[Mostly Weekly ~256]

The Anti Social Issue


A cura di Antonio Dini
Numero 256 ~ 28 gennaio 2024

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L'antipastino
Venti dischi molto belli (opens new window) (archivio (opens new window)) che compiono 50 anni nel 2024.

La captatio
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L'augurio
Intanto, buona lettura.


Never trust a computer you can’t throw out of a window
– Steve Wozniak



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Editoriale

L'abito e il monaco
Su TikTok si è parlato molto di persone che possiedono un gran numero di libri e – questo è fondamentale – sono riuscite a metterli in scena in modo piacevole. Ma non tutti trovano affascinante questa tendenza estetica.

Si chiama bookshelf wealth (cioè “ricchezza da scaffale”, intesa come benessere) e sta spopolando su TikTok. Una delle sue propugnatrici è Kailee Blalock, una interior designer di 26 anni di San Diego. I suoi video hanno stimolato molte discussioni online, scrive il New York Times (opens new window) (archivio (opens new window)). L'Architectural Digest (opens new window) addirittura la celebra come la vera nuova tendenza del 2024.

Tuttavia, a qualcuno non piace. Un utente ha commentato: "Il giorno in cui "coltiverò" libri invece di comprare ciò che mi piace leggere, sarà il giorno in cui saprò di aver davvero fallito come essere umano". Altri hanno sottolineato come la ricchezza degli scaffali riguardi meno la lettura e più la ricchezza tradizionale. In generale, è da notare l'abbondanza di edizioni fuori commercio o solo oggettivamente scomode che campeggiano nelle foto e nei video social.

Il fenomeno è apparentemente l'antitesi del "muro di enciclopedie" che veniva usato anche nei videomessaggi dai politici nostrani per mostrare la propria cultura. Un tempo, ricordiamoci, le enciclopedie servivano proprio a questo: mostrare agli ospiti che il padrone di casa ci teneva alla propria erudizione. Tuttavia, anche la "ricchezza da scaffale" premia l'aspetto estetico e la varietà dei pezzi dal punto di vista fisico. Dato che gli estremi spesso si toccano, tutto sommato ci sono più analogie che non differenze con il "muro di enciclopedie".

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Socializzare
Socializzare ~ Foto © Antonio Dini

Importante

T9 o morte
C'è un nuovo movimento che sta sottolineando (opens new window) l'epidemia da social media (quella che ti tuona il cervello, quando va bene). Il New York Times con le sue antennine sociali lo registra e reagisce: una giornalista ha chiuso in un cassetto 1.300 dollari di iPhone e si è presa un dumb-phone da 108 dollari, provando a sopravvivere come si faceva una volta. È stato difficilissimo ma anche bellissimo, dice (opens new window) (archivio (opens new window)).

Per te
Negli Usa sempre più esercizi commerciali, soprattutto molto piccoli, registrano marchi o ragioni sociali con nomi tipo "For You" e "Near You" per fare seo e acchiappare le risposte migliori su Google Maps: “Thai Food Near You”, “Dentist Near You”, “Notary Near You” (ne parla qui The Verge (opens new window)). Beh, a quanto pare a Cernusco sul Naviglio c'è un hotel che si chiama "Per te", anzi "For You Hotel (opens new window)", e ha già attratto una milionata di video localizzati. Ah, i tempi moderni. Ah, i social.

Sviluppo sostenibile
Il miracolo immobiliare di Tokyo degli ultimi 50 anni è stato quello di aver creato più appartamenti di New York City (opens new window) (archivio (opens new window), belle foto). E averlo fatto a prezzi più abbordabili. Tokyo è diversa da molte altre città perché, investendo nei trasporti e consentendo lo sviluppo, è rimasta accessibile diventando la città più grande del mondo. Ed è diventata la città più grande del mondo rimanendo accessibile. E noialtri questa lezione non l'abbiamo minimamente considerata.


Italiana

Tac tac tac... ding!
Gianni Mura era sempre Gianni Mura (opens new window).

Summer of love
La Capannina invece è diventata un posto cafonal e violento (opens new window). (Sai la novità)

Sayonara
Tale padre (opens new window), tale figlio (opens new window). La Vattani dinasty e l'amore per il Giappone.

Inviati nostrani
Internazionale racconta le elezioni americane (opens new window) a partire dal New Hampshire, uno Stato alquanto strano ma mai quanto il racconto.

Manine nella marmellata
Quale sarà l'impatto del computer quantistico nel settore dell'editoria? Questo stranissimo articolo parte da una tesi un po' lunare e la svolge in una maniera che, se ancora non esistesse ChatGPT, direi che è frutto di una cattiva traduzione da un'altra lingua. Forse la spiegazione è differente, però. Leggere per credere (opens new window) (archivio (opens new window)). Mah.

Frittatina cubista
Invece, opere struggenti di solitari geni digitali, c'è chi scrive con passione una lettera alla volta. Sono i siti del fandom, per esempio, che ti dicono cose interessanti. Come quella che la migliore storia di Carl Barks compie 75 anni (opens new window). C'è anche un remake, anzi due (quello di Don Rosa non è male). E tanta nostalgia per uno storytelling completamente diverso.


Multimedia

Sulle spalle dei giganti
Mercoledì scorso, il 24, era il quarantesimo anniversario della commercializzazione del primo Macintosh (e il 22 la data di messa in onda dello spot "1984 (opens new window)"). Qui Jaki con tutto quel che serve sapere sapere (opens new window), detto bene. E qui il mio commento (opens new window). Ricordo anche questa straordinaria utility che ha "solo" passato i trenta: PCalc (opens new window),

Pubblicità progresso
Un tizio americano spiega (opens new window) come risparmiare un sacco di soldi con materiali tecnici economici per andare in montagna.

Coprirsi meno, coprirsi tutti
E quest'altra tipa sempre americana spiega (opens new window) perché una down jacket (strato intermedio quando fa molto freddo ma anche giacchetta leggera normale) di Uniqlo da 60 dollari va benissimo rispetto a un'Arc’teryx da 400.

Giusto una goccia di Svitol
Il video in cui brutalizzano, pardon "restaurano" una Olivetti Lettera 22: prima (opens new window) e seconda (opens new window) parte. Non è per i deboli di cuore. E no, non si mette mai lo Svitol e poi il grasso negli ingranaggi di una macchina per scrivere che ancora funziona. Piuttosto, leggete qua come si fa (opens new window).

Laid-back attitude
E Vanni Santoni (opens new window) non ho capito se brutalizza un libro o semplicemente noi ignari spettatori che passavamo di lì.


Tsundoku

Click
Alla fine capisco il senso di quello che diceva Gianni Berengo Gardin: "Continuo a rimanere un uomo che da anni cerca di scrivere con la macchina fotografica, che provo a usare come uno scrittore usa la sua penna. Per raccontare il mondo che ho davanti agli occhi e nella mia testa". Lo capisco sia per gusto affine (mi piace il suo lavoro e di quel tipo di street photography/fotogiornalismo) che per obiettivi. Interessante che ci sia una nuova edizione aggiornata di FotoNote (opens new window), il volume dedicato al fotografo attivo dal 1954, con più di 260 volumi a suo nome (il mercato dei libri di fotografia è completamente diverso da qualsiasi altro settore dell'editoria) e una meravigliosa doppia ossessione per il bianco e nero e per la Leica.

WTF?
Un po' di tempo fa sono capitato per caso su questo articolo del New York Times (opens new window) (archivio (opens new window)) che parla della lingua dei gesti di noi italiani in modo a dire il vero anche un po' maldetto. Comunque, per associazione sono andato a finire alla migliore cosa che mi potesse venire in mente sull'argomento, cioè questo vecchio Supplemento al dizionario italiano (opens new window) di Bruno Munari. È un libriccino di poco più di cento pagine, metà sono foto, i testi sono brevi e in tre lingue. Ma quel che deve fare lo fa magnificamente: costruire un piccolo dizionario dei gesti in uso tra italiano e napoletano (come origine della lingua gesticolata più diffusa nel nostro Paese). Era nato in realtà come piccola edizione fuori commercio a scopo promozionale dell'amaro Punto e Mes (infatti c'è anche il gesto di chi ne chiede uno al bar) salvo poi, come tutte le geniali campagne pubblicitarie costruite sulle idee, trasformarsi in un libello perfettamente autonomo. Era un'altra generazione di pubblicitari, non c'è che dire. Ancora in stampa dal 1999, siamo circa alla trentesima edizione, è un piccolo oggetto di valore più per la sua intelligenza che per contenuti strabilianti.

Neve a primavera
Un po' di tempo fa mi sono iscritto a un gruppo Telegram di persone che leggono libri scritti da giapponesi o che parlano di Giappone. È una passione sempre più diffusa, nel gruppo ho poi visto che prevalgono ragazze (tante, molte sono simpatiche) e che leggono a velocità inquietante, soprattutto per un lettore pigro come me. Tra i libri che hanno costruito una base più ampia di lettrici ci sono soprattutto quelli di Feltrinelli (ma anche di altri editori) che hanno prezzo, formato, veste grafica e forse anche impostazione simili. Un esempio è Il magico studio fotografico di Hirasaka (opens new window), scritto da Sanaka Hiiragi. È una storia metafisica, se vogliamo (e non spoilero niente), ma gustosa, meno leggera di quel che può sembrare. Feltrinelli è sorprendente da questo punto di vista perché è un editore che ha perseguito la letteratura giapponese con coerenza sin dal principio della sua storia. Negli anni Cinquanta-Sessanta ha pubblicato per primo in Italia Yukio Mishima (un editore palesemente di sinistra e un autore platealmente di destra, pensa te), poi a partire dal 1991 ha dato la stura a livello mondiale al fenomeno di Banana Yoshimoto, la versione letteraria della "manga invasion" di quegli anni, e poco dopo ad Haruki Murakami. Ancora, negli anni più recenti, oltre a tradurre alcuni inediti di Mishima, ha portato in Italia anche una serie di altri autori e autrici: Aki Shimazaki, Yoshida Shuichi e Kaho Nashiki. Un gran lavoro. Dopodiché, i booktrailer video di Feltrinelli (opens new window) sono caserecci come i tortelli fatti da nonna papera sul tavolo della cucina di campagna.


Coffee break

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Al-Khwarizmi

Al mio segnale scatenate l'inverno
La vicenda di Apple e della sua nuova politica dello store per l'Europa, "indotto" dalla normativa e dalle cause in corso nel Vecchio continente, per me è francamente fastidiosa. È complicata, noiosa e anche un ottimo segnale della trasformazione in corso dell'azienda. La sintesi di quel che è stato deciso da Apple è qui (opens new window) (sideloading e differenza nuova struttura di prezzi) ma non sta piacendo molto. Emerge una percezione "psicologica" della strategia dell'azienda: secondo molti osservatori è arrogante. È vero che lo store unico pensato da Apple protegge gli utenti (perché chiude sostanzialmente al rischio di malware e violazioni della privacy) ma si riflette negativamente sugli sviluppatori, non solo quelli egoisti, perché "succhia" quasi un terzo del fatturato. È il tema se vendere sulla piattaforma di Apple debba essere libero o si debba pagare loro una tassa consistente, sostanzialmente. Questo confronto era nell'aria da tanto tempo e adesso viene fuori nel momento sbagliato, perché Apple ha bisogno di tutta l'energia positiva che può trovare per riuscire a lanciare il Vision Pro come si deve. Lo scontro con gli sviluppatori, che poi sono l'ecosistema che decreterà il successo o l'insuccesso della nuova piattaforma, arriva nel momento più sbagliato possibile.

Più bombe per tutti
Sempre parlando di Apple, anche se non c'entra praticamente niente con la tecnologia, sono andato a vedere l'anteprima al cinema di Masters of Air (opens new window), la serie tv in dieci parti di Steven Spielberg e Tom Hanks, ambientata durante la seconda guerra mondiale. Segue la storia di un fittizio equipaggio di una fortezza volante, un B17. Al di là di tutto, vederla al cinema è comunque tanta roba, perlomeno rispetto al televisore dove normalmente si vede con Apple Tv+. È una delle produzioni più costose supportate da Apple e potrebbe fare davvero la differenza, visto anche il tema (i "buoni" americani che combattono in modo altruistico per la libertà di tutti). Ne ho scritto qui (opens new window).

Back to the attic
Concludendo sempre con Apple, mi sto finalmente attivando per clonare i miei vecchi dischi rigidi Scsi (ammesso che funzionino ancora: dita incrociate, please). Questo ha riacceso il mio interesse per tutto l'universo dei vecchi emulatori di Mac. Perché è possibile utilizzare degli emulatori per far girare vecchie versioni dei sistemi operativi. È una cosa pensata per il sollazzo degli utenti, che di solito si scaricano più o meno legalmente la rom di un vecchio Mac e poi guardano distratti i vecchi Finder e System per cinque minuti prima di cestinare tutto. In realtà, l'emulazione ha delle interessantissime possibilità se fatta per bene e usando istallazioni "reali". Tenete altre due dita incrociate per me dunque, vi terrò aggiornati. Tuttavia, quello che mi ha incuriosito è stato anche cercare di capire quale sia la migliore versione in assoluto dei sistemi operativi classici di Apple, quelli pre-Unix per intenderci. Il sentiment è abbastanza chiaro (opens new window): System 6.0.8 per i Macintosh con processore Motorola 68000 e 68020; System 7.1 per i 68030 e i 68040 più lenti; 7.6.1 per i 68040 più veloci e i primi PowerPc con almeno 16 MB di Ram. Per tutti quelli più recenti (e compatibili) è sempre 9.2.2. La versione migliore in assoluto, a prescindere dall'hardware, è considerata la 7.6.1.

Bug me not
Se invece avete voglia semplicemente di giocare a qualche vecchio gioco per Mac un tempo fighissimo e oggi diventato gratuito, e volete farlo su una macchina moderna (un Mac ma anche Linux o Windows in alcuni casi), in questo sito (opens new window) sono stati preservati e aggiornati, con la benedizione dello sviluppatore originale, classici come Bugdom 2, Nanosaur 2, Cro-Mag Rally.


Letture da viaggio
Letture da viaggio ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

Dasvidaniya
Questa non la leggerete da tante altre parti, purtroppo, ma Wikipedia Russia chiude su pressione del governo di Mosca (opens new window) (archivio (opens new window)) e sembra che gli uomini di Vladimir Putin siano al lavoro per una versione "locale" dell'enciclopedia libera e aperta che riscriva la storia in modo filo-putiniano, bloccando al tempo stesso l'accesso all'originale. Se Wikipedia dovesse scomparire in Russia, il Paese si unirebbe alla Cina, che ha bloccato tutte le versioni dell'enciclopedia dal 2019, diventando così una delle poche nazioni senza accesso all'enciclopedia nella sua lingua madre. E sarebbe una gran perdita, perché Wikipedia, soprattutto in un'epoca di ChatGPT e contenuti alla cavolo prodotti automaticamente o in malafede, sembra essere diventata sempre più importante come un luogo dove trovare fatti verificati da una peer review stringete e ben fatta (almeno, in inglese).




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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