[Mostly Weekly ~235]

Dizionario di base, viaggiare per non cambiare e Opus Dei Today


A cura di Antonio Dini
Numero 235 ~ 3 settembre 2023

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Intanto, buona lettura.


Socrates said that philosophy is a preparation for death. For everyone else, there’s travel
– Agnes Callard



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Editoriale

Sono negli Stati Uniti, vicino a Washington DC, per qualche giorno. È un altro pezzo della mia vita, computer in spalla e continuo a fare più o meno tutto quello che faccio da Milano mentre coltivo anche il mio privato (del quale non vi parlo perché, come avrete immaginato, non sono affari vostri). Che bello viaggiare, però. A me piace molto. Ma non sempre funziona come pensiamo. Ecco una bella critica del viaggio (opens new window), nella sua particolare declinazione del viaggio di piacere, cioè dell'essere turista. Come me, potete anche non essere d'accordo su molte cose, ma non potete negare che Agnes Callard abbia fatto delle ottime osservazioni (l'ho messa anche in esergo, questa settimana) e una su tutte mi risuona: si viaggia per cambiare, ma alla fine il vero impatto del turismo ce l'ha chi vive nel posto che viene visitato, non chi va a visitarlo.

"Un turista – scrive la Callard – è una persona con del tempo libero che visita volontariamente un luogo lontano da casa allo scopo di sperimentare un cambiamento". Questa definizione è tratta dall'apertura di Hosts and Guests (opens new window), il classico volume accademico sull'antropologia del turismo. L'ultima frase è fondamentale: il viaggio turistico esiste per cambiare. Ma cosa cambia esattamente? Ecco un'osservazione eloquente tratta dal capitolo conclusivo dello stesso libro: "È meno probabile che i turisti prendano in prestito dai loro ospiti di quanto gli ospiti prendano in prestito da loro, innescando così una catena di cambiamenti nella comunità ospitante". Andiamo per sperimentare un cambiamento, ma finiamo per infliggere un cambiamento agli altri".

Se ci pensate, il turismo, alla fine, è un boomerang. Ti riporta al posto da cui sei partito. E lo sai benissimo. Non è come immigrare in un paese straniero, innamorarsi di un'altra persona, fare il primo giorno di scuola: tutte situazioni in cui non sai cosa succederà ma che ti cambieranno profondamente. Il turista invece sa benissimo cosa succederà: alla fine tornerà a casa alla sua vita, esattamente uguale a prima. Tornerà con gli stessi interessi di base, le stesse convinzioni politiche, addirittura gli stessi abiti con cui è partito. L'esperienza lo ha cambiato? Quale esperienza? Quasi sempre è più il tempo passato a guardare che ci sia l'esperienza e ad assicurarsi che sia "genuina", "divertente", "reale" che non a viverla. Il turista alla fine segue il principio di indeterminazione di Heisenberg: il semplice fatto di osservare un posto ne cambia la realtà.

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Camera man
Camera man ~ Foto © Antonio Dini

Importante

In Canada il divieto di pubblicare notizie da parte di Google e Meta potrebbe esacerbare i problemi di disinformazione causati dall'afflusso di siti web di notizie generate dall'intelligenza artificiale, che spuntano più velocemente di quanto le aziende riescano a inserire in una blacklist (opens new window).

Intanto, un nuovo studio di NewsGuard (opens new window) ha rilevato che 37 siti di notizie alimentati dall'intelligenza artificiale hanno rimpastato articoli provenienti da testate legittime senza alcun credito, nonostante le policy di tutti i principali produttori di chatbot impediscano l'uso del software per il plagio.

Problemi spagnoli. Implementata negli anni '90, la giornata scolastica intensiva ha più effetti negativi che positivi, secondo uno studio congiunto dell'Università di Valencia e dell'Università di Tallinn (opens new window). I problemi dell'orario intensivo per gli studenti: meno riposo, alimentazione scorretta e più compiti a casa; sono davvero gravi e hanno una diffusione ormai epidemica tra i giovani.

I dinosauri non governarono la Terra. Quando pensiamo ai cambiamenti nella storia del nostro pianeta come a "cambiamenti di dinastia", non capiamo come funziona davvero la vita (opens new window).

La morte improvvisa di una persona cara lascia alcuni sopravvissuti letteralmente bloccati nel dolore. Possono riconquistare la loro vita? E come? (opens new window)

Difficile questo articolo (opens new window). Difficilissimo. Perché parla della difficoltà di liberarsi dei libri. Terribile. Come tutti i tossici, mi consolo con la fantasia che sarebbe stato meglio non iniziare neanche a comprarli. E intanto li accumulo.


Yamato

Jōyō kanji (常用漢字)
La parola di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese risponde a una domanda fondamentale: quanti caratteri giapponesi è necessario sapere "al minimo"? La risposta è che bisogna conoscere tutti e 2.135 gli jōyō kanji (常用漢字), letteralmente "ideogrammi cinesi di uso regolare o comune" cioè 常用 (jōyō) che vuol dire "uso comune" o "uso regolare" e 漢字 (kanji), i "cinesi caratteri" (i due ideogrammi sono invertiti rispetto al modo sostantivo-aggettivo dell'italiano. Che poi, tra le altre cose, è una di quelle domande che mi sono sempre fatto: perché l'italiano, come il francese e lo spagnolo, è una delle poche lingue che tendenzialmente mette prima l'aggettivo rispetto al sostantivo, mentre una tonnellata di altre lingue (a parte inglese e tedesco, anche cinese e giapponese, per dire) fa il contrario?

La risposta sta in un mix di cose diverse: innanzitutto non è sempre così, ma lo è tendenzialmente. Ci sono anche in italiano aggettivi che vanno sia prima che dopo il sostantivo. In generale, però, a parte le influenze storiche e le convenzioni linguistiche (si fa così perché segue il latino, in buona sostanza) c'è anche un motivo di "senso": diamo più rilevanza all'aggettivo, che consideriamo, dal punto di vista linguistico, più informativo del sostantivo. Lo mettiamo prima per dare più risalto alla descrizione dell'oggetto a cui si riferisce. Infatti, in tutti i casi in cui l'aggettivo viene prima si parla di "funzione descrittiva", cioè aggiunge una qualità al sostantivo ("una bella ragazza"); mentre, quando viene dopo, si parla di "funzione restrittiva" o "distintiva", cioè distingue il nome che ha una determinata qualità da quelli che non ce l'hanno ("una rosa rossa").

Torniamo in Giappone, ai 2.135 jōyō kanji. Se pensate che siano tanti, in realtà dovete anche sapere che sono stati individuati dal Ministero dell'educazione giapponese il 7 giugno del 2010, allargando leggermente una lista stilata in precedenza, nel 1981, che conteneva 1945 caratteri e che era a sua volta una elaborazione della classica lista del 1946, composta da 1.850 simboli e chiamata tōyō kanji (当用漢字), letteralmente kanji di "uso attuale" (tōyō).

In tutti i casi, il senso di queste liste è stato quello di individuare un insieme di caratteri che gli studenti e più in generale anche i cittadini giapponesi dovrebbero conoscere per leggere e scrivere in modo adeguato e per semplificare la gestione dei documenti ufficiali e delle pubblicazioni. È una lista fortemente pragmatica, nel senso che serve non tanto per dare un livello di acculturamento, ma di alfabetizzazione funzionale alla vita sociale e al rapporto soprattutto con la burocrazia. I kanji poi sono molti di più: il conteggio totale è un po' difficile, perché venendo presi dal cinese (anche se con significati parzialmente diversi, a seconda del periodo storico in cui sono stati introdotti in Giappone) il loro numero in realtà è per definizione analogo a quello dei caratteri cinesi.

Questo sposta non di poco la risposta, perché la Cina ha un rapporto con la sua lingua piuttosto complesso, che passa anche attraverso il filtro del comunismo. Nel cinese tradizionale sono stati censiti circa 50mila caratteri, la stragrande maggioranza dei quali sono estremamente rari e "tecnici" nel significato. Invece, il cinese semplificato, quello imposto dalla Repubblica popolare cinese per dare una botta all'alfabetizzazione del Paese, ha ridotto moltissimo il numero dei caratteri, il modo (cioè il tipo e numero di segni) con il quale si scrivono e poi ha creato una lista analoga a quella giapponese di "caratteri semplificati comuni", che attualmente sono 2.236.

In Giappone i kanji censiti sino all'introduzione degli hiragana, che hanno ridotto il bisogno di continuare ad aggiungerne di nuovi, era comunque superiore ai 40mila. Degli attuali 2.136 kanji, poco più di mille (1.006, per la precisione) vengono insegnati durante il ciclo di scuola primaria, e 939 vengono insegnati alla scuola secondaria. Al totale ne mancano un po', che non vengono insegnati a scuola ma che fanno parte di quelli che devono essere conosciuti. Con i primi mille kanji si può leggere più dell'80% delle comunicazioni giapponesi e mi dicono che sia perfetto un ritmo di apprendimento compreso tra i 100 e i 200 caratteri all'anno per uno straniero adulto che studi giapponese.

Anche in italiano sono stati fatti dei piccoli dizionari di parole di base per avere una competenza linguistica sufficiente, pensati soprattutto per gli stranieri che studiano la nostra lingua, ma ovviamente non c'è una lista ufficiale standard perché l'apprendimento dell'alfabeto rende completamente differente il funzionamento delle regole di ortografia e grammatica, cioè dei modi in cui devono essere scritte e coniugate le parole. Nonostante questo, è un po' un peccato non avere anche noi il nostro bel "dizionario di parole di uso regolare e comune" stilato dal ministero competente. Sarebbe un modo per semplificare, ad esempio, il linguaggio burocratico, sfoltendo i tecnicismi e sostituendoli con un vocabolario di più ampia disponibilità e magari anche costringendolo al rispetto di strutture morfosintattiche più snelle (azzeramento dei periodi annodati uno dentro l'altro, fenomeno che i linguisti chiamano "ipotassi" e che, al di fuori del burocratese, è un po' il mio marchio di fabbrica, nonostante molti pensino che invece sia la grafomania: poveri ingenui!).


Italiana

Il libro del generale Vannacci è stato un bel business per il suo autore: secondo le stime circa mezzo milione di euro (opens new window). È un brutto libro e un libro tossico: il riassunto critico (opens new window).

Le api a quanto pare non sono in pericolo. Anzi (opens new window).

La prova della nuova Vespa GTS Super 300 Sport (opens new window) ad Atene, posto dove il traffico è forse peggio che in Italia. "Come nel resto del mondo, in Grecia la Vespa è considerata un’inamovibile emblema del migliore stile italiano". E altre lepidezze brochurate.

Una vecchia intervista (opens new window) a Giuliano da Empoli, che io ho sempre trovato molto intelligente e simpatico. Quando parla del presente, con la rivoluzione dei Sessantottini al potere di cui pagheremo il fio a lungo, quasi mi entusiasma.

La tecnologia ci può portare verso l’utopia o la distopia, dipende dalle nostre scelte: uno dei tanti "truismi enunciati bene (opens new window)" dell'architetto Carlo Ratti.

Il Piccolo Museo del Diario (opens new window) e l'importanza della memoria racchiusa tra quelle pagine

Un classico del Corriere (opens new window): il bar più economico d’Italia mette il caffè a 30 centesimi. «I turisti pensano che ci sia un errore».


Multimedia

The Impersonal Essay (opens new window) presentato dalla sua autrice, Merve Emre, che è una delle voci sullo studio della letteratura inglese in circolazione: qui il suo lavoro "Post-Discipline: Literature, Professionalism, and the Crisis of the Humanities (opens new window)", qui mentre spiega perché le discipline umanistiche sono in crisi (opens new window). Insomma, ecco come Merve Emre è diventata il nome più figo e più vituperato (opens new window) della critica letteraria contemporanea.

Durante la seconda metà dell'Ottocento, tra Charles Dickens e Charlotte Brontë c'era Mary Ann Evans, meglio nota come George Eliot, uno dei più famoso scrittori vittoriani: questa è la sua storia (opens new window).

Una vita fa, quando andava in tv a fare il ragazzo brillante con jeans e capelli lunghi della cultura italiana, mi piaceva tanto. Poi - non ridete perché è vero - l'ho perso di vista. Alessandro Baricco spiegato bene da sé medesimo (opens new window).

Il mercato del pesce di Saragozza è diventato un centro civico. Non solo è un capolavoro dell'architettura modernista spagnola, ma oggi è diventato anche un bellissimo "rammendo" urbano (opens new window). Tra l'altro, serve poco a raccontare il passato mantenendo la memoria. Bastano quattro vecchie foto e uno spezzone di video per montare un piccolo viaggio nel tempo sociale e urbano, come con il momento nel quale venne steso "un tappeto di asfalto" sulla Gran Via di Madrid (opens new window).


Tsundoku

Innovatori. Come pensano le persone che cambiano il mondo (Breve storia del futuro) (opens new window) è un piccolo libro che mi è stato segnalato come interessante e ben fatto. Non conosco Massimo Temporelli ma conosco Hoepli e la cura che ci mette nelle sue pubblicazioni, quindi perché no.

No Meat Required (opens new window) è un libro scritto da Alicia Kennedy e affronta un tema-chiave: la trasformazione culturale che è in corso (ed è necessaria) per portare la maggior parte del pianeta in un regime alimentare vegano. Lo fa dal punto di vista dell'autrice, che vive negli Stati Uniti, quindi divergente rispetto a molte altre culture compresa la nostra. Ma lo fa bene, perché la sua è una storia culinaria e culturale dell'alimentazione a base vegetale negli Stati Uniti che approfondisce le sottoculture e le politiche che hanno definito l'alimentazione alternativa. Non sono pro o contro, segnalo solo che è la cosa che sta succedendo adesso. Qui se ne parla (opens new window) un po' di più.

Empire of the Sum (opens new window) è un libro intrigante a dir poco, almeno per un certo tipo di lettori (tipo me, ma penso anche per molti di voi che vi siete abbonati a Mostly Weekly). L'ha scritto Keith Houston, che non è nuova a libri decisamente intriganti. È la storia della calcolatrice tascabile: il dispositivo che ha inaugurato la matematica moderna, ha contribuito alla costruzione della bomba atomica e ci ha portati sulla Luna. Ma è anche la storia dei matematici, progettisti e inventori che l'hanno creata, perché ovviamente la calcolatrice tascabile non esiste in uno stato "naturale", l'abbiamo proprio immaginata da zero, progettata e plasmata sino a diventare quel che è. La storia è affascinante perché è piuttosto lunga: parte dalle mani (si può contare fino a sessanta usando le nostre due mani (opens new window). Altro che base dieci!), passa all'abaco e al regolo calcolatore per arrivare fino a lei, la calcolatrice. Perché esiste? Perché ha senso. L'essere umano ha iniziato a contare ancora prima di saper leggere e scrivere: abbiamo sempre cercato strumenti per semplificare la matematica. E poi è arrivata lei, la calcolatrice tascabile. Che ha cambiato il nostro mondo. Finché non è stata soppiantata da dispositivi più moderni che, per un crudele scherzo dell'ironia, lei stessa ha contribuito a creare. La calcolatrice è morta; lunga vita alla calcolatrice. Keith Houston con questo libro ha scritto una storia della matematica ma anche una storia sociale del calcolo che spazia dalle economie del mondo antico alla Seconda guerra mondiale sino alla corsa agli armamenti, che portò alle prime calcolatrici elettroniche tascabili a prezzi accessibili. È un libro per gli amanti della matematica, gli appassionati di storia e per chiunque voglia comprendere la strada che abbiamo percorso per arrivare all'attuale era del computer. Tanta roba davvero.


Coffee break

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Al-Khwarizmi

Un modo per ricordare il 2023 sarà come l'anno in cui sono state fatte fuori le ultime cabine del telefono (opens new window). Ogni volta che ricevo un nuovo numero di 2600 (The Hacker Quarterly (opens new window)) vado all'ultima pagina della rivista, con le cabine del telefono di mezzo mondo. Peccato perderle in Italia.

Haomiao Huang, venture capitalist, sostiene che la forza dei modelli linguistici generativi rispetto alle AI precedenti risiede nel fatto che possono essere utilizzati come strumento di uso generale in così tanti domini diversi, indipendentemente dai dati su cui sono stati addestrati. Una storia sorprendentemente ben scritta e leggibile (opens new window) dello sviluppo tecnico di GPT e del suo potenziale futuro.

Due cosine carine: Lightning CSS (opens new window) è un parser, trasformatore e minificatore di CSS estremamente veloce. Può essere utilizzato con Parcel, come libreria indipendente, come strumento a riga di comando o come plugin per qualsiasi altro strumento. Inoltre, ha valori di proprietà tipizzati, un parser di livello browser, la prefissazione del fornitore e altro ancora.

Invece, visto che è un sacco che non si va in questo territorio, Walk (opens new window) è un browser di terminale semplice e minimalista, che consente una navigazione rapida con una ricerca di fipo fuzzy. In pratica sostituisce sia cd che ls. È anche possibile aprire vim direttamente da walk. Nel repo ci sono anche degli esempi con immagini animate (le gif del terminale). Basta non premere mai dd. Io comunque preferisco nnn (opens new window).

L'autore ha messo assieme una guida spaventosamente dettagliata per l'uso di SSH, ma solo per le cose che trova effettivamente utili. Lettura lunga (opens new window), vi ho avvertiti. Mi sono chiesto perché l'ha scritta e la risposta è che penso sia il suo modo per imparare.


Parcheggi estivi
Parcheggi estivi ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

La carenza di manodopera a livello nazionale e la perdita di potere di acquisto hanno fatto sì che ristoranti, trattorie e catene come McDonald in Giappone siano diventate preda di attese infinite per i clienti. Questo è un fenomeno che fa parte della "shrinkflation", ovvero della riduzione della quantità di servizio e soprattutto di prodotto mantenendo in quest'ultimo caso le dimensioni familiari delle confezioni. La pratica non è che sia proprio il massimo (opens new window) verso il cliente, e c'è infatti chi segue passo passo (opens new window) la riduzione del contenuto dei pacchetti. L'inganno della shrinkflation sfrutta la coerenza visiva della confezione per consolidare le aspettative, pur fornendo meno. Inoltre, rimanda il più a lungo possibile un cambiamento fondamentale del rapporto con i clienti. La fine dei super-servizi giapponesi per tutti, che si materializzano soprattutto in quel pilastro della società giapponese che sono i konbini.




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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