[Mostly Weekly ~223]

Senza auto, gli smartphone a scuola no e le mele Ringo


A cura di Antonio Dini
Numero 223 ~ 11 giugno 2023

L'archivio

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‌"Mentre le narrazioni romantiche alimentate da sostanze petrolchimiche – scrive Vicky Grut (opens new window) – scivolano nel passato, ho trovato il mio tipo di libertà in una vita senza auto".

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Intanto, buona lettura.


That is not only not right; it is not even wrong
— Wolfgang Pauli



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Editoriale

Vorrei essermi inventato una newsletter un filo più leggera da scrivere, anche se in realtà che sono grato al lavoro che mi porta a fare tutte le settimane: è una specie di ancora di normalità in un sistema più ampio (le altre cose) che è diventato frenetico e frettoloso. Due concetti diversi che quando si sovrappongono producono effetti superiori alla somma delle parti.

Per questo rimango incantato leggendo altri lavori in questo settore che sono contemporaneamente originali e, per usare un eufemismo, non guidati da una mente redazionale (cioè frutto delle nevrosi solipsistiche di un giornalista). Nelle prossime settimane cercherò di proporvi delle idee originali e al tempo stesso sostenibili, perché quando arriva la stagione bella c'è più luce e più spazio per pensare cose nuove. Intanto, è uscita una nuova puntata di Tilde (opens new window), il podcast con Riccardo. Ma non sarà l'ultima prima della pausa estiva. (Ho scritto pausa estiva? Che luogo comune triste e logoro: brrr).

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Arrivi e partenze
Arrivi e partenze ~ Foto © Antonio Dini

Importante

Gli smartphone sono adatti alle scuole? I divieti di utilizzo dei dispositivi nelle scuole hanno lo scopo di proteggere le giovani menti dall'essere "per sempre altrove". Ma alcuni insegnanti sono preoccupati dal potenziale di un altro tipo di distrazione. Mettetevi pure comodi per questa lista di letture selezionate da Pocket (opens new window). Tanta roba davvero. Si va da Cacciate gli smartphone dalle scuole adesso! (opens new window) a Vietare gli smartphone in classe? Non così in fretta (opens new window). La prospettiva è americana, quindi va pressa cum grano salis, ma ci sono cose interessanti per tutti. s

Certo, l'intelligenza artificiale può fare arte, ma è arte "buona"? Solo perché il ChatGPT può scrivere poesie o podcast, non significa che dovrebbe farlo. Ecco gli articoli che ho trovato che sostengono questa tesi (e non solo arte, ma anche buona parte del resto) uno (opens new window)), due (opens new window), tre (opens new window), quattro (opens new window), cinque (opens new window), sei (opens new window).

Ci sono voluti 150 milioni di anni perché i dinosauri piumati padroneggiassero il volo e diventassero quegli uccelli che oggi vediamo svolazzare in cielo. La domanda è: come hanno fatto a spiccare il volo la prima volta? (opens new window)

Per decenni, i capelli corti e la maternità sono stati sinonimi per varie ragioni (facilità, praticità, senso della misura) ma poiché le donne hanno figli più tardi e la nostra identità visiva è spesso quella con cui siamo già a nostro agio, il significato dei capelli da mamma sta iniziando a cambiare (opens new window).

Tutti quanti abbiamo incontrato quella persona che sembra non fare nulla al lavoro, nonostante abbia un impiego retribuito (forse siete voi?). Emily Stewart ha parlato con alcune di queste persone, gli "occupati senza lavoro", per farsi un'idea di cosa fanno tutto il giorno: sonnellini, escursioni, passeggiate, facendo finta di vivere in posti lontanissimi tipo il Kentucky? Gli aneddoti sono così ricchi tanti che leggere questo reportage (opens new window) è una boccata di aria fresca.

Qualche tempo fa parlavo con una persona che si stupida del prezzo di non ricordo più quale gadget elettronico. Tipo il classico telefono da 1.600 euro o roba del genere. Il fatto è che viviamo in bolle diverse. C'è chi vende un Rolex GMT Master 6542 con inserto in bachelite (opens new window) la bellezza di 69mila euro. E qualcuno che se lo compra lo trova di sicuro. (A me fa morire che ci siano anche 94 euro di spedizione da spedire: per quella cifra me lo vado a prendere di persona negli Usa, dove lo vendono).


Yamato

Asahi ringo (旭りんご)
La parola di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese è asahi ringo (旭りんご), che potrebbe essere tradotto in modi diversi (tanto per cambiare) perché traduce il nome di un tipo particolare di mela canadese, il cultivar della mela McIntosh. È una mela originariamente canadese di colore rosso e verde, dal sapore acido e con polpa bianca. Diventa matura verso la fine di settembre e porta il nome del suo scopritore, John McIntosh, che era emigrato in una piccola contea dell'Ontario dalla Mohawk Walley nello stato di New York.

McIntosh aveva trovato alcuni meli selvatici nel giardino di casa e dopo un po' si era preso cura di loro, cominciando a piantare e selezionare le piantine e poi a praticare degli innesti. Siamo nel periodo che va dal 1811 al 1835 e quello che McIntosh stava facendo è una delle pratiche più antiche dell'agricoltura, cioè la selezione e modificazione delle piante con delle piccole mutazioni favorevoli. In questo caso la produzione di frutti (le mele) particolarmente gustose. Dopo una falsa partenza (i meli di questo cultivar erano particolarmente sensibili ad alcuni tipi di fungo) le mele McIntosh divennero la parte più importante della produzione agricola della piccola impresa di famiglia. La varietà di mela venne chiamata McIntosh Red o per semplicità Mac.

La mela Mac è diventata dominante nelle coltivazioni nordamericane e una delle più diffuse al mondo. Il 40% delle mele canadesi sono di una delle differenti varianti di mela Mac: ci sono la mela Spartan, che è un incrocio con la mela renetta Newton, la mela Macoun, che è un incrocio con la mela nera, la mela Cortland, rossa e adatta per essere cotta, la Jonamac, la Paula Red, che è molto zuccherina, la Impero, incrociata con la mela Delicious. Un mondo di mele, diffuse anche in buona parte degli Stati Uniti, compresa la Silicon Valley che, prima di diventare la "valle del silicio", era la "valle della frutta", perché dotata di un clima mite e controllato e di un terreno particolarmente fertile.

Il buon Steve Jobs, cofondatore di Apple, era vegetariano e amante della frutta, oltre ad aver lavorato come stagionale nella raccolta di mele durante gli anni in cui aveva fatto il drop out al Reed College. Una delle ragioni perché Apple si chiama Apple è probabilmente questa, unita al fatto che un nome che comincia con la "A" viene subito fuori in ordine alfabetico (all'epoca si usavano le pagine gialle per cercare le attività commerciali), è associato a un valore positivo ("Una mela al giorno leva il dottore di torno"), sorprende e fa simpatia se associato a un computer e, infine, ha anche un doppio uso scientifico e filosofico: la mela di Newton (quella con cui lo scienziato americano si fa un bernoccolo e scopre la forza di gravità) e la mela della conoscenza (quella del serpente, di Adamo ed Eva). Ma la mela è anche il pomo della discordia, cioè la mela d'oro del giardino delle Esperidi che, dal banchetto di nozze tra Peleo e Teti, porta dritti alla guerra di Troia. Non credo che nell'immaginario di Steve Jobs ci fosse anche la mela incastrata nel carapace di Gregor Samsa, ma chissà, un buon psicanalista probabilmente ce l'avrebbe visto sicuramente.

Insomma, la mela ha un legame con l'informatica forte e quella scoperta da John McIntosh ancora di più, perché quando nel 1984, dopo aver battezzato Apple, Apple II, Apple III e Lisa i primi computer dell'azienda, Steve Jobs si trova a capo del piccolo gruppo di pirati che lavora alla realizzazione di un computer innovativo e molto speciale, trova nella variante della lettura di McIntosh il suo nome. Infatti, il cognome scozzese può anche essere scritto Macintosh o Mackintosh e Jobs opta per la versione con la "a" e senza la "k", Macintosh.

Chiudiamo il cerchio con il Giappone: la nostra asahi ringo è una mela McIntosh, come dicevamo. Asahi (旭) significa alba o sol levante: è un classico dell'immaginario giapponese e simboleggia l'inizio, la speranza, l'energia positiva. È anche il simbolo del Paese. Ringo (りんご) è composto dai caratteri "りん" (rin) che si riferisce al suono della campana e "ご" (go) che è una particella onorifica. Insieme, però, questi caratteri rappresentano la parola "mela": lo so che non ha senso, e anche chi studia linguistica in Giappone si scervella per capire le ragioni di questa associazione. C'è chi sostiene che sia un nome indigeno, che si sono cioè inventati i giapponesi (ma è improbabile) e chi ritiene che venga dall'olandese (che però chiama le mele "appel" con una pronuncia che non si avvicina neanche se non per lunghezza a quella di ringo.

In realtà la tesi più probabile è anche quella che, per ragioni culturali, i giapponesi evitano in tutti i modi: il termine ringo deriva dal cinese. La parola cinese per "mela" infatti è píngguǒ (蘋果), che suona simile a ringo e questo fa pensare che il giapponese sia una forma adattata o presa in prestito dal cinese.

Cosa ce ne facciamo noi, fuori dal Giappone? Beh, possiamo giocarci un po'. 旭りんご può essere tradotto letteralmente come "mela dell'alba" o "mela del sole levante" o, più semplicemente, visto che ringo "suona" bene anche in altre lingue, come "mela ringo" o asahi ringo.

E qui veniamo alla mela dei computer. Perché nel dicembre 2020 uno sviluppatore di software di quelli davvero molto bravi, Hector Martin, decide di creare un progetto open source particolare. Nel 2020 Apple sta dimostrando la sua superiorità tecnologica con i nuovi "Apple Silicon", i processori (in realtà sono SoC, System on a Chip) con architettura Arm che vengono progettati internamente dall'azienda californiana a partire da quelli per iPhone e iPad e prodotti a Taiwan dal colosso dei semiconduttori Tsmc.

La prima generazione di Mac che abbandona i processori Intel e utilizza il chip Apple Silicon M1 fa faville e dimostra che i computer di Apple sono unici anche dal punto i vista hardware. Questo attrae l'attenzione di Martin che decide di aprire un progetto per portare Linux su quei computer.

Il lavoro di Martin si è concentrato sullo sviluppo di driver e supporto per il kernel Linux al fine di far funzionare correttamente Linux sui dispositivi con processori Apple Silicon. Ha reso pubblico il suo lavoro su GitHub, attirando l'attenzione di altri sviluppatori, compresi alcuni che sono decisamente bravi. Pochi ma molto, molto bravi. È venuto fuori un lavorone.

In poco più di tre anni il progetto ha fatto progressi significativi. Sono stati raggiunti importanti obiettivi, sia per il funzionamento generale del kernel su Apple Silicon che per le parti specifiche relative alle componenti grafiche. A oggi non solo Linux funziona più che bene sui Mac con Apple Silicon, ma molte delle innovazioni portate avanti dal progetto sono state riprese da Linus Torvalds e dai suoi e inserite nel kernel di Linux mainstream.

Come si chiama il progetto? Asahi Linux, ovviamente. Come la mela ringo, cioè McIntosh.


Italiana

Arriva l'estate e ci saranno un po' di problemi con i voli, a quanto pare. Torna un tema interessante: l’overbooking fatto dalle compagnie aeree. È legale, si chiede il Post? (opens new window) Nell'Unione Europea è una pratica consentita ma disincentivata tramite sistemi di rimborsi e protezione dei viaggiatori.

Umberto Bertelè, professore emerito (cioè in pensione) di strategia al Politecnico di Milano, interviene sul tema delle intelligenze generali. Il punto (opens new window): L’IA generativa è al centro del dibattito dal lancio di ChatGPT, e i punti di vista sono molteplici. Bertelè tocca i tre più significativi (chi ne trarrà il maggior guadagno, i danni di una diffusione incontrollata e i tentativi di regolamentarla) per capire in che direzione stiamo andando. Da leggere.

Le imprescindibili interviste del Corriere: Marco Della Noce, «700 mila euro di debiti, ero finito a dormire in macchina. Salvato dagli amici di Zelig» (opens new window)

Altre imprescindibili interviste del Corriere: Marta Donà, manager dello spettacolo per caso (opens new window). "Da piccola facevo i compiti nel salotto di zio Celentano".

Il primo Pride romano dell'epoca Meloni raccontato dal Manifesto (opens new window) (che è ancora vivo e lotta insieme a noi).

Quel gioioso giornalismo declamativo, pensato per "mettere in evidenza" aziende, decantandone le magnifiche e progressive sorti. Come la fabbrica degli influencer (opens new window), la Stardust House, academy milionaria di Monza che fattura come una trivella petrolifera. Che grande bellezza.


Multimedia

Com'era fatta la tastiera del Commodore 64? Beh, questo video ha i suoi difetti (opens new window), ma chiarisce alcuni passaggi, tra i quali quello che si trattava di una tastiera con switch ibridi Mitsumi tipo KKR. Ah, invece quest'altro tizio i Commodore 64 li costruisce da zero (opens new window) con componenti old-new.

Ha venduto milioni di dischi con le sue lunghissime composizioni melodiche per solo piano. A 73 anni è morto George Winston, il prototipo dei vari Richard Clayderman (opens new window) (che odiava essere etichettato come pianista new age anche perché secondo me era semplicemente easy listening (opens new window)). Comunque, Winston ha venduto un botto e si ascolta ad esempio qui: December (1982) (opens new window). Questo genere di musica serve tantissimo, non vi sbagliate: il primo commento al video di MichelleElizabeth lo spiega perfettamente. "Mia sorella mi regalò questo album per Natale quando avevo 15 anni. Ora ne ho 57. Voglio che le cose siano come allora. Voglio tornare a casa per Natale".

Per qualche strano e singolare motivo (probabilmente in contanti) Eric Clapton suona anche con Johnny Depp in un concerto-tributo per Jeff Beck (opens new window) che si è tenuto pochi giorni fa alla Royal Albert Hall. Comunque, per fortuna c'era il resto del mondo. Per fortuna.


Tsundoku

Four Thousand Weeks - Time Management for Mortals (opens new window) è un libro di Oliver Burkeman che affronta un tema fondamentale: come gestire il nostro tempo che è, per definizione, finito. Una persona che arrivi a 80 anni ha quattromila settimane a disposizione: cosa farne? Qui l'intervista all'autore (opens new window) che comincia con il bruciare una mezz'oretta del vostro tempo (più di quanto ci abbia messo io a fare questa segnalazione, comunque). Se poi lo comprate e lo leggete, ecco che se ne vanno via anche altre ore. E insomma, si fa presto a fare quattromila.

Lighthouse: An Illuminating History of the World’s Coastal Sentinels (opens new window) di R. G. Grant. Aspiranti maniaci dei fari, gente che veramente nella vita non si capisce perché non possa essere serena e felice senza qualcosa di assurdo a riempire un vuoto esistenziale che perlomeno non state devastando con i social, è arrivato il vostro momento. Con oltre 350 illustrazioni e grazie a rari progetti d'archivio e a storie di audaci avventure, Lighthouse "cattura il romanticismo e la storia impressionante di queste torri isolate e salvavita, insieme alle incredibili imprese di ingegneria e di invenzione che sono state necessarie per crearle". Non è un testo veloce (stiamo parlando di quasi 800 pagine) ma certamente è dimenticabile, soprattutto perché lo comprerete ma vi dimenticherete di leggerlo, per lenire il dolore della ferita dei soldi sprecati. Comunque, questo libro, partendo dal XVIII secolo e arrivano sino alla metà del XIX secolo, esamina gli "edifici iconici" (cioè i fari) "da ogni punto di vista", raccontando l'evoluzione del design dei fari, gli enormi ostacoli superati durante la loro costruzione e la loro manutenzione, le "emozionanti storie di eroismo" e "la spietatezza dei mari" (bestiacce, questi mari), e la vita quotidiana dei custodi, spesso molto sofferenti. Poveri cristi. E loro che pensavano di rilassarsi nel faro a leggere sorseggiando tè cullati dal rumore delle onde. Mah,

The Obstacle Is The Way: The Timeless Art Of Turning Trials Into Triumph (opens new window) è un libro di Ryan Holiday che nel mondo anglosassone ha fatto scempio, una decina di anni fa. È diventato un classico di culto, amato da tantissime persone che applicano la sua saggezza per avere più successo in qualsiasi cosa facciano. Davvero, tutti milionari. Solo chi non lo legge non diventa presidente degli Stati Uniti. E non perché ci sono pochi posti liberi al vertice. Questo libro è un vero classico libro di auto-aiuto, ma agli steroidi, come si dice, pompato a bestia. Non vale i vostri soldi e il vostro tempo, ma se state realizzando quella tesi di laurea sul business dell'auto-aiuto creato da Napolen Hill due secoli fa, o se avete bisogno di una montagna di pezzetti di testo da rubare per le vostre mail di spam, eccovi serviti. Non c'è niente di meglio in giro. Compratelo di carta così avrete anche il rimorso di aver fatto abbattere un albero per produrre la vostra copia.

In più: finalmente una buona notizia. Ancora non si sa quando esce (opens new window), ma Bao Publishing sta per dare alle stampe la prima versione tradotta in italiano del manga Il viaggio di Shuna (opens new window) di Hayao Miyazaki.


Coffee break

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Al-Khwarizmi

Le novità della WWDC di Apple quest'anno (opens new window) sono state veramente tante. Per Apple Vision Pro rimando a tre bravi che l'hanno provato: (testo) Bruno Ruffilli su Italian Tech (opens new window), (video) Marques Brownlee (opens new window) e John Gruber (opens new window) (testo di nuovo). Per tutte le novità in sintesi, ecco qui (opens new window). Cosa ne penso io del Vision Pro? Ancora non l'ho capito, ma posso dire che, più che passa il tempo e ci penso, più mi sta piacendo. La tecnologia sembra davvero incredibile. Che poi ce la faccia sul mercato è un discorso completamente diverso. Vedremo, tanto c'è tempo.

Ci sono altre due piattaforme di criptovlaute (Binance e Coinbase) nei guai. Il post lo spiega bene (opens new window) ma è un problema più generale (opens new window) che andrebbe affrontato a livello strutturale (opens new window).

Da un po' non parliamo di vim, il mio editor preferito (sto giocando un po' con vimr (opens new window), NeoVim con Gui per macOS scritta in Swift, che non è male). Comunque, uno dei superpoteri che si possono usare con vim sono i pattern matching. Qui ce n'è uno carino (opens new window) basato sulla "&" che permette di inserire nel testo di sostituzione il modello corrispondente nel modello di sostituzione. Fate prima a vederlo, è una figata. Ah, questa è strana abbastanza: praticamente ChatGPT ma dentro Vim: ChatVim (opens new window).

Dando per acquisito che siate passati a Wayland, quale pacchetto integrato (finalmente!) per la gestione delle finestre? Hyrland (opens new window) oppure Sway (opens new window)? Una comparazione "secca" (opens new window) e il racconto di chi sta configurando Asahi Linux (opens new window) con Hyprland. Qui un thread utile per noobs dei wm (opens new window) e qui il riassunto (opens new window).


Vecchie guide
Vecchie guide ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

Il mio disagio con il tempo di adesso è dettato da un lato dal mio naturale invecchiare e dall'altro dalla profonda frattura sociale che si è disegnata alla metà degli anni Novanta e si è approfondita ulteriormente dal Duemila in avanti. Un elemento soggettivo e uno globale. Sull'invecchiare c'è poco da fare se non di tenersi in forma, mangiare bene, dare un senso a tutti i giorni che si ha la fortuna di vivere ed essere la migliore versione di se stessi possibile. Aiuta anche gli altri, ma fondamentalmente aiuta se stessi.

La frattura, invece, è tutta un'altra cosa. È la discontinuità storica semplicemente incredibile avvenuta trent'anni, fa le cui conseguenze stanno emergendo adesso. Per dirla spiccia: ci sono due generazioni a cui non è stato passato il testimone e che di conseguenza non sanno una mazza di quel che succedeva prima. Alcuni di loro si stupiscono, altri cadono dal pero, altri ancora cercano, in maniera hipster, di riattaccarsi a vecchie cose (il "vinile", la pellicola). I più curiosi fanno domande e leggono qua e là cose che possono tornare utili. La maggioranza vive cullata dalla sua beata ignoranza.

Il problema è che, man mano che crescono, le generazioni Y e Z che ignorano quanto ha preceduto la loro comparsa sul pianeta, stanno aprendo dei buchi nel tessuto sociale che fanno paura. Perché non sanno e quindi non vedono e quindi non capiscono. Chiaramente la responsabilità è di chi è venuto prima di loro. Sarei tentato di dire che la colpa è di chi è più vecchio di me, visto il prezzo che sta pagando chi era giovane negli anni Ottanta, ma non credo che la mia generazione X sia particolarmente innocente. Tutto questo comunque non è importante, visto che non c'è nessun processo di Norimberga in corso. Invece, ci sono conseguenze da ponderare e contromisure da immaginare.

Ad esempio, questo spiegare in modo così didascalico che caratterizza il Post, mi duole ammetterlo ma è semplicemente la più naturale, sensata e intuitiva risposta allo spirito dei tempi (lo so, li cito un casino, ma solo perché ci ho scritto e per abitudine continuo a leggerli). Al tempo stesso, è spaventoso vedere articoli che "spiegano bene" a cosa servono cose assolutamente ovvie e scontate, parte della vita quotidiana di qualsiasi famiglia, che evidentemente si sono perse a un certo punto. Prendete questo articolo sulle scatole dei biscotti danesi (opens new window) usate per tenere altre cose (rocchetti del filo, aghi e bottoni). Ora, a parte che l'anonimo estensore del Post ha fatto bene i compiti e vi ha risparmiato i link con cui è stata assemblata la storia (questo (opens new window), questo (opens new window), questo (opens new window), questo (opens new window), questo (opens new window), questo (opens new window), questo (opens new window), questo (opens new window), questo (opens new window) e questo (opens new window); e anche questo "interno" (opens new window)), la domanda è: perché c'è bisogno di spiegare questa cosa? Le scatole dei biscotti per tenere ago e filo? Sul serio? A quali turisti del pianeta Terra può venire in mente di passare in rassegna gli oggetti che hanno definito più di un secolo di lessico famigliare comune come se fossero manufatti di un altro pianeta?

Per la nostra "cultura", cioè la condizione che riguarda i membri di qualsivoglia gruppo sociale (non la "cultura" come erudizione dei singoli ma la cultura come ‌acquis communautaire di un popolo), la conseguenza è semplice: è semplicemente andata in vacca. Troppe spinte e troppe trazioni tutte assieme: il digitale, l'egemonia culturale straniera (Usa, soprattutto), la destra, la sinistra, l'iniezione di forti quantitativi di banalizzazioni sociali (Amici e il Grande Fratello, il calcio come misura del carattere di un popolo, i talent, tutti i talent), gli errori madornali nella scuola e nella formazione (causati, questi si, dalla generazione prima della mia, cioè i baby boomer), i flussi migratori, il populismo più becero. E i social, i social, i social. Metteteci dentro tutto quel che volete, ma se non avete passato gli ultimi quarant'anni in una caverna dell'Aspromonte non credo sia possibile una lettura più semplice: la cultura italiana è allé a la vache. È andata in vacca.

Un tempo almeno sarebbe seguito il dibattito, oggi al massimo puoi sperare in un meme.

(Ps. Oui, je sais, j'ai aussi étudié le français : c'est "aller en enfer", merci.)




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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