[Mostly Weekly ~222]

Prepararsi al caldo, capire il Long Covid


A cura di Antonio Dini
Numero 222 ~ 4 giugno 2023

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Preparatevi perché quest'estate ci sarà un traffico da paura (opens new window) negli aeroporti. Anche da noi.

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Intanto, buona lettura.


Do not go where the path may lead, go instead where there is no path and leave a trail
– Ralph Waldo Emerson



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Editoriale

Si sta avvicinando il momento in cui farà caldo. Di nuovo. Vivo a Milano, che è cambiata: adesso come città è climaticamente diventata l'equivalente di una città siciliana (opens new window) (e il resto d'Italia non sta meglio, la già afosa e climaticamente fetente Firenze inclusa). La domanda è: vi siete attrezzati? Qui ci sono cinque cose semplici (opens new window) da fare.

  1. Isolare le finestre e le porte.
  2. Mantenere l'aria fresca in casa.
  3. Isolare il sottotetto.
  4. Avere presente un posto fresco dove poter andare.
  5. Verificare lo stato del vostro condizionatore.

Sono consigli generici per di più pensati per un'altra nazione, lo so, ma la logica rimane rilevante anche da noi. Adesso è il momento giusto per pensarci, dopo farà troppo caldo.

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Nuvole
Nuvole ~ Foto © Antonio Dini

Importante

Il long-Covid, la sindrome che coglie le persone che hanno avuto l'infezione e ne sono apparentemente guarite negativizzandosi ma patendone le conseguenze per settimane o mesi. Non solo è reale (opens new window) (e difficile da capire) ma adesso si lavora anche a dei trattamenti (opens new window).

Viviamo in un mondo in cui le conoscenze creano ricchezza. Il valore delle persone e delle aziende dipende dalle loro conoscenze. Motivo per il quale c'è un crescente interesse per la "saggezza degli indigeni" (non solo nativi americani): da un lato il desiderio di espandere la superficie di conoscenza, dall'altro l'idea che, dopo tutto questo tempo e con tutte queste generazioni, qualcosa anche i vecchi saggi (opens new window) ci possono raccontare.

Al largo della penisola delle Yucatan, tra Belize e Messico, c'è Taam ja’, che in lingua Maya vuol dire "acque profonde". I locali lo chiamano in realtà poza, il buco nel fondo del mare. Il secondo più profondo al mondo (che noi si sappia). Questa è la sua storia (opens new window).

In Italia l'obbligo di leva militare è stato cancellato anni fa, ma già da tempo gli scaglioni venivano chiamati a ranghi sempre più ridotta. La cultura militare di base (non le armi, intendo proprio il meccanismo basico dei saluti, divisa, etc) non è più diffusa e sta scomparendo. È l'unica spiegazione per cui il segnale di "attenti a..." dell'ufficiale che marcia davanti alla compagnia, fatto a braccio alzato o alzando la spada, viene scambiato per un saluto fascista (opens new window). Ignoranza e malafede.


Yamato

Jiyūseki (じゆうせき)
La parola di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese è un'espressione molto carina: Jiyūseki (じゆうせき), cioè "posto libero" o "posto non assegnato". La versione che ho dato è la traslitterazione in hiragana di tre kanji, 自由席, il cui significato letterale è questo: 自 (ji) significa "sé", "da solo" o "personale" e rappresenta l'idea di autonomia e libertà individuale; 由 () significa "causa", "origine" o "ragione" ed esprime l'idea di provenienza o motivo di qualcosa: infine 席 (seki) significa "posto" o "seduta" e rappresenta la collocazione fisica o metaforica di una persona in un determinato spazio. Tutti insieme, formano un'espressione di una comodità impressionante, per chi deve prendere un treno: vogliono dire che questo posto è libero.

Prima che il Giappone diventasse una destinazione internazionale super popolare, era piuttosto comune non prenotare in anticipo il proprio posto in treno; piuttosto, si poteva semplicemente arrivare e salire sul primo treno possibile, accaparrandosi uno jiyūseki, un posto non riservato. Al giorno d'oggi, invece, e soprattutto durante le stagioni di punta (la primavera, ma anche attorno alle feste di Natale o in certi periodi dell'estate dove ci sono festival e cose del genere), il rischio di rimanere senza posto a sedere è maggiore. Si può sempre salire sul treno, ma si rischia di dover stare in piedi tutto il tempo.

Lo sanno bene quelli che vanno in Giappone per una o due settimane e si armano di uno dei fantastici JR Pass (che in realtà si chiamano "ジャパンレールパス" e si pronuncia Japun rēru pasu, come tutte le acquisizioni di parole straniere basate sulla pronuncia originale in questo caso in inglese, e non sull'ortografia). I JR Pass si fanno prima di partire e si ritirano e attivano in Giappone, avendo cura che sul passaporto ci sia il piccolo visto turistico.

Il pass è disponibile in diverse varianti a seconda della durata (7, 14 o 21 giorni), se ci si sposta tanto in treno fa risparmiare un sacco di soldi e può essere utilizzato su alcuni treni shinkansen (quelli ad alta velocità, ricordate?), treni locali, treni express limitati e alcuni autobus della JR.

La quale JR in realtà non è una sola azienda ma un piccolo "sistema", uno dei pochi casi in cui dividere l'incumbent anziché privatizzare (ma ci sono anche quelle private) abbia portato più efficienza. Ne avevamo già parlato, ma riassumo: le ferrovie giapponesi sono divise in diverse società separate a seguito di una riforma del sistema ferroviario avvenuta nel 1987. Prima di tale riforma, c'era una sola società ferroviaria statale, la Japanese National Railways (JNR), che gestiva tutte le linee ferroviarie nel Paese.

Questa riforma ha privatizzato la ferrovia JNR e l'ha suddivisa in diverse società regionali chiamate JR Railway Company. La scissione aveva lo scopo di migliorare l'efficienza, la competitività e la gestione delle ferrovie e di promuovere la concorrenza nel settore ferroviario. JNR è stata suddivisa in sette società: JR Hokkaido, JR East, JR Central, JR West, JR Shikoku, JR Kyushu e JR Freight. Ciascuna di queste società è responsabile della gestione e della manutenzione delle linee ferroviarie nelle rispettive regioni geografiche.

E i pass? Quelli sono un momento di sintesi collettiva, tanto che possono essere per tutto il sistema ferroviario giapponese o solo per alcune aree. Il che però rende un filino complicato capire quale pass si vuole acquistare, anche perché non costano pochissimo (e lasciano fuori alcune aree). Inoltre, il pass ti priva della tua tessera Suica, che invece è molto comoda per fare anche i piccoli acquisti nei vari negozietti (vi ricordate? Sono molto diffusi e comodi, anzi "convenienti") e prendere gli altri mezzi non coperti dal JR Pass.

Se questa estate (o in un qualsiasi altro momento) volete andare in Giappone, sappiate che basta un minimo di pianificazione e potete prendere il passì più funzionale per voi. Vivamente consigliato.


Italiana

Una ziggurat in Sardegna. Molto interessante ritrovare questa storia, e le considerazioni sulla Sardegna e l'Italia di inizio Novecento in questo articolo (opens new window), che è in realtà è anzi l'estratto di un libro scritto da Jeff Biggers, In Sardinia: An Unexpected Journey in Italy (opens new window). Nella tradizione di The Basque History of the World (opens new window) di Mark Kurlansky, Oracle Bones: A Journey Through Time in China (opens new window) di Peter Hessler e delle narrazioni sull'Italia di Frances Mayes e Tim Parks, In Sardinia è libro importante per la letteratura di viaggio in Italia.

Lunga intervista a Fabio Capello (opens new window), calciatore molto bravo e allenatore ancora più bravo. Il problema? Io non trasformerei mai un calciatore o allenatore in un maître-a-penser, proprio nessuno, non ne conosco uno che valga la pena, ma questa è la logica dell’engagement e ci governa come la volontà schopenhaueriana.

Cos'è uno stato di coscienza? Perché è importante la meditazione e l'esplorazione dei nostri diversi stati di coscienza? Lo spiega Franco Fabbro (opens new window).

Un po' di giorni fa ho intervistato un futurista che mi ha parlato, tra le altre cose, di System Thinking e sistemi complessità. Adesso scopro che qui in Italia abbiamo questo Complexity Education Project (opens new window) che mi pare interessante. Ci sono anche una serie di incontri web nelle prossime settimane all'interno del Festival della complessità (opens new window).


Multimedia

Lisa: Steve Jobs’ sabotage and Apple’s secret burial (opens new window), il documentario appena rilasciato da The Verge, interessante non solo per l'argomento, ma anche per la regia e il modo della narrazione

Come Fly With Me: The Story of Pan Am (opens new window), il documentario della BBC realizzato nel 2011 che forse è uno dei più belli sulla storica compagna aerea americana.

Matthew Scott è uno youtuber-chitarrista che mi piace molto (uno dei pochi che ogni tanto riesca a comunicare una vera emozione). Ogni tanto produce delle cose più "pettinate", come questo reportage da The Greatest Guitar Festival on Earth (opens new window).

In un certo senso il rock progressive o prog-rock, è un'invenzione tutta inglese. Questo Prog Rock Britannia: An Observation in Three Movements (opens new window), realizzato dalla BBC nel 2009, è il documentario definitivo sulla musica prog e sulle generazioni di band che ne sono state coinvolte, dai successi internazionali di Yes, Genesis, ELP, King Crimson e Jethro Tull ai gruppi meno noti come Caravan ed Egg.

Quando la musica diventa un'esperienza elettronica: live coding music (opens new window).

Per un'associazione che non è neanche il caso di chiedermi come si sia sviluppata, "Orca" di Ennio Morricone (opens new window) (che peccato che ci siano milioni di dischi che non vengono digitalizzati nei cataloghi degli streamer come Apple e Spotify)


Tsundoku

Ho quasi finito Guerra (opens new window), l'inedito recuperato di Céline. È la mia coccola della buona notte, me lo sto centellinando. Céline andrebbe fatto santo subito (opens new window). Adelphi sta spingendo moltissimo questo libro e ne hanno ben donde: spero si comprino i diritti anche di Viaggio al termine della notte (opens new window), che in italiano è stato pubblicato in maniera balzana da editori diversi.

La storia della botnet Mirai che ho linkato poco sotto, nella sezione tech, è tratta da un libro notevole: Fancy Bear Goes Phishing: The Dark History of the Information Age, in Five Extraordinary Hacks (opens new window) di Scott J. Shapiro. Vale veramente la pena, perché apre uno scenario sul mondo dell'hacking davvero intrigante.

Accoppiamenti (opens new window) di Norman Rush è una bomba. L'autore è una bomba. Sua moglie è una bomba. Il fatto che sia stato tradotto in italiano (due su tre libri, non male) è una bomba. Questa intervista per la Paris Review (opens new window) che ve lo mette in prospettiva è una bomba. Da leggere. Tutto. "Da quarantanove anni Norman Rush e sua moglie Elsa condividono una piccola fattoria sulla High Tor Mountain di New York, lungo una strada fatiscente e non segnalata che si restringe man mano che la si percorre". Una bomba. (Pure Bianchi (opens new window) è una bomba).

Un libro importante: The Chaos Machine (opens new window) di Max Fisher è il libro che spiega come i social media hanno ricablato i nostri cervelli, rendendoci tutti schiavi della dopamina e distorcendo per sempre la nostra percezione del mondo (opens new window).

Diamo sempre un po' per scontato il senso della cultura e il ruolo dei libri nella sua diffusione. Di solito il discorso si perde cinque secoli fa, su Gutenberg e cose del genere. Dimentichiamo sempre l'impatto incredibile che ha avuto nell'emancipazione delle persone l'invenzione di libri economici, un'invenzione molto più recente di quanto non si creda. Nel mondo anglosassone la letteratura è diventata veramente di massa grazie a Penguin, la collana nata nel 1935. Questo thread su Twitter (opens new window) racconta la storia di Pelican, fondata due anni dopo sempre da Allen Lane. Pelican ha venduto 250 milioni di libri appartenenti a tremila tipologie di saggistica diversa. Il merito è di V.K Krishna Menon e di W.E. Williams, i due curatori. La grafica ha fatto scuola. Tracce di questa iniziativa editoriale quasi anarcoide, che metteva assieme autori molto diversi (dagli accademici ai guru ai più strani "esperti") su praticamente qualsiasi argomento, si ritrovano in tutta Europa. Ma l'originale di successo è quello di Pelican.


Coffee break

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Al-Khwarizmi

A quanto pare c'è un nuovo social che sta venendo fuori dalle retrovie. È Letterboxed (opens new window), il social del cinema: ne parlano per bene qui (opens new window).

C'è uno standard di sicurezza interessante che sta emergendo: si chiama security.txt (opens new window) e serve a definire, in un file di testo facilmente identificabile all'interno del server sul quale avete caricato il vostro sito o il vostro progetto, tutto quello che gli esperti di sicurezza e gli hacker etici devono sapere. Il governo olandese l'ha reso obbligatorio per i siti della pubblica amministrazione (opens new window) con annesso monitoraggio (opens new window), e c'è dibattito in rete sua reale utilità (come questo ottimo thread su Hacker News (opens new window)).

Il Wall Street Journal propone una riflessione (opens new window) (archvio (opens new window)) niente male: ora che l'intelligenza artificiale scrive codice, per le aziende questo (cioè, un risparmio) è un bene ma è anche un male. I progetti software diventeranno enormi e impossibili da gestire.

Una lettura un po' più lunga del solito, ma interessante (un "viaggio nella memoria" come dicono gli anglosassoni) da abbinare a un buon tè. La strana storia degli adolescenti dietro la botnet Mirai (opens new window) (il libro da cui è tratto quest'articolo è sopra, nella sezione Tsundoku).

Ricapitoliamo un attimo (opens new window) la situazione delle eSim disponibili con gli operatori italiani. Le offrono solo Tim, Vodafone, WindTre, Very Mobile, Spusu e CoopVoce. (Iliad ne parla da tempo (opens new window), ma per ora ciccia)


Quiet zone
Quiet zone ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

Abbiamo un problema con l'intelligenza artificiale (quelli cioè che una volta venivano più propriamente chiamati "sistemi esperti"). Il problema è che non capiamo se i suddetti sistemi stanno veramente pensando o no. Cioè, lo capiamo (non pensano!) però in senso più ampio la nostra difficoltà è che non sappiamo cosa vuol dire intelligenza. Perché la verità è che non solo non abbiamo una buona e stabile definizione, ma non sappiamo neanche come pensano gli animali (opens new window). Ci avevate mai riflettuto? Gli animali. Che sono ovunque. La maggior parte dei quali li ammazziamo e molti dei quali li mangiamo pure. E non sappiamo come pensano. Io lo trovo sconvolgente, e non divento vegetariano solo perché sono pigro. Molto pigro. E perché viviamo in un'epoca meravigliosa ma che, dal punto di vista alimentare, è devastata dagli eccessi turbocapilitalisti e dalle diete selvagge (opens new window). Comunque, gli animali pensano: alcuni molto intensamente, altri un po' meno, altri pochino, ma è un continuum, dove dentro ci siamo anche noi. E loro, gli animali. I computer, invece, no.




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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