[Mostly Weekly ~229]

Ama il prossimo tuo e vai alle terme


A cura di Antonio Dini
Numero 229 ~ 23 luglio 2023

Benvenuti su Mostly Weekly, la newsletter settimanale che esce quando è pronta.

‌E voi, quanta matematica conoscete? Animation vs. Math (opens new window). Meraviglioso.

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Intanto, buona lettura.


What made us dream that he could comb grey hair?
– William Butler Yeats



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Editoriale

Come tutti, non vivo una vita da Instagram. Fallimenti, sconfitte e brutture varie ce ne sono a bizzeffe. È normale, anche se logorante soprattutto oggi, in una società esteticamente sempre bella e pettinata. Tra le cose che non tornano, ce n'è una relazionale: è facile nutrire sentimenti negativi e avere nemici. Per alcuni non è niente, per altri è anzi una fonte di energia, di carica per andare avanti. Per altri ancora è un dolore continuo, perché la rabbia è come il carbone ardente: brucia chi la porta dentro di sé. Ecco quindi la giusta medicina per lo spirito: questo articolo che spiega perché (opens new window), a parte la moralità, c'è un'altra buona ragione molto egoistica per amare i propri nemici: ci sentiamo meglio noi.

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Contemplazione
Contemplazione ~ Foto © Antonio Dini

Importante

Un articolo di Michele Serra da incorniciare: vent'anni senza social (opens new window). Che invidia.

Architetto, designer, teorica, grafica, scenografa. Impossibile dare un'etichetta a Lina Bo Bardi, una delle donne più geniali del Novecento. La sua storia incredibile (opens new window) e alcune opere (opens new window).

Un ragionamento in tre parti di IA su le basi della tipografia responsive (opens new window), altri concetti avanzati di tipografia e siti responsive (opens new window) e come si fanno a creare dei font variabili (opens new window).

Tutto sulle staffe (opens new window) per le casse degli impianti audio hi-fi.

Lo so che non interessa praticamente a nessuno, addirittura ancora meno delle staffe per casse hi-fi, ma lo metto qui sia perché dopotutto Mostly Weekly è mia, sia come appunto personale: i tre nuovi obiettivi Voigtlander Color-Skopar da 28 mm f/2,8 asferici con attacco VM/L39 (opens new window).


Yamato

Nishiyama Onsen Keiunkan (西山温泉慶雲館)
La parola di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese è il nome di una locanda. Ma non una qualunque: la più antica locanda al mondo tutt'ora in funzione, e forse la più antica attività commerciale al mondo.

Locanda in giapponese si dice ryokan, che si scrive con due ideogrammi 旅館 che significano: viaggiare (旅) ed edificio (館). È la classica locanda che può essere molto rustica oppure anche chic, dipende. È comunque un "edificio per viaggiatori" tradizionale, con il richiamo a uno stile di vita e di accoglienza diverso da quelli occidentali.

Torniamo alla nostra locanda. Il nome, Nishiyama Onsen Keiunkan, che in giapponese si scrive 西山温泉慶雲館, è in effetto un po' lungo. Vediamolo un pezzetto per volta. Cominciamo dalla fine, cioè Keunkan (慶雲館), che è il nome specifico della locanda, ed è composto da due parti: kei (慶) che significa "celebrazione" o "felicità", e unkan (雲館) che significa "palazzo delle nuvole". Il nome sostanzialmente è sia un retaggio storico per quanto riguarda la toponomastica che il riflesso di una tradizione che vede gli onsen come luogo di riposo e divertimento (con moderazione) per i viaggiatori.

Il pezzo centrale è la parola da vedere, cioè onsen. Alcuni ryokan, infatti, nascono vicino a delle stazioni termali (che in Giappone, terra vulcanica e alquanto instabile, sono decisamente diffuse) e offrono anche una funzione di bagni termali od onsen, 温泉, con gli ideogrammi per "caldo moderato" (温) e "acqua sorgiva" (泉). È una delle parole più amichevoli che potete incontrare perché preludio a una esperienza differente da quella delle nostre terme, ma decisamente interessante. L'acqua arricchita di minerali e tiepida fa bene, i giapponesi come gli antichi romani l'hanno capito da millenni e la pratica dei bagni comuni fa parte della loro cultura oltre che del benessere personale: indica un modo di vivere. Attenzione, negli onsen ci sono regole e pratiche specifiche da seguire, come lavarsi accuratamente prima di immergersi nelle vasche per garantire la pulizia e l'igiene condivise. E coprire i tatuaggi (dico per voi, che io non ne ho).

Infine, nishiyama. I due kanji del nome, 西山, significano "montagna occidentale" (anzi, in ordine inverso: "occidentale" e "montagna") e indicano la posizione geografica dell'onsen nelle vicinanze delle montagne occidentali, nella prefettura di Yamanashi.

Secondo la tradizione, la locanda è stata fondata nel 705 dopo Cristo. È di proprietà e gestita dalla famiglia Fujiwara da oltre cinquanta generazioni, un fatto incredibile che le conferisce un carattere storico e culturale significativo seppure difficile da ritenere storicamente reale (la famiglia imperiale giapponese sarebbe in circolazione dai tempi di Jimmu, 2.600 anni fa, per dire).

Tuttavia, il fumo che d'inverno si leva dall'acqua calda dell'onsen rende questo posto davvero la locanda delle Nuvole della Felicità.


Italiana

A Monaco c’è chi lavora a un dizionario iniziato 129 anni fa, scrive Viola Stefanello (opens new window). È l'ultimo dei Thesaurus Linguae Latinae, un progetto mastodontico basato su un archivio di milioni di foglietti scritti a mano nel tardo Ottocento.

Sono passato per un paio di notti dalla Corea del Sud, che è incastrata fra Cina e Giappone ma non usa più da cinquecento anni gli ideogrammi. Invece, usa un alfabeto chiamato Hangul: eccolo, spiegato bene (opens new window).

Tutto normale: tromba d'aria tra Gessate e Cernusco sul Naviglio (opens new window), in provincia di Milano e tempesta di fulmini sul lago di Garda (opens new window), con circa 300 fulmini al minuto. Tutto tranquillo, perché preoccuparsi?

Riflessione un po' populista (opens new window) sul fatto che le compagnie aeree facciano prezzi diversi a seconda di dove ti colleghi: nei commenti decolla veramente.

Il bilancio di una vita senza social (opens new window) di Michele Serra.

A Tokyo sono stato a vedere (ovviamente in Giapponese) ‌Kimi-tachi wa dō ikiru ka (君たちはどう生きるか), l'ultimo film di Hayao Miyazaki: ecco cosa ho capito (opens new window).


Multimedia

Training Video for Bell Labs' Holmdel Computing Center: Part One (opens new window) and Part Two (opens new window) - AT&T Archives

(The Bell Labs Holmdel Complex in Holmdel, New Jersey (opens new window))

UNIX: Making Computers Easier To Use (opens new window) -- AT&T Archives film from 1982, Bell Laboratories

The UNIX Operating System (opens new window) - AT&T Archives


Tsundoku

Status and Culture (opens new window) fornisce una spiegazione solida e articolata a tutti i nostri desideri e bisogni. In questo libro W. David Marx racconta come il nostro desiderio di rango sociale crei il gusto, l'identità, l'arte, la moda e il costante cambiamento nel quale siamo immersi.

Ametora (opens new window) è l'altro libro di W. David Marx che parla invece solo di Giappone: l'invenzione dello stile giapponese è una derivata di quello americano che, grazie a questa specie di capsula del tempo che sono le isole care alla dea Yamato, è stato preservato ed è ancora riconoscibile dopo un disastro durato quasi ottant'anni, almeno per la moda maschile americana.

Il catalogo dei santi ribelli (opens new window) è il libro che tutti aspettavamo: la raccolta, editata e migliorata (ma ce n'era bisogno?) degli articoli sul santo del giorno di Leonardo Tondelli. Finissimo "santologo" (si dirà?) e umorista di livello. Già il sottotitolo è tutto un programma: "Storie di immigrati, ladri e prostitute che hanno cambiato la Chiesa". L'ha pubblicato Utet.

The Boys (opens new window) è la biografia di Ron e Clint Howard: il regista, alquanto famoso, e suo fratello, che invece non lo è.


Coffee break

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Al-Khwarizmi

Una ossessione per i quadretti e i pixel e la carta millimetrata come mezzo espressivo: che poi è il modo con il quale una generazione ha conosciuto l'informatica (opens new window).

"La maggior parte dei programmatori in outsourcing in India vedrà il proprio posto di lavoro cancellato nel prossimo anno o due", ha detto Emad Mostaque, ceo di Stability AI (opens new window). Mostaque sostiene che la maggior parte dei coder in outsourcing perderà il proprio posto di lavoro perché gli effetti dell'AI rendono possibile lo sviluppo di software con un numero di persone molto inferiore. E pensare che una volta fare il programmatore era una lavoro a prova di bomba.

Si Daniels, uno degli uomini con la carica più lunghe che abbia mai sentito (Principal program manager for fonts and typography, Microsoft Office design), la scorsa settimana in un post su Medium (opens new window) molto commentato, ha annunciato che Microsoft Office cambia font: "A Change of Typeface: Il nuovo font predefinito di Microsoft è arrivato". Si chiama Aptos, e prende il posto di Calibri dopo 15 anni di servizio. Non uso Word e penso che un font debba durare un po' più di 15 anni (metti 50 o 100) by design. Tuttavia, per quanto mi era indigesto Calibri faccio volentieri un'eccezione. Aptos all'inizio si chiamava Bierstadt e fa parte di una famiglia di altri quattro font: Grandview, Seaford, Skeena e Tenorite. Gli hanno cambiato nome per evitare problemi con la città della birra o con il paesaggista tedesco-americano?

L'intelligenza artificiale pompa il mercato delle startup, ma solo quelle che parlano di AI. In realtà le altre stanno diminuendo (opens new window). Inoltre, nonostante le speranze, San Francisco non si sta ripopolando (opens new window) e la crisi urbana di una delle più belle città al mondo persiste. In compenso, le AI generative stanno mettendo a ferro e fuoco un ambito molto specifico: la scrittura. Rendono tutti più bravi (opens new window) e nel mondo dei giornali ci si sta dividendo tra apocalittici (opens new window) e integrati (opens new window). Presto cominceranno ad emergere anche delle analisi più strutturate, non ne dubitate.


Tokyo by night
Tokyo by night ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

A Milano, zona Chinatown, abita da tempo immemore Giovanni Storti (opens new window), uno dei tre Aldo-Giovanni-e-Giacomo. A Milano, zona Chinatown, c'è una strada su cui passano i tram che continua ad avere delle buche imbarazzanti nell'asfalto, pericolose per moto e biciclette ma anche per chi attraversa a piedi. A Milano, zona Chinatown, ogni volta (opens new window) che Giovanni fa il suo video su Instagram (opens new window), il Comune manda entro 24 ore due sfigati con il camioncino a tappare le buche a suon di badilate di bitume; buche che poi tornano a ripresentarsi già pochi giorni dopo (opens new window). A Milano, zona Chinatown, a me più delle buche dà fastidio l'ipocrisia del Comune e l'implicito privilegio (ovviamente sfruttato) di chi sa che facendo il video il giorno dopo ha le pezze di bitume sotto casa: invece, il resto della città dove la gente si schianta in motorino e in bicicletta o si rompe le gambe attraversando la strada, no.




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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