[Mostly Weekly ~330]

JJJ: ‌Jobs, Jung, Jackson e le eredità attive


A cura di Antonio Dini
Numero 330 ~ 29 giugno 2025

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Bentornati e grazie per aver aperto questa pagina! Come sapete, Mostly Weekly è una newsletter settimanale che esce quando è pronta, realizzata a mano, piena di refusi ma priva di algoritmi e LLM (oggi non è più scontato).

Questa settimana sta facendo veramente caldo e in molti partono alla ricerca del fresco. Qui si va avanti: se volete fare una donazione su PayPal in modalità Amici (opens new window) (è una donazione, dopotutto, non una compravendita) oppure su Ko-Fi (opens new window), questo è un ottimo momento. Grazie ancora a voi che lo avete fatto nei giorni scorsi (ehi, voi lo sapete chi siete!)

Intanto, buona lettura.




Le persone sono un tutt’uno: prendi i pregi insieme alle loro contraddizioni. Spesso, i punti di forza e le debolezze sono le due facce della stessa medaglia
— Steve Jobs




Ponte vecchio
Ponte vecchio ~ Foto © Antonio Dini


Editoriale

Pensare l'idea del futuro
C'è un'idea che mi gira da un po' in testa, e un messaggio che è arrivato nei giorni scorsi mi aiuta a metterla a fuoco. Ma facciamo un passo indietro. È una riflessione aperta, che poi porterò anche su Fumettologica. Giorni fa leggevo questo articolo del Post (opens new window) su un autore di fantascienza che è amatissimo da Elon Musk, Mark Zuckerberg e da tutta quanta la Silicon Valley. Si tratta dello scozzese Iain M. Banks, che è noto, relativamente alla fantascienza, per il suo ciclo della Cultura (opens new window).

L'idea di fondo è che Banks proponga una visione "forte" (e "socialista") del mondo futuro, e che questa visione sia stata in parte presa (opens new window) dai tychoon della fantascienza (opens new window) per disegnare i loro progetti: la "vision", come si dice. Tipo: andiamo su Marte, colleghiamo la mente al computer, sviluppiamo delle AI e diamogli una serie di ruoli chiave nella società, riprogettiamo il modo in cui gli esseri umani vivono e agiscono nella società. Queste cose qua.

La fantascienza si occupa della società di oggi oltre che di quella di domani (proietta nel futuro quello che siamo adesso), ma non è "già fatta", non è necessariamente riducibile al solo Banks e lasciato nelle mani di pochi big della tecnologia. Possiamo esplorare altri immaginari (opens new window), altre visioni del futuro, che affondino i piedi nella tecnologia "possibile".

E arrivo così al messaggio che mi ha scritto Marco Passarello per segnalarmi che, ai primi di luglio, esce nelle edicole (con quella meravigliosa caducità tipica dei prodotti da edicola) lo speciale antologico che ha curato per Urania: Tecnologie del futuro (opens new window). Il volumetto raccoglie tredici interviste a ricercatori dell’IIT (l'Istituto italiano di tecnologia) che hanno ispirato altrettanti racconti di fantascienza. Questa operazione, unica in Italia, segue idealmente questo libro, Hieroglyph (opens new window).

"Il progetto – spiega l'università dell'Arizona, che coordina il progetto – mira a uscire dalla routine cupa e distopica che domina così tante delle nostre visioni del futuro ispirando le persone a pensare in modo critico e creativo alla scienza, alla tecnologia e alla società". Questo è quello che fa l'università dell'Arizona con lo scrittore di fantascienza Neal Stephenson (opens new window) e il Center for Science and Imagination (opens new window): "riaccendere le nostre grandi ambizioni per il futuro attraverso visioni positive e tecnicamente radicate del futuro prossimo". O, per citare un altro esempio, la MIT Press, la casa editrice del Mit di Boston, con i suoi adorabili Twelve Tomorrows (opens new window) (di cui avevo parlato una decina di anni fa qui (opens new window) e qui (opens new window)).

Alla fine, l'idea che mi gira per la testa è piuttosto semplice: la fantascienza come facilitatore del futuro, come punto in cui incontrarsi, scambiare, immaginare, raccontare e poi costruire delle immagini del futuro positive. Il futuro che vogliamo, non uno devastato o fuori controllo. Insomma, anziché lasciare che pochi prendano quel che più gli comoda e poi lo mettono a terra con le proprie industrie, pensiamo a qualcosa di condiviso e partecipato, che possa essere un percorso e un patrimonio comune, una visione costruttiva e positiva del futuro. È fantascienza pensarlo?



Il bar degli Uffizi
Il bar degli Uffizi ~ Foto © Antonio Dini


Importante

Carrozzoni di stato reloaded
A quanto pare digitalizzare INPS, Inail e Istat sembra essere stato solo un immenso spreco di soldi: la società 3-i, nata per unificare le competenze informatiche dei colossi di stato, non è mai partita e ha avuto più amministratori delegati e sindaci che dipendenti. L'espresso ne parla abbondantemente (opens new window).

Cose di mondo
Da Chimpanzini Bananini a Ballerina Cappuccina (opens new window): la generazione alfa che parla inglese si è scatenata per gli animali "italiani", una forma di devastazione del cervello che la metà basta.

La morte dei musicista della classe media
Oggi è più facile che mai fare musica, ma la realtà è che è più difficile che mai guadagnarsi da vivere facendo musica (opens new window).

Terrario open source
Che bello. Veramente, se avessi tempo, voglia e spazio in casa per una cosa del genere, mi farei dei terrari a coprire le pareti: questo Oasis (opens new window) sarebbe il punto di partenza (il progetto su github (opens new window) è aperto per tutti). Oasis è un terrario intelligente completamente open source, per lo più stampato in 3D. Fornisce l'ambiente ideale per piante che amano l'umidità come muschio, felci, orchidee e molte altre.

Come vestirsi?
Se dovete andare a New York (io ci faccio un salto veloce tra qualche giorno) una delle cose che vi viene in mente è: come mi vesto? Perché la domanda è questa: "che tempo farà" serve a capire cosa mettermi. Ecco, questo sito "guarda" la gente che passa (opens new window) con una webcam , l'AI analizza e fa le statistiche su come è vestita (maniche lunghe, corte, giacche, cappotti, ombrelli o no) e noi ci facciamo un'idea se ha senso andare con la camicia a maniche lunghe oppure basta la maglietta.

Bond, James Bond
Primo passo verso il nuovo corso sul grande schermo dell'agente segreto inventato da Ian Fleming, cioè James Bond. Adesso abbiamo un regista (opens new window): Denis Villeneuve, che (per fortuna) è uno famoso soprattutto perché non ha mai sbagliato un film, finora.


Italiana

Giovanni Spadolini
Sembra ieri, ma siamo a cento anni dalla nascita di Giovanni Spadolini il 21 giugno del 1925. Per ricordarlo, l'ordine dei giornalisti ha indetto un concorso (opens new window) (per gli under 35). Perché Spadolini è stato sì un politico (primo presidente del Consiglio laico, presidente del Senato) e storico (a proposito di Scienze Politiche a Firenze) ma anche giornalista (opens new window): ha diretto il Resto del Carlino e il Corriere della Sera. Qui l'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ricordava Spadolini (opens new window). Sembra di vedere un mondo parallelo, una galassia lontana lontana, un altro tempo, un'altra storia.

Giorgio Napolitano
Mi sono reso conto, subito dopo aver preparato il breve testo qui sopra, che anche Giorgio Napolitano (opens new window) era nato cento anni fa, il 29 giugno del 1925. I ricordi di Napolitano stanno venendo fuori in queste ore (opens new window) perché l'anniversario della nascita (opens new window) è proprio oggi: si trovano più medaglioni (opens new window) scritti all'indomani della sua scomparsa, nel 2023. A mio avviso è stato, tra i 12 Presidenti della Repubblica (a partire da Enrico De Nicola) quello che ha avuto il ruolo più significativo per la storia della Repubblica italiano, garantendo con un fine pragmatismo la tenuta delle istituzioni in un periodo di crisi e di pericoloso "vuoto" istituzionale. La sua è stata, inoltre, una presidenza senza ombre personali, una figura specchiata, cosa (duole dirlo) rara quando si guarda a chi ha occupato prima di lui la più alta carica dello stato.

Michael Jackson
Il 25 giugno del 2009 è morto all'improvviso Michael Jackson (opens new window). Sedici anni passati in un attimo.


Multimedia

AI e giornalismo
A che punto è la riflessione sull'uso dell'intelligenza artificiale all'interno della mia professione di giornalista? Una breve riflessione (opens new window) del presidente dell'Ordine dei giornalisti della Toscana, Giampaolo Marchini (disclaimer: io sono iscritto a quello della Lombardia).

La linea da seguire
Intanto Sam Altman qui spiega (opens new window) il futuro di OpenAI, le origini di ChatGPT e come si costruisce l'hardware per l'AI.

Old and wise
Non so se l'obiettivo della vita sia essere felici o essere saggi o altro, ma a me sembra che almeno le prime due (e forse anche parecchie della terza, qualsiasi cosa sia) Paulina Porizkova le abbia raggiunte (opens new window).

Death of a Fantastic Machine
Un fantastico documentario del New York Times (opens new window) che racconta la fine di un mondo nato appena ieri.

Carl Jung
Girata per la serie della BBC Face to Face nel 1959, questa intervista (opens new window) ha come protagonista Carl Jung, che esamina la sua vita e la sua carriera straordinariamente influente sulla cultura occidentale all'età di 84 anni, appena due anni prima della sua morte. Nella conversazione con il presentatore britannico John Freeman nella sua casa vicino a Zurigo, Jung risponde a una serie di domande sulla sua umile educazione, sul suo rapporto controverso con Freud, sulla sua fervente fiducia in Dio e nell'inconscio collettivo, e sui suoi pensieri sulla morte e sul futuro dell'umanità.


Tsundoku

Memorie di un viaggiatore spaziale
Mondadori prosegue la sua benemerita attività di ristampa delle opere di Stanislaw Lem negli Oscar con una mini-collana dedicata. Tocca a Memorie di un viaggiatore spaziale (opens new window) che apre il ciclo di opere con protagonista Ijon Tichy ed è, come molti hanno scritto, l'opera di Lem che più si avvicina all'idea dei Viaggi di Gulliver (opens new window) di Jonathan Swift. Entrambi da leggere.

Straniero in terra straniera
Nuova edizione che parte dal manoscritto originale di Robert A. Heinelin (quello "lungo", cioè non tagliato dall'editore della prima stampa nel 1961), questa edizione di Straniero in terra straniera (opens new window) arricchito da un saggio di Kurt Vonnegut è semplicemente molto, molto bella. E da leggere, sia che conosciate l'autore sia che non abbiate mai incontrato la fantascienza nella vostra vita: vi sorprenderà.

Le fontane del paradiso
Visto che si parla di fantascienza e di "mostri sacri", dopo il primo, ecco il secondo dei "tre grandi" della fantascienza classica americana, cioè Arthur C. Clarke. Sta uscendo una nuova edizione di Le fontane del paradiso (opens new window), il romanzo che si inventa non solo l'ascensore spaziale (tecnologia realmente possibile, come i satelliti artificiali, sempre immaginati dal buon Clarke) ma anche del rapporto scienza-religione.

Io, Robot
Il "terzo grande" è Isaac Asimov, autore e scienziato prolifico che secondo me ha dato il meglio nella sua forma breve, perché scriveva con poche concessioni alla bellezza della parola mentre rovesciava un'idea via l'altra. E insomma, nei racconti si è sempre espresso bene e Io, Robot (opens new window) è questo: una raccolta formidabile di racconti senza tempo che mettono i robot, intesi anche come mente artificiale oltre che come macchina. Asimov era andato direttamente alla fase verso la quale noi stiamo faticosamente avvicinandosi di integrazione AI-macchina e aveva i suoi buoni motivi per farlo.


Coffee break

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Money quote

E allora? Non è per caso il socialismo cristiano la più forte carica esplosiva contro la società borghese, che si regge sull'idea del confronto e sulla realtà del lusso, del godimento, del piacere, delle cose vane e superflue? Quan­do Leone XIII esalta il lavoratore, prende sempre come esempio «l'operaio frugale e ben costumato».

La Riforma, attraverso Calvino, aveva gettato le basi del capitalismo, legittimando l'iniziativa individuale tesa a qualunque scopo, santificando lo sforzo e l'ardimento del singolo anche se mirava a un fine di grandezza e di dominio, consacrando nel guadagno e nel successo il segno della predestinazione e dell'elezione divina.

Negando lo Stato moderno e il capitalismo, il Papato nega il principio stesso della «lotta», che li reggeva entrambi. Il nuovo ordine sociale, concepito dal socialismo cattolico, risolve la lotta, dissolve lo Stato in sé. È la sfida al protestantesimo. La Chiesa, che si è sempre opposta alla concezione faustiana della vita, alla riduzione dell'esistenza sotto la categoria della guerra, all'idea del progresso e del divenire, al principio della concorrenza, della selezione, della lotta di classe, all'azione come misura del mondo, la Chiesa mira a raggiungere la sua più grande vittoria, lanciando e imponendo una volta di più la sua parola di pace, di amore, di fratellanza, di carità.

Sul piano storico, cos'è infatti il comunismo se non l'ultimo erede della Riforma, del romanticismo e della filosofia classica tedesca? Per definizione, esso è il nemico giurato della Chiesa. Il suo fondamento è lo Stato; il suo principio la rivoluzione; il suo metodo la lotta; il suo ideale l'immanenza; il suo fine la giustizia.

– Giovanni Spadolini



D3C

Mostly Sponsor: D3C ~ Piacere di fare la vostra consulenza (opens new window)


Al-Khwarizmi

Il male ha molte forme
Quando le nuove tecnologie diventano maistream, alcuni paradigmi si trasformano in tavole delle leggi. Uno di questi è la tokenizzazione per gli LLM. Ma c'è chi vuole trovare dei modelli concettuali diversi e generali (opens new window). Ha senso.

Shell
Mi scriveva qualche giorno fa un amico per dirmi che do poco spazio alle cose da terminale, da qualche tempo a questa parte. Fear no more: ecco Starship (opens new window), ad esempio, un prompt per qualsiasi shell che va come le lippe (aka: veloce veloce). Occhio che serve avere NerdFont (opens new window) installato. Un po' troppo minimalista per me, ma carino.

Per documentazione
La mitica Julia Evans ha appena rilasciato la sua nuova zine: The Secret Rules of the Terminal (opens new window) che potrebbe essere utile per fissare alcuni concetti base.

Strane abitudini
Come usare il terminale (anche sotto Windows). Ecco qui uno che spiega cosa ci fa (opens new window). C'è tanto tmux e ssh, più vari script, all'opposto di quel che faccio io, ma insomma, per chi è curioso vuol per capire un po' di cose che si possono fare e perché.

La gioia nel fare piccole cose
Perché andare all'università a studiare informatica se alla fine vuoi solo programmare? Lo so che detta così è quasi una bestemmia, ma in pratica questa pagina (opens new window) suggerisce dei mini progetti di programmazione a difficoltà crescente che hanno lo scopo di aiutare gli autodidatti che non vogliono avere a che fare con cose strutturate: dai corsi online alle università. Chissà che gente ne viene fuori.

Snow
C'è un altro emulatore del Macintosh classico che sta iniziando a flettere i suoi muscoli. E non è male. Si chiama Snow (opens new window), va su Mac, su Windows e su Linux. Ancora instabile, ma cresce veloce ed emula (per adesso) i Macintosh 128K, Macintosh 512K, Macintosh Plus, Macintosh SE, Macintosh Classic e Macintosh II.

uv
Ne ho già parlato in passato, comunque ci ritorno: se fate cose in Python è probabile che a un certo punto abbiate cominciato a picchiarvi con i vari pip (ce ne sono un tot e tutti ugualmente odiosi, incluso il mitico "virtualenv"). Invece, fatto utilizzando Rust come linguaggio per garantire che vada molto veloce (opens new window) (stavo per scrivere "come una lippa", ma poi non mi capisce nessuno), un gruppo di volenterosi ha creato uv (opens new window), che è un packet manager completo che integra tutte le varie "pippe" e va un ordine di grandezza più veloce. Si installa sia direttamente che tramite pip (che cosa molto meta che è questa) e qui c'è chi spiega meglio di me (opens new window) come e perché serve.

Font
Non lo userei mai sul mio Mac, però lo trovo molto carino: è un font gratuito che si chiama Annotation Mono (opens new window).

Claude + VSCode
Se usate Claude Code (che ha anche la sua CLI (opens new window)) e usate VSCode e volete fare le due cose assieme, questo è il plug-in che fa per voi (opens new window).

edit
A proposito di VSCode: se volete un editor di testo molto semplice per la riga di comando che abbia però tutte le moderne facilità di VSCode e giri solo su Windows, ecco a voi edit (opens new window) di Microsoft, scritto in Rust (cioè, va veloce). E a un tratto siamo negli anni Novanta con MS-DOS Editor (opens new window).


S.M.N.
S.M.N. ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

Gemini CLI
Google ha rilasciato un’interfaccia testuale per usare Gemini direttamente dal terminale: si chiama Gemini CLI (opens new window), e funziona con gli stessi modelli che alimentano l’app mobile e l’interfaccia web. È disponibile su GitHub (opens new window), ma per usarla serve un account Google con accesso all’API di Gemini (il piano gratuito offre comunque un discreto margine di prova). C'è dentro anche Gemini Code Assist (opens new window), ovviamente.

Una volta installata, la CLI permette di fare un po’ tutto: generare testo, riassumere, correggere, spiegare codice, fare domande, interagire con file e directory. Può essere un supporto rapido mentre si lavora, soprattutto per chi vive dentro il terminale e vuole evitare di aprire un browser o un’altra app. L'interfaccia della CLI è una TUI che è davvero tanta roba. Tanto di cappello.

Attenzione però: è pur sempre un’interfaccia a un modello generativo di Google, e tutto passa dai suoi server. Inoltre, sebbene l’idea sia intrigante (un assistente AI nel terminale ha un che di cyberpunk, nonostante tutti gli LLM open source funzionino così), resta la solita questione: serve davvero? Per scrivere due righe di Bash o riformattare un JSON non è forse meglio farlo a mano?

Insomma: Gemini CLI funziona, è comoda in certi contesti, ma non è affatto indispensabile. Può tornare utile, ma non fa miracoli. Come tutto il resto dell’AI generativa, d’altra parte.


three-stars


Un uomo deve amare molto una cosa se la pratica senza alcuna speranza di fama o di denaro, ma anche se la pratica senza alcuna speranza di farla bene. Un uomo del genere deve amare le fatiche del lavoro più di quanto qualsiasi altro uomo possa amare le ricompense che ne derivano

– G.K. Chesterton


END



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