[Mostly Weekly ~92]

If only


La newsletter (quasi) omonima a margine del canale Telegram (opens new window) Ovvero quella che esce quando è pronta Mostly Weekly è gratuita per tutti, ma una donazione è sempre la benvenuta: Liberapay (opens new window) o PayPal (opens new window)


A cura di Antonio Dini
Numero 92 ~ 6 dicembre 2020

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Courage doesn't always roar. Sometimes courage is the quiet voice at the end of the day saying: I will try again tomorrow
-- Mary Anne Radmacher


Le sezioni di questa settimana:

Importantologica
Yamatologica
Sinologica
Variologica ed eventualogica
Audiologica
Ludologica
Tsundoku-logica
Algoritmologica
L'ultima bustina (di Minerva)


Bentornati a Mostly Weekly. Io sono Antonio Dini e questa newsletter si occupa di cose diverse ma provenienti dall'informatica e dal digitale. O almeno, l'idea sarebbe questa, anche se alla fine mi sta un po' stretta. L'edizione è gratuita, aperta a tutti, senza pubblicità o affiliazioni, ma qui si fa fatica: una mano con spirito protestante (ed etica capitalista) per farmi sentire in grazia ricevuta è sempre apprezzata: la donazione con Liberapay (opens new window) o via PayPal (opens new window). L'obiettivo -- come leggerete più sotto -- si ferma prima dei tre milioni di euro all'anno. Ma se pensate di poter fare di più: please, be my guest. Intanto, buona lettura a tutti.


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‌Ben Thompson
Da quando scrivo Mostly Weekly, quasi ogni settimana un lettore o due mi segnalano questo o quell'articolo (opens new window) sulla gente che scrive le newsletter. Questo non me l'ha segnalato nessuno però fa parte del gruppone. Ben Thompson è un americano che vive a Taiwan e che ha iniziato, in tempi non sospetti, a scrivere una newsletter intitolata Stratechery (opens new window), che secondo alcuni (opens new window) potrebbe fruttargli tre milioni di dollari all'anno con il modello di sottoscrizione tipo Patreon. Per leggerla si pagano 120 dollari all'anno e arriva un visibilio di roba a casa, anzi direttamente nella casella della posta elettronica. Tutti pensieri e riflessioni di analisi del business e delle strategie di marketing, perché anche io alla fine sono convinto che i lettori pagano quando pensano di guadagnarci, ahimè, e non quando vogliono rilassarsi (maledetto produttivismo e time management, vedi parecchio più sotto).

Comunque, c'è anche che Ben è uno bello loquace ed espressivo, che scrive cose anche interessanti ma a rullo. Cioè, non si dà pace e "dall'isola formosa" ridefinisce ogni settimana l'idea stessa di iperproduttività. Ora, io vi voglio bene a tutti voi e certamente non mi aspetto di fare tre milioni di euro all'anno scrivendo Mostly Weekly. Però vi garantisco che, se decidete di finanziarmi in massa (e dovreste farlo, eh, niente ve lo impedisce, se non una comprensibile ma superabile timidezza), sarebbe un pensiero stupendo e vi sarei decisamente grato. Anche le mie due prossime generazioni lo sarebbero. Pure gli ascendenti, per essere precisi. A me ne basterebbero anche meno di tre milioni all'anno, eh. Però sentitevi liberi: qui con un caffè su Liberapay (opens new window) e qui con PayPal (opens new window) potete esagerare. È quasi Natale, dopotutto: farete regali ben più costosi e inutili e di cui non ve ne fregherà niente. .


Giornalismi -- Foto © Antonio Dini
Giornalismi -- Foto © Antonio Dini

Importantologica**

Time management
Pochi giorni fa intervisto un manager. Al termine della chiacchierata, ovviamente per telefono, rimangono da definire alcuni passaggi operativi, tipo per le fotografie e altro. Cose in cui di solito si perde del tempo ("tu mandale a me che io poi le devo mandare alla redazione", e cose del genere). Propongo di accelerare i passaggi e lui mi dice, felice: "Certo, così ammazziamo tre scimmie con un colpo solo". Incuriosito dall'espressione ambientalmente scorretta, chiedo approfondimenti e scopro che stiamo parlando di questa "vecchia" cosa della Harvard Business Review (opens new window), in cui si dice sostanzialmente che i problemi vengono passati tra dipendenti e manager come fossero scimmie sulla spalla, che richiedono una certa attenzione (lo so, era la fine del millennio e tutti se ne fregavano delle conseguenze di quel che scrivevano perché pensavano che a mezzanotte del 1999 sarebbe cominciato l'Armageddon, oppure sniffavano, chissà) creando problemi e inefficienze se non altro cognitive.

Comunque, questa idea, tornata in qualche modo alla ribalta adesso che siamo tutti lavoratori autonomi, perché lo smart working questo fa, ci rende lavoratori autonomi (se si lavora a progetto e non più a tempo, la responsabilità si trasforma, non l'avevate capito? Non siete dei buoni imprenditori o dei buoni leader di voi stessi, allora), è una di quelle idee che servono a definire un concetto chiave: come fare a performare a mille sempre e comunque. Come faccio a far girare l'ufficio, il team, l'azienda, il comune, lo Stato, il pianeta? La risposta non la danno ovviamente William Oncken, Jr. e Donald L. Wass, il cui obiettivo pratico era semplicemente quello di vendere libri aiutando i manager a capire come fare a sbarazzarsi della scimmia di turno, e fanculo l'azienda (se rinasco consulente scrivo un libro sul "padulo di cristallo" e le manovre in azienda per farlo puntare verso il derrière altrui). Comunque.

L'idea rientra nella più grande categorie del "time management", un vero e proprio genere letterario per manager che ha radici antiche e che probabilmente detiene il record della più grande concentrazione di "olio di serpente" della storia, poco dopo oroscopi, religioni esotiche e culti misterici assortiti. La storia di come mai (opens new window) abbiamo intere sezioni delle biblioteche piene di volumi di autoaiuto che parlano di "time management" è la storia di come mai questo concetto di produttività abbia sostanzialmente rovinato le nostre vite. Un esempio? La pressione a usare in maniera produttiva anche il nostro tempo libero: una attitudine che implica che rilassarsi per il gusto di rilassarsi sia uno sbaglio, nonostante la definizione stessa di "rilassarsi" implichi che sia un'attività fine a se stessa. Eh già.

Coded Bias
Un documentario che parla del pregiudizio codificato negli algoritmi: è appena stato presentato e si intitola Coded Bias (opens new window). Qui c'è il trailer (opens new window). Il punto del documentario è la storia di una donna di colore ricercatrice al MIT Media Lab, Joy Buolamwini, che scopre che il sistema di riconoscimento facciale per entrare in ufficio non la riconosce perché di colore. Indaga e scopre anche che gli algoritmi non sono neutrali e che il cuore del mondo tecnologico è fatto da uomini bianchi di mezza età (probabilmente nello spettro, aggiungo io). Diciamo che non è la scoperta del secolo, ma l'idea che l'intelligenza artificiale non sia neutrale è comunque valida da esplorare. Se siete una azienda e volete fare una proiezione virtuale per i vostri dipendenti, tipo regalo del Natale della pandemia (tanto ci stiamo già poco davanti allo schermo) potete scrivergli (opens new window) e vi fanno un preventivo. Assicuratevi prima che i vostri "collaboratori" capiscano l'inglese.

La fine del mondo nel 1983
Adesso che i militari stanno usando in maniera sempre più massiccia l'intelligenza artificiale, che è sostanzialmente un sistema automatico per fare cose che non sappiamo dire come devono essere fatte, forse vale la pena rileggere una storia dell'immediato passato, quando abbiamo rischiato di cancellare la nostra civiltà dalla faccia della Terra. Era il 1983 e in Russia il Kgb aveva programmato un software capace di prevedere (opens new window) se gli Usa stessero per lanciare un attacco nucleare, sulla base di una serie di informazioni di vario genere. Lo scopo era azzerare il vantaggio del "first strike" e anzi invertirlo, colpendo a sorpresa prima dell'avversario. A novembre del 1983 gli Usa avevano previsto una esercitazione militare della durata di due settimane, che fece scattare la previsione di attacco sul computer sovietico. Dalle informazioni raccolte Mosca dedusse che stava per partire un attacco a sorpresa: le procedure e le tattiche usate nel war game erano infatti completamente inedite per loro. Sembrava la copertura perfetta studiata per un attacco vero e proprio. Sulla base dell'analisi automatica il Cremlino era convinto che stesse per scoppiare la Terza guerra mondiale e si preparò a colpire per primo. Non andò così e la macchina della mutua distruzione venne fermata all'ultimo minuto; però, quella volta ci siamo andati vicini. Immaginate adesso, con tutto il nostro machine learning e sistemi automatici annessi e connessi, su quale precipizio stiamo danzando bendati.

Charity
Mi scrive Patrizia, amica e collega da vent'anni: «Ti scrivo stavolta per chiederti un piccolo help, se ti va. Sto sostenendo pro bono un progetto sociale di una piccola associazione (di cui conosco personalmente i volontari). Tra le loro iniziative c'è "Progetto India - Le bambine sono il futuro" volto ad aiutare negli studi (da elementari fino all'università) bimbe che vivono nelle baraccopoli di Jaipur. Hanno delle storie quasi incredibili per essere al 2020: le abbiamo raccolte qui (opens new window)». Se volete aiutarla nella raccolta fondi, potete fare qui (opens new window), anche poco, anche anonimamente. Rispetto agli acquisti di Natale, una goccia, che là però diventa un mare.


Yamatologica

Gaijin
In Giappone il bullismo e il razzismo sono un problema enorme, e la sensibilità di chiunque abbia mai visto un anime o letto un manga di ambientazione scolastica lo può confermare. La Nike ha fatto una pubblicità fenomenale (opens new window), tutta da vedere, contro bullismo, razzismo e xenofobia.

Gaijin (外人)
E già che ci siamo, per il nostro nostro corso settimanale tematico di giapponese, la parola è Gaijin (外人), che vuol dire letteralmente "persona esterna", vale a dire chi non è nato nel luogo, ma che ha la stessa valenza di "barbaro" per gli antichi romani. Non è un complimento, anzi è una mezza offesa perché gaijin ha una connotazione neanche tanto velatamente razzista. C'è un termine neutro politicamente corretto che è gaikokujin (外国人) che vuol dire "persona di una terra esterna (al Giappone)", cioè straniera. Alternativamente, se a gaijin viene aggiunto il suffisso -san, cioè gaijin-san (signor straniero), la connotazione negativa evapora.


Sinologica

Una breve sezione in cui metto, per una volta e in una volta, un po' di notizie che danno la misura di quanto la Cina abbia accelerato. A partire, ovviamente, dallo sbarco sulla Luna.

Su, sempre più su
La missione cinese Chang'e 5 è arrivata sulla Luna. Ci sono le immagini, pazzesche (opens new window), inclusa quella più importante della bandiera cinese che sventola (opens new window) sul nostro satellite, ma anche il video (opens new window). È stato raccolto il primo pezzo di materiale lunare da 44 anni a questa parte. La sonda tornerà sulla Terra il 16 dicembre. Ma la Luna è solo il velo da squarciare per vedere dove arrivano le ambizioni del secolo cinese: la ricerca degli alieni (opens new window), ad esempio. Loro sono convinti che (forse) ci sono, ma soprattutto vogliono trovarli prima degli altri. Speriamo gli alieni non trovino noi, invece.

Giù, sempre più giù
Si chiama Fendouzhe: è un sommergibile made in China che ha richiesto più di un decennio per essere completato. L'obiettivo era arrivare nel punto più basso dell'Oceano, cioè nella Fossa delle Marianne. Fendouzhe è arrivato a 10.909 metri di profondità, completando un totale di 13 immersioni con otto al di sotto della soglia dei 10 chilometri di profondità, per raccogliere sedimenti, rocce e campioni biologici, mentre l'equipaggio della nave d'appoggio ha letteralmente combattuto con un tifone, pioggia e tempeste e poi temperature roventi. Nell'articolo c'è anche un video (opens new window) di meno di un minuto che riassume il tutto. Il record di profondità però era già stato fatto a giugno da un investitore privato, che ha fatto scendere il suo sommergibile a 10.934 metri di profondità.

Veloce, sempre più veloce
Due ore per andare in qualsiasi punto del pianeta. È la promessa di un motore a getto rivoluzionario (opens new window) completato da scienziati cinesi che può raggiungere e sostenere la velocità di Mach 16. Veloce? Molto, molto veloce: si riesce a fare di tutto a quella velocità. Il prototipo è stato testato in una galleria del vento ipersonica (qualsiasi cosa voglia dire) a Pechino e il risultato è spaventosamente buono sia per la spinta ma anche per l'efficienza dei consumi e per la stabilità del funzionamento della piattaforma. Un aereo con quel motore può decollare da una pista come tutte le altre, accelerare ed entrare in orbita. Il design del motore è relativamente semplice, e sta facendo sognare gli esperti del settore perché tutti gli altri motori ipersonici realizzati sinora sono dei baracconi molto rumorosi, fragili, che si bevono l'impossibile di carburante e non offrono speranze per un trasporto aereo commerciale ad altissime velocità. Il carburante del motore cinese? L'idrogeno.

Il quantum advantage
Un gruppo di ricercatori cinesi sostiene di aver raggiunto (opens new window) un vantaggio quantistico, cioè aver accelerato rispetto alla concorrenza (soprattutto Google) effettuando una computazione impossibile su computer tradizionali. Il calcolo è stato completato in pochi minuti. A differenza della prima dimostrazione di vantaggio quantistico da parte di Google, che aveva accelerato i tempi di un problema di calcolo possibile ma con tempi da milioni di anni, questo test non può proprio essere completato con un computer tradizionale (sono classi di problemi diversi, poi una volta ne parliamo). Dal punto di vista pratico, l'implicito è che ci sono applicazioni possibili per la teoria dei grafi, la chimica quantistica e il machine learning. Una volta andrebbe presa sul serio e spiegata bene, questa cosa del computer quantistico: promesso che faccio anche questo (poi ricordatemelo voi, però).

Fusse che non fusse la volta buona?
I cinesi ci credono, come abbiamo visto, ma non sono gli unici. Secondo l'astronoma Lisa Kaltenegger siamo sull'orlo di una scoperta spettacolare, unica. Per la prima volta nella storia dell'umanità (opens new window) potremo rispondere alla domanda "siamo soli nell'universo?". Abbiamo gli strumenti per poterci riuscire, dice lei che è la direttrice del Carl Sagan Institute alla Cornell University. Cosa non si farebbe per farsi rinnovare i fondi per un altro anno.


Variologica ed eventualogica

E luce sia
Scienziati della Harvard Medical School hanno ripristinato con successo la vista nei topi (opens new window) invertendo l'invecchiamento nelle cellule della retina. Il lavoro mostra che potrebbe essere possibile riprogrammare in modo sicuro tessuti complessi. L'inversione dell'età delle cellule ha provocato l'inversione della perdita della vista negli animali con una condizione simile al glaucoma umano. È il primo tentativo riuscito di invertire la perdita della vista indotta dal glaucoma. Il trattamento prevedeva l'utilizzo di un virus adeno-associato come veicolo per fornire tre geni che ripristinino la giovinezza cellulare. Si basa su una nuova teoria sull'invecchiamento, che postula che le modifiche all'epigenoma nel tempo inducono le cellule a leggere i geni sbagliati e a funzionare male.

La pillola fast-food della giovinezza
Un farmaco sperimentale chiamato ISRIB ha dimostrato in studi di laboratorio (opens new window) di poter invertire il declino legato all'età nella memoria e la flessibilità mentale nei topi. Il farmaco ha già dimostrato una varietà di benefici cognitivi e il nuovo studio si aggiunge alla ricerca preesistente, mostrando un rapido ripristino delle capacità cognitive giovanili nei topi anziani. ISRIB ha effetti rapidissimi, funziona in pochi giorni. La velocità degli effetti del farmaco suggerisce che le perdite cognitive legate all'età possono essere causate da un blocco reversibile piuttosto che da una degradazione permanente.

Mi sto facendo l'idea che forse era meglio se nascevo topo. Vallo a dire a Steinbeck

Starlink teardown
Sapete che qui seguiamo con interesse il sistema di connessione internet via satellite Starlink di SpaceX (Elon Musk). Adesso che stanno arrivando i terminali (le paraboline) per la connessione e i decoder, c'è gente che ha iniziato i teardown (opens new window), gli smontaggi per far vedere come sono fatti i Dishy McFlatface con tanto di primi piani per far vedere i diversi componenti e spiegare come funzionano. C'è anche uno snello video di soli 55 minuti che sostanzialmente dice che la piattaforma si può hackerare per farla funzionare ancora meglio. Secondo me Internet dalle nuvole sarà come avere l'auto elettrica: una rivoluzione. I pionieri però sono insopportabili.

Altrimenti
Un video da paura: creare una ragazza digitale usando la matematica (opens new window)

Vecchie stroncature
H.G. Wells e la sua recensione (opens new window) di Metropolis, il film di Fritz Lang del 1927.

Ahi ahi ahi
Problemi di prostata? Semplicemente non sapete cosa sia, a cosa serva e come funzioni? Un medico americano lo spiega (opens new window) a un branco di ughi spaventanti dal non essere più ragazzini. Utile secondo me anche per compagne o donne curiose di capire come funziona la (bassa) manutenzione del proprio partner. Occhio che dura un'ora e mezzo. Disclaimer: il video è pubblicato dalla UCLA Burbank e UCLA Valencia clinics e parla un vero medico, Nicholas Donin. Ovviamente è su YouTube, quindi vale per scopi conoscitivi e non sostituisce in alcun modo il vostro medico curante: andate dal medico, non autodiagnosticatevi le cose su YouTube, gente. In questo caso il video ha un valore come se si andasse a una serata di sensibilizzazione sul tema: ne vale la pena, si imparano un sacco di cose, ma non è una visita medica specialistica. Se salta fuori che il tizio in realtà faceva il giardiniere e a voi scoppia la prostata, io non mi assumo alcuna responsabilità, ovviamente.

Strumenti di scrittura
Sull'importanza di avere un editor (opens new window) (if only)

Incubi a colazione
Aurora 7, il portatile con sette schermi: voi ne avete bisogno (opens new window) (per un lockdown alla grande).

La matematica, quella vera
The Onion si è inventato una storiella divertente secondo la quale gli insegnanti di matematica americani stavano per introdurre 27 nuove funzioni trigonometriche: gamsin, negtan e cosvnx (opens new window) e varie altre declinazioni. Se siete nerd, fa ridere. Ma la realtà come sempre ci riserva le sorprese migliori: in verità, infatti, ci sono dieci funzioni trigonometriche "segrete" (opens new window) di cui non avete mai sentito parlare neanche se siete laureati in matematica (vero v.?) e che hanno nomi come "haversine" ed "exsecant". Altra roba, insomma. Però "tosna" e "cotosna" secondo me vincono tutto.


Audiologica

Jazz milanese (opens new window), la sua storia raccontata in questa intervista da Franco Finocchiaro (opens new window), un altro amico dei tempi che furono.

Gassman (opens new window), lo standard jazzistico italiano: pochi lo sanno ma c'è un brano della colonna sonora de I soliti ignoti (1958), firmata da Piero Umiliani (opens new window), che è molto importante nel nostro Paese. È intitolato al mattatore nato a Genova ma è in realtà uno dei grandi standard del jazz italiano. "Si tratta del primo, grande successo di Umiliani, compositore fiorentino allora 32enne, che avrebbe da lì intrapreso una carriera di autore per il cinema testimoniata dalla sua sterminata filmografia fino ai primi anni '80". Un personaggio di culto, Umiliani (qui che suona con Chet Baker (opens new window)), che "si colloca questa volta sullo sfondo di uno dei capisaldi della commedia all'italiana abbastanza inaspettatamente, almeno per chi conosce soprattutto la sua produzione successiva, spesso relativa ai porno-soft o ai cosiddetti "mondo-movie". Nei Soliti ignoti la sua bravura è messa invece al servizio del grande Monicelli e di un cast straordinario, che affianca ai nomi stellari di Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni e Totò, nonché a splendide attrici quali le giovanissime Claudia Cardinale e Carla Gravina, alcune delle più tipiche figure di caratteristi, quali Carlo Pisacane ("Capannelle"), Lella Fabrizi e Tiberio Murgia ("Ferribotte"). Tra l'altro, con li ritorno dell'easy listening e della musica chill-out, sento che è arrivato il momento di riscoprire il mio conterraneo Umiliani.

È arrivato, invece, il momento di rilassarsi con una mezz'ora di dance anni Settanta (opens new window). È la musica che ascoltavo da bambino piccolo in macchina con i miei genitori, dopo che mio papà aveva comprato una cassetta (si, una nastrocassetta, oh yeah) in autogrill, con la compilation di un Festivalbar o qualcosa del genere. Credo di averla ancora io, in una grossa scatola assieme a un centinaio d'altre cassette.

Altre cose da sentire: la nascita di Unix raccontata da Brian Kernighan (opens new window)

Ah, è ufficiale: sto facendo un podcast con Riccardo Palombo: manca poco e arriva. Almeno spero: sono malamente indietro per la mia parte. Ma recupero, eh. Sì, sì, recupero, promesso. A proposito: grazie a Claudio, che mi ha "recensito" nella seconda puntata del suo podcast, Yugen (opens new window). Figata (il podcast, soprattutto)


Ludologica

Giochini di società nell'epoca della pandemia
Alcuni di noi, chiusi in casa, si stanno annoiando. Fortunelli. Se invece di darmi una mano (sto affogando nelle cose da fare) preferite trovare una vostra occupazione per passare il tempo, ecco a voi un nuovo tipo di puzzle game dal vivo (opens new window) che offre ai giocatori esperienze in cui hanno bisogno per una volta di approfondire la storia e la realtà materiale del mondo. Tale of Ord, ad esempio, è un puzzle di avventura che viene fornito in quattro pacchetti separati che culminano in un mega-puzzle con esame finale che richiede di mettere a profitto tutto ciò che i giocatori hanno imparato dalle esperienze precedenti per sbloccare una vera scatola di legno. L'industria di questo tipo di puzzle è fiorita solo di recente, certo, ma la domanda è aumentata in modo significativo nel nostro favoloso 2020 a causa della pandemia. L'articolo discute (opens new window) varie nuove idee per portare l'esperienza del puzzle dal vivo alle persone lockdownate nelle loro case. Include diverse immagini di diversi puzzle, così vi fate un'idea.

Cerchiamo di migliorare la grafica di Doom (opens new window) con DOSBox. Why not?

Tiny (opens new window) mobile-friendly interactive fiction game: cos'altro dire?

Il calendario dell'Avvento del codice per il 2020 (opens new window). Mucho fun.

In Russia ci si diverte male: anche nei videogiochi (opens new window)


Tsundoku-logica**

Libri che compri per impilarli senza averli letti

Alessandra, una collega e "amica digitale", mi suggerisce di suggerirvi Musica Rock di Paolo Alessandrini (opens new window) perché, beh: because. Scoprirete la matematica in una ambientazione rock: aritmetica e algebra, statistica e calcolo combinatorio, geometria e topologia, analisi, tutte quante spiegate prendendo spunto da canzoni, aneddoti e artisti del rock. Tipo: i numeri primi di We Will Rock You e la geometria di The Dark Side of the Moon. Intrigante, no?

Opera meritoria (una fra le tante) di Adelphi: la casa editrice sta pubblicando le opere di Seichō Matsumoto (opens new window) (con calma, eh), scrittore e giornalista tra i più famosi del mondo della letteratura nipponica, tutte con una nuova traduzione dal giapponese curata da Gala Maria Follaco. Dopo Tokyo Express (opens new window) e La ragazza del Kyūshū (opens new window), l'ultimo uscito è Un posto tranquillo (opens new window), scritto nel 1975 e che racconta di un uomo che si ritrova improvvisamente vedovo, e cerca di capire le circostanze della morte della moglie. È il più noir (opens new window) tra i libri di Matsumoto.

Le città quasi invisibili: dovevano chiamarlo così, secondo me. Invece l'autore del podcast sul design 99% Invisible (opens new window), Roman Mars, ha deciso di chiamare il suo libro (sorpresa sorpresa) The 99% Invisible City (opens new window). Il volumetto è stato scritto assieme a Kurt Kohlstedt e affronta i vari elementi che permettono alle nostre città di funzionare, esplorando le loro origini e raccontando varie storie piuttosto affascinanti (se siete amanti del genere) su tutto quello che sta fra le reti elettriche industriali e le uscite di emergenza e antincendio, sino alle fontanelle di acqua potabile e alla segnaletica stradale. Tanta roba.


Algoritmologica

Guerrilla algorithms
Stanco di perdere tempo cadendo dentro le tane del Bianconiglio predisposte da YouTube, un tizio si è scritto un algoritmo alternativo (opens new window) per trovare video rilevanti. 200 best of the best       Se invece volete lanciarvi di testa dentro la suddetta tana del Bianconiglio e avvelenare definitivamente il vostro profilo YouTube, diventando carne da cannone pubblicitario, ecco a voi i 200 video dei creatori più visti del 2020 (opens new window). Dopo questa lista, l'algoritmo vi proporrà solo cose molto molto molto medie.

Un pazzo e il suo foglio di calcolo
Lui non è uno che usa molto i fogli di calcolo: sostanzialmente ci fa solo la contabilità personale: tiene traccia delle spese, delle cose di casa, degli investimenti e cose del genere. In passato usava per lo più Fogli di Google. A un certo punto però ha deciso di usare il terminale perché, beh, fa il programmatore e lo usa dalla mattina alla sera. E quindi ha deciso di fare una piccola indagine per vedere quali opzioni ci sono per uno che vuole usare un foglio di calcolo dalla riga di comando. L'unico requisito, oltre alla shell, è che funzioni su Linux. Bonus: si possano fare script e macro oppure usare plugin. Ci si è messo di buzzo buono (opens new window), anche andando all'indietro nel tempo, e ha scoperto cose notevoli.

rga
Ok, si chiama rga (opens new window), l'avrete già capito, ed è uno strumento di ricerca dalla riga di comando basato sulle espressioni regolari e che sfrutta ripgrep (opens new window) ma con una marcia in più: infatti permette di usare le regex per cercare dentro un visibilio di formati diversi: pdf, docx, sqlite, jpg, zip, tar.*, sottotitoli dei film (mkv, mp4) (non ci avevo mai pensato ma è una figata) e tanti altri. Da provare.

Coffee break
Mostly Weekly è una newsletter libera e gratuita per tutti. Se volete supportare il tempo che passo a raccogliere e scrivere le notizie, potete farlo magari offrendomi un caffè alla settimana (opens new window) oppure mandandomi proprio dei soldi direttamente su PayPal (opens new window) (che detto così sembra quasi un "in alto le mani, questa è una rapina", però vabbè ci siamo capiti).

Chi ha Tempo non perda tempo
Ci provano un po' tutti a reinventarsi la posta elettronica, che l'anno prossimo avrà 50 anni tondi tondi. Tempo è un client di posta per macOS (opens new window) che per adesso si connette solo a Gmail e che permette di lavorare in markdown con una interfaccia da macchina per scrivere, minimalista dentro e fuori, e che riduce al massimo il numero di funzionalità e di interazioni richieste. Obiettivo? Diventare il Lexotan della mail: togliere l'ansia agli utenti e aiutarli a rilassare il muscolo della corrispondenza virtuale, per così dire.

Una volta qui erano tutti fosfori verdi
QuickPYTHON (opens new window) è un ambiente interattivo di coding a scopo educativo direi "retro-futuristico". La nostalgia è quella di un mondo più facile. Il progetto è fatto ovviamente in Python.

Recuperare file cancellati con mv (yes, we can!)
Ok, avete iniziato a usare il terminale. Ve l'ha insegnato un angelo con i capelli scuri, disinvolto e pietoso, ma anche spietato. E voi avete imparato a non temere e a fare cose dalla riga di comando, dove ogni refuso può essere fatale. Si sa, le storie in cui si perdono i dati sono imbarazzanti, ma in realtà servono a imparare cosa fare in situazioni del genere. In questo articolo (opens new window) viene raccontata la storia di uno che per errore ha cancellato un file usando mv, quel che ha provato a fare per recuperarlo e alla fine come è riuscito a risolvere l'imbarazzante errore (yes!). Leggendolo si imparano cose. È meglio però non cancellarsi mezzo disco di avvio perché siete dislessici.

I router di Singapore
In Italia è arrivato il modem libero per la casa (e io ho esercitato il diritto con il mio operatore, Fastweb, eliminando il FastGate, ma questa è un'altra storia) mentre a Singapore dal prossimo aprile è arrivata la legge (opens new window) che obbliga ad avere in casa dei modem-router sicuri: password randomizzate, aggiornamenti automatici del firmware e patch di sicurezza e tutto il resto. Gente seria, anche se temo che sia necessario anche installare una backdoor per consentire alle autorità costituite di entrare, in caso di bisogno (il loro).

Bip
Costruirsi un computer da zero (per scherzo? (opens new window))

Quine Tweet
Questo tizio si è messo di buzzo buono e ha capito la logica dei numeri unici assegnati ai tweet, e ne ha scritto uno che quota se stesso (opens new window). Il gioco nerd sta nel fatto che le Quine sono software il cui output è il proprio codice sorgente.

Il metodo Takahashi (opens new window)
Fare lucidi di solo testo: il sogno di una vita (opens new window). Poi, io uso Keynote e mi trovo stra-bene, però il fascino c'è ed è grande. Provate (opens new window)

Il peso della tradizione -- Foto © Antonio Dini
Il peso della tradizione -- Foto © Antonio Dini

L'ultima bustina (di Minerva)

Un cervello in prestito
Ok, prendiamocela comoda per un attimo. La nostra intera civiltà è basata sull'idea che pensiamo. Siamo l'homo sapiens, dopotutto. Ma la verità è un'altra (opens new window), sostengono le neuroscienze: il nostro cervello non è fatto per pensare. Quello del "cogito" è un sottoprodotto, invece la realtà dei fatti è che il 99% dell'attività del cervello serve ad altro ed è al di fuori del cono (piuttosto stretto) illuminato dalla nostra consapevolezza. Insomma, il nostro cervello non è fatto per pensare, serve invece a regolare il funzionamento del corpo. E manco ce ne accorgiamo.



I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.

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“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END

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