+

Leica e l'invenzione della fotocamera


Se ve lo siete mai chiesti, l'inventore della macchina fotografica così come la conosciamo si chiama Oskar Barnack


La fotocamera di Oskar Barnack, Leica I
La fotocamera Leica I progettata da Oskar Barnack

(pubblicato sabato 14 agosto 2021)


Oskar Barnack è nato il primo novembre del 1879 ed è morto il 16 gennaio del 1936. È l'inventore della fotocamera 35mm e del formato "full frame" 24x36mm.

La sua storia è legata alla sua invenzione più nota. Barnack era un ingegnere tedesco che nel 1911 aveva appena iniziato a lavorare alla Leitz (azienda specializzata in strumenti ottici di precisione come microscopi e binocoli attiva dal 1849 a Wetzlar) nella divisione “Immagini in movimento", cioè gli apparecchi per la ripresa video. In quel ruolo con alcune sue idee piuttosto ingegnose fu un grado di migliorare i sistemi di trasporto della pellicola per le cineprese dell'epoca.

In particolare, Barnack inventò una piccola cinepresa che utilizzava brevi spezzoni di pellicola cinematografica da 35 mm. La macchinetta veniva montata a lato della normale cinepresa: questo permetteva agli operatori di girare una breve clip di pellicola ed elaborarla separatamente dall'intera ripresa della macchina principale. Questo meccanismo consentiva di capire l'esposizione e lo sviluppo corretto per tutto il caricatore della pellicola senza dover tirare a indovinare o dover tagliare una clip dal rullo per confermare che l'esposizione utilizzata fosse quella corretta.

Barnack era malato: soffriva di asma acuta, che lo aveva reso invalido. Nonostante questo, l’uomo amava la vita all'aria aperta: il suo hobby preferito era la fotografia, ma l'asma gli impediva di portare con sé le fotocamere in legno per il grande formato "da campagna" e tutta l'attrezzatura necessaria (a partire dal cavalletto) che i fotografi del tempo utilizzavano.

Da uomo ingegnoso qual era, Barnack creò una piccola macchina fotografica che utilizzava dei piccoli rullini di pellicola e che poteva essere trasportata più facilmente durante le escursioni in montagna. E da persona pratica qual era. Barnack creò l'apparecchio modificando il design della sua cinepresa supplementare, facendo in modo che potesse riprendere immagini più grandi: il doppio di un fotogramma cinematografico. Inoltre, utilizzò un obiettivo fisso capace di coprire la maggior area dell'immagine disponibile. Tutto questo venne fatto attorno al 1913, anche se non se ne seppe niente a lungo.

In quei mesi, però, successe qualcosa che definì non soltanto la tecnologia dell'epoca, ma anche il formato delle immagini di oggi. Il fotogramma standard per la pellicola usata per le riprese del cinema era di formato 18x24 mm. Il suo doppio, quello che i fotografi di oggi chiamano ancora "formato pieno" o "full frame" è di 24x36 mm.

Purtroppo questo formato da 24x36 mm è troppo lungo e largo. Mentre il 18x24 mm (il formato usato per il cinema) ha le proporzioni corrette di 4:3, il formato 24x36 mm scelto da Barnack per la fotografia ha proporzioni di 3:2. Il che significa che la maggior parte dei soggetti sia orizzontali che verticali ha troppo spazio attorno e si finisce per dover ritagliare i lati riportandolo a proporzioni che sono all'incirca quelle di un fotogramma 24x32 mm, ovverosia la proporzione che meglio si adatta alla maggior parte dei soggetti.

Tuttavia, la proporzione 3:2 continua ancora oggi ad essere la più diffusa nelle fotocamere digitali soprattutto per forza d'inerzia. È la forma sbagliata, ma nessuno è mai riuscito a correggerla. Il 24×36 mm è stato pensato solo perché consentiva a Barnack di riutilizzare la maggior parte del suo meccanismo per l'avanzamento della pellicola usando semplicemente due fotogrammi (8 perforazioni) invece di uno (4 perforazioni). La proporzione dell'immagine però non è quella corretta.

Nikon negli anni Quaranta ha cercato di commercializzare delle macchine fotografiche da 35 mm con la corretta proporzione 24×32 mm. Queste macchine avevano anche il vantaggio di far aumentare a 40 fotogrammi il numero di pose che si potevano prendere con un rullino di pellicola da 36 esposizioni. Non gli andò bene. Kodak fece pressioni molto forti sul Congresso americano per impedire l'importazione di queste fotocamere, ed ebbe successo. La conseguenza è stata che Kodak ha sia bloccato la fotocamera 24×32 mm che cancellato per sempre dalla storia la possibilità di avere la proporzione più corretta dell'immagine catturata. Da allora, infatti, le macchine fotografiche da 35 mm sino alle reflex digitali sono sempre state nel formato 24×36 mm.

Poiché la fotocamera di Barnack non utilizzava pellicole a grandezza naturale (in genere a quei tempi era 8x10 pollici, equivalenti a 20x25 cm), la sua pellicola doveva essere ingrandita per ottenere una stampa utile. Spesso, invece, per verificare come procedeva ad esempio un lavoro, la pellicola veniva sviluppata e stampata a contatto per fare i cosiddetti "provini". Quindi, chi utilizzava quel formato aveva bisogno di obiettivi abbastanza nitidi da resistere a un forte ingrandimento.

Tutto questo è quello che ha portato alla nascita le odierne fotocamere 35 mm e digitali. Per continuare la storia, intanto, ricordiamoci che poco dopo l'invenzione di Barnack scoppiò la Prima guerra mondiale che mise tutto in freezer. Dopo la guerra Leitz decise di creare una nuova società, e nel 1925 introdusse la Leica, dalla crasi di LEItz CAmera.

La visione di Oskar Barnack era quella di una piccola fotocamera che producesse negativi piccoli e nitidi in grado di permettere grandi stampe di qualità decente. La chiave qui è l'espressione "piccola fotocamera". La visione della Leica era quella di creare la fotocamera più piccola possibile in grado di ottenere risultati accettabili e non viceversa.

Invece, è del tutto contrario alla visione di Oskar Barnack utilizzare obiettivi grandi e pesanti o grandi corpi macchina motorizzati per scattare con pellicole da 35 mm. Il punto è mantenere la macchina piccola e di qualità decente.

"Piccola" è la visione originaria, insomma, mentre "grande" è contrario alla filosofia nata con Leica.

Per ottenere questo risultato, che riutilizzava tecnologie pre-esistenti, occorreva però un altro genio della progettazione della parte più importante, cioè l'obiettivo: questo progettista di tutte le prime lenti originali di Leica, che diedero un contributo determinate al successo dell'azienda, si chiamava Max Berek. Nato il 16 agosto 1886 a Racibórz nella Slesia (per un periodo parte della Prussia, oggi Polonia) morì prematuramente il 15 ottobre 1949. Berek è il genio quasi sconosciuto che ha svolto un ruolo fondamentale per Leica: è uno dei più importanti progettisti di obiettivi fotografici, cioè degli elementi e gruppi che compongono l'obiettivo.

Berek fu uno degli innovatori più importanti al di fuori del colosso Zeiss e dei fisici e ottici soprattutto tedeschi (ma spiccarono anche i britannici) che a cavallo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento progettarono tutti i principali tipi di obiettivi. Berek progettò il primo obiettivo della prima Leica del primo dopoguerra capace di coprire il formato 24x36 mm, cioè l'Elmar 1:3,5/50 mm basato su una tripletta di Cooke disegnata da Dennis Taylor. La prima versione si chiamava Elmax dalle iniziali di E Leitz e MAX Berek. Poi però nel 1925 venne modificato, grazie alla disponibilità di nuove mescole di vetro, e la nuova versione prese il nome di Elmar, il primo di molti leggendari obiettivi Leica.

Berek in particolare progettò anche il Summar 1:2,0/50 mm (1933), l'Hektor 1:4,5/135 mm (1933), l'Hektor 1:2,5/50 mm e il Summitar 1:2,0/50 mm (1939).