[Mostly Weekly ~309]

Dna, videogiochi, noia e bacchette


A cura di Antonio Dini
Numero 309 ~ 2 febbraio 2025

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Grazie per aver aperto questa pagina! Ci siamo, rieccoci: Mostly Weekly è una newsletter settimanale che esce quando è pronta, realizzata a mano, piena di refusi ma priva di algoritmi (almeno quello).

Siamo diventati la società dei misoduli, che vuol dire nemici della noia. La noia, che invece è così bella, così ricca di tempo per pensare e così creativa per le anime sensibili o meno.

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Intanto, buona lettura.


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Myself I saw in the windows reflected
— Lawrence Ferlinghetti



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Editoriale

Lo specchio e cosa riflette
Per lavoro stavo facendo una ricerca molto leggera sui test del Dna, settore commerciale peraltro in crisi (opens new window) ma per me strumento utile per cercare di capire la propria eredità genetica, eventuali problemi "nascosti" (malattie, predisposizioni) e magari individuare anche tratti esotici, perché dopotutto l'Italia è stata soggetta a molte dominazioni straniere nel corso del tempo.

Quello che ho trovato invece è una singolare ripartizione di significato: da noi il test fa pensare soprattutto a un modo per svelare gli incesti (opens new window), negli Usa invece il tema prevalente è quello del test di paternità (opens new window) (anche se ci sono altre derive agghiaccianti (opens new window) e non etiche (opens new window)).


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Breakfast bliss
Breakfast bliss ~ Foto © Antonio Dini

Importante

Turista fai-da-te? Ahi ahi ahi
Una meta-analisi pubblicata sul Journal of Occupational Health (opens new window) ha rilevato che le vacanze riducevano leggermente l'esaurimento e i disturbi legati al lavoro. Ma i suoi effetti si stavano erodendo non appena ha messo piede in ufficio. Insomma, la vacanza non aiuta chi è in quasi-burnout.

Non ditelo a Elon
Un albero di Dyson (opens new window) è un'ipotetica pianta, geneticamente modificata (forse simile a un albero ma non è detto), in grado di crescere all'interno di una cometa. Yep, una cometa. Le piante possono essere in grado di produrre un'atmosfera respirabile all'interno degli spazi vuoti della cometa. Il vantaggio è che poi si viaggia, baby, e pure veloce.

Bambini di ieri
Ricordate Pitfall (opens new window)? Vuol dire a) che siete vecchi, b) che avete una buona memoria. Era un platform originariamente rilasciato nel 1982 per l'Atari 2600, ma io ci giocavo anche sull'Intellivision di Roberto, oltre che sul 2600 dei miei zii, e poi sul mio Commodore 64. Il personaggio eponimo era Pitfall Harry, un avventuriero stile Indiana Jones (già, erano quegli anni là) alla ricerca di 32 tesori nascosti in un labirinto della giungla. Bisognava avere una certa fantasia per vederci una giungla, tra l'altro. Comunque, per riuscire a vincere prima che scadasse il tempo, cioè entro i 20 minuti concessi per la partita, il giocatore doveva evitare tutti i tranelli ostacoli trabocchetti, ma soprattutto doveva padroneggiare la rete sotterranea di tunnel che facevano da scorciatoia nelle varie parti del gioco. Questo perché il percorso di superficie era fatto apposta per non farci arrivare in tempo. Be', per dire: ora ci potete giocare sul web (opens new window).

Old gamers
Parlando di videogiochi, Cyan (opens new window) è l'azienda dietro ad alcuni dei titoli più intriganti del secolo scorso: Myst e gli altri (opens new window) (io però preferivo The Journeyman project (opens new window) dei Presto Studios). La Video Game History Foundation ha archiviato qui (opens new window) una tonnellata di materiale interessante (video eccetera), qui invece una tonnellata di riviste americane (opens new window) dei videogiochi degli anni Ottanta e Novanta.

Cheonggyecheon
L'immagini-sfondo e copertina del mio iPad mini è una foto (a colori) che ho fatto a Seoul su un canale che fino a venti anni fa era un'autostrada. Tutti pensavano che far fuori quell'autostrada e sostituirla con un canale artificiale, il Cheonggyecheon, sarebbe stato un errore terribile, e invece (opens new window) non solo è una delle più grandi attrazioni della città, gestisce il deflusso delle acque e ha aperto un polmone verde nella metropoli coreana, ma serve anche da habitat a decine di specie animali e piace tantissimo a residenti e cittadini. E poi è fotogenico (opens new window).

Hello Jarvis
La catena giapponese Muji, che da noi fa sostanzialmente solo abbigliamento, negli Usa ha aperto il Muji Food Market (opens new window), all'interno della sua sede nel Chelsea Market di New York. Adesso servono onigiri, panini con uova tamago, ciotole di curry, dorayaki, pasticcini e altro ancora. È il primo mercato alimentare della catena negli Stati Uniti e si basa su alcuni degli snack classici e dei prodotti confezionati che Muji aveva già aggiunto al catalogo del negozio di Chelsea (ce ne sono alcuni anche in Italia). Ah, con grande gioia dei turisti, ci saranno anche bevande speciali come un latte al sesamo nero, preparate dal barista robot di Muji di nome Jarvis. Se andate a New York, fateci un pensiero. Poi vedremo se è solo un esperimento o se Muji vuole andare all'assalto del mercato food anche negli Usa e magari in Europa. Come dimostrano le gastro-librerie di Feltrinelli, la cosa economicamente funziona.


Cose giapponesi utili da sapere

Bacchette
Breve storia (opens new window) degli hashibukuro, le custodie delle bacchette per mangiare in Giappone. Queste custodie hanno avuto origine nella Corte Imperiale durante il periodo Heian (VIII-XII secolo). Si pensa che le dame di compagnia avvolgessero le bacchette in scarti di seta o altri tessuti pregiati perché era considerato scortese passare oggetti non avvolti in qualcosa dalla mano di una persona a quella di un'altra. Centinaia di anni dopo, gli hashibukuro (letteralmente "buste per bacchette") hanno abbellito i tavoli dei banchetti degli shogun e, nel periodo Edo (XVII-XIV secolo), le case di piacere nel distretto a luci rosse di Yoshiwara fornivano l'hashibukuro ai loro clienti abituali.

Quando poi le bacchette sono diventate usa-e-getta, a partire dai viaggi in treno a inizio Novecento e dalla nascita dell'idea moderna di bentō, gli hashibukuro sono diventati molto più semplici, di normalissima carta, con stampe pubblicitarie di questo o quel ristorante o negozio di souvenir. L'articolo è molto bello, ha aperture sulla storia, la filosofia e la poesia giapponese notevoli, ma soprattutto su un uomo in particolare: Susumu Kitagawa (1923–2019).

Lui è il collezionista che ha accumulato immagini, appunti, note su note (175 album di fotografie e decine e decine di altri blocchi di appunti), tantissime tazze per sakè e ovviamente centinaia di hashibukuro. Tutti presi e portati a casa in anni di viaggi di lavoro come impiegato per una agenzia turistica di una compagnia di treni. L'opera struggente di questo solitario e danneggiato essere umano è nata dopo che è sopravvissuto alla Seconda guerra mondiale, dove il suo ruolo era quello di correre, imbottito di tritolo, in direzione di un veicolo nemico e farsi esplodere. Non venne mai usato in battaglia, per sua fortuna, ma nonostante questo fu fatto prigioniero a un certo punto e venne portato via dai sovietici. È quindi sopravvissuto all'imprigionamento in un campo di lavoro sovietico in Siberia. È tornato a casa a un certo punto, con uno scambio di prigionieri dopo la guerra, e non ha mai parlato con nessuno nel dettaglio di quel che gli era capitato. Non è impossibile immaginare che avesse un quantitativo di traumi da smaltire che solo delle ossessioni ripetitive come quelle che poi ha perseguito per tutta la vita potevano lenire in qualche modo. È morto a 96 anni, nel 2019.


Italiana

City Lights
Il diario americano (opens new window) di Marco Cassini, tra i fondatori di minimum fax e poi di Sur, quando nel 2019 andò a San Francisco per i 100 anni di Lawrence Ferlinghetti (vedi poi più avanti, tra i libri).

Manga e socialismo
Breve storia (opens new window) del rapporto tra fumetto giapponese e ideologie di sinistra.

(Dove) e quando
Qui (Here) (opens new window), il fumetto di Richard McGuire, è nei cinema nella trasposizione di Robert Zemeckis. Non è la stessa cosa (opens new window) ma ne vale sempre la pena.


Multimedia

Kate Winslet
Un documentario realizzato per il canale franco-tedesco Arte intitolato Decidedly Authentic (opens new window) racconta la storia e il pensiero annamagnanesco dell'attrice britannica Kate Winslet che avevo anticipato riprendendo un articolo di El Pais nello scorso numero (opens new window) di Mostly. Il video è disponibile fino al 30 maggio 2025. Intanto ho cominciato a guardare la serie Mare of Easttown (da noi Omicidio a Easttown (opens new window)) ed è davvero ben fatta con lei che è strepitosamente working class.

Queer the Music
St. Vincent, aka Anne Clarke parla con Jake Sheers (opens new window) della sua carriera piuttosto notevole e del suo orientamento piuttosto liquido. Lei, per chi non lo sapesse, è una delle artiste-chitarriste rock più incredibili degli ultimi venti anni. Anche se poi fa i duetti con Dua Lipa (opens new window).

Quasi vent'anni e non sentirli
Mi stanno piacendo un po' di cose che si trovano su Bandcamp. Tipo questo West Coast (opens new window) del duo svedese Studio, uscito nel 2007. La band, che è stata definita l'anello mancante tra i Cure e Lindstrøm, dopo altri due album si è poi sciolta nel 2010. Oggi l'album si può ancora comprare in più formati: digitale, vinile, casseetta, cd, minidisc. E poi ci sono anche dei remix. Il tutto a prezzi decisamente non popolari, considerando che si sono anche sciolti. Però insomma.


Tsundoku

Dimmi quanti quanti quanti
Parlo sistematicamente di libri ma poco se ne sa dal punto di vista quantitativo. Ecco, Il Post ha fatto il compitino (opens new window) e vi spiega bene come funziona il mercato editoriale italiano.

Lo zen non è una setta ma un’esperienza
La raccolta 101 storie zen (opens new window) curata da Nyogen Senzaki e Paul Reps è uno dei titoli più venduti di Adelphi. La casa editrice milanese l'ha pubblicato nel 1973 con la traduzione di Adriana Motti, ma l'originale è uscito in lingua inglese nel 1957. Le storie contenute nella raccolta provengono da diverse fonti giapponesi, in particolare dalla tradizione zen sviluppatasi tra il XIII e il XIX secolo. Nyogen Senzaki (1876-1958) era un monaco zen giapponese che si trasferì negli Stati Uniti nel 1905 e divenne uno dei primi maestri zen a insegnare a studenti occidentali. Paul Reps (1895-1990) era un artista e poeta americano interessato allo zen. Il sesto libro pubblicato nella piccola biblioteca di Adelphi è arrivato alla cinquantatreesima edizione.

Più italiano di così si muore
Di nuovo Il Post (opens new window), questa volta con una voce reale, quella di Andrea Carlo Cappi, che racconta la Legione straniera di Segretissimo e la vita dei Salgari moderni: i giallisti da edicola. Oltre a Cappi stesso ci sono Stefano Di Marino (opens new window) e Andrea G. Pinketts.

Racconti matematici
Alcuni scrittori di valore sono anche stati matematici di professione: da Omar Khayyam a Bram Stocker, da Lewis Carroll a Alexander Solzenicyn. E non è raro che in alcuni romanzi ci siano pagine dedicate alla matematica o con matematici protagonisti. In questa antologia (opens new window) vengono però raccolti solo quei racconti che per intero ed esplicitamente si sono ispirati al mondo della matematica (per tema o struttura del racconto). Due storie di Borges ispirate a quei "libri di logica e matematica letti ma non perfettamente compresi", l'integrazione matematica come integrazione razziale in Pynchon o il rapporto tra uomo e donna sotto forma di anello di Moebius in Cortázar. E poi Calvino, Buzzati, Huxley, Cheever e McEwan, Saramago, Del Giudice, Voltolini, Musil.

Un caravanserraglio, altroché
L'idea di Lawrence Ferlinghetti e degli altri poeti della beat generation era di prendere le poesie dall'intimità della vita interiore dei poeti, aprire le finestre dei loro bui studi e farle uscire per la strada, nelle vie assolate, a celebrare anche scandalosamente la vita. A Coney Island of the Mind (opens new window) non è il primo libro di Ferlinghetti, ma è il più noto e importante. Marco Cassini poco sopra, nella sezione degli articoli italiani, offre tutto il contesto possibile e immaginabile. Ma a leggere l'originale si fa prima (c'è anche la traduzione italiana (opens new window), ovviamente di minimum fax).

Before this, before that
Una casa editrice ha trovato un modo furbo di presentare tre volumi, uno sull'algebra lineare, uno sull'analisi e il terzo su probabilità e statistica. Li ha chiamati volume uno-due-tre (opens new window) della serie "Before Machine Learning", con l'idea di fornire "Una storia sulla matematica fondamentale per l'AI" per chi di matematica ne sa poco poco ma vuole smanettare con l'AI. Tutti e tre i libri sono stati scritti da Jorge Brasil. Non è un'idea deliziosamente furbetta?


Coffee break

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Money quote

La vita può essere molto più ampia una volta scoperto un semplice fatto: tutto ciò che ti circonda e che chiami vita è stato creato da persone che non erano più intelligenti di te, e puoi cambiarlo, puoi influenzarlo, puoi costruire le tue cose che altre persone possono usare. Una volta che lo avrai imparato, non sarai più lo stesso

–  Steve Jobs



D3C

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Al-Khwarizmi

To do or not to do?
Se usate Things 3 (opens new window) per gestire le cose da fare (io lo uso), può succedere che restiate ingolfati nelle cose da fare "oggi". C'è una Scorciatoia (se ne parla qui su Reddit (opens new window)) che automaticamente a mezzanotte (se così impostata) sposta tutti i todo da fare "oggi" a "prossimamente" (cioè con data superiore a quella di oggi), rendendo l'ambito di aggregazione "oggi" di nuovo sensato. La discussione nel post non è lunga ed è interessante.

Ripassino delle regole del SEO
Ora che sta scomparendo sotto i colpi dell'AI e della privacy, è divertente l'idea di usare le tecniche del SEO (opens new window) per "ingannare" i motori di ricerca (cioè l'algoritmo di Google) per far salire nei risultati a prescindere il proprio contenuto rispetto a quello di altri. Con un buon SEO la pagina di una ditta di cibo per animali può far salire i suoi articoli di inbound marketing (opens new window) più in alto di quelli della Treccani. Ecco, una delle tecniche chiave è quella di evitare il contenuto orfano. Che quei missionari laici della rete che rispondono al nome di Yoast vi spiegano qui con dettagli a prova di tonto (opens new window).

Video verticali? Perché no?
Se pensate che LinkedIn sia un sito serio dove si creano reti di collegamenti professionali per trovare opportunità di carriera o potenziali clienti, siete rimasti troppo a lungo nella vostra grotta in Afghanistan dopo che Tony Stark se n'era andato col botto. LinkedIn è un social network per colletti bianchi pimpati al massimo e adesso sta scoprendo il potere dei video (opens new window), magari verticali, per pimparsi ancora di più. Perché quel che conta è farli correre nelle loro ruote, questi cricetini. Daje di video, allora.

Torniamo tra poco e ricominciamo a innovare
I risultati trimestriali di Apple (opens new window) sono andati bene a parte l'iPhone (opens new window), che è andato male (e la Cina, ok, anche la Cina). E così, mentre si apprende che Apple rallenta sulle varie aperture (dopo l'auto elettrica (opens new window) ora saltano gli occhiali fantascientifici (opens new window)) Tim Cook dice che c'è ancora tanto da innovare sull'iPhone (opens new window), non temete.


Luci di una volta
Luci di una volta ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

Metti giù il telefono
In Reclaiming Conversation: The Power of Talk in a Digital Age (opens new window), un libro molto bello di Sherry Turkle uscito nel 2016 (qui il video di una vecchia ma ottima presentazione (opens new window) fatta dalla Turkle), la ricercatrice studia come la tecnologia digitale stia trasformando la comunicazione umana, con particolare attenzione al concetto di "oracolo digitale" e alla personalizzazione estrema. Ho ritrovato i miei appunti sul tema per un piccolo saggio che ho scritto nei giorni scorsi, e che alla fine non ho usato. Li metto qui, a futura memoria.

Turkle esamina con particolare attenzione il concetto di "oracolo digitale" e la personalizzazione. I punti salienti al riguardo sono:

  • Sostituzione della conversazione con la connessione digitale. Turkle osserva che, nonostante viviamo in un'epoca di comunicazione costante, abbiamo sacrificato la conversazione faccia a faccia per una mera connessione digitale. Questo passaggio ha implicazioni significative per le nostre relazioni, creatività e produttività.

  • Dipendenza dagli "oracoli digitali". Le persone tendono a rivolgersi ai dispositivi digitali per risposte immediate, trattandoli come "oracoli digitali". Questa dipendenza riduce la capacità di riflessione personale e di dialogo profondo con gli altri, poiché si preferisce ottenere informazioni rapide piuttosto che impegnarsi in conversazioni significative.

  • Personalizzazione estrema nella comunicazione. La tecnologia consente una comunicazione altamente personalizzata, adattata alle preferenze individuali. Sebbene ciò possa sembrare vantaggioso, Turkle avverte che questa personalizzazione estrema può isolare gli individui in bolle informative, limitando l'esposizione a diverse prospettive e riducendo la comprensione empatica.

  • Impatto sulla capacità di empatia. L'uso eccessivo di comunicazione mediata dalla tecnologia può compromettere la nostra capacità di empatia. La mancanza di interazioni faccia a faccia limita la nostra esposizione alle espressioni emotive degli altri, rendendo più difficile comprendere e condividere i sentimenti altrui.

  • Necessità di recuperare la conversazione. Turkle sostiene l'importanza di recuperare la conversazione diretta per ristabilire connessioni autentiche. Promuove l'idea che le interazioni faccia a faccia siano fondamentali per sviluppare relazioni profonde, creatività e una comprensione più completa del mondo che ci circonda.





“Un uomo deve amare molto una cosa se la pratica senza alcuna speranza di fama o di denaro, ma anche se la pratica senza alcuna speranza di farla bene. Un uomo del genere deve amare le fatiche del lavoro più di quanto qualsiasi altro uomo possa amare le ricompense che ne derivano”

– G.K. Chesterton


END




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