[Mostly Weekly ~82]
Winter is coming
La newsletter omonima a margine del canale Telegram (opens new window)
(quella che esce quando è pronta)
A cura di Antonio Dini
Numero 82 ~ 27 settembre 2020
Some bugger will always have a faster car, a flashier house, a glitzier watch – but you were the only kids that ever had me for a nana
– At a Christmas lunch in 1996 – I was 12 – my nan told me and my sister
~ ~ ~
Coincidenze?
Il problema con lo stoicismo, che è un po' l'ultima fermata nel treno frikkettone e hippie che ha fatto il giro dei saggi in Afghanistan, India, Tibet, Giappone, per tornare poi alla Città Eterna, cioè Roma, passando per la California, è che non se ne accettano le estreme conseguenze.
Gli stessi stoici sono alquanto contraddittori. Io ad esempio, prendo a riferimento più Seneca che Marco Aurelio. Capisco che anche gli imperatori hanno i loro patemi d'animo e la loro miseria esistenziale ("Sono il padrone del mondo e avrei le possibilità di vivere in eterno, invece mi tocca morire proprio come a un mendicante"), però, ammettiamolo: se sei molto ricco è più facile filosofare.
Anche Seneca era un alto dignitario, fino all'esilio. Però. Il vero filosofo secondo me è chi rovescia il primum vivere deinde philosophari. Ci è riuscito qualche poeta, a patto però di una vita davvero grama, di farsi odiare persino dai figli post mortem perché, per dedicarsi totalmente alla poesia, li mandava per mesi a una portata di latte e riso.
La contraddizione in Seneca sta che in una lettera a Lucilio gli dice di accettare qualunque avversità e in quella dopo di volersi far fuori in ogni modo possibile non appena anche solo avverte che il vento sta cambiando. Se fossi stato così, sareste già alla mia settima messa di suffragio.
Emerge, quindi, molto chiaramente un dato di fondo: per chi cerca la serenità forse la vita di un anonimo boscaiolo dell’Appennino tosco-emiliano vale quella di dieci imperatori. Basta che abbia vitto alloggio e gli abbiano accuratamente impedito di acculturarsi.
Infatti, ho udito una diceria che Heidegger, alla fine della vita, pagasse i boscaioli per poter stare con loro a vederli lavorare, fumare in silenzio, mangiarsi qualcosa assieme.
Alla fine dell'esistenza essere una persona saggia, che ha imparato, serena e in pace con se stessa: è lo scopo della vita. Il problema è che la sapienza, connessa alla saggezza, crea dolore. Dunque abbiamo bisogno di qualcuno che ci impartisca saggezza senza sapienza. E la saggezza qual è? Vivere primitivamente.
Presente l’inizio della Sottile linea rossa? La beatitudine appartiene agli aborigeni.
Non vi spoilero il dopo.
Comunque non siamo in grado più di raggiungerla. Troppo burnout.
Qual è la risposta, dunque? La flânerie. Fare il botanico del marciapiede (cit., Charles Baudelaire) e rielaborare tutto nel nostro essere tremendamente soli (cit. David Foster Wallace).
Intanto, buona lettura. Se poi volete fare una donazione con PayPal, gradisco (opens new window).
Calchi di noi
Attenzione: contenuto maturo inadatto ad essere mostrato in pubblico o sul luogo di lavoro
We Are Beautiful (opens new window) realizza modelli 3D dei genitali umani per consentire ai docenti in tutto il mondo – dotati di stampante 3D – di riprodurre quel che serve per le lezioni di anatomia (l'impatto è tipo le cere della Specola, per intendersi) ma soprattutto per correggere la visione "televisiva" (non so come altro definirla) che stereotipizza la grande varietà e diversa bellezza del corpo umano. Cioè, cerca di far vedere nudi che non siano i bronzi di Riace o la Venere di Milo.
"We have 129 models of vulvas, penises, breasts, full body and partial body scans. All of our models are between 19 and 59 years old and span a wide range of ages, body types and countries of origin. We've carefully curated all the metadata of our models and are releasing the public information while carefully protecting the private information. We never reveal the identity of our models and this information does not exist online at all."
C'è anche una guida illustrata (opens new window) alla sessualità umana, che è ben fatta. I file sono rilasciati sotto la Creative Commons più ampia, e ci sono tutti i metadati per esplorare l'archivio sulla base di differenti parti anatomiche (seno, pene, vagina, etc) o caratteristiche (non circonciso, seno asimmetrico, neo o macchia, etc) o storia personale (mastrectomia, in chemioterapia, cicatrice da operazione) con derivazioni da persone di tutte le età e "forma". L'obiettivo esplicito è creare un antidoto all'immaginario dell'intimità costruito soprattutto dall'industria pornografica, che utilizza pochi "tipi" di corpi, tutti belli e tutti (quasi) uguali.
Ma se si va oltre, e più in campo artistico e politico, possiamo invece trovare il lavoro della fotografa britannica Laura Dodsworth (opens new window): dai suo progetti fotografici (opens new window) ai film (opens new window) e ai libri (opens new window), la Dodsworth ha fatto un lavoro unico per mettere in evidenza gli stereotipi e le ideologie che abitano dentro di noi, che ci possiedono e ci guidano. In questo Ted Talk a Monaco di Baviera (opens new window) c'è la Weltanschauung della fotografa spiegata da lei stessa. Vale la pena.
Tsundoku-logica
Giuseppe Catozzella, Non dirmi che hai paura (opens new window) è un libro strano, intenso, che parla di un pezzo di storia attorno all'Italia, e ha vinto lo Strega giovani del 2014. Samia è una ragazzina di Mogadiscio. Ha la corsa nel sangue. Ogni giorno divide i suoi sogni con Alì, che è amico del cuore, confidente e primo, appassionato allenatore. Mentre intorno la Somalia è sempre più preda dell'irrigidimento politico e religioso, mentre le armi parlano sempre più forte la lingua della sopraffazione, Samia guarda lontano, e avverte nelle sue gambe magre e velocissime un destino di riscatto per il paese martoriato e per le donne somale. Gli allenamenti notturni nello stadio deserto, per nascondersi dagli occhi accusatori degli integralisti, e le prime affermazioni la portano, a soli diciassette anni, a qualificarsi alle Olimpiadi di Pechino. Arriva ultima, ma diventa un simbolo per le donne musulmane in tutto il mondo. Il suo vero sogno, però, è vincere. L'appuntamento è con le Olimpiadi di Londra del 2012. Ma tutto diventa difficile. Gli integralisti prendono ancora più potere, Samia corre chiusa dentro un burqa ed è costretta a fronteggiare una perdita lacerante, mentre il "fratello di tutta una vita" le cambia l'esistenza per sempre. Rimanere lì, all'improvviso, non ha più senso. Una notte parte, a piedi. Rincorrendo la libertà e il sogno di vincere le Olimpiadi. Sola, intraprende il Viaggio di ottomila chilometri, l'odissea dei migranti dall'Etiopia al Sudan e, attraverso il Sahara, alla Libia, per arrivare via mare in Italia.
Thomas Rydahl, Morte di una sirena (opens new window) è un caso a parte (pun intended). Non amo le storie con il solito "investigatore locale", residente e carico di regionalismi o nazionalismi. Ce ne sono a migliaia, sparsi per l'Italia o nel resto del mondo. In questo caso però è diverso. Il libro è danese, e il romanzo è stato accolto da un grande successo di pubblico e di critica. È l'esordio di un detective molto particolare che ha intenzione di restare a lungo nella mente dei lettori: Hans Christian Andersen, "l’autore che trasformerà poi in storie eterne l’oscura materia delle sue inchieste". Sort of.
Luca Alghisi, Come gli equilibristi (La mia vita con Moira) (opens new window) è una specie di autobiografia letteraria di un giovane circense "adottato" da Moira Orfei ed entrato a far parte di un mondo molto, molto particolare: quello del circo, con le sue atmosfere oniriche, i colori sgargianti, gli animali esotici, le esibizioni che lasciano con il fiato sospeso. Strano libro, con un soffio di verità.
Simone de Beauvoir, Le inseparabili (opens new window). Nel settembre del 1917, in una Parigi sotto la guerra, una bambina di nove anni torna a scuola dopo le vacanze. Nel banco accanto al suo c'è una nuova allieva dall'aria selvatica, che sembra avere modi molto diversi dalle altre compagne e le rivolge la parola con una franchezza mai conosciuta prima. Inizia così, con un incipit tra i più classici della narrativa a tema adolescenziale, la storia dell'amicizia intensa tra Sylvie e Andrée, nomi fittizi dietro cui è possibile indovinare il profilo di Simone De Beauvoir bambina e della sua grande amica Élisabeth Lacoin. Così comincia "Le inseparabili", il romanzo di una grande e reale amicizia: ritrovato fra le carte di Simone De Beauvoir, che in vita decise di non pubblicarlo ma, a differenza di altre opere, non lo ha mai distrutto. La sua uscita il prossimo autunno in Francia e in Italia ha fatto parlare di sé la stampa mondiale.
Oriana Fallaci, Se nascerai donna (opens new window) è uno dei libri più "femministi" della giornalista fiorentina. Questo libro raccoglie una selezione di pagine dedicate dalla giornalista fiorentina all'universo femminile: interviste, inchieste, ritratti finora mai raccolti in volume. Pagine da cui traspare il suo giudizio tagliente e la sua particolare visione delle donne: creature che dovrebbero essere sempre e necessariamente libere.
Tea Ranno, Terramarina (opens new window): è un'autrice siciliana che ripercorre le strade umanamente complesse ma narrativamente nitide e pulite di Camilleri, partendo in questo caso da un ritrovamento di una neonata abbandonata nella spazzatura di un paesino siciliano, e della sindaca vedova e triste di quel paese. Da tenere d'occhio. "Dall'istante in cui Luce - come verrà battezzata dal gruppo di amici che subito si stringe attorno alla bimba, chi per visitarla, chi per allattarla, vestirla, ninnarla - entra in casa Tabbacchera, il dolore di Agata si cambia in gioia e il Natale di Toni e Violante, del dottor Grimaldi, di Sarino, di Lisabetta e di tutta quella stramba e generosa famiglia si trasforma in una giostra. Di risate, lacrime, amurusanze, tavole imbandite, ritorni, partenze e sorprese, ma anche di paure e dubbi: chi è la donna che è stata capace di abbandonare ai cani il sangue del suo sangue? Starà bene o le sarà successo qualcosa? Cosa fare di quella picciridda che ha già conquistato i cuori di almeno sette madri e cinque padri?".
Yamatologica
Fico!
La parola di oggi del nostro corso tematico di giapponese è shibui (渋い) che vuol dire, più o meno, "old school cool", cioè un mix di vintage e altro che non tocca i giovani di oggi (i liceali) ma provoca improvvise sensazioni di nostalgia e comprensione profonda da parte di chi è invece più maturo. Come il mio amico quarantenne Simone che oggi, con il ventaccio e il primo freddo autunnale, è arrivato al bar dopo aver tirato fuori dall'armadio un cappottino double-face assolutamente delizioso, molto anni Ottanta, molto shibui.
Densha de GO!! Hashirou Yamanote Sen Dovrebbe stare sotto, in ludologica, ma in realtà viene meglio qui. Perché per me i giochi del genere dei simulatori professionali (pescatori, autisti di autobus o di treno) sono un genere particolare, che ha raggiunto la perfezione solo in Giappone. Da noi si fanno simulazioni (come Flight Simulator, per intendersi) che mirano più al realismo dell'oggetto simulato e alle procedure per azionarlo. Invece, in Giappone conta l'esperienza di vita, mediata da un gusto più arcade che rappresenta maggiormente la sfida quotidiana di chi lavora nel settore dell'oggetto simulato. Taito era una delle aziende produttrici di videogiochi che eccelleva nel settore, secondo me. È stata comprata dal colosso nipponico Square-Enix e adesso, a sorpresa (perché anni fa era uscito un titolo "Final" che aveva messo una pietra sulla serie), si appresta a rilasciare una nuova versione del suo "Vai col treno!", cioè Densha de GO!.
In questo caso Square-Enix ha presentato la versione Densha de GO!! Hashirou Yamanote Sen (qui il trailer (opens new window), qui il lancio al TGS2020 con un sacco di spezzoni del gameplay (opens new window)). Il gioco, per PS4 (esce a dicembre) e Nintendo Switch (esce più avanti), riproduce le 30 stazioni della linea Yamanote (sulla quale viaggia ogni notte il mio cuore, da vent'anni), con condizioni di luce e meteo varie e variabili, vecchi treni per momenti di nostalgia, oltre a segmenti di linee che corrono in parallelo alla Yamanote (Saikyo Line, Keihin-Tohoku Line, Ueno-Tokyo Line e anche un pezzetto di Narita Express!). Sulla Yamanote c'è anche la Takanawa Gateway Station, la prima nuova stazione di Tokyo da 49 anni a questa parte, che è stata aperta a marzo di quest'anno e dimostra la capacità di pianificazione sul lungo periodo degli ingegneri giapponesi per quanto attiene alla viabilità su rotaia. Infine, nel gioco c'è anche la tratta compresa fra le stazioni di Ichigaya e Akihabara della Sobu Line, perché è la più popolare nella versione arcade del gioco (perché ci sono da anni le versioni arcade!!). L'edizione per PS4 ha in più anche alcune missioni per la realtà virtuale. Non mi risulta che ci sia un controller dedicato, come era avvenuto (opens new window) invece in passato. Qui tutte le info del caso (opens new window) e qui invece un po' di dati sulla serie Densha de GO!! (opens new window). E, sì, sono più di vent'anni che sono impallinato di brutto per questo gioco (e un altro paio simili).
Importantologica
Il paradosso del cattivo software
È un tema sul quale batto spesso: produciamo cattivo software. Anzi, facciamo cose troppo complicate oltre che mal progettate. Gli strati di software necessari alla creazione ad esempio di un sito web o di un banale applicativo sono diventati troppi. Ne riparliamo, non temete: me lo sono segnato. Questo articolo (opens new window) di Wired, invece, apre l'argomento da un altro angolo: l'industria del software per se stessa produce applicativi straordinari, mentre medici, accademici e scienziati sono ancora fermi a delle pessime piattaforme. Interessante.
Chichenshit Minimalism
Anzi, parlando di cattivo software e di mal fatti siti web, occorre essere consapevoli che il tema non solo è complesso, ma non è neanche nuovo: si è radicalizzato negli ultimi cinque anni perché il web è peggiorato. Questo sito ad esempio era un provocazione (opens new window): per servire una banalissima frase di 56 caratteri spazi inclusi ("The illusion of simplicity backed by megabytes of cruft") più altri 22 del titolo, con un totale di 78 caratteri, sono necessari 3,1 Megabyte, cioè più di tre milioni di byte/caratteri. Oggi è considerato un sito "pulito" e "leggero". Qualcosa non torna.
Stay little, dream big
Se volete leggere una sola cosa in questo numero di Mostly Weekly, questo post è uno dei candidati migliori (opens new window). Come altro descrivere questo piccolo manifesto sul restare piccoli e fare le cose per bene? Geniale. E c'è molto, moltissimo di vero dietro:
Viviamo in un'epoca straordinaria in cui piccoli team (o addirittura dei programmatori solitari) possono competere con successo contro i giganti di Internet. Ma mentre gli ultimi anni hanno visto un'esplosione di idee di prodotto, c'è stata molta meno innovazione nel modo in cui costruire effettivamente un'impresa. La Silicon Valley è bloccata in una mentalità obsoleta di "crescere o morire" che sopravvaluta il rischio, mentre gli investitori scartano progetti sostenibili e interessanti perché troppo pratici. Quindi chi ha bisogno degli investitori?
L'economia dei creativi online
Se si può essere soli e al tempo stesso fare qualcosa che ci permetta di essere creativi in rete, c'è un mercato per farlo? SignalFire ha fatto una bella analisi (opens new window) sullo stato dell'economia dei creativi/creatori online, che sono circa 50 milioni tra professionisti e semi-professionisti, e si muovono su piattaforme come Instagram, YouTube, Twitch, Facebook e via dicendo. Fondamentale, per farsi un'idea: a me colpisce che sono circa 50 milioni, cioè sono tanti ma non tantissimi, visto che l'arena è globale. Insomma, non sono "tutti" quelli che vanno in rete, e neanche metà. Invece la divisione tra pubblico che consuma e gli utenti generatori di contenuti è ancora ben definita e, su scala planetaria, le proporzioni di questa nuova industria culturale, rispetto ai sistemi tradizionali della "old economy", secondo me a naso sono rimaste più o meno le stesse. Davvero: ci sarebbe dai riflettere su questo dato e farlo scalare, analizzarlo ben bene per vedere com'erano le cose dal punto di vista degli addetti al settore culturale al tempo del cinema, radio, tv, periodici, giornali e libri.
Effetti alquanto speciali
C'è una corrente di Hollywood (ma non è quella del dogma eh) che da anni sta lavorando sempre di più sugli effetti "in camera" anziché quelli messi dopo. Cioè, anziché fare tutto in computer graphic dopo, fanno con pupazzi, modellini, sfondi che in realtà sono televisori e via dicendo. In Oblivion Tom Cruise si muoveva in una casa tra le nuvole che era illuminata da una fascia a 360 gradi di pannelli led che simulavano differenti momenti della giornata. Niente effetti speciali: tanta, vera luce, che faceva sembrare il set sospeso ad alta quota. Adesso Christopher Nolan, nel suo ultimo film Tenet, ha comprato un Boeing 747 (vecchio) (opens new window) e l'ha mandato a sbattere contro un hangar, anziché usare gli effetti speciali o i modellini, semplicemente perché costava meno. E questo in parte perché gli effetti speciali digitali sono diventati troppo complessi, costano troppo etc. Ma in parte perché alle volte la cosa vera basta e avanza.
L'eterno vivere delle meduse
Le meduse, i jellyfish in inglese, sono creature peculiari sia dal nostro punto di vista (soprattutto quando si va a fare il bagno al mare) sia da quello esistenziale. Sono sostanzialmente eterne. E un anziano scienziato giapponese che vive in una piccola cittadina turistica rurale sulla costa giapponese studia in maniera quasi ossessiva i segreti della loro biologia. Il mini-documentario è fantastico (opens new window).
Il primo asilo del Day One Fund
Jeff Bezos ha aperto il primo asilo non profit (opens new window) come parte del fondo da due miliardi di dollari Day One Fund. L'asilo sarà a Des Moines, nello stato di Washington (quello a ovest dove c'è Seattle, non il distretto di Columbia della capitale federale). L'asilo seguirà tutte le misure per la sicurezza previste per il coronavirus, ovviamente, e da adesso ci si può iscrivere (casomai abitaste da quelle parti) se si hanno i requisiti giusti, cioè si è indigenti. Bezos ha in programma di creare una rete di asili non profit che verranno gestiti dal suo fondo filantropico Day One Fund. Nessuno sa quanti asili vuole aprire, ma ci si può immaginare che siano tanti. Gli asili saranno tutte in aree a basso reddito e offriranno una possibilità di accesso a programmi gratuiti per bambini di famiglie che altrimenti non potrebbero andare da nessuna parte. Il fondo di Bezos è attivo dal 2018, ha un capitale di due miliardi di dollari e il suo obiettivo è creare degli asili e aiutare le famiglie senza casa.
The best of
Domus, la storica rivista di architettura e design famosa nel mondo (l'editore è "puro" e l'altra cosa che pubblica è Quattroruote) sta cambiando profondamente da quando (era il 2017) la dirige Walter Mariotti (opens new window). Soprattutto, la parte online mi piace sempre di più. Qui la raccolta dei loro 20 articoli imperdibili del 2020 (opens new window) durante il coronavirus: "Il 2020 passerà alla storia come l'anno del Covid-19, certo. Ma c'è anche molta Milano, il design e i suoi maestri, architetture del presente, del passato e del futuro e tanto altro nella selezione di long form che vale la pena di leggere (o rileggere) con calma questa estate".
Le nuove batterie di Tesla
Nei giorni scorsi Elon Musk al suo Battery Day di Tesla ha fatto un po' di annunci (opens new window). Si sono tutti concentrati sull'obiettivo, cioè arrivare a portare sul mercato una auto elettrica tipo la Model 3 (opens new window) ma che costi 25mila dollari (la Model 3 parte negli Usa da 35mila, da noi è almeno sopra i 40mila). E poi si è parlato della super Model S del 2021 che costerà 139.900 dollari ma farà 0-100 Km/h in poco meno di 2 secondi, avrà un'autonomia di 835 Km e come velocità di punta toccherà i 321 Km/h (cioè 200 miglia orarie: sono numeri scelti dal marketing per fare cifra tonda, il motore elettrico viene in realtà "limitato", non potenziato). La cosa da guardare secondo me però è un'altra: la tecnologia sottostante. Tesa sta aprendo un nuovo impianto per la produzione di batterie negli Usa che produrrà catodi più economico del 76% ed eliminerà completamente l'uso del cobalto nella produzione. Soprattutto, Musk ha spiegato che Tesla sta lavorando a un nuovo tipo di batteria "tabless" che è progettata per aumentare l'autonomia e abbattere i costi delle auto elettriche, con sei volte più la potenza e il 16% in più di autonomia rispetto alle batterie attuali. Queste batterie diventeranno parte della struttura portante delle automobili, abbassando i costi complessivi.
OpenAI, GPT-3 e Microsoft
È un po' di tempo che giro attorno a GPT-3 perché secondo me ci sono già adesso degli usi per il motore della AI capace di scrivere in autonomia (anche se poi ci vuole un lavoro editoriale dietro molto grande). Si possono immaginare utilizzi molto interessanti: uno stagista che coordina tutti i blog di una serie di aziende, correggendo e impaginando quello che viene scritto da GPT-3 automaticamente, ad esempio. Adesso viene fuori che Microsoft (opens new window) ha ottenuto la licenza in esclusiva da OpenAI (dove dentro c'è anche Elon Musk) per lo sfruttamento commerciale. I particolari dell'accordo non sono stati rivelati ma OpenAI continuerà a offrire GPT-3 e i suoi altri modelli di AI addestrata su Azure tramite un set di API. Tra l'altro OpenAI ha lavorato bene già a livello delle API per evitare che gli utilizzatori possano abusare di GPT-3. Ci sono ad esempio dei filtri per evitare contenuti antisemiti ma che consentono la creazione di contenuti neutrali per quanto riguarda l'ebraismo in generale. Messa così, è una cosa che fa paura.
Perché gli Usa hackerano?
Non serve che ve lo dica, ma ve lo dico lo stesso: penso che l'hacking di Stato, il controllo digitale, le forme di utilizzo "governativo" e per intelligence delle tecnologie informatiche non siano una buona cosa. Anzi. E in questi ultimi dieci anni abbiamo visto molti esempi. Tuttavia, vale la pena spezzare una lancia (si dice così, no?) a favore degli Usa: quando sono arrivati sulla scena internazionale, i terroristi dell'Isis (opens new window) hanno trasformato Internet in un'arma. L'organizzazione islamica ha utilizzato app crittate, i social media e i media online per diffondere i suoi messaggi, fare proselitismo, trovare nuovi miliziani, lanciare attacchi. Come risposta la Nsa e lo US Cyber Command hanno creato una task force segreta che è diventata la protagonista della più grande e più lunga cyber-operazione militare americana. Cosa hanno fatto, di preciso? In questo articolo (opens new window) potete leggere alcune delle operazioni portate avanti dalla task force.
La dipendenza da TikTok, spiegata bene
TikTok dà dipendenza. È ovviamente una dipendenza di tipo psicologico-comportamentale, non chimico (mica ti lecchi il telefonino quando hai aperto l'app, anche se) e non fa bene. Lo spiega uno studio (opens new window) che racconta bene tutto fin dal principio: si parte da zero con l'app con un processo un po' noioso, in cui l'utente seleziona vari campi d'interesse, prima che arrivi un qualsiasi tipo di contenuto. Una volta partiti, però, l'app è progettata per offrire una esperienza "ingaggiante" sempre più intensa. Gli utenti si abituano rapidamente a fare swipe per ricevere nuovi contenuti. L'esperienza viene personalizzata con vari metodi tra cui un sistema di geolocalizzazione basata sugli indirizzi IP e su algoritmi a quanto pare sofisticati. I video di TikTok danno più dipendenza di altri video social perché richiedono pochissimo sforzo per avere una grande variabilità. Sembra che TikTok offra degli stop all'infinito scrollare, per far capire agli utenti che forse stanno esagerando a guardare tutti quei video, e questo rende l'esperienza d'uso dell'app più empatica.
Variologica ed eventualogica
Gundam
Il gigantesco Gundam (opens new window) che stanno costruendo nel porto di Yokohama è quasi pronto (opens new window). Alto 18 metri e mezzo, pesa circa 25 tonnellate. Può camminare, inginocchiarsi, gesticolare con le mani e altre cose del genere. Doveva debuttare il primo di ottobre, ma la data è stata spostata un po' più in là a causa della pandemia. Nell'articolo (opens new window) ci sono buone foto e anche qualche video (accelerato) che mostra il Gundam muoversi.
La penna e il calamaio
C'è un confine che corre tra scrittura, epigrafe e stampa, sino ad arrivare al giorno d'oggi con la scrittura digitale che torna alla penna. Quando si cerca di ricostruire questo percorso si sovrappongono tecnologie molto diverse, che segnano e marcano il modo di scrivere. Questo articolo (opens new window), pur essendo di un sito che si occupa di tipografia in senso digitale, la prende larga e parte dall'epigrafia romana ma, in realtà, fa un bel discorso di stili di scrittura e dei passaggi culturali che li hanno accompagnati. Secondo me, ma è una deformazione professionale tempo, bisognerebbe guardare il tema partendo dalla tecnologia come abilitatrice e vedere cosa le differenti culture e società hanno scelto. Comunque, anche il percorso di I Love Typograhpy va più che bene.
I tempi della società
Le società sono come i serpenti: inghiottono e metabolizzano tutto. Nei mesi successivi all'11 settembre ricordo che, da studioso dei media (ai tempi lavoravo come ricercatore nell'Osservatorio sulla Comunicazione dell'università Cattolica di Milano) aspettavo i primi segnali che il disastro era stato metabolizzato da letteratura, cinema e televisione. E industria della moda. Cioè cercavo segnali deboli, menzioni in film e telefilm, cambiamenti nei costumi che indicassero l'inizio di una nuova conversazione sociale. I momenti di cambiamento sono occasioni uniche per vedere il mutamento sociale all'opera. Oggi (opens new window) il coronavirus non è paragonabile all'attentato alle Torri Gemelle, ma viene lo stesso metabolizzato dalla società con tempi paragonabili, partendo proprio dalla moda:
La scorsa settimana, l'azienda di moda newyorkese Alex Mill, che si occupa di button-down, chino e jumpsuit di tendenza, ha lanciato una piccola collezione di pezzi unici tinti con le tonalità dei ghiaccioli estivi. Il direttore creativo e cofondatore di Alex Mill, Somsack Sikhounmuong, ha raccontato che, quando si è trattato di creare la collezione per le fotografie, il suo primo istinto è stato quello di abbinare le camicie e le giacche tie-dyed con i capi di abbigliamento a tinta unita del marchio. Poi ha avuto un'idea migliore.
Be Kinder
Un social più gentile degli altri (opens new window). È quello che ha cercato di realizzare Marc Bodnick con il suo Telepath (opens new window), costruito utilizzando la struttura a subtopic di Reddit (cioè i suoi "subreddit") mescolandola con il "sentimento del momento" di Twitter e l'effimera esistenza dei contenuti su Snapchat.
Il drone Always Home Cam
Ti metti in casa (opens new window) un drone con telecamera che vola da tutte le parti, che senta un rumore o no. Cosa può andare male? Niente, soprattutto se lo fa Ring (Amazon) che ha una sua storia di problemi di sicurezza, in un contesto come quello della Smart home che è un nido di vipere, perché piena di oggetti cinesi da quattro soldi privi di sicurezza e con infrastrutture pensate molto male. Sul tema delle infrastrutture di rete per la casa (dal modem-router in avanti, per intendersi) mi prendo l'appunto e ne riparliamo quando c'è tempo. Su come si fa una Internet of Things sicura idem, ne riparliamo. Intanto, come dicevo, Ring ha presentato Always Home Cam (opens new window), un piccolo drone completamente autonomo (vola per i fatti suoi) che può farsi un giro per la vostra casa e vedere se è entrato qualcuno. Quando ha finito, torna automaticamente al suo dock per ricaricarsi e "dormire". Quando è in posizione la videocamera e il microfono non registrano. Il drone arriva l'anno prossimo e costerà 249,99 dollari. Quando uno se lo è comprato definisce un percorso all'interno della casa, che il drone seguirò nei suoi giri. Il drone fa un rumore piuttosto forte apposta, perché serve per far sapere che è in giro. Nell'articolo c'è anche il video di 30 secondo che fa vedere come funziona. Orrore.
Il senso della vita e altre cose simili
Il gruppo nofap (opens new window) di Reddit (che conosco per motivi che qui non è necessario approfondire) ha una singolare inclinazione per Marco Aurelio e la filosofia stoica.
Economia circolare
La polizia vietnamita ha sequestrato (opens new window) 345mila preservativi usati che, dopo essere stati lavati, asciugati e ripiegati, venivano venduti si spera a prezzi più bassi del nuovo. È una notizia che non riesco neanche immaginare come fare per dimenticarla. Preservativi usati rivenduti. Blah!
Audiologica
Ghosts
Shhhhh, tutti zitti. Il Boss ha una nuova canzone. Tanta roba. Bruce Springsteen, Ghosts (opens new window). L'album (il ventesimo del Boss fra quelli registrati in studio) si chiama Letter To You (opens new window) e va in preordine adesso. Una delle cose che voglio fare quando finirà questa cosa del coronavirus è vedere per la prima volta un concerto del Boss. Sono quasi quarant'anni che ne sento parlare, a questo punto mi è venuta anche voglia.
Sivuca
Conoscete Sivuca? No? Male, molto male. Dovreste. Severino Dias de Oliveira (nato nel 1930 e morto alla fine del 2006), nato nello stato brasiliano del Paraíba, è uno dei più importanti autori e interpreti della musica latina e jazz. Ha suonato con i più grandi, gente come Miriam Makeba, Harry Belafonte, Ulf Wakenius e Sylvia Vrethammar. Il suo disco omonimo del 1973, Sivuca (opens new window) (lo potete ascoltare tutto su YouTube (opens new window)) è un piccolo capolavoro, ma la gioia maggiore deve essere stata ascoltarlo quando suonava a Rio de Janeiro, New York, Parigi, Lisbona.
Bonus: Spectacle
Come avrete capito mi piace molto Spectacle, la trasmissione musicale di Elvis Costello (opens new window). In questa puntata della seconda stagione ci sono una raffica di ospiti (Norah Jones, Kris Kristofferson, John Mellencamp, Rosanne Cash) che fanno quel che bisogna fare in Texas o nel sud degli Stati Uniti quando quattro o cinque amici si trovano a casa con delle chitarre folk: suonano da dio (opens new window). Lo spiega bene Rosanne, che oltre a essere decisamente brava è anche la figlia di Johnny.
Ludologica
Ehi, Mario
Mario compie 35 anni. Come meglio festeggiare se non mostrando un percorso record (opens new window) attraverso Super Mario 3 Bros (tre minuti...).
Chapters:
00:00 - Introduction
00:37 - 1-1, Hammer Bros.
02:08 - 1-2
02:43 - 1-3 to World 7
03:51 - Credits Warp
04:48 - Pipe clip, out of bounds
07:04 - Note block crash
08:02 - Stack underflow, RAM as code
10:39 - Shell manipulation
12:25 - What can go wrong?
13:39 - Recap, Conclusion
La Luna di Amazon
Dopo vari tentativi Jeff Bezos entra nel gaming. Amazon ha annunciato la sua piattaforma cloud per il gioco in streaming (opens new window) che si chiama Luna. Le indiscrezioni giravano da tempo e adesso c'è: disponibile per Pc, Mac, FireTV e via web app per i dispositivi mobili. Negli Usa è possibile chiedere di partecipare da subito e costa 5,99 dollari al mese. Il servizio permette di giocare in streaming e di farlo su due apparecchi nello stesso momento (cioè può giocare il papà e il figlio, due fratelli, fratello sorella, mamma papà etc). Risoluzioni importanti (4K/60fps) solo per alcuni titoli, gli altri sono in full HD. Luna ha anche l'integrazione con Twitch e soprattutto, per rendere il tutto in qualche modo tangibile (e abilitare il gioco) Amazon ha annunciato che c'è un joypad, il Luna Controller, dotato di Alexa (strano vero?) disponibile per 49 dollari oltre a una partnership con Ubisoft per far capire che fanno sul serio. Al giorno zero sono già disponibili circa 100 titoli e altri arriveranno più avanti.
Che casino!
Un lancio veramente difficile per la nuova Playstation 5 e la nuova Xbox. Sony e Microsoft hanno (di nuovo) programmato male (opens new window) la produzione e la coda con i tempi di consegna dei pre-ordini è esplosa. In parte succede anche per creare una narrativa di scarsità, in modo tale da far salire la "febbre" del nuovo apparecchio, dare la sensazione del "tutto esaurito" e fare marketing. Però, che noia.
Algoritmologica
I grandi dell'informatica
Mettetevi comodi: c'è questa intervista ad Avie Tevanian (opens new window) che va ascoltata tutta, con calma e in religioso silenzio. L'uomo è un genio, il suo lavoro architetturale sul kernel di quello che poi sarebbe diventato la base di macOS è fenomenale, e andrebbe messo accanto ai grandi ingegneri delle strutture digitali della nostra vita, anche se non sappiamo neanche che esistono.
Di chi sto parlando?
Avie Tevanian è uno dei coautori del kernel Mach ed ex vicepresidente senior del software di Apple. Il suo lavoro è stato utilizzato come base per costruire diverse tecnologie utilizzate oggi, ad esempio l'attuale kernel XNU di macOS è basato su Mach. Questo kernel è presente anche nei dispositivi iOS, nelle Apple TV e così via".
Alcuni anni fa ha rilasciato un'intervista molto interessante al Computer History Museum (Mountain View, California) in cui spiega le sue esperienze. L'intervista è piuttosto lunga e contiene molti fatti interessanti; per non farla troppo lunga, mi sono concentrato sui progetti a cui ha lavorato presso l'università, NeXT e Apple.
Dittatori benevolenti a termine
È uscita la 9.4 di Org (opens new window) (ovvero Org-mode (opens new window)), che è il modo per prendere appunti e organizzarsi la vita (opens new window) di Emacs (opens new window) (ma se non sapete di cosa sto parlando, è un problema). Il manutentore del progetto Org-mode è felice e contento, ma vede anche dei problemi nel futuro. Perché, dice, quando un progetto open source comincia ad avvitarsi, spesso è troppo tardi per riuscire a rianimarlo:
Il più delle volte, quando si viene a sapere che un progetto di software libero è in difficoltà, è troppo tardi. Ad esempio, sia pdf-tools che helm non hanno più un manutentore da qualche giorno: ve lo aspettavate? Org sta andando abbastanza bene, ma sento che siamo a un punto di svolta: o attiriamo più collaboratori e possiamo permetterci di correggere più bug e rilasciare nuove versioni, oppure potremmo essere sopraffatti dalle richieste degli utenti e perdere sia l'energia che la motivazione a continuare.
Ah, io in realtà sto sull'altra sponda perché uso Vim, ma capisco il problema.
Vita e morte del programmatore
L'intelligenza artificiale sostituirà i programmatori? È una domanda veramente mal posta, però porta click, perché programmare è considerata una "professione del futuro" sulla quale vale la pena investire il proprio tempo scolastico, e invece sembrerebbe non essere più vero. Se andiamo a vedere cosa sta succedendo in realtà, articoli come questo (opens new window) spiegano molto bene quali sono gli scenari attuali in cui l'AI serve a qualcosa (caccia ai bug e scrittura programmatica di sotto-moduli in tempo reale). Messa così devo dire che diventa interessante.
Swift for TensorFlow
L'ambizione di Apple, quando ha lanciato Switch per sostituire il suo ObjectC, è quella di costruire un linguaggio che copra tutto, dal macro al micro, fino all'embedded. Questo esempio, Swift for TensorFlow (opens new window), è un buon indicatore. La pagina contiene un tutorial per iniziare a usare il framework e la piattaforma. Si tratta di una piattaforma per il machine learning che integra – come dice il nome – TensorFlow dentro Swifth. Il progetto è ancora all'inizio ed è usabile sostanzialmente per alcuni progetti piuttosto avanzati di Machine Learning per chi vuole costruire da zero cose nuove senza essere limitato dai framework attualmente esistenti. Ma è usabile anche dai principianti, che possono partire dal livello semplice di sviluppo del sistema per imparare i fondamentali del machine learning. Ed è il motivo, in effetti, per cui lo sto citando qui. Intanto, Swift è sbarcato anche su Windows (opens new window).
Anti-depressione: c'è un app per questo!
C'è uno che soffre di depressione, fa il programmatore e allora ci ha lavorato un po' sopra. Dopo un po' (di analisi) ha cominciato a scoprire come funziona (opens new window) (almeno, per lui). Dopodiché, ha fatto un'app (opens new window).
Pizzly
State facendo una app e volete infilarci dentro delle API di un servizio? C'è una piattaforma per questo. si chiama Pizzly (opens new window), è open source e consiste di: una dashboard, un servizio di autenticazione, un proxy, una libreria JavaScript e le sue API che aiutano nell'integrazione delle altre API di terse parti. Di quali API terze stiamo parlando? Gmail, GitHub, Google Sheets, Zoom, Trello, Reddit e molte, molte altre.
I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.
“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”
– G.K. Chesterton
END
Ti è piaciuta? Inoltrala a chi potrebbe essere interessato.
Se l'hai ricevuta, qui puoi iscriverti
Qui invece c'è l'archivio dei numeri passati
Se vuoi contribuire al futuro di Mostly Weekly, puoi fare una piccola donazione usando PayPal (opens new window) modalità Amici e parenti
Buona domenica!