[Mostly Weekly ~218]
Incontrare i propri eroi, la storia di Shenmue e l'esperto di foto reali
A cura di Antonio Dini
Numero 218 ~ 7 maggio 2023
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Intanto, buona lettura.
Technological society has succeeded in multiplying the opportunities for pleasure, but it has great difficulty in generating joy
–– Pope Paul VI
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Editoriale
Da bambino divoravo storie di Topolino e Paperino. Quest'anno al Comicon di Napoli (opens new window) ho finalmente conosciuto (opens new window) il Magister Giorgio Cavazzano (opens new window), il primo autore di storie di topi e di paperi di cui da bambino riconoscessi il tratto senza ancora sapere il suo nome (che una volta non veniva mai indicato: erano tutte firmate "Walt Disney"!).
Le storie di Cavazzano, soprattutto quelle scritte da Rodolfo Cimino (opens new window) in cui c'è un tesoro da trovare, hanno letteralmente modellato la mia infanzia: il segno elastico e dinamico di Cavazzano era unico (oggi è diventato patrimonio di moltissimi autori) e i dialoghi straordinari, colti, ironici e complessi di Cimino (questi invece sono caduti nel dimenticatoio, purtroppo) hanno fatto la differenza, almeno per me. Capirete l'emozione, allora.
È bello ogni tanto venir presentato a uno dei miei eroi e potergli dire quanto è stato importante nella mia formazione. Salutarlo, stringergli la mano. E poi andarmene via veloce, prima di correre il rischio di conoscerlo per davvero. Perché non bisogna mai incontrare i propri eroi, dovreste saperlo. Non sono mai all'altezza del monumento che gli avete costruito dentro di voi. Però salutarli un pochino fa bene allo spirito.
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Importante
Un reportage spettacolare (opens new window) (anche visivamente) di ProPublica: treni lunghissimi che si fermano per ore dividendo in due piccoli paesi americani: "Mentre i profitti delle ferrovie aumentano, i passaggi pedonali bloccati costringono i bambini a strisciare sotto i treni per raggiungere la scuola".
La costante evoluzione della società: librerie con catering incluso e spazi per mangiare (opens new window), perché no?
Gli Usa sono una nazione fondata da avvocati (opens new window) e governata da avvocati (opens new window). Ma adesso c'è chi sta cominciando a chiedersi sul serio se gli avvocati non siano parte del problema. Ad esempio, nel sistema giudiziario, forse non sono capaci di capire proprio tutto quel succede (opens new window).
La musica cambia il nostro cervello. E lo fa in maniera piuttosto radicale. Tanto che ci sono articoli scritti per indagare e altri per divulgare proprio questi fenomeni. Questo di Susan Magsamen è veramente notevole (opens new window).
Cosa fare se si viene attaccati dalle api? Per prima cosa, scappare (opens new window).
L'intera Paramount è tenuta assieme dalla mente creativa e geniale di Taylor Sheridan (opens new window): lui è dietro Yellowstone (la serie con Kevin Kostner che termina con la quinta stagione), i due prequel. (1883 e 1923), il seguito ancora da annunciare e altre serie di successo già attive (Tulsa King con Sylvester Stallone e Mayor of Kingstown con Jeremy Renner) e altre ancora che stanno per iniziare: Lioness, Land Man e Lawmen: Bass Reeves.
La limousine "stretched", quella lunga dei film americani, sta andando definitivamente in pensione (opens new window).
Un colosso del videogame. La realizzazione di Shenmue (opens new window): una storia epica con difficoltà enormi per costruire il gioco che ha forgiato l'idea stessa di avventura open-world. E che è stato uno dei miei preferiti di sempre, per la Dreamcast. Ma questo già lo sapete.
Google sta mettendo in crisi (opens new window) i creatori di icone per Android su Google Play.
Yamato
Shashinka (日本の写真家)
La frase di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese è shashinka (写真家), che vuol dire "fotografo", anche se sarebbe meglio dire "esperto di foto reali" o "professionista della fotografia".
Gli ideogrammi che compongono la parola shashinka hanno un significato un po' più complesso del semplice sostantivo, come del resto anche in italiano, e questo è il bello di giocare con un dizionario tematico di una lingua così lontana da quelle europee sia per il modo con il quale vengono rappresentate le parole che per le radici dalle quali provengono. Avere radici diverse vuol dire che il portato dei significati è completamente divergente da quello europeo, legato al greco e al latino (oltre che, in misura minore, ad altre lingue antiche).
Shashinka è una parola complessa: 写 (sha) vuol dire "prendere" (nel contesto della fotografia, si riferisce all'atto di scattare una foto) e fin qui siamo allineati con "grafia" di "fotografia", che vuol dire scrivere (come la "calligrafia", cioè il "bello scrivere"). Però, per noi occidentali il significato della scrittura è quello più profondo, mentre per i giapponesi la radice è quella dell'azione del prendere e basta: non ci scriviamo. Sono due cose molto diverse.
Quello che prendiamo noi in occidente quando scattiamo una foto è la luce, e la usiamo per "scrivere". In Giappone invece quel che viene preso è "semplicemente" 真 (shin) cioè il "vero" o "reale". Il fotografo giapponese è una persona che prende il vero, non una persona che scrive con la luce.
Infine, l'ultimo carattere è 家 (ka), che significa "casa" o "famiglia" ma che nel contesto della parola "shashinka", viene usato per indicare "esperto" o "professionista". Quindi esprime l'idea che ci sia una persona che cattura il vero ma lo fa in maniera esperta o comunque professionale. Lo statuto del nostro fotografo non è definito invece in alcun modo, al di là del fatto che scriva con la luce: potrebbe essere una divinità, un dilettante allo sbaraglio o un onesto manovale dell'immagine.
L'atto di scrivere con la luce è astratto e impersonale, come tradizionalmente avviene nei composti dal greco, perché è il modo con il quale pensiamo le nuove azioni: astratte e impersonali. Invece il Giappone le caratterizza indicando il tipo di persona che le compie (un individuo, una persona esperta, una persona specifica), cosa che aiuta chi legge a orientarsi e costruire una mappa mentale della novità contenuta nella parola composta.
La cosa più interessante nello specifico, almeno secondo me, è proprio questa diversa costruzione del termine. Da un lato il Giappone ha colto l'aspetto professionale dell'attività fotografica, legato al momento in cui la tecnologia è stata introdotta nel paese e cioè quando scattare foto era un vero lavoro riservato ad esperti che sapevano destreggiarsi con lastre, sostanze chimiche e obiettivi.
Tutto completamente diverso da quel che sarebbe poi successo con la "rivoluzione popolare" introdotta dalle macchine fotografiche analogiche e poi digitali, guidata paradossalmente proprio dal Giappone, che ha reso amatoriale l'attività del fotografo automatizzando tutto quel che si poteva per eliminare qualsiasi attrito all'attività di cattura delle immagini.
Dall'altro lato, però, il Giappone ha anche colto la prima tensione della fotografia con il reale, cioè il fatto che la fotografia sia stata inizialmente percepita come antitetica rispetto alla pittura e al disegno. Mentre queste ultime sono una rappresentazione e una sintesi del reale filtrata dalla mano dell'autore, la fotografia è una vera e propria copia del reale. Non è così, ovviamente.
Lo stiamo capendo adesso che la fotografia è diventata computazionale, cioè ulteriormente falsificata dall'elaborazione automatica che modifica quello che in realtà era già un piccolo spicchio di mondo, un punto di vista catturato con un obiettivo che imprigiona un modo di vedere il tutto all'interno dei confini circolari di un obiettivo. Un obiettivo con una determinata lunghezza focale, un certo angolo di visione e una specifica intensità di trasparenza per filtrare la luce. È tutto molto artificiale, insomma, e lontano dall'idea di "vero" che abbiamo, e che il nostro secolo sta rimettendo profondamente in discussione.
Il mondo è complesso: vedere è un atto conoscitivo straordinariamente importante per tutti gli esseri viventi. È un atto molto importante per gli esseri umani in particolare, che basano sulla vista buona parte delle loro capacità cognitive e spaziali. Ma vedere è anche profondamente soggettivo, proprio perché dinamico e fluido. La fotografia invece ne è un pallido simulacro, i cui limiti però ci affascinano in maniera particolare.
Per i giapponesi la fotografia vuol dire una persona (esperta) che "prende" o al limite "trascrive" il reale, mentre per noi è l'atto impersonale di scrivere con la luce. L'intenzione è profondamente diversa, il risultato però può essere sublime.
Italiana
Un italiano su cinque, secondo la polizia (opens new window), è vittima di cybertruffe.
Dalla newsletter "Ti spiego il dato", un articolo sulla storia del memorial dell'11 settembre (opens new window) e dell'algoritmo disegnato per sistemare i 3000 nomi delle vittime.
Chi è Barbara Baraldi, la nuova curatrice di Dylan Dog (opens new window).
Multimedia
Basta il titolo: Haynes Baked Beans Astronaut Ad (opens new window)
Il regista Denis Villeneuve ha pronto Dune: Part II (opens new window), la seconda parte della sua interpretazione del ciclo di romanzi di fantascienza di Frank Herbert. Il primo era molto bello (ne ho scritto su Fumettologica (opens new window)).
Che spettacolo Ciccio Merolla (opens new window) con la sua Malatia-Malatia versione soft (opens new window) e versione più hard (opens new window) (qui la canzone tradizionale originale (opens new window) e qui una bella versione live (opens new window)). Più avanti uscirà anche l'album.
Tsundoku
Usava una Leica. Era un ufficiale dell'esercito sovietico. Ha creato la foto della bandiera con la falce e il martello sul Reichstag di Berlino. Ha seguito il processo di Norimberga per la Tass (e poi ha pubblicato le sue foto sulla Pravda). È caduto in disgrazia ed è finito nel dimenticatoio. Tuttavia Yevgeny Khaldei (opens new window) è sopravvissuto anche alla cancellazione dello stesso regime sovietico ed è tornato ad essere quel che merita: uno dei più geniali e improbabili fotoreporter di guerra Queste sono alcune tra le sue foto migliori (opens new window).
Il muro (opens new window) di John Lanchester è un romanzo pubblicato in Italia da Sellerio (che ormai non fa più solo cose piccoline) ed è un buon romanzo. Anzi, una distopia. Un po' fantasia e un po' cronaca del futuro. Un muro lungo centinaia di chilometri è stato innalzato attorno alla Gran Bretagna. Serve a tenere fuori gli Altri, le moltitudini che arrivano dal mare a caccia di un lembo di terra asciutta, al riparo dal cambiamento climatico che ha modificato la geografia del pianeta. Sul Muro, a pattugliare le coste, ci sono i Difensori, giovani uomini e donne in servizio obbligatorio. Nessuno può sottrarsi alla difesa del paese.
Una vita fa il Sole 24 Ore, in una operazione furbetta gestita dal suo marketing ma con passione insolita, mise assieme una serie infinita di racconti brevi (e tutti rigorosamente a basso costo). Tra questi, Il seno (opens new window) di Philip Roth lo ricordo come uno dei più lunari, una specie di lamento del vecchio porco che ributta a quella fase della lettura da ragazzini quando ti propinano cose che non capisci e che ti fanno passare la voglia. Per fortuna la mia copia sta in uno scatolone in soffitta.
Coffee break
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Al-Khwarizmi
Non si parla d'altro, parliamo di AI anche noi.
Quei furbacchioni di Code.org, la fondazione che cerca di costruire un futuro di operai fordisti del codice, ha colto la palla al balzo e ha pubblicato una guida per l'integrazione dell'AI (opens new window) nella formazione scolastica.
Guida (opens new window) alla costruzione dei prompt, e approfondimenti ulteriori (opens new window).
È uscito Midjourney 5.1 ma già da un po' le persone stanno creando delle immagini spettacolari (opens new window).
I vari GPT hanno difficoltà con alcune lingue rispetto ad altre. Ad esempio, turco e giapponese (opens new window). Questo è un grande problema, perché ha varie conseguenze, tra cui quella per cui una tokenizzazione più complicata aumenta l'impatto sulle CPU e quindi il consumo energetico.
Apple sta per lanciare un servizio di AI (opens new window) per la salute. Ma c'è tantissima AI nei vari servizi e tecnologie di Apple, solo che si vede meno.
C'è un browser nuovo per il Mac: si chiama Arc (opens new window) di The Browser Country (opens new window) e permette di lavorare in modo diverso dagli altri. Però è ancora in versione beta riservata. Ma chi l'ha visto parla di miracoli (opens new window).
Ne avete sentito parlare tutti ma lo avete anche letto? L'articolo di Geoffrey Hinton, lo scienziato esperto di AI (opens new window), che si licenzia da Google e denuncia i rischi (opens new window) della tecnologia.
Salesforce ha messo l'AI dentro Slack (opens new window): lo scopo è quello di riuscire a mettere ordine e fare grandi riassunti finalmente utilizzabili. Zoom sta facendo qualcosa di simile (opens new window), sempre assieme a OpenAI. Google si è già organizzata con il suo Bard per Workspace (opens new window) e Microsoft per Teams e Office (opens new window).
Infine, un bellissimo (anche graficamente) e appassionato articolo che spiega perché i chatbot non sono il futuro (opens new window).
La coda lunga
Non ho una speciale predilezione per WeTransfer, anzi tutto sommato lo trovo un sistema non molto simpatico. Tuttavia, il loro sub-sito WePresent (opens new window) è un'idea di comunicazione aziendale che mi piace molto. E publica articoli come questo, fenomenale, di James Bridle (opens new window), che ci fa capire come potremmo e dovremmo collaborare con le AI. Tra l'altro, l'idea delle creatività come una forma di comportamento emergente mi affascina moltissimo.
I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.
“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”
– G.K. Chesterton
END
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