui il video (opens new window) e a seguire l'articolo che spiega meglio il tutto (opens new window).
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Tsundoku
Il dibattito (opens new window) sul libro Il lavoro non ti ama (opens new window) di Sarah Jaffe è interessante quasi quanto il libro stesso.
Il romanzo di Mauro Boselli Tex Willer. Il romanzo della mia vita (opens new window) non è affatto male. Per la prima volta nella sua lunga carriera, Tex Willer decide di raccontarsi in prima persona. E lo fa non con un fumetto ma con un'autobiografia vera e propria. Nel romanzo scritto in prima persona dal ranger texano, Tex svela le sue origini, le storie dei suoi pards, l'incontro con il burbero Kit Carson, con il fiero navajo Tiger Jack e la nascita del figlio Kit dopo il matrimonio con Lilyth, figlia del capo Freccia Rossa.
Il pericolo di un'unica storia (opens new window) di Chimamanda Ngozi Adichie è un libro nato grazie ai legami stabiliti nella società grazie al digitale. «Quando rifiutiamo l'unica storia, quando ci rendiamo conto che non c'è mai un'unica storia per nessun luogo, riconquistiamo una sorta di paradiso». Così si esprime Chimamanda Ngozi Adichie in questo libro che riprende la sua prima conferenza Ted del 2009. È un libro di estrema universalità e attualità. Riguarda il rischio che corriamo ogni volta che semplifichiamo, vedendo la realtà attraverso un unico punto di vista. Adichie racconta così come ha trovato la sua autentica voce culturale.
Pare che L'isola dei battiti del cuore (opens new window) di Laura Imai Messina sia un bel romanzo. La premessa generale, perlomeno, lo è: «Per essere felici, serve innanzitutto immaginare di essere felici». Nel sud-ovest del Giappone, in una pozza di mare condivisa da due province, Kagawa e Okayama, nuota un'isoletta unica al mondo: Teshima. Sulla punta orientale dell'isola, sorge un minuscolo edificio in cui sono catalogate le pulsazioni del cuore di decine di migliaia di persone, alcune vive altre già ombre, provenienti dai luoghi più disparati del pianeta. Si chiama Shinzō-on no Ākaibu, l'Archivio dei Battiti del Cuore. Da questa premessa si dipana la storia di Shūichi, sua madre che ne manipola i ricordi più felici, e di un pesce-bambino di otto anni che si chiama Kenta.
Coffee break
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Al-Khwarizmi
Per la gestione del mio sito e di questa newsletter, tutta roba fatta rigorosamente a mano, uso due o tre software diversi in alternativa. A parte l'intramontabile Vim e a parte la filiera di Git (opens new window), passo da BBEdit a Nova (opens new window), transitando ogni tanto anche per Textastic e iA Writer. Sono passati anni, scrivo sempre tanto e devo dire che l'IDE solo per macOS (opens new window) è molto ben fatta: Nova (opens new window) è stata programmata da zero da quelli di Panic, che già che c'erano hanno anche lasciato il "vecchio" Coda, in difficoltà per problemi (opens new window) di diritti sul nome. Per fare sviluppo web funziona discretamente bene.
Nel primo anniversario dell'approvazione dell'Inflation Reduction Act (IRA), una legge che definire storica per gli Usa è poco, la normativa ha già iniziato a stimolare l'economia (opens new window) e a portare gli Stati Uniti verso un futuro a zero emissioni di carbonio.
Non nutrite il troll. Per favore, non nutritelo. Non lo faccio neanche io, perché è veramente sbagliato e dannoso per l'ecologia mentale di molti (incluso il sottoscritto). Qui se ne danno le ragioni più articolate (opens new window): "Quasi la metà della popolazione del pianeta ha oggi accesso a Internet e circa una persona su tre è regolarmente attiva sui social media. Ma questa maggiore opportunità di socializzare e comunicare in un ambiente virtuale ha offerto nuove possibilità di comportamenti antisociali. Il problema del cyberbullismo ha ricevuto una notevole attenzione da parte della ricerca. Tuttavia, altri comportamenti antisociali online con esiti altrettanto dannosi sono stati presi molto meno in considerazione: un esempio è il trolling anonimo online".
L'inbound marketing (opens new window) (scrivere articoli approfonditi sui temi di cui si occupa un'azienda all'interno del suo sito) è un modo tutto sommato ragionevole per fare marketing relazionale, almeno, fino a quando le AI non scriveranno tutto loro. Invece, se fatto con attenzione alla qualità, questo approccio è interessante. Permette di creare conoscenza e consapevolezza. In alcuni casi è forse un po' ingenuo ma interessante. Come questo articolo su Cpu, Gpu e Tpu (opens new window) per il sito di BackBlaze, il servizio che uso per i miei backup remoti.
Avete presente gli aeroplanini di carta Beh, sappiate che sono delle piccole meraviglie della meccanica. E che gli studi su come funzionano e come possono essere migliorati non sono mai stati più floridi (opens new window).
La coda lunga
La serietà con cui si apprende una notizia dipende anche da ciò che si legge in merito. Ad esempio, le opinioni sui candidati politici oppure la valutazione di una nuova malattia o di un evento internazionale viene influenzata dal contesto, da ciò che si sente dire. Questo tipo di informazioni all'interno è chiaramente importante. Ma è importante anche il modo in cui le si riceve? Dopo tutto, adesso più che mai si può scegliere se consumare le informazioni leggendo o ascoltando. Ascoltare la radio o un podcast per approfondire un argomento, oppure leggere un articolo. I progressi tecnologici hanno reso facile persino l'ibrido definitivo: l'ascolto di articoli scritti tramite software automatici. È comodo, ma è anche rilevante?
Questo articolo (opens new window) (e la relativa ricerca) si occupano di come questa semplice scelta influenzi il pensiero delle persone. Se il modo in cui una persona pensa alle informazioni in arrivo si basa solo sul contenuto stesso, allora non dovrebbe essere importante se queste vengono lette o ascoltate. Ma alcuni esperimenti stanno apparentemente dimostrando che la scelta di una modalità o dell'altra ha un impatto sostanziale sul modo in cui le persone ragionano. La radio o il giornale? Chissà.
I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.
“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”
– G.K. Chesterton
END
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