[Mostly Weekly ~203]
Carne sintetica, esistenzialismo e il momento giusto per smettere
A cura di Antonio Dini
Numero 203 ~ 22 gennaio 2023
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Hanno fatto la multa a Larry Ellison (opens new window) sulla sua isola delle Hawaii. Chissà che fine farà il vigile urbano.
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Intanto, buona lettura.
Sappho's moon will survive the moon of Armstrong.
~ Odysseas Elytis
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Editoriale
Sapere quando smettere. L'impulso alla base della nostra cultura è quello di tirare fuori fino all'ultima goccia di sangue da qualsiasi impresa creativa. Ma è importante sapere quando e come portare a termine qualcosa. È una vera arte, e come tale va imparata (opens new window). Sapere quando smettere. Non è difficile, ma bisogna capire come si fa.
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Importante
La carne sintetica doveva cambiare il mondo, travolgendo un settore industriale da mille miliardi di dollari all'anno di valore. E invece a quanto pare Beyond Meat e Impossible Foods sono state solo un'altra illusione o meglio, un flop, almeno ad essere benevolenti rispetto agli investimenti giganteschi fatti e poi volatilizzati. Lo spiega bene Bloomberg (opens new window), che non è esattamente quel miracolo di bilanciamento nel dare le notizie (sue le famose "inchieste del cecchino" che sono capaci di ammazzare un'azienda a dieci chilometri di distanza senza che si avverta neanche lo sparo), comunque in questo caso l'agenzia di bounty killer la mette giù adeguatamente dura. Per quanto mi riguarda, ho ridotto radicalmente il consumo di carne sia bianca che rossa e cerco di muovermi su un'alimentazione che riduca le sostanze dannose per il mio organismo (tra cui conservanti, additivi e in particolare i farmaci e ormoni per animali da allevamento). Se poi volete anche delle altre motivazioni, questo articolo sulle camere a gas per ammazzare i maiali è perfetto per traumatizzarvi (opens new window) e tramutarvi in vegani all'istante. Cosa si può mangiare in alternativa? Un sacco di roba, che costa pure meno.
Parlando di flop e altre cose interessanti: Peter Thiel, il miliardario prima fondatore e oggi investitore in aziende hi-tech e personaggio notoriamente discutibile, a quanto pare ha giocato una carta delle sue, una di quelle piuttosto sporche: il suo fondo di investimenti è uscito praticamente da tutti gli investimenti nel settore cripto poco prima del grande crash del 2022 (opens new window) intascando 1,8 miliardi di dollari. Così, forse per una felice telepatia. Chissà. Avete presente gli schemi piramidali? Ecco, quella roba là, probabilmente. Ma togliete pure il probabilmente.
Computer quantistico. Un dispositivo di questo tipo potrebbe aiutare ad affrontare i cambiamenti climatici e la scarsità di cibo, o a distruggere Internet. Saranno gli Stati Uniti o la Cina ad arrivarci per primi? Il New Yorker (opens new window) ha fatto una di quelle inchieste delle sue e adesso ci capiamo tutti qualcosa di più.
È abbastanza comune che le persone si lamentino del fatto che i marchi di fast fashion copiano i modelli delle piccole etichette indipendenti alternative ed ecologiche. Invece, in questo caso Zara (opens new window) sta facendo causa a un piccolo marchio per aver acquistato i suoi abiti, aver cambiato le etichette e averli rivenduti a un prezzo cinque volte superiore. Assurdo.
Quando qualcuno dice "esistenzialismo" pensiamo quasi sempre a Jean-Paul Sartre. O alla malinconica Copenaghen di Søren Kierkegaard, a Martin Heidegger. Sopra tutti c'è però il fascino parigino depresso di Sartre nel 1945: "L'esistenzialismo è un umanesimo". Ce ne sono anche altri, ovviamente, come il padre dell'intreccio costante di biografia, teatro e filosofia nell'opera di Gabriel Marcel. Ma in realtà il vero talento dimenticato è un altro, quello che con il suo lento infuso di psicologia e filosofia nella sua Heidelberg ha fatto da padre a tutti quanti. Si chiama Karl Jaspers e di lui (opens new window), il proto-esistenzialista, non si ricorda mai nessuno. A torto.
La notizia è che un pezzetto di passato remoto è ancora vivo e vitale soprattutto. Nel giorno del suo compleanno, e ne compie 93, Buzz Aldrin, uno di quelli che ha viaggiato sino alla Luna è sceso e ci ha camminato sopra, si sposa (opens new window). Così, perché la voglia di vivere ogni momento è questa cosa qui.
Jacinda Ardern (opens new window) si è dimessa (opens new window) da primo ministro della Nuova Zelanda, come sapete. Secondo molti l'ex premier neozelandese era una persona particolare, che rappresenta bene le opportunità che un approccio differente e intelligente alla vita e alla politica portano. Charlie Mitchell racconta la storia (opens new window) di un quadro che compare alle spalle di Ardern nelle foto del suo ufficio. Risale al 2017 e la storia di come Arden l'ha avuto e del perché sia ancora lì dice molto di chi sia lei.
Yamato
Daisugi (台杉)
La parola di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese è daisugi (台杉), la piattaforma (台) del cedro giapponese (杉). Il che, detto così, non vuol dire assolutamente niente. L'albero-piattaforma è un concetto che richiama al massimo la casetta che i bambini fortunati che hanno un grande giardino con alberi fronzuti si fanno costruire dal giardiniere con la supervisione del maggiordomo di famiglia. Invece, qui si parla di una tecnica giapponese che esiste da più di settecento anni e che permette di far legname senza dover abbattere gli alberi. Un gustoso paradosso.
Da noi si direbbe "ceduare" o "fare ceduazione". La recisione parziale dei fusti degli alberi nei boschi cedui è in realtà una tecnica nota (gli inglesi la chiamano coppicing) ma in Giappone permette di aggirare la carenza di legname per l'edilizia con una tecnica piuttosto sofisticata. Al centro c'è un'unica pianta, il cedro di Kitayama. È il nome della città dove è nata questa pratica, attorno al quattordicesimo secolo, che consiste nel ricavare da un singolo cedro moltissimo legname senza abbatterlo. Cioè, molto più di quello che non si potrebbe ricavare semplicemente abbattendolo.
L'idea è che a una certa altezza la pianta si apra e da qui vengano fatti crescere una serie di fusti perfettamente dritti, costituiti da un legname molto denso e perfetti per essere utilizzati come componenti per la costruzione di case o altre strutture. Questi fusti sono tagliati salvando però la pianta da cui originano, che rimane là, "aperta" e che fa crescere altri fusti. La tecnica di potatura richiesta non è dissimile da quella dei bonsai.
Perché una tecnica così complicata? Alla base c'è un concetto molto semplice: gli alberi che vengono trattati in questo modo per poter "raccogliere" il legno per le costruzioni, sono alberi per le generazioni future e come tali non vengono abbattuti ma preservati. Devono essere curati, la potatura che consente lo sviluppo di questi super-tronchi richiede impegno e competenza. Sono praticamente dei giganteschi bonsai che vengono tenuti in uno stato molto particolare di sviluppo che permette di selezionare alcune delle caratteristiche di questa pianta e portarle all'estremo.
Ogni pianta produce fino a un centinaio di tronchi, che richiedono un periodo di crescita di una ventina d'anni. Utilizzare questo approccio è complesso e faticoso, e questo è uno dei motivi per cui non si è mai espanso fuori dal Giappone e, se è per questo, anche nell'arcipelago viene praticato solo in alcune zone. L'albero migliore per fare il daisugi infatti è il cedro rosso giapponese, che nasce solo dalla tale e che richiede un ambiente molto particolare che è difficile ricreare.
Questo approccio alla coltivazione del legno in cui si fa potatura stile bonsai su alberi molto grandi è davvero particolare e anche esteticamente crea degli ambienti naturali di forte impatto visivo. Forse surreali e sostenibili. Tanto che la tecnica viene utilizzata anche nei giardini giapponesi per aumentare la particolarità di questi ambienti. Infatti, nei nihon teien (日本庭園), i giardini tradizionali, si condensano gli elementi dell'estetica nipponica con le sue idee filosofiche e le arti più antiche tramandate di generazione in generazione. Sono giardini in cui contano anche l'orientamento e la forma delle pietre, la densità della sabbia, la grana del ghiaino. E in cui tecniche estreme e paradossali di arboricoltura come il daisugi, che permette di far legna senza mai abbattere la pianta, hanno un ruolo simbolico e ideale, oltre che semplicemente ornamentale.
Italiana
Ci sono due podcast italiani che mi hanno colpito, di recente. Il primo è Super (opens new window) ed è una bella produzione finanziata dalla direzione musei del ministero della cultura, che disegna in ogni puntata il parallelo tra un supereroe DC-Marvel (basato sugli universi cinematografici soprattutto) e un eroe, semidio o divinità dell'antichità greca o romana. Fatto molto bene, letto ancora meglio da Serena Rossi, un po' sparato dal punto di vista sonoro ma comunque molto divulgativo e godibile, è realizzato da Chora Media. Il secondo è Una foto Una storia (opens new window) di e con Alessandra Mauro che parla di una fotografia alla volta. Lei è direttrice artistica della Fondazione Forma per la Fotografia di Milano dalla sua creazione e direttrice editoriale della Casa editrice Contrasto di Roma. Praticamente vive sul Frecciarossa. Ma la cosa bella è il podcast e come lo porta avanti e come è stato prodotto da Storielibere.fm con Contrasto. Bello anche questo.
Eppoi, scusate tanto, ma devo proprio citare Tilde (opens new window), il mio podcast con Riccardo, che sennò poi ci arrabbiamo. È appena uscita la nuova puntata, la prima del 2023 (Ep.24 (opens new window)), ed è praticamente un viaggio nell'universo parallelo, quello in cui potevamo diventare due vecchi scemi che giocano al Dreamcast davanti al CRT, ma per fortuna abitano in città diverse e non è successo. Comunque, secondo me vi piace di più. Siamo due ragazzi intelligenti, dopotutto.
Rimanendo in tema, il dibattito sull'intelligenza artificiale è diventato un dibattito provinciale e di una noia soporifera. Ma non è solo il livello di chi lo sostiene ad essere noioso. Anche l'intelligenza artificiale in quanto tale è decisamente noiosa. Almeno, questa è la tesi (molto condivisibile) di Marco Andreoletti che, su Fumettologica (opens new window), spiega come il problema dell'intelligenza artificiale non sia lei, ma la banalità che c'è dietro.
Lo sapete che gli hacker possono costringere i computer ad autodistruggersi? Wired nostrano la mette giù (opens new window) così per spiegare che, sfruttando la modulazione della tensione elettrica, le schede madri si danneggiano in modo irreparabile.
Chiudiamo con il consueto triplete del Corriere, standard giornalistico nostrano irraggiungibile. Si parte con Marco Tardelli (opens new window), che sembra il sagrestano buono, e dice: "Ci fidavamo dei medici, prendevo farmaci anche io". Si passa a Letizia Moratti (opens new window), che, all'età in cui la gente è in pensione, vuole fare la "sindaca della Lombardia" e che rischia se non di vincere quantomeno di far perdere il PD (casomai avesse bisogno di aiuto). E si chiude in bellezza con l'inarrivabile Massimo Sideri, capace di suonare sempre a tempo del tempo corrente: questa volta una storia croccantina riassunta con un titolo piacione: "Allarme rosso a Google, richiamati d'urgenza i due fondatori Brin e Page: ChatGPT è una minaccia al monopolio del suo motore di ricerca (opens new window)" e in un attimo hai capito tutto su cosa sta succedendo nella Silicon Valley.
Multimedia
Una bella cover di Sultans of Swing (opens new window) dei Dire Straits fatta da Mary Spender e Josh Turner.
Questi video di persone che suonano su Youtube da influencer/demo-person, cioè che non sono artisti ma semplicemente dei "personaggi" bravi con la chitarra, per me sono un po' un mistero. Non so come classificarli. Se tornassi indietro nel tempo e li vedessi con il me stesso degli anni Ottanta rimarrei ancora più perplesso. Comunque, tanto buon blues su una Telecaster con una base finta-finta (opens new window). Idem con patate (stesso personaggio godibile) con una Stratocaster e un altro blues triste-triste (opens new window) e base finta-finta.
Invece, per parlare di quelli bravi-bravi, era un po' che non citavo Brad Pasley e una delle sue comparsate in tv (opens new window) oppure il video che me l'ha fatto scoprire: una jam session ipnotica (opens new window) sulla colonna sonora di Game of Thrones (tra tutte le cose, ed è pure bella).
Ah, quasi dimenticavo: l'amico Ant mi ha segnalato questo documentario in tre parti (opens new window) della BBC sulla matematica scritto e interpretato da Hannah Fry, che si intitola Magic Numbers Mysterious World of Maths. Lei va effettivamente ascoltata in inglese perché ha un accento spettacolare (ma i suoi documentari sono stati localizzati anche in italiano e trasmessi dalla nostra tv). Fry è una docente di matematica che si è data alla divulgazione, fa podcast, presenta, scrive e via dicendo. Il tema è semplice: la matematica l'abbiamo scoperta o l'abbiamo inventata? Ne parla per una combinazione anche il Post (opens new window).
Tsundoku
Pare che questo libro di Sapo Matteucci, Per futili motivi (opens new window), sia un piccolo capolavoro annunciato. Dice Sandro Veronesi: "Madri, padri, cani, figli, conigli, rotture di coglioni danzano in queste pagine con traboccante, dissipante vitalità, descritti da un occhio che ama senza alternative e da una lingua che batte con grazia le piste della grande letteratura. Quella grande letteratura di cui Sapo Matteucci si è nutrito per cinquant’anni senza mai attentarsi di produrla, e che infine gli è scivolata fuori tutta insieme in questo libro, come quando c’è di mezzo il destino".
Once and Future Sex (opens new window) è uno di quegli eccellenti libri che prendono tutte le idee che l'autore ha sviluppato attraverso brevi articoli online, le reazioni del pubblico a quegli articoli, compresi gli strilli isterici di indignazione delle persone meno informate e disperatamente attaccate a una certa visione medievale della vita, e le sintetizzano in un'unica narrazione coerente. Libri come questi sono gli speciali per gli stand-up comedian della ricerca storica: l'autrice ha testato il proprio materiale, lo ha provato di fronte al grande pubblico, lo ha ripulito e molato a dovere, e ora lo usa per un'esibizione "definitiva". L'idea di fondo di Eleanor Janega è che il genere e il sesso sono contingenti. Le nostre idee ovvie e "biologicamente determinate" sul sesso (per esempio, che gli uomini sono aggressori sessuali e le donne sono generalmente disinteressate al sesso) sono relativamente moderne, e milioni di persone un tempo credevano l'esatto contrario, con altrettanta sicurezza. Insomma, una lettura decisamente interessante per capire il punto di vista del medioevo sulla bellezza femminile, la sessualità e il modo di comportarsi delle donne.
Radio Magia (opens new window) di Valerio Aiolli è un libro particolare, che parla di una generazione che sta cominciando a invecchiare adesso in modo sostanziale. Troppo giovani per aver fatto il Sessantotto, troppo introversi per partecipare al Settantasette, Toppa, Caio, il Gipo e un pugno di altri adolescenti passano le serate fra lunghe camminate e piccoli teppismi, delle cui conseguenze faticano anche soltanto a rendersi conto. Fino al giorno in cui si mettono in testa di far nascere una radio. La mancanza di fondi e di qualsiasi competenza tecnica non frenano il loro contagioso entusiasmo: raccogliendo ovunque dischi e idee, microfoni e pubblicità, animano quel sogno collettivo sotto la rassicurante guida del loro generale manager, certi di avere trovato la chiave per esprimere tutte le proprie qualità, potenzialmente infinite come le onde elettromagnetiche che diffonderanno le loro voci e le loro scelte musicali nell'etere. Dentro e fuori le mura di quella vecchia cantina, il futuro risplende come una promessa.
L'ingegnere aeronautico Marcello Spagnulo ha scritto un libro che in molti aspettavano da tantissimo, soprattutto in Italia. Capitalismo stellare (opens new window). Spagnuolo si occupa di settore aerospaziale da decenni, e quindi è un osservatore privilegiato: sa cos'è la pax spaziale post-Guerra Fredda, e sa cosa sta succedendo oggi. È un saggio fluidissimo anche per non addetti ai lavori, anzi soprattutto per non addetti ai lavori: al di là del sentimentalismo legato all'esplorazione spaziale, i temi economici e di sicurezza sono prioritari. Da leggere per ripulirsi dalla retorica della conquista dello spazio come competizione sportiva stile Nasa-ESA o come fanatismo alla Elon Musk. Il senso del libro è questo: l’economia spaziale che l’uomo sviluppa sfruttando i segnali satellitari avvantaggia tutti ma arricchisce pochi e se le possibilità che oggi lo Spazio sembra offrire all’umanità appaiono quasi infinite, la realtà è che la dimensione spaziale intorno alla Terra è limitata e dovrebbe essere una risorsa condivisa a disposizione di tutte le nazioni, un luogo eletto patrimonio dell’umanità. Nel libro, invece, Spagnuolo scrive che poche corporations private stanno plasmando la nuova economia dello spazio integrandola con nuove discipline e differenti settori di mercato: robotica, cibernetica, neuroscienza sono alcune dimensioni che si integrano nei business plan planetari dei nuovi imprenditori che si lanciano nella corsa allo Spazio per cambiare la Terra. Crisi economiche, sociali, ambientali e persino sanitarie stanno cambiando il pianeta e la tecnologia che sta guidando questo nuovo percorso sfugge al nostro controllo e resta nelle mani di pochi. Sulla Terra come nello Spazio.
Coffee break
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Al-Khwarizmi
Il cloud conviene talmente tanto che adesso la gente comincia a mollarlo. Non solo la gente, anche le aziende. Ad esempio, 37signals, che gestisce Basecamp ed HEY, sta abbandonando il cloud inteso come piattaforma nativa per la sua infrastruttura. Il motivo è semplice: costa troppo. L'articolo analizza (opens new window) l'attuale struttura dei costi pagati per il cloud dall'azienda, se i risparmi sui costi giustificano la decisione e dove l'azienda andrà a parare in futuro. 37signals ha speso un totale di 3.201.564 dollari per i suoi servizi cloud nel 2022. Ci hanno pensato e adesso intendono ridurre drasticamente i costi spostando molti dei loro servizi e dipendenze dal cloud al proprio hardware.
Due mosse di Tesla, che sta attraversando un momento non particolarmente positivo (soprattutto per via della follia del suo front-man Elon Musk, più che per la crisi), sono interessanti. La prima è la piattaforma Generation 3 (opens new window) che sarà presentata all'Investor Day del primo marzo. La nuova piattaforma promette di ridurre i costi complessivi di produzione. Sarà inoltre in grado di produrre più veicoli in un'area più piccola rispetto alla piattaforma attuale. Tesla ha accennato a un nuovo veicolo per mesi e ci sono indizi che potrebbero essere svelati presto. La seconda è la riduzione sensibile dei prezzi (opens new window) che, con il fattore di moltiplicazione degli incentivi, possono scendere anche del 30%. Questo cambia in maniera sostanziale la dinamica del mercato degli EV e apre a una fase di concorrenza più "dura". L'elettrico sta per cambiare o Tesla manterrà il dominio?
Vi ricordate il BlackBerry 8100 Pearl? Una vita fa (nel 2006) l'ho recensito (opens new window). Era l'epoca in cui i telefoni facevano i telefoni e gli smartphone avevano la tastiera (e la "perla" per muovere il cursore). In realtà quell'apparecchio, come molti altri dell'azienda che li produceva, aveva un suo perché, ma oggi si fa fatica a ricordare qual era. C'è un problema di cambio di prospettiva che negli ultimi dieci-quindi anni è stato incredibile. Un altro esempio. Poco prima (nel 2003) c'era SimCity 4 (opens new window), un gioco con logiche e modi completamente diversi, a guardarlo adesso. Ma ancora interessanti. Tanto che, con una operazione singolare, è appena tornato (opens new window) per Apple Silicon e va anche su Steam. Fa un po' impressione ripensare a quell'epoca (o al modo con il quale si scriveva, se è per questo). L'assenza dei social attuali è forse la cosa che pesa di più.
Non voglio tornare troppo indietro con la tecnologia, però però. Globus INK era un computer analogico (opens new window) costruito nel 1967 che utilizzava un insieme di attuatori elettromeccanici: camme, differenziali e altri ingranaggi. Il meccanismo consentiva ai cosmonauti sovietici in orbita attorno alla Terra con la Soyuz di tracciare la propria posizione in maniera molto chiara e leggibile.
Invece, a proposito di assenza di social. Non so se siete andati su Mastodon o se rimanete a girellare su Twitter. Io sono su Twitter, ma nel caso sappiate che ci sono almeno una dozzina di interessanti client Mastodon per Mac, iPhone e iPad: è un vero "nascimento" di idee fresche per nuove UX. Affascinante. Tra i tanti, uno di quelli particolarmente buoni pare essere Ice Cubes (opens new window), almeno pare così leggendone un po' (opens new window). La cosa si fa interessante?
Una modesta proposta
Il segreto del successo di un'azienda è il suo tasso di crescita. Quanto più grande diventa, mantenendo una mentalità da startup, bottom-up. Oppure no? I dipendenti di Google, compreso il suo amministratore delegato, si sono lamentati del fatto che l'azienda è diventata troppo lenta e burocratica e non abbastanza produttiva. Un documento interno scritto da un ex dipendente (opens new window) spiega perché l'azienda si trova ad affrontare una spinta contraria al coordinamento. Il documento sostiene che le dimensioni dell'azienda e la sua struttura organizzativa dal basso verso l'alto sono la causa della lentezza. Le numerose parti di Google possono portare a comportamenti disordinati e difficili da prevedere e controllare. Il nome del fenomeno? "Slime mold", muffa bavosa. La conseguenza di questa crescita sconsiderata e rapidissima che produce muffa bavosa? Google licenzia, come anche Microsoft, Facebook e varie altre. Per adesso tra i grandi si salva da questa decimazione dei dipendenti solo Apple, perché ha assunto relativamente poche persone e offerto pochi benefit (opens new window). Poca o niente muffa bavosa a Cupertino, parrebbe.
I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.
“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”
– G.K. Chesterton
END
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