[Mostly Weekly ~90]

There ain't no such thing as a free lunch


La newsletter (quasi) omonima a margine del canale Telegram (opens new window). Ovvero quella che esce quando è pronta Mostly Weekly è gratuita per tutti, ma se volete aiutarmi a farla andare avanti, anche con poche centinaia di centesimi, potete farlo grazie a PayPal (opens new window) (modalità Parenti e amici).


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A cura di Antonio Dini
Numero 90 ~ 22 novembre 2020

It's not enough to know which notes to play or how to play them, you need to know why they need to be played

-- George Carlin


Bentornati a Mostly Weekly. Io sono Antonio Dini e questa newsletter si occupa di cose diverse ma provenienti prevalentemente dal mondo dell'informatica e del digitale. O almeno, questa è la prospettiva. È aperta a tutti e senza pubblicità o affiliazioni, ma se volete dare una mano a renderla economicamente sostenibile con una donazione via PayPal (opens new window) modalità Parenti e amici, siete i benvenuti. Sennò pace, vorrà dire che non v'è garbata poi così tanto.

Questa settimana ho fatto due esperimenti: ho scritto un lunghissimo articolo su quattro lettere della tastiera, hjkl. Ma non dovevo farlo, perché è una cosa pericolosa in una newsletter: se l'argomento non interessa uno s'è giocato il numero e forse il lettore. Però, se non faccio quello che voglio neanche nella mia newsletter, posso anche tornare a far carriera nel giornale della sera. Siccome non voglio (anche perché finirei in galera, per chiudere la rima), metto l'articolo in fondo a Mostly Weekly di questa settimana: s'intitola "Long-Form: A Tale of Four Letters", magari vi piace. E poi questa settimana mi sono preso una pausa da iA Writer (opens new window), l'editor markdown che uso per scrivere Mostly Weekly (e quasi tutto il resto) e ho rispolverato un vecchio classico, sempre del markdown: Byword (opens new window). Strano come un vestito che non metti da anni e a cui mancano un paio di comodità a cui eri abituato ma per il resto piacevole: ogni tanto cambiare fa bene. Buona lettura a tutti.


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There ain't no such thing as a free lunch
Dopo aver offerto per cinque anni il backup gratuito delle foto "ad alta qualità", Google ha deciso di limitare il servizio (opens new window). Adesso la soglia sono 15 Gb (opens new window) e chi ne ha di più dovrà pagare (o toglierle) a partire dal luglio del 2021. Inoltre, adesso Google comincia a contare lo spazio su Google Drive anche per i documenti di Workspace, e cancella gli account inattivi per due anni. Ma è la cancellazione dello spazio illimitato per le foto la sorpresa che non si capisce. Le foto senza limiti c'erano prima dei cinque anni di Google Photos, perché risalgono ai tempi di Picasa (opens new window) acquistata da Google nel 2004, 16 anni fa. Questo fatto delle foto senza limiti è stato parte del fascino di Google. Con un miliardo circa di utenti del servizio quelli di Google perdono 1-2 miliardi di dollari l'anno, finora. Perché il cambiamento? Per risparmiare? È abbastanza semplice (opens new window): Google nel 2019 ha fatto profitti per 11,2 miliardi di dollari e utilizza da sempre le fotografie degli utenti per addestrare i suoi sistemi di machine learning, traendone un vantaggio competitivo enorme. In questo modo ha buttato fuori dal mercato una lunghissima lista di startup grazie all'esercizio abusivo del suo potere di monopolista: Everpix, Loom, Ever, Picturelife e varie altre. Adesso che non c'è sostanzialmente più competizione e che i modelli sono stati addestrati a sufficienza, Google ha deciso di aver speso abbastanza per fare il training delle reti neurali e chiude la pratica. Con buona pace degli utenti che erano "felici" perché potevano avere spazio gratuito per le loro innocenti immagini. Gli utenti non erano neanche il prodotto, erano proprio il carburante.


Toys -- Foto © Antonio Dini
Toys -- Foto © Antonio Dini

Importantologica

In tv stasera
Tematizziamo lo stare in casa forzato. Durante lo scorso lockdown mi sono visto un bel po' di puntate di Star Trek. Avevo iniziato con la serie originale, ma è un po' lenta. Ho provato a riguardare Deep Space 9 e Voyager, ma mi è tornato in mente perché non mi sono mai particolarlmente piaciute. Enteprise a dirla tutta non l'ho neanche presa in considerazione. Alla fine, ho visto soprattutto molto Next Generation e anche un pezzetto di Discovery (Picard è arrivato dopo). Questa volta, per questo lockdown, ho deciso di dedicarmi a un altro filone, completamente diverso: Stargate SG-1. È molto meglio, tanto che ho abbandonato definitivamente e senza rimpianti Discovery. Infatti, ora mi diverto molto di più a guardare la Cenerentola candese della fantascienza televisiva: altra roba. Vivamente consigliata.

Sete di cose buone
Tre ragionamenti che riprendo da un blog in italiano. Lo sottolineo perché, come sanno i lettori più affezionati di Mostly Weekly, da queste parti di solito si raccolgono declinazioni di idee e pensieri che provengono da altre lingue e altre culture, prevalentemente quella angloamericana (o almeno, scritte in inglese). Però questo ragionamento sulla calligrafia (opens new window) è connotato culturalmente e non poteva che essere nostro, se non altro come prospettiva e riferimenti culturali. E già che ci siamo, visto che Didatticarte è un blog molto bello, c'è anche questo post dell'altro lockdown che fa una carrellata di dipinti di persone che stanno a casa (opens new window). Ed è molto bello! Come pure questo ragionamento sul surrealismo nella fotografia (opens new window). Ma c'è tantissimo altro: abbeveratevi liberamente.

Vita da adulti
Cose che succedono (opens new window) quando si decide di divorziare, il dating in età matura (opens new window) e alternative alla separazione: il parenting marriage (opens new window). E nell'ambito delle cose utili da sapere, a prescindere dal lasciarsi, quando si hanno figli piccoli, è che i bambini usano la ragione, non la pancia (opens new window) per prendere le loro decisioni sui problemi morali che incontrano.

L'utopia delle città senza auto
Premesso che sono venti anni che non posseggo un'auto, aggiungo che ho letto con piacere questa storia di Bloomberg sui cambiamenti sociali accelerati dalla pandemia: l'idea di vivere in città dove tutto è vicino a casa (opens new window): la spesa, il lavoro, il divertimento, la socialità, e quindi non serve l'auto. Da Parigi a Portland, questo sembra essere il cambiamento sul quale gli urbanisti stanno lavorando: ma è un modo inclusivo di intendere la città oppure siamo di fronte a un nuovo, tremendo salto nella gentrificazione più estrema? Ricordiamoci che le case sono diventate un prodotto finanziario e che la bolla immobiliare è immensa.


Yamatologica

Keigo (敬語)
La parola di questa settimana nel nostro corso tematico di giapponese è keigo (敬語), che vuol dire "linguaggio onorifico" (letteralmente "lingua di rispetto"). Si accompagna ai termini teineigo (丁寧語) (linguaggio di cortesia), sonkeigo (尊敬語) (linguaggio rispettoso) e kenjōgo (謙譲語) (linguaggio umile). La lingua giapponese può esprimere diversi livelli di status sociale. Le differenze nella posizione sociale sono determinate da una varietà di fattori tra cui lavoro, età, esperienza o persino stato psicologico (ad esempio, una persona che chiede un favore tende a farlo in modo educato). Ci si aspetta che la persona nella posizione inferiore usi una forma di discorso di cortesia, mentre l'altra persona potrebbe usare una forma più semplice. Gli estranei si parlano sempre in modo cortese. I bambini giapponesi usano raramente un linguaggio cortese fino a quando non sono adolescenti, a quel punto ci si aspetta che inizino a parlare in un modo più consono a un adulto. In giapponese la differenza tra discorso rispettoso e umile è particolarmente pronunciata. Il linguaggio umile è usato per parlare di se stessi o del proprio gruppo (azienda, famiglia) mentre il linguaggio rispettoso è usato principalmente per descrivere l'interlocutore e il suo gruppo. La maggior parte dei giapponesi usa la cortesia per indicare una mancanza di familiarità. Cioè, usa forme educate per nuove conoscenze, ma se una relazione diventa più intima, non le usa più. Ciò si verifica indipendentemente dall'età, dalla classe sociale o dal sesso. La modulazione del linguaggio onorifico è uno dei principali ostacoli nell'apprendimento del giapponese e nella pratica.


Variologica ed eventualogica

Studiare biologia era meglio (opens new window).

reMarkable
Se per caso avete comparto il reMarkable 2 (opens new window), il tablet eInk che fa un certo limitato furore in alcuni angoli della rete, avete bisogno di questo repository awesome (opens new window) di strumenti e idee per mod e hacking. Occhio perché potreste romperlo irrimediabilmente.

Be glue, my friend
Quella qualità imponderabile che non emerge nei profili di leadership ma che serve moltissimo: be glue my friend (opens new window).

Pocket Office
L'idea è stupenda, viene voglia di riarredare il soggiorno: un ufficio di casa a scomparsa, tra due pareti. Ma bello: Pocket Office (opens new window), dovete andare a vederlo. (Questi di Ori fanno anche altre cose simili, come camere da letto per monolocali e un "cloud bed (opens new window)", un letto a scomparsa.

Scrivere un inglese migliore
Ci sono molti modi per scrivere in inglese non essendo madrelingua. Il più classico è Google Translate e poi olio di gomito per rimettere tutto a posto. Consiglio, sia che usiate questo approccio che altri più artigianali o genuini (si può dire "organici"?), un passaggio dentro Hemingway (opens new window), per questioni non solo di stile ma anche di concinnitas.

La pentola perfetta
È una pubblicità di una pentola che non esiste in Italia: la cito perché sto vedendone sempre di più nella mia bolla di navigazione e mi chiedo come mai. Comunque, questa in particolare è un vero e proprio "oggetto di culto" (dicono loro (opens new window)) perché permette di fare di tutto: può infatti (lo tengo in inglese perché è più culturalmente preciso) "replace your fry pan, saute pan, steamer, skillet, saucier, saucepan, non-stick pan, spatula, and spoon rest". E costa solo 50 dollari, che in effetti non è molto. Oddio, mi sta venendo voglia di comprarla.

I robot dell'FBI
La digital trasformation arriva all'archivio dell'FBI. Dentro ci sono circa due miliardi di documenti contenuti in 360mila raccoglitori. Tanta roba. Per questo il Bureau ha deciso che gestire questa mole di documenti a mano era impossibile, scannerizzarli altrettanto impossibile, e quindi andava trovata un'altra soluzione. Eccola: i robot (opens new window). Per la precisione 140 robot che andranno a gestire l'archivio, ristrutturato e ottimizzato (i corridoi sono più stretti e pensati per i robot). In pratica, i robot cominciano a gestire l'archivio ridistribuendo il materiale in maniera che sia più facile da raggiungere (come se stesse deframmentando la superficie di un disco rigido, per intendersi) intanto che prendono e riportano i dossier avanti e indietro. Il tutto senza ovviamente che sia loro possibile accedere al contenuto dei documenti stessi. Se casca qualcosa per terra, mi chiedo, come fanno?

Seconda giovinezza
Se potessi avere un euro per ogni notizia che nel corso della mia carriera ho scritto sulle varie formule per allungare la vita, sarei sempre vecchio ma almeno decisamente più ricco. Questa volta (opens new window) gli scienziati israeliani hanno trovato il modo di invertire l'invecchiamento delle cellule e far partire la rigenerazione dando alle persone anziane dei bagni di ossigeno in una camera iperbarica. La terapia ha portato a un miglioramento cellulare fortissimo in solo tre mesi. Wow. Un euro, please.

Sunshine Contacts
Non so se ricordate Marissa Mayer, ex numero tre di Google, poi ceo di Yahoo e infine milionaria a riposo. La manager è tornata con una app per iOS attualmente in versione beta a invito che si chiama Sunshine Contacts (opens new window). Quel che fa è prendere i contatti dell'iPhone, quelli di Gmail e di altre fonti pubbliche per mescolarsli e riempire tutti i pezzetti mancanti, al tempo stesso eliminando i doppioni. Ora, ammesso che vi fidiate a dargli i vostri contatti, dovete anche sapere che non è una idea nuova. E tantomeno è detto che funzioni: dopo dieci anni ho ancora un certo numero di foto dei miei contatti mescolate a caso, per averne provata una simile nel lontano 2010. Sorry Marissa (la donna con la risata più devastante della storia (opens new window)).

Raffreddare le città
C'è il riscaldamento globale, l'inquinamento e varie altre cose. Le città diventano fisicamente luoghi più caldi. Un metodo per rinfrescarle sarebbe che ci fosse più ombra, cioè più alberi. Google ha rilasciato uno strumento (opens new window) che mappa le foto delle città e trova gli alberi, consentendo alle amministrazioni locali o ai privati di fare un censimento e capire come sono messo. i-Tree Canopy (opens new window) ovviamente usa l'AI e permette di correlare il dato "alberi" con quello "calore delle varie zone" e quello della "densità della popolazione". Los Angeles ha fatto una analisi e ha scoperto che metà degli abitanti vivono in aree con il 10% del totale di alberi della città. L'obiettivo del sindaco di Los Angeles per il 2021 è piantare 90mila alberi seguendo questo tipo di mappatura per capire dove metterli. (Se siete mai stati a Los Angeles e avete presente le palme altissime e striminzite della città (opens new window), avrete già capito che la battaglia è persa in partenza).

Tatoo-taboo
Lui è un insegnante francese che si è tatuato tutto il corpo, la faccia e la lingua, e inoltre con una operazione chirurgica ha fatto diventare nero il bianco degli occhi (fa paura di brutto, io ve lo dico). La scuola dove insegna è un asilo e un genitore ha protestato (opens new window) perché spaventa suo figlio. Ne è nata una polemica sul diritto di "essere se stessi". Anche sticazzi, scusate il francese.

Ex Machina
Le pazzesche sculture (opens new window) create da Jeremy Meyer usando parti di vecchie macchine per scrivere. Adesso l'uomo, che utilizza una quindicina di macchine per scrivere (rotte) all'anno per fare le sue sculture, sta lavorando a progetti basati sul covid e la simmetria. Belli!

Una mattina sulla via per il forum
Avete mai camminato dentro un computer acceso? Io sì. Un tempo era una cosa comune, se eravate nel settore. La pubblicità di Sage (opens new window), il computer grande come una palazzina, che veniva usato per la difesa aerea negli anni Cinquanta. (Il mio era l'Elea 9003 di Bibbiena (opens new window)).

Big Bang Boom
Ricostruire il suono dell'artiglieria "sparata" al momento dell'armistizio che ha fatto finire la Prima guerra mondiale basandosi sui dati dei sistemi di difesa (opens new window), che erano dei veri e propri computer analogici.

Telefoni bianchi
Le telefoniste, una delle prime professioni che ha consentito alle giovani donne di emanciparsi economicamente e socialmente. Erano centinaia di migliaia, in tutto il mondo. Questo studio spiega (opens new window) cosa è successo alle operatrici telefohiche dopo che i sistemi di interscambio sono stati automatizzati.


Audiologica

Dido - Best Live Acoustic Songs Collection Unplugged 2019 (opens new window) è una raccolta lunga e piacevole, da sottofondo, di canzoni non invasive dell'artista britannica (un sacco di cover, anche)

Una recensione di Power Up (opens new window), il nuovo album degli AC/DC. Tanta roba, a quanto pare (io devo ancora ascoltarlo per bene).

Tutto, ma proprio tutto sul sound processing (opens new window).

Uno speaker pazzesco, dicono, che spara la musica in forma di onde ultrasoniche direttamente nelle orecchie dell'ascoltatore anche mentre la persona si muove, facendogli sentire la musica mentre tutti gli altri non sentono niente. Si chiama SoundBeamer 1.0 (opens new window) fatto da Noveto e un po' fa impressione: la dimensione del suono è tridimensionale, perché oltre a seguire la persona si modifica anche il flusso riorientandolo sulla base degli spostamenti della persona. Insomma, fa paura. Chissà se funziona anche.


Ludologica

College Lecture Series - Neil Postman - "The Surrender of Culture to Technology" (opens new window) è una lezione di Neil Postman all'Arts Center del marzo 1997 basata sul suo libro omonimo. La dipendenza degli Usa (all'epoca) dalla tecnologia intesa come strumento per risolvere i grandi problemi dell'umanità. La tecnologia come religione che induce le persone ad avere fede e credere che la tecnologia sia la soluzione ai loor problemi. Se volete vedere qualcosa questa settimana, guardatevi questa lezione.

"Penso che questo documentario lo vedranno pochissime persone": SQUALLOR documentario (opens new window) (un'ora e mezza scarsa). Una chicca per pochi appassionati.

Ho fatto i tre mesi di prova di Apple Arcade (opens new window) (come se avessi tempo per farci qualcosa) ma è quasi un anno che aspetto: sono curioso di giocare a Oceanhoorn 2, il clone di Zelda della Switch. E ho anche appena scoperto che esiste anche per la Switch (opens new window): pensa te.


Tsundoku-logica

Qualche lettura sparsa

Subprime Attention Crisis - The precarity of online advertising (opens new window) è un libro di Tim Hwang che i segnali deboli che il mondo del digital advertising sta da tempo inviando. E non sono buoni segnali: stiamo passeggiando sulla bolla con le scarpe con i tacchetti: "And if online advertising goes belly-up, the internet -- and its free services -- will suddenly be accessible only to those who can afford it."

You can handle the post-truth: a pocket guide to the surreal internet (opens new window). Aaron Z. Lewis fa fare un giro in tutto quello che è assurdo, falso, bizzarro e sbagliato della rete e come tutto ciò sta piegando e modellando il nostro modo di capire il mondo, il futuro, la storia: "The fragmentation of reality means that our current method of understanding history (i.e. a single narrative sweep from the 'beginning' to the present) is no longer adequate. Consensus history as we knew it in the 20th century will likely be difficult, if not impossible, to recreate. How could we possibly compress all of these contradictory reality bubbles into a single history textbook? The cat's out of the bag -- school kids have access to a dizzying array of alt histories at their YouTube-loving fingertips."


Algoritmologica

pass
Con una certa prosopopea ma in parte meritata, si presenta pass (opens new window), il password manager per Linux (e Unix e macos con brew) basato su GPG, le directory del file system e Git. Esiste anche l'app per iOS (opens new window)Android (opens new window)GUI per Mac, Linux e Win (opens new window), una tonnellata di script per esportare le passowrd da altri programmi (a partire da 1Password) e importarle dentro pass, e infine l'immancabile script di integrazione con dmenu (se lo usate).

Quine
Si chiamano "quine" i programmi il cui output è il proprio codice sorgente: in questo caso (opens new window) 128 linguaggi uno dopo l'altro, che fanno il giro e tornano al primo: Ruby genera un programma in Rust che etc etc fino a tornare a Ruby. Servono un sacco di compilatori e interpreti (questa pagina web scritta in markdown è anche lei quine).

Be glue my friend ClusterHat (opens new window), il server casalingo fatto con Raspberry Pi Zero (più un 3 o 4 come base) è divertente (opens new window)interessante (opens new window) e potrebbe avere applicazioni insospettabili (opens new window) con un impatto energetico bassissimo.

Julia è un gran linguaggio (opens new window), anche e soprattutto per la collaborazione e il riuso del codice

Far andare Xen su un Raspberry Pi: non è facile (opens new window)

Bit
Bit (opens new window) è il nome di una piattaforma il cui obiettivo è aiutare gli sviluppatori a costruire, condividere e collaborare su singole componenti. Utilizza un approccio di design system basato sui componenti e l'articolo spiega (opens new window) il processo con il quale Bit ha creato il suo design system, lo svilupop dei vari tool e dei componenti, con vari esempi.

10 JS top practices
Laurearsi in informatica non è purtroppo un riconoscimento equivalente a quello di essere ad esempio laureati in architettura o in ingegneria, dal punto di vista professionale, però porta con sé alcune competenze, tra le quali l'approccio sistematico (o in teoria dovrebbe). Comunque, se saltate dentro a un nuovo linguaggio senza conoscerne i fondamentali, ad esempio in Javascript, è meglio se vi documentate un po' per capire come muovervi. Qui ci sono dieci pratiche raccomandate (opens new window) da sviluppatori esperti come, ad esempio, eliminare i decimali senza ammazzare la performance oppure come cancellare degli array senza rompere tutto. Cose così, insomma.

Coffee break
Mostly Weekly è una newsletter libera e gratuita per tutti. Se volete supportare il tempo che passo a raccogliere e scrivere le notizie, potete farlo magari mandandomi proprio dei soldi direttamente su PayPal (opens new window) in modalità Parenti e amici (che detto così sembra quasi un "in alto le mani, questa è una rapina", però vabbè ci siamo capiti).

Minutiae
E se git fosse troppo difficile? Cioè, non per i comuni mortali, ma proprio perché è stato pensato senza tenere conto delle esigenze dell'utente bensì di quelle del repository? Si potrebbe fare meglio? (opens new window). E, già che ci siamo: progetti facili facili che, se li sposti e li converti, (opens new window) ti accorgi che non sono facili per niente; tonnellate di one-liners (opens new window) (me li chiedete sempre, ma poi li leggete anche?); scratch notes (opens new window) eseguibili in JS; gping (opens new window) è grafico e divertente; percussioni sintetiche nel browser (opens new window). La tecnologia anima lo spirito dei micromanager: come riconoscerli, come cessare di esserlo (opens new window); volete migliorare le vostre videochiamate, webinar e lezioni varie? Provate mmhmm (opens new window) (sul serio (opens new window)); come si scrive un libro tecnico (opens new window); e qui un libro online su Rust (opens new window); e mbook (opens new window) per fare i libri online su GitHub.

Alias Tutto ma proprio tutto quello che vi serve sapere per fare gli alias (opens new window) sulla bash (Unix, macOS, Linux) e magari anche su altre (zsh fish etc).


Interceptor**

Therapist: How have you been coping with everything?
Me: With sarcasm mostly
Therapist: Has that been working?
Me: Yeah it's been super great


Long-Form: A Tale of Four Letters

hjkl
La vulgata è semplice: Vim utilizza come tasto per lo spostamento del cursore (quando non è in modalità inserimento) i tasti hjkl, rispettivamente per sinistra, giù, su, destra. Perché non i tasti freccia? Perché Vim discende da "vi" (si pronuncia "vi-ai", e significa "VIsual"), che venne scritto nel 1976 da Bill Joy in maniera tale da avere un editor di testo con un "visual mode" derivato da "ed". Non apro il capitolo degli editor di testo di Unix, perché è lunghissimo. La cosa importante è che ogni generazione di editor ha tre caratteristiche: è ricavata dalla tecnologia dell'epoca precedente, aggiunge le funzionalità permesse dall'epoca presente ed è al tempo stessa limitata dalla tecnologia dell'epoca presente. In particolare, nel 1977 si diffondono i terminali per i mainframe Unix, e non più i sistemi a rullo di carta delle telescriventi, e serve quindi un visual editor e non più un line editor, cioè un editor che lavora a schermo su più linee di testo anziché uno che lavora con output sul rullo di carta una linea alla volta. Ovverosia, si passa da "ed" a "vi". Se volete approfondire "ed", c'è questo libro meraviglioso di Michael Lucas che si intitola Ed Mastery: The Standard Unix Text Editor (opens new window): l'ho comprato sul Kindle prima di partire da New York una volta e me lo sono letto in volo tutto quanto, giocando con la shell su iPad.

Ok, la sto facendo più lunga di quello che volevo. Ripartiamo: gli editor di testo sono fondamentali per i programmatori perché sono il modo con il quale si scrive codice (poi sono arrivate le IDE, etc etc, lo so, però seguitemi). Arriva "vi" che viene scritto da Bill Joy assieme ai quattro quinti di BSD Unix su un terminale ADM-3A (opens new window) (American Dream Machine, pensa te che sigla) della Lean Siegler. Ricordate? Ricavati e limitati dalla tecnologia dell'epoca.

Mode e modeless
Per capire questa cosa occorre fare una breve digressione sulla tastiera dell'ADM-3A e dei sistemi di quell'epoca, che avevano vari tasti che consentivano, quando venivano premuti, di attivare determinati modo di funzionamento. Erano tastiere modali. Tutte lo sono, in un certo senso: se premete "blocco maiuscole" passate al "modo maiuscole" della tastiera. Ma quelle dell'epoca lo erano ancora di più perché erano possibili vari "modi" per accedere direttamente a comandi e funzioni. Noi oggi invece usiamo spessissimo le scorciatoie di tastiera, che sono l'uso di una combinazione di tasti che altera temporaneamente il funzionamento della tastiera ma non ne cambia il "modo". Dal vecchio approccio modale deriva la logica di pensiero e quindi il motivo per cui anche l'editor di testo era modale, cioè avesse più livelli di uso della tastiera. Ecco spiegati i vari modi di vi-Vim.

Il terminale che Bill Joy utilizzava non aveva i tasti freccia separati, come le tastiere attuali, ma li aveva disposti in orizzontale sulla fila dei tasti a destra hjkl. Quindi lui prende e usa quello per muovere il cursore in tutti i modi tranne che quello di inserimento (perché sennò non potrebbe più scrivere hjkl). Unito a una mentalità "modale" questo spiega tutti i trucchi particolari e difficili da imparare per "saltare" dalla modalità normale (command mode) di gestione del testo in "vi" a quella di inserimento prima o dopo la posizione del cursore, fare la sostituzione di una parola, le cancellazioni di lettere, parole e righe, lo spostamento avanti e indietro del cursore rispetto a parole, righe, pagine più le varie automazioni e ripetizioni. Ricordate? Tutti ricavati e limitati dalla tecnologia dell'epoca. Con una tastiera diversa dotata di tasti freccia (e con un approccio basato su scorciatoie di tastiera come quelle usate dai sistemi "modeless") la storia sarebbe stata diversa.

Qui finisce la vulgata. La forma della tastiera con le freccette stampate in sospensione sopra i tasti "hjkl" spiega la scelta dei tasti freccia di Bill Joy e quindi il motivo per cui si fa ancora così su Vim. Però questa è solo metà della storia. La vera domanda è: perché proprio quei quattro tasti hanno le freccette? E perché in quell'ordine? Sono stati scelti a caso? No, non sono stati scelti (completamente) a caso.

La vera storia di "hjkl"
Allora, perché l'American Dream Machine ha le freccette proprio là? La spiegazione è tecnica. Premessa: gli spostamenti del cursore spesso sono distruttivi: sostituioscono il carattere che c'è sotto: la barra spaziatrice su alcuni terminali funzionava così e non come il meccanismo di avanzamento del puntatore (l'equivalente del cursore) sulle macchine per scrivere. Ma cominciamo dalla prima, la freccia verso sinistra, cioè la "h". Se guardiamo allo standard ASCII del 1967, i primi 32 caratteri (opens new window) sono il "set di controllo", caratteri importanti ma non rappresentabili. Quindi, per usarli, le prime tastiere aggiungevano un tasto control che faceva inserire i caratteri di controllo sui tasti delle lettere. I tasti di controllo funzionavano invertendo il primo bit del codice (basato su 7 bit). Il codice Ascii per h è 100 1000, quindi control + h diventava 000 1000, o backspace (quello in alto a destra, sulle tastiere di oggi). Allo stesso modo, control + j è 000 1010 o avanzamento di riga (in inglese: line feed, diverso da carriage return, ritorno del carrello, per via delle due modalità ereditate dalle macchine per scrivere e dalle telescriventi). Tra l'altro, questo è il motivo per cui, se avete un Mac, premendo control + h (^ h sul Mac) cancellate la lettera che precede il cursore, proprio come se aveste premuto backspace.

Il movimento di "backspace" è l'equivalente di fare freccia a sinistra. L'avanzamento di riga altro non è che la freccia in basso. E quindi? La maggior parte delle telescriventi seguiva queste convenzioni. Poiché ADM era un terminale completo, necessitava anche di tasti per la navigazione però senza modifiche al layout di tastiera. ^ h e ^ j erano già lì e, come abbiamo visto, avevano un senso, quindi era naturale estendere i codici di controllo ^ k e ^ l anche per la navigazione.

Quindi nella ADM non hanno messo in modo arbitrario i tasti freccia sopra hjkl. Invece, li ha inseriti lì perché i primi due tasti freccia letteralmente erano i codici di controllo da ^ h a ^ l. Se le lettere h e j non fossero stati adiacenti sulla tastiera Qwerty o se i controlli Ascii fossero stati disposti in modo leggermente diverso, ADM avrebbe fatto qualcos'altro e oggi Vim funzionerebbe in un altro modo (e gli esteti della perfezione del movimento minimo della mano si starebbero inventando altre teorie ergonomiche). E questo spiega anche perché il maledetto tasto "giù" è la j e non la k, come sarebbe più naturale aspettarsi (almeno per me: è la cosa che mi fa fare sempre più fatica)

Tra l'altro: lo standard Ascii dal 1963 era stato fatto per includere abbastanza caratteri da poter esprimere completamente il linguaggio COBOL. Tuttavia, l'altro grande linguaggio dell'epoca, l'ALGOL, aveva così tanti caratteri speciali che i creatori dello standard Ascii rinunciarono a includerlo completamente. È per questo che la maggior parte delle tastiere moderne non supporta i caratteri o (che state vedendo senza errori grazie al fatto che adesso usiamo Unicode e non più Ascii).

@ & ~
Un'ultima cosa: tutte ma proprio tutte le tastiera dell'epoca, anche quella del Commodore 64 per intenderci, avevano un tasto Home. Oggi solo alcune tastiere di derivazione Ibm ce l'hanno ancora (e comunque serve una tastiera estesa). Siccome nel mondo anglosassone ci sono un po' di caratteri (tipo la chiocciola e la tilde) che nei layout italiani non si vedono, soprattutto perché a noi serve spazio per le accentate (errore tremendo: sarebbero bastati due tasti jolly per l'accento grave e acuto e avremmo risolto tutte le accentate, comprese le maledette maiuscole), da quelle parti è capitato che chiocciola e tilde venissero utilizzati per esprimere sinteticamente dei significati nuovi e in modo non ambiguo.

La chiocciola, si sa, viene usata per dividere a metà gli indirizzi di posta elettronica, grazie a Ray Thomlison che la scelse nel 1971. In inglese la chiocciola è un grafo composto dalle lettere a-t in corsivo legato, che vuol dire "at", cioè "presso", ed è l'equivalente del nostro "c/o".

Il tasto home, che esprime il concetto di directory di partenza dell'utente, sull'ADM-3A aveva anche un altro simbolo: la tilde (~), che è diventata così il modo sintetico per indicare l'home dell'utente su Unix/macOS/Linux. La tilde ha una storia interessante perché viene dallo spagnolo/portoghese, indica in generale l'elisione di alcune lettere di una parola con lo scopo di abbreviarla (in questo senso viene usato sui manoscritti: "Ao Dñi" per "Anno Domini", o in lessicografia per indicare il termine della voce di un dizionario senza doverlo riscrivere tutte le volte) ma si usa anche in matematica per indicare una approssimazione (~y), una relazione di equivalenza (x~y~) o un intervallo ("12~15~", "~3" cioè "fino a tre", e "100~" cioè "da cento in su").

Così, adesso su Mostly Weekly posso scrivere "There is no place like ~" e voi ora capite cosa intendo. Che bello: quasi quasi faccio la mug e gli sticker: che dite, voi li comprereste? Oppure, sai cosa: chiamiamo così il podcast che sto progettando di fare con Riccardo (l'idea del nome è sua, peraltro). Che dite, voi lo ascoltereste?


Evil Twin -- Foto © Antonio Dini
Evil Twins -- Foto © Antonio Dini

L'ultima bustina (di Minerva)

Forums die off
Prima dei social media e della messaggeria c'erano le bacheche per far comunicare le persone: ci si trovava, si discuteva di cose che potevano essere le più varie. Man mano che i social media sono diventati sempre più grandi numerosissimi forum hanno chiuso (opens new window). Erano i posti dove si poteva trovare la propria comunità, ed erano differenti da quelli di oggi. I social media attuali non sono molto efficaci per tenere in piedi discussioni multiple per lungo tempo. Inoltre, la moderazione era quello che manteneva questi forum dei luoghi "civili" ed è la speranza che nascano altri tipi di comunità di questo tipo, seppure di nicchia. Personalmente, consiglio di provare a usare strumenti come Zulip (opens new window) per crare la propria microcomunità, anziché una pagina Facebook.



I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.

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“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END

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