[Mostly Weekly ~156]

La notte della ragione


A cura di Antonio Dini
Numero 156 ~ 27 febbraio 2022

Benvenuti. Mostly Weekly è la vostra newsletter settimanale che esce quando è pronta. I tempi purtroppo sono ancora più brutti di quanto non potessimo immaginare: nella coda lunga della pandemia adesso è scoppiata la guerra in Europa. Sembra un romanzo distopico (opens new window). Oppure una canzone dei Pink Floyd (Dog of War (opens new window)).

Ho deciso di non trasformare questa newsletter in uno strumento di informazione o commento sull'invasione russa dell'Ucraina, un dramma feroce che come tutte le guerre mette in scena la notte della ragione: ci sono già fin troppe informazioni e soprattutto non è il mio mestiere, non ne avrei le competenze. Ci sono anche buone ragioni (opens new window) per non contribuire a una generale sensazione di coinvolgimento psicologico a cui si accompagna la più totale mancanza di coinvolgimento reale (tipo: tutti si indignano e poi continuano come prima, autoassolti). Al termine di questo numero di Mostly Weekly, però, ho deciso di pubblicare una poesia che mi ha mandato un anziano amico, la cui sensibilità è stata toccata da quello che sta succedendo e che ha trovato una sua voce per esprimerlo.

Su un registro completamente diverso, vi ricordo che Mostly Weekly è aperta a tutti, senza pubblicità o affiliazioni. Volete contribuire? Mandatela a un amico, iscrivetevi al canale Telegram Mostly, I Write (opens new window) ma soprattutto, fatemi una donazione qui su PayPal (opens new window) (versione "amici e parenti", please). Non è solo un apprezzamento per il mio lavoro ma anche un aiuto concreto per andare avanti. Sul serio.

L'archivio di Mostly Weekly lo trovate qui (opens new window).

Intanto, buona lettura.


If you don't change direction, you may end up where you're heading
— Anonimo



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Editoriale

The hardware winter
Una delle conseguenze dell'esplosione del mercato degli smartphone negli anni 2010 è stato un enorme investimento in componenti, prodotti su vasta scala e a costi sempre più bassi. Ben presto quei componenti sono diventati disponibili per chiunque volesse acquistarli. C'è stata un'ondata di processori, GPU, sensori, fotocamere, chip wireless, batterie e tutto il resto, per lo più disponibili immediatamente, just-in-time. Fino ad allora, se si desiderava realizzare un dispositivo intelligente di qualche tipo, era necessario utilizzare componenti dell'ecosistema PC, con le implicazioni relative a dimensioni, costi e budget energetico. Ora i componenti degli smartphone di un decimo delle dimensioni sono apparentemente ovunque. Quindi, anche i produttori a contratto in Cina sono diventati pronti a trasformarli in qualsiasi qualcosa per qualsiasi progetto. Si è rivelata una trappola. C'è stato un appiattimento dell'innovazione fortissimo (sempre più evoluzione all'interno dei confini della componentistica nota che non rivoluzione con hardware inedito) e un collo di bottiglia enorme nella filiera della produzione. Adesso, tra Covid e guerra, stiamo per pagarne il prezzo.

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Primavera
Primavera ~ Foto © Antonio Dini

Importante

La grande svendita
Vendere, vendere tutto. Il New Yorker approfondisce il tema (opens new window): altro che decluttering. Quello è solo l'inizio. Poi delle cose bisogna disporre in modo responsabile ed economicamente sostenibile. Vendere tutto, oggi si può. O no?

Quattro chiacchiere tra amici
Ci sono varie comunità alternative a Facebook e i suoi derivati (Instagram e, per contrasto, TikTok e Twitter) che vanno avanti per la loro strada. Sono complementari, alternative, costruite non solo con meccaniche diverse, ma anche con attitudini e intenzioni differenti da parte di chi le usa. Però sono interessanti. Prendiamo ad esempio YCombinator: qui si parla tra programmatori di come ci si sente quando si diventa vecchi (opens new window), qui invece si chiede qualche bel blog di sviluppatori da seguire (opens new window) (ci sono cose interessanti), e qui uno chiede: "Ma c'è qualcun altro che lavora nel settore delle cripto e pensa che sia tutta una truffa?" (opens new window) e infine uno chiede quali siano i progetti che i lettori portano avanti (opens new window) infischiandosene se hanno successo o fanno soldi. Le risposte dipendono moltissimo dalla qualità della community, dall'interesse della domanda, dalle prime risposte (basta una risposta provocatoria e tutto parte per la tangente) dalla fortuna. Però spesso e volentieri va bene, molto bene, e si leggono cose alquanto interessanti. (E anche su Reddit, volendo (opens new window)).

La vita dopo la morte
L'esperienza umana è definita, fra le altre cose, dallo spirito religioso, dall'idea di una trascendenza, di un aldilà. C'è stato un dibattito infinito su questo spirito, e sull'idea che è presente in tutte le società e culture del pianeta. Anzi, l'idea che ci sia un aldilà dal quale nessuno torna ma che però viene immaginato praticamente da tutti (e che alcuni in qualche modo raccontano di aver intravisto), e che tutto ciò sia geneticamente legato alla nostra mente-anima, al nostro cervello, è visto quasi come una prova della sua esistenza. Adesso sono arrivate alcune informazioni interessanti (opens new window) nella forma della prima registrazione in assoluto del cervello umano morente, che rivela un'attività simile a un sogno Gli scienziati, infatti, hanno registrato per la prima volta l'attività di un cervello umano morente. Un paziente che veniva monitorato con un EEG per monitorare delle convulsioni ha avuto un infarto ed è morto. Sono stati registrati circa 15 minuti di attività cerebrale nei momenti della morte. Le registrazioni indicano che il cervello è in grado di svolgere un'attività coordinata anche dopo che il sangue smette di fluire. E che forse quello che pensiamo sia la consapevolezza della nostra specie per una trascendenza e un aldilà è solo un'attività spuria del cervello che sta morendo.

Bandalarga faidate, la guerrilla di NYC
NYC Mesh è un gruppo gestito interamente da volontari per fornire Internet affidabile e conveniente ai residenti di New York City (opens new window). Non mi ricordo se ne avevamo già parlato, ma è un'idea interessante. Gli utenti possono pagare quello che vogliono per il servizio, ma NYC Mesh (opens new window) consiglia una donazione mensile da 20 a 60 dollari (questo incidentalmente per ricordarsi che Internet costa molto di più negli Usa). I volontari sperano che il loro lavoro ispiri altri gruppi nel mondo per opporsi al monopolio sulla connettività da parte degli ISP. C'è stata però una serie di nuove restrizioni da parte delle autorità di regolamentazione contro la tecnologia wireless mesh. La tecnologia richiede l'accesso a punti e posizioni elevate, quindi è più difficile stabilire una rete mesh gestita dalla comunità nelle aree più pianeggianti.


Yamato

Bihaku (美白)
La parola del nostro dizionario tematico di giapponese per questa settimana è bihaku (美白) letteralmente "bello" (美) e "bianco" (白). È il termine che indica un tipo di bellezza delle persone (le donne, in particolare), cioè la bellezza del bianco. Ed è un paradosso, visto che uno stereotipo costruito culturalmente in Europa, e più propriamente in Germania, sostiene che invece cinesi, coreani e giapponesi siano "gialli". Parliamo un attimo di questo, visto che io sono italiano e, sono tentato di pensare, anche molti di voi, miei lettori. L'asiatico giallo uno stereotipo creato involontariamente da Johann Friedrich Blumenbach, il padre di fatto del razzismo scientifico che, nel suo De generis humani varietate nativa del 1795 elenca cinque razze sulla base della forma del cranio (il colore è derivato, come vedremo tra un attimo) e che vengono messe in ordine gerarchico sulla base della progressiva lontananza dalla forza generatrice, il nisus formativus o Bildungstrieb che al suo contrario, cioè "degenerazione" crea il nostro insulto razzista di "degenerato", che poi vuol dire "figlio di genitori di una razza minore" perché "messo insieme" con meno forza generatrice e quindi corrotto dall'ambiente circostante. La prima razza sono i caucasici, bianchi perché in loro è assente il colore, che non è "sporcato" da altri pigmenti (degenerazione per scarsezza del Bildungstrieb). È Blumenbach a usare per primo il termine "caucasico", cioè la razza originaria, da cui derivano per pressioni ambientali disgregatrici le altre razzie. Tra queste ci sono i mongoli, che sono la razza di colore giallo poi gli etiopici o razza negra, gli americani o razza rossa e infine i malesi o razza olivastra. Il colore deriva dalla progressiva mancanza di forza generatrice: più inferiore è la razza, più si vede da come viene corrotta dall'ambiente.

Una nota: Blumenbach non era un razzista come lo intendiamo noi, e anzi credeva fermamente nell'unità della razza umana. Il suo lavoro è stato però utilizzato per le sue implicazioni sociali e politiche delle quali era, a quanto pare, inconsapevole e impreparato a gestire. La costruzione settecentesca di Blumenbach, oggi totalmente discutibile e condannabile, è la base delle teorie deliranti del nazismo, ovviamente, ma è anche la nascita di vari stereotipi tra cui quello che i mongoli (razza che copre in un colpo solo come abbiamo visto cinesi, coreani e giapponesi) sono gialli: per tutto l'ottocento, cioè l'epoca di principale colonizzazione in Estremo oriente, il paradigma è quello. Blumenbach per dire "giallo" usa dei termini latini piuttosto lontani da quello che sarebbe stato usato dai classici (segnatamente Cicerone avrebbe detto flavus) e che invece erano più diffusi nella letteratura scientifica della fine del Settecento che usava il latino come lingua franca. Blumenbach usa gilvus, che significa giallo come il miele o il color isabella dei cavalli, e buxeus, che è il colore giallastro del legno di bosso, da cui il nome dei Boxer della famosa rivolta cinese.

Tutto questo ai giapponesi ovviamente non li sfiora neanche. In Giappone il tema del colore della pelle è invece profondamente diverso. Anziché essere basato su migranti, razzismo e solitudine, come di solito sono le storie a tema della razza in contesti in cui le razze si incrociano e si confrontano, il termine giapponese bihaku ha a che fare con la bellezza ascetica e la lontananza antropologica tra ricchi e poveri. Ha a che fare, cioè, con il candore della pelle. Un candore tale che da solo basta a tutti: "La pelle bianca copre i sette difetti", dicono i giapponesi. Cioè, una donna con la carnagione molto chiara è "bella" anche se le sue proporzioni, qualità della pelle e fattezze del volto non sono particolarmente belle. Il bianco viene cercato dalle adolescenti, viene desiderato dalle giovani, viene inseguito dalle vecchie.

Come si diventa o si resta bianche? Creme, unguenti, ma anche gli immancabili ombrelli e cappelloni larghi, occhiali da sole giganti e vestiti con gonne e camicette leggere ma lunghissime in piena estate sono diffusi da secoli per via della pericolosa tintarella che trasforma le donne in popolane, contadine, pescatrici di perle, creature ignoranti e rozze. La donna dalla pelle bianco immacolata è una nobildonna, è una donna di classe, è intelligente e colta, raffinata ed elegante. Per la donna il bianco è addirittura la manifestazione esplicita delle virtù muliebri: incarna femminilità, castità, purezza, onestà e istinto materno.

Lo stereotipo della razza caucasica la cui pelle è bianca perché non degenerata non c'entra niente. Il bianco per la popolazione giapponese insulare e isolata, completamente rivolta verso se stessa per secoli, è sempre stato un segno di distinzione: il bianco è perfezione, purezza, quindi bellezza, ma anche ricchezza. Così come, da noi, le mani delicate di ragazzine e ragazzini di buona famiglia che non hanno mai dovuto faticare indicano ricchezza e poi, con gli anni, studio e capacità intellettuale. La bellezza, dopotutto, viene spesso accostata alla fragilità e alla delicatezza, e cosa c'è di più puro di un incarnato che evidentemente tiene lontani dalle ruvidità e durezze della vita? Il Giappone, come l'Italia, è un paese profondamente spaccato dalle diseguaglianze sociali: sono state regni feudali per secoli, basati sulla pesca, la pastorizia e il lavoro nei campi. Nobili e ufficiali, preti e farmacisti si distinguevano perché erano lontani dai lavori fisici, quindi bianchi immacolati. Attenzione, non più magri o in forma degli altri. Non parliamo di corpi scolpiti dai muscoli: l'ideale è solo tantissimo bianco.

Oggi questa idea del bianco come simbolo di bellezza, purezza, successo e capacità di attrarre gli altri è ancora più radicata. Per raggiungere e conservare un incarnato il più pallido possibile i giapponesi (soprattutto le donne) si sfondano di farmaci, creme e cremine anche molto aggressive. Inibitori della melanina, diluenti dei colori dell'epidermide, vitamine e acidi vari che possono avere effetti secondari non banali. Non fatemi neanche cominciare, perché il settore è enorme e vale più di venti miliardi di euro ogni anno. Dentro c'è tutto, dal burro di arachidi alla placenta fresca di unicorno albino. Con un unico obiettivo: essere bianchi, ma non come gli occidentali. Come il "bianco puro", che in giapponese si dice shiro (白) ed ha un arco semantico interessante, perché va dal colore del lutto alla bellezza passando per purezza e spiritualità sino ad arrivare al successo. Più sei pallido, più sei bello e più hai successo nella vita. Favorito dagli dei.


Eventuali

Don’t Blunder
Stiamo assistendo alla trasformazione della scena dei blog, massacrata a suo tempo da Facebook e dagli altri social, in una scena di newsletter. Con numeri che sono praticamente dei post. Come questo (opens new window), che praticamente spiega quali buoni consigli sulla vita sono stati raccolti dall'autore e poco più. Carini e in buona parte già visti.

Essere perfetti
Cosa vuol dire perseguire un obiettivo di perfezionismo? Come si fa? Quale tipo di attesa, quale definizione di successo, quali passi sono necessari? E soprattutto, perché non smantellare questa mentalità e affrontare la vita e le altre cose in modo diverso? Disimparare il perfezionismo, intendo dire. È un tema piuttosto complicato ma questo articolo (opens new window) ha il pregio di spiegare chiaramente, secondo me, alcuni snodi-chiave, ed essere provocatorio il giusto. Ha ragione? Non ne ho idea.

La più grande falsa azienda al mondo
Madbird è una falsa azienda di design guidata da un influencer dei social media. Aveva dozzine di dipendenti reali in tutto il mondo, ma la maggior parte dell'azienda era composta da persone che lavoravano gratuitamente nella speranza di fare soldi dopo aver realizzato grandi progetti. Madbird ha indicato come dipendenti persone che non avevano alcuna associazione con l'azienda, con titoli senior registrati sul suo sito web ufficiale, e ha riempito le sue chiamate Zoom con falsi dipendenti. Ha usato un indirizzo falso a Londra come ufficio. Nell'articolo che mette a nudo questa storia spettacolare (opens new window) c'è anche il collegamento a un documentario sulla storia di Madbird.

Il dividendo del Covid
Moderna sta sviluppando vaccini mRNA per il virus dell'herpes simplex, il virus varicella-zoster e due antigeni espressi da alcune cellule tumorali. Il Covid-19 ha accelerato lo sviluppo di vaccini mRNA, aprendo la strada a nuove vie di ricerca. I virus che Moderna sta prendendo di mira (opens new window) possono causare malattie che durano per tutta la vita: situazioni croniche tremende per chi le vive e molto costose per i sistemi sanitari nazionali. Lo sviluppo dei vaccini potrebbe aiutare a migliorare la qualità della vita delle persone con malattie sintomatiche. Moderna prevede di lavorare su più candidati mRNA.

Essere ologrammi?
Ci sono pochi posti nell'universo che generano tanta curiosità - e terrore - quanto l'interno di un buco nero. Ora, un team guidato da Enrico Rinaldi, un ricercatore italiano che lavora all'Università del Michigan, utilizza il calcolo quantistico e il deep learning per sondare le viscere dei buchi neri nell'ambito di un'idea sbalorditiva chiamata dualità olografica (opens new window). In pratica, i buchi neri potrebbero essere spazi bidimensionali in cui la terza dimensione è costruita come un ologramma. Questa teoria potrebbe in realtà spiegare anche il resto del nostro universo: forse siamo anche noi degli ologrammi (cose tridimensionali in uno spazio bidimensionale).

Buco al centro della Terra
Il problema dell'energia e le sue possibili soluzioni. Quaise Energy, una startup nata dal MIT nel 2018, ha recentemente ottenuto un finanziamento (opens new window) di 40 milioni di dollari per il suo progetto energetico di perforazione "profonda" del pianeta. La startup prevede di praticare fori profondi fino a 12 miglia nella crosta terrestre, dove ci sono temperature di oltre 370 gradi Celsius. Prevede di utilizzare i buchi per convertire l'acqua in vapore supercritico per azionare turbine e produrre elettricità. In caso di successo, la tecnica potrebbe essere utilizzata in qualsiasi parte del mondo per produrre quasi il 100% di energia rinnovabile a livelli di terawatt.

Le progressive sorti
Attualmente non è consentito a nessun Paese rivendicare proprietà nello spazio, ma ciò non impedisce a un think tank economico di spingere per la vendita di proprietà lunari. A quanto pare (opens new window) in un articolo intitolato "Space Invaders: Property Rights on the Moon (opens new window)" (pdf) pubblicato dall'Adam Smith Institute (o ASI, dal nome del filosofo britannico noto per aver affermato che il libero mercato è guidato da una "mano invisibile"), l'economista Rebecca Lowe sostiene che la Luna dovrebbe essere divisa tra le nazioni della Terra, che le affitterebbero o le venderebbero per rilanciare l'economia. Insomma, dovesse rallentare la truffa delle criptovalute, eccoci pronti con la vendita dei terreni paludosi in Florida, pardon sulla Luna.

Salvate quel polso
Se pensate che uno che perlopiù scrive (come me) rischi solo il sovrappeso per via della vita sedentaria, pensate meglio: la gente che scrive molto soffre ancora di più. Ad esempio: dopo aver sperimentato un forte dolore al polso che ha limitato la sua capacità di digitare per lunghi periodi di tempo, Gregory Witek (opens new window) è passato a utilizzare una tastiera ergonomica con layout Colemak. Gli sviluppatori di software, come gli scrittori, per lo più non lavorano in ambienti pericolosi, ma nella professione ci sono ancora problemi di salute legati all'essere sempre seduti e davanti a uno schermo. Questo articolo (opens new window) discute i problemi di ergonomia della maggior parte delle tastiere, come funzionano le tastiere specificamente ergonomiche, il processo necessario per cambiare il tipo di tastiera e i vantaggi che ne derivano.

Guardami
L'accesso alle immagini satellitari ad alta risoluzione è aumentato in modo significativo e il costo dell'invio dei satelliti in orbita continua a diminuire. I progressi nell'intelligenza artificiale facilitano l'estrazione di informazioni dai dati satellitari e le aziende ne stanno già approfittando. Questo articolo (opens new window) spiega quali sono i diversi tipi di satelliti per l'osservazione della Terra, come funzionano le diverse orbite dei satelliti, come i satelliti acquisiscono i dati delle immagini e quali siti visitare per trovare i dati.


Multimedia

Una di quelle cose da far vedere nei corsi di sceneggiatura e di cinema: il processo creativo di Disney (opens new window) per fare i film animati. Non male.

Di gente "normalmente" fuori di testa, i cosiddetti eccentrici, alla fine penso di averne incontrato un buon numero. Mancava ancora però quello che ha deciso di vivere il resto dei suoi giorni sulle navi da crociera: a parte 18 mesi di stop causa covid, Super Mario "salta" da una nave all'altra (opens new window) da vent'anni. Fantastico: è una leggenda.

Faccio il giornalista: prima del covid lo facevo decisamente "sul campo". Ho partecipato a un sacco di eventi, ho visto ancora più live streaming e dirette e collegamenti da eventi di più tipologie e generi di quanti non voglia ricordare. Ma il commentatore degli atterraggi a Heathrow in live streaming durante la tempesta Eunice ancora lo dovevo vedere: eccolo qua (opens new window). Sette ore e cinquantacinque di diretta streaming. Della serie: "Io so' io, e voi non siete nessuno"

È il momento di ricordare anche i Procol Harum, dato che è appena scomparso (opens new window) il loro frontman e cantante, Gary Brooker. Ascoltate qui A Whiter Shade of Pale (opens new window) e Salty Dog (opens new window), per dire. O il concerto Ledreborg 2006 (opens new window).

Su quel fantastico contenitore della cultura dell'homo videns che è YouTube, sezione nerd, c'è 8 Bit Guy che sta raccontando la storia della Commodore a puntate. L'ottava, quella su Amiga 1000 (opens new window), è molto interessante.


Tsundoku

Ci sono momenti più difficili degli altri. Momenti in cui tutto sembra crollare: l'eco delle esplosioni attorno a noi spesso viene amplificata dal rumore interiore della nostra crisi personale. Momenti disperati. Qui interviene Pema Chödrön, maestro di buddismo tibetano, che ha scritto When Things Fall Apart: Heart Advice for Difficult Times (opens new window). È un libro molto discutibile, non mi fraintendete, e molto discusso. Ma per qualcuno può essere utile.

The Surprising Science of How Feelings Help You Think (opens new window) è un libro che spiega come le nostre emozioni (e non solo i nostri pensieri razionali) siano spesso quello che gestisce tutto da dietro le quinte.

Non è un libro, o meglio lo è e si chiama Moon Witch, Spider King (opens new window). Ma quello che ha registrato il New York Times (opens new window) è questa pagina animata che mostra la nascita di un libro (o 600mila?) da zero alla firma dell'autore. Carino. (Di converso, visto che siamo a parlare di come si fanno i libri, il codice sorgente dell'edizione 1987 di Unix Text Processing (opens new window) che, visto l'argomento e il modo, è doppiamente meta).


Coffee break

Mostly Weekly è una newsletter libera e gratuita per tutti. Se volete supportare il tempo che passo a raccogliere e scrivere le notizie, potete farlo offrendomi un caffè alla settimana su PayPal (opens new window) (che detto così sembra quasi un "in alto le mani, questa è una rapina", però vabbè ci siamo capiti).


Al-Khwarizmi

Dark Matter Developers
Io li chiamo "la materia oscura degli sviluppatori", sono i dev sconosciuti, e sono tantissimi (e mi piacerebbe fossero miei lettori, se li conoscete girateli questo numero di Mostly Weekly. Comunque, sono gli sviluppatori che lavorano al di fuori di aziende e framework alla moda e che spesso vengono esclusi dalle conversazioni su ciò che vogliono "gli sviluppatori" in generale. I relatori alle migliori conferenze sulla tecnologia sono generalmente persone provenienti da aziende in forte crescita o affermate e altamente redditizie. Le altre aziende che sviluppano la maggior parte del software che alimenta le nostre vite di solito non sono basate sulla tecnologia, ma spostano comunque un bel po' di soldi e gestiscono molti dati personali. Questo articolo (opens new window) discute le differenze tra le esigenze di FAANG-like e di altre aziende e suggerisce modi per migliorare l'esperienza degli sviluppatori per tutti.

Il conto, per favore
Storie dell'orrore: ricordatevi che premere un bottone dentro AWS è come farlo nella valigetta del presidente degli Stati Uniti. Questo articolo (opens new window) racconta la storia di come un team ha generato un'enorme quantità di dati con il proprio MVP e ha superato il budget del cloud per l'anno già a maggio. Diversi piccoli problemi hanno comportato una fattura per l'archiviazione dati di quasi 100 mila dollari al mese. Amazon aveva una soluzione al problema che sarebbe costata circa altri 100 mila dollari, ma il team ha deciso di provare a implementarne una fatta in casa. Questo ha portato a mesi di riunioni per sviluppare una soluzione basata fondamentalmente su un malinteso.

Obiettivi coraggiosi
Questo articolo decisamente non breve (opens new window) (è più un mini-saggio) illustra le quattro fasi del percorso iterativo di Real-time Data Infrastructure in Netflix. Discute le motivazioni aziendali, le sfide uniche di quella società, le scommesse strategiche e i modelli di casi d'uso appresi lungo il percorso. L'articolo è stato scritto da Zhenzhong Xu, un ingegnere fondatore del team Real-time Data Infrastructure che in seguito ha guidato il team Stream Processing Engines di Netflix. La lezione è che devi essere estremamente ambizioso anche se non sai se stai andando bene, altrimenti non sei capace di avere successo.

ort
Come ogni tanto mi succede, avevo disallineato il repository delle cose che scrivo tra il Mac mini e il MacBook Air. Perlappunto, proprio questo documento di questo numero della newsletter (qui la spiega lunga di cosa faccio (opens new window) e come (opens new window)). In questi casi git corre in aiuto ma fino a un certo punto. Il merge delle due versioni (il documento locale e il documento nel repo online) viene fatto in maniera ricorsiva, cioè iterando gli oggetti e i loro contenuti. La cosa è meno lineare di quel che sembra perché in realtà git non funziona in un modo intuitivo: qui una spiegazione "semplice" (opens new window) del funzionamento di base. Comunque, la cosa che mi ha colpito leggendo le dichiarazioni sul terminale è che per fare il merge ha usato ort. Sono andato a vedere e non mi ricordo di averlo mai scritto prima, ma dalla versione 2.33 del 16 agosto 2021 (quindi quasi un anno fa) git ha implementato la nuova modalità di merge (opens new window) che è decisamente più veloce ed efficiente. Dai primi test (opens new window) è venuto fuori che è fatta proprio bene e in effetti quando mi incastro con dei merge "complicati" (cosa che capita raramente per fortuna) in effetti in passato era più laborioso (opens new window). Quindi, evviva ‌git merge -s ort

Vim
Ok, ci risiamo: volete davvero entrare nella tana del bianconiglio? Prendere e imparare (opens new window) Vim? È una vera perdita di tempo, no (opens new window)? Non funziona su iPad (opens new window), per esempio. Perché usarlo? Bah (opens new window).


Ancora tecnologie

Accumulatori seriali e paralleli
Internet sta esaurendo gli indirizzi IPv4. Alcune persone hanno fatto ricorso a sbloccare spazi di indirizzi IP "bloccati". Lo squatting dell'indirizzo IP si verifica quando qualcuno utilizza indirizzi IP che non sono definiti da RFC1918 e non emessi da un RIR. Questo articolo (opens new window) discute lo squatting IPv4 e parla del processo per scoprire chi sta effettivamente occupando gli indirizzi. Si stima, ad esempio, che il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti si sia accaparrato il 16% di tutto lo spazio non RFC1918.

IPv6 only
Visto che stanno finendo gli indirizzi IP tradizionali, quale potrebbe essere una soluzione? C'è il buon vecchio IPv6, che ha quasi 25 anni; ma la tecnologia non è ancora ampiamente utilizzata. È possibile configurare una rete solo v6 (opens new window), ma gli utenti sono destinati a incocciare in una serie ampia di problemi. Questo articolo (opens new window) discute la procedura di installazione e alcuni dei problemi che si incontrano. Molti siti web, come Reddit, Hacker News, Twitter e GitHub non sono disponibili su IPv6. L'esecuzione di una rete v6 per l'uso quotidiano non è praticabile poiché ci sono ancora troppi servizi che si basano completamente su IPv4 per funzionare, ahimè.

Full Stack Web3 Development
Volete sviluppare nello stack web3? Questo tutorial approfondito (opens new window) (lungo lungo, eh) illustra gli strumenti, i protocolli e i framework per la creazione di app web3 full-stack e spiega come distribuire un'app su Polygon, una rete con bassi costi di transazione, tempi di blocco rapidi e oggi quella con una adozione maggiore. L'app sarà costruita sulla macchina virtuale di Ethereum, che viene utilizzata su dozzine di blockchain.

L'importanza del favicon
Quando ti fai il sito (opens new window) scopri ovviamente che anche i dettagli contano. E tra questi alcuni che pensavi non fossero dettagli rilevanti e venissero risolti in modo automatico (ma se fai tutto da solo e in modo artigianale, non funziona così). Comunque, avessi trovato questa guida (opens new window) per fare degli "Adaptive favicon", cioè dei favicon che scalano da soli perché vettoriali anziché dover mettere venti versioni diverse della stessa micro-immaginetta, sarei stato più contento.

Cascade Layers come se non ci fosse un domani
I livelli a cascata (Cascade Layers) sono una funzionalità in CSS che consente agli sviluppatori di definire livelli di specificità espliciti per avere il pieno controllo su quali stili hanno la priorità in un progetto. Questa guida (opens new window) spiega a cosa servono, perché vengono utilizzati, l'attuale livello di supporto e come utilizzarli. Sono disponibili risorse aggiuntive, tra cui documentazione, articoli, video e demo. È praticamente un corso universitario sui Cascade Layers. Prego, non c'è di che.


Sospesi
Sospesi ~ Foto © Antonio Dini

La guerra

La poesia che mi scrive un amico e che condivido con voi

Mi sentivo libero quando da bambino andavo in viaggio in autostrada con i miei genitori.
Mi sentivo libero quando già a dieci anni restavo da solo a casa dopo la scuola.
Mi sentivo libero quando da adolescente stavo con gli amici per tutto il pomeriggio.
Mi sentivo libero quando a Vergiate nel 1983 ho fatto il battesimo dell’aria ed ho pilotato per un minuto l’aereo.
Mi sentivo libero quando con gli amici abbiamo iniziato a viaggiare in ferie per l’Europa in campeggio. Mi sentivo libero quando nel 1986 sono andato per due settimane negli Stati Uniti.
Mi sono sentito davvero più libero quando, dopo che da sempre era esistito, all’improvviso, nel 1989, cade il muro di Berlino.
Mi sentivo davvero più libero quando è finita la guerra fredda.
Così anche negli anni ’90 e fino al loro termine mi sentivo libero. Continuando a poter viaggiare per il mondo.

Eppure qualcosa stava cambiando. Oltre a me.
Quel mondo che fino ad un attimo prima sentivo di poter esplorare e vedere con i miei occhi, dopo quel settembre del 2001, mi è stato tolto.
Ci è stato tolto.
Ci siamo tolti.

Con i nostri egoismi di globalizzazione economica e finanziaria. Mai umana e dei sentimenti.
Dall’insensato desiderio di potere e dominio su altri uomini. Senza empatia.

Potevamo imparare dalla storia. Per l’ennesima volta ne abbiamo avuta l’occasione.
Lasciandoci alla spalle nel vecchio secolo un vecchio modo di gestire i rapporti tra i popoli.
Attraverso la coscienza della memoria, unita alle nuove capacità offerte da scienza e tecnologia potevamo cogliere l’occasione.
Ma per l’ennesima volta l’abbiamo persa.

Abbiamo ripreso, anzi, continuato, con attentati, estremismi e sovranismi.
Passando attraverso altri conflitti, crisi economiche ed epidemie. Fino all’apoteosi della pandemia globale.

Potevamo. Potremmo ancora. Forse. Ma siamo fatti così. Ci siamo ricaduti.
Un’altra guerra. Di nuovo un passo avanti e due indietro.

Oggi non riesco più a sentirmi libero come un tempo. Io.
Un piccolo uomo fortunato tra milioni che la libertà, anche solo di pensare, non l’hanno mai avuta.




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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