[Mostly Weekly ~177]

Non-intelligenze più o meno artificiali


A cura di Antonio Dini
Numero 177 ~ 24 luglio 2022

Benvenuti. Mostly Weekly è la newsletter settimanale che esce quando è pronta.

Quello della scorsa settimana sulle persone anziane e la tecnologia non inclusiva della pubblica amministrazione era un mio piccolo sfogo personale. Ma a quanto pare non sono l’unico a pensarla così (opens new window).

Ricordo che Mostly Weekly è aperta a tutti, senza pubblicità o affiliazioni. Volete contribuire? Mandatela a un amico, iscrivetevi al canale Mostly, I Write (opens new window) ma soprattutto, fate una donazione epica qui su PayPal (opens new window).

Potete trovare l’archivio di Mostly Weekly qui.

Intanto, buona lettura.


Twenty years from now you’ll be more disappointed by the things you did not do than the ones you did
— Mark Twain



~~~


Editoriale

Viviamo in una società che cerca di monetizzare qualsiasi forma di intrattenimento culturale. E lo fa reiterandone le parti di maggiore successo. Sequel senza fine, nuovi film, gadget, marketing. Se pensate a Star Wars, che forse è uno dei franchise più “spremuti” della storia, trovate dentro il suo DNA questa attitudine: George Lucas ha praticamente inventato i gadget annessi al film. Tuttavia, c’è ancora la possibilità di trovare una forma di integrità oltre alla liquidità. Diventare benestanti se non ricchi con le proprie creazioni senza ucciderle travolgendone la fragile autenticità non è impossibile. Ma certo è difficile. Questo articolo racconta la storia (opens new window) di Calvin e Hobbes e del suo creatore, Bill Watterson, che si è sempre rifiutato non solo di proseguire il lavoro, ma anche cedere l’immagine o utilizzarla per gadget, film, cartoni animati o qualsiasi altra variazione. Oggi, nel 2022, possiamo ancora leggere le storie scritte in dieci anni, dal 1985 al 1995. La loro fragilissima integrità resiste ancora grazie a quella scelta.

~ ~ ~

La caccia
La caccia ~ Foto © Antonio Dini

Importante

Inflazione. Pandemia. Recessione. Eppure, dal 2020, altre 573 persone sono diventate miliardarie e il “club dei nove zeri”, ha visto crescere il proprio valore complessivo di quasi quattromila miliardi di dollari. Cosa si fa con tutti questi soldi? Semplice. Li si spende per ricordare alla gente, come racconta memorabilmente un intervistato in questo articolo (opens new window), che "io sono in una cazzo di categoria diversa dalla tua". In questo caso, ciò significa superyacht da centinaia di piedi e centinaia di milioni di dollari, il cui mondo Evan Osnos scava in (esattamente) diecimila parole deliziosamente pennellate. Non si tratta solo di manifestazioni falliche di una ricchezza strabiliante. Con i loro cinema IMAX a bordo e l’equipaggio di 50 persone, sono manifestazioni dell'unica cosa che i loro proprietari desiderano disperatamente ma che non riescono a raggiungere sulla terraferma: la sovranità assoluta. Ma anche se voi, io e il resto della plebaglia, potessimo essere considerati "visitatori non ammissibili" di questa ionosfera di lusso, ciò non significa che questa non sia un'ottima lettura estiva.

Dovremmo preoccuparci più seriamente delle infrastrutture. Anni fa sono andato ad Oslo dove si progettano case tenendo conto delle previsioni di come sarà il clima tra 100 anni e non oggi (hint: molto peggio). Nel Regno Unito, che sta sperimentando una botta di caldo inconsueta, stanno saltando i binari del treno perché usano traversine di legno (opens new window), non adatte a tenere fermi i binari con il calore, rispetto a quelle nostre che costano il quadruplo ma sono in cemento. Dovremmo preoccuparci più seriamente delle infrastrutture.

Le grandi dimissioni sono (più o meno) una cosa vera. Ma c’è da dire, come osserva questo ricercatore (opens new window), che il tema ricorre dalla fine dell’Ottocento.


Intelligente

Come la prendereste se vi dicessero che un terzo del dataset usato da Google (opens new window) per il suo GoEmotion Dataset (opens new window) è fallato perché le etichette sono state messe male da persone che probabilmente non parlavano bene l’inglese? Male, vero? Beh, il problema è notevole perché questo motore serve a riconoscere automaticamente determinati contenuti online e di volta in volta censurarli o segnalarli. Come mai tutti questi sbagli? Una volta girava la battuta razzista che diceva che AI sta per Anonymous Indian, un indiano anonimo che mette le etichette ai dati.

Tra l’altro, parlando sempre di AI. Cinque anni fa l’AI era tutto, poi l'attenzione si è spostata (Metaverse, Crypto, web3) e l'"AI applicata" è diventata diffusa, utile ma noiosa. Ora cose come DALL-E sono fighe, ma a cosa servono? Qual è la seconda ondata che sta arrivando? Another Podcast (opens new window).

L'intelligenza artificiale potrebbe aiutarci a scrivere il nostro prossimo romanzo? Sapete che è un argomento che mi è particolarmente caro. Beh, Josh Dzieza si immerge (opens new window) nel mondo della narrativa di genere assistita dall'intelligenza artificiale e di come gli autori indipendenti stiano sperimentando strumenti basati sul GPT-3 per scrivere più velocemente le loro storie. Dzieza racconta l'esperienza della scrittrice di Kindle Jennifer Lepp con uno di questi strumenti, Sudowrite, che all'inizio genera risultati strani ed esilaranti. Alla fine, quando Lepp impara a controllare le stranezze del software, ottiene risultati più promettenti. Ma sono anche inquietanti. Quando Lepp dà un capitolo finito da leggere al marito, questi non è in grado di distinguere la sua voce da quella della macchina. Dzieza parla anche con autori che considerano l’AI come una gradita novità per il settore, come Joanna Penn, che prevede un futuro in cui gli scrittori saranno lasciati indietro se non abbracceranno la tecnologia. Si tratta di una lettura interessante che esplora l'etica, la creatività e la paternità. Il design dell'articolo è un orrore ma su computer fisso o tablet grande si legge bene.

Gli hacker russi dietro SolarWinds ora nascondono malware (opens new window) anche su Google Drive. L’unità di hacking dei servizi segreti russi sta utilizzando il servizio di cloud storage di Google nelle sue campagne di hacking per nascondere il malware.


Yamato

Nakama (仲間)
Per il nostro dizionario tematico di giapponese di questa settimana voglio parlare brevemente di una parola che serve in tutto il mondo. Fa piacere sapere che ha un nome specifico, almeno in Giappone: nakama (仲間), letteralmente essere un buon amico. Il nakama è un buon amico ma con una accezione culturale particolare. Oggi in Giappone indica un ottimo amico che viene considerato una persona di famiglia, anche se non c’è un vero legame di sangue. Può essere quell’amico che si vede spesso, magari viene a cena tutti i giovedì, oppure ogni qualche anno perché vive in un’altra città e ha una vita un po’ incasinato. In ogni caso, quando il legame è speciale, si tratta di un nakama: una persona con la quale puoi lasciare una frase sospesa, non sentirla per tre anni e riprendere esattamente da dove avevi lasciato.

È quel tipo di legame di amicizia per il quale il tempo non passa mai. Non è detto e non è garantito che sia così: si può solo sperare. Magari, dopo anni, si scopre che l’amicizia non c’è più (un cambiamento, un tradimento, un perdersi) e che non era davvero un nakama. Ma non non puoi saperlo prima: puoi solo sperarlo.


Italiana

Pochissimi giorni prima della crisi di governo è uscita sul Corriere questa intervista a Fedele Confalonieri (opens new window), che adesso fa il pensionato che presiede la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano e suona Beethoven, Schumann, Bach, Debussy. Beh, non sfugga la nota che già all’ora Confalonieri puntava tutto sulla Meloni.

Mentre sappiamo che le elezioni saranno il 25 settembre (opens new window), pochi prestano attenzione alle conseguenze di questa sciagurata crisi di governo: ad esempio, rischiamo di perdere il passo (opens new window) (e già zoppicavamo) con i fondi del PNRR: il trasferimento dei prossimi 21 miliardi di euro dipende da riforme e investimenti che con la situazione politica attuale sembra difficile fare. Qui Open spiega (opens new window) cosa vuol dire “affari correnti”, cioè il limite del governo Draghi sino alle elezioni.

Che cosa è successo a Genova durante il G8 del 2001? Sono passati 21 anni, ne parliamo pochissimo perché è una specie di generazione perduta. Ebbene, c’è un vecchio documentario del 2002 che vale la pena, dice Internazionale (opens new window).


Varie altre

In Israele, i soldati uccisi stanno diventando papà grazie a una tecnica chiamata recupero dello sperma post mortem (opens new window). I critici li chiamano “orfani programmati”.

Uova sode, questo alimento quasi impossibile. O no? Sette metodi, spalla a spalla. Qual è il migliore? (opens new window)

Come sono nati i personaggi di Cowboy Bebop (opens new window).

Dormire poco, soprattutto andare a letto tardi la sera o svegliarsi troppo presto la mattina, fa male al cervello. Molto male (opens new window).

Atari ha compiuto 50 anni: la sua storia (opens new window).

E anche la storia delle interfacce utente (opens new window) (tanta roba).


Multimedia

Un po’ di buona musica: l’album del 1973, In The Groove (opens new window) di Jiro Inagaki & His Soul Media

Altra buona musica: un mix di Jazz Funk & Soul giapponese (opens new window) degli anni Settanta

C’è stato un tempo in cui c’era Alitalia ed era tutta un’altra cosa. L' Alitalia dal 1984 raccontata dallo stewart Roberto Prili Di Rado (opens new window). Oggi una storia del genere non la potremmo neanche immaginare: mancano i percorsi, le aziende ma anche le personalità adatte.

Come forse saprete, è uscito finalmente il nuovo MacBook Air M2 con forme e processore (M2) rinnovati. Qui la recensione di Marques Brownlee (opens new window), alias MKBHD.

Rowan Atkinson e la commedia visuale: 47 minuti da ridere (opens new window).

Ogni tanto penso che il figlio di Robert Altman venne chiamato dal padre per inventarsi un testo ridicolo e “stupido” per una canzone surreale che il padre stesso e il suo compositore di fiducia, Johnny Mandel, non riuscivano a mettere assieme. La musica era ottima ma il testo “stupido” non gli veniva sufficientemente stupido. In dieci minuti Michale Altman, che all’epoca aveva 14 anni, mise giù l’immortale testo di Suicide is Painless (opens new window) e il resto è storia: Michael si è beccato le royalties. Stiamo parlando di un milione di dollari (opens new window).

E invece Mel Brooks che racconta la sua famosa storiella (opens new window) su Cary Grand al Johnny Carson Show? Tanta roba.


Tsundoku

Un’utile guida al burnout (opens new window), che si legge online gratuitamente.

La bellezza di Marilyn (opens new window) è pubblicato da Contrasto in occasione dei 60 anni dalla scomparsa di Marilyn Monroe (4 agosto 1962) e contiene articoli di Truman Capote, Piergiorgio Bellocchio, Ernesto Cardenal, Goffredo Fofi, Pier Paolo Pasolini. Quando Norma Jeane Mortenson Baker, in arte Marylin Monroe, morì, molte firme celebri vollero ricordarla. Come scrive Goffredo Fofi in apertura al libro, «Centinaia di altre continuano a spiegarcela a ogni anniversario, a interpretare la sua morte, a cercare di definire il suo fascino o a denigrare le sue qualità di attrice, la sua statura di donna. Che vasta antologia si potrebbe compilare scegliendo il meglio e il peggio di questa prosa!». Raccogliendo questa provocazione, il volume realizza così un ritratto autentico e lontano dagli stereotipi dell’attrice che, a distanza di anni, continua a essere una figura iconica, diventata mitica per la sua bellezza prorompente e il talento, ed esemplare per la sua vicenda personale.

Ve le ricordate le Sorelle Materassi (opens new window) di Aldo Palazzeschi? Wow.

“Sopra le poltrone e le seggiole che ne completano l’arredamento, sopra scatole, scatoline e scatolone, ovunque sia una possibilità di posare, si vede ovunque una medesima cosa: a pezzi e a bocconi, a pezze intere, a quadri e a strisce, distese o ammonticchiate, tele, mussole, veli, crespo, tulle, cordoni, cordoncini, nastri, sete, bianche in gran parte o di colori tenui, di colori vivaci in parte minore. E per quanto i mobili vi siano in buon numero e di allarmanti misure, nello spazio che rimane, intorno alla tavola o appoggiati alla parete libera, telai crucciati col viso al muro, o baldanzosi in esposizione, in tutti i sensi e d’ogni mole, e su taluno dei quali è disteso un panno bianco di particolare riservatezza, e che fanno apparire la stanza un palcoscenico prima o dopo lo spettacolo, mentre rivelano a noi, senza tema di equivoco, la presenza di assidue e attive ricamatrici. Ma per meglio precisare le qualifiche, e per quanto il ricamo sia la loro vera specialità, per la quale godono fama vastissima e solida reputazione, dirò che le sorelle Materassi sono ufficialmente, come si legge in testa alle loro fatture, delle cucitrici di bianco:

SORELLE MATERASSI Cucitrici di bianco – Corredi da spose

Vicino a quella porta-finestra sempre aperta nella buona stagione, o dietro ai vetri chiusi e al solo conforto di uno scaldino sotto i piedi durante la stagione rigida, l’una davanti all’altra, curve sui telai, levando il capo e avvicinandosi per ricever consenso e concertare, dalle prime ore del giorno fino all’imbrunire, e facendo scendere sopra il telaio due lampadine fortissime non appena si affievolisce la luce del sole, e che durante il giorno pendono alte come un frutto sopra le loro teste; in piedi alla grande tavola aggrottando la fronte sul cammino scuro delle cesoie, puntandovi il pensiero nell’atto del tagliare, sedute con la testa bassa alle due tavole sotto le finestre per disegnare.”

Giuliano da Empoli, che è un intellettuale e autore che a me piace molto, ha appena scritto Il mago del Cremlino (opens new window) La Russia è "la macchina degli incubi dell'Occidente" e questo romanzo, che è un viaggio alla scoperta della mente genialmente tortuosa di uno stratega del Cremlino, ci porta al cuore di quella macchina e di quegli incubi. Nel corso di una lunga notte, Vadim Baranov, l'uomo conosciuto come "il mago del Cremlino", racconta gli uomini e le vicende che hanno accompagnato la trasformazione di un anonimo funzionario del Kgb nell'inesorabile Zar di oggi. Ispirato a una figura realmente esistente, Baranov è un personaggio di straordinaria originalità, lontano da come ci immaginiamo possa essere un consigliere di Putin: proviene dall'avanguardia artistica, ha prodotto dei reality tv, scrive romanzi sotto falso nome. È un uomo colto ma è anche un manipolatore senza scrupoli, capace di trasformare un paese intero nella scena di un teatro dove non esiste altra realtà che il compimento della volontà dello Zar. Un negromante che si nutre delle forze del caos per costruire il potere senza limiti del quale finirà col rimanere lui stesso prigioniero. Queste pagine si leggono come quelle di una tragedia antica animata da personaggi reali, piena di vendette, inganni e crimini. Ma al di là della radiografia implacabile del sistema con i suoi cortigiani, i suoi oligarchi, i suoi esuli braccati, le sue escort, i suoi killer, Il mago del Cremlino ci racconta la favola più tremenda di tutte: quella di un potere spietato, per il quale la violenza (come l'attualità ci ricorda tragicamente) costituisce l'unico orizzonte di sopravvivenza possibile. Al centro di questo sinistro palcoscenico si aggira un uomo imbalsamato in vita, solitario, paranoico, che lavora di notte: questo è diventato lo Zar, o forse è sempre stato così e "l'unico trono che gli porterà la pace è la morte”.


Coffee break

Mostly Weekly è una newsletter libera e gratuita per tutti. Se volete supportare il tempo che passo a raccogliere e scrivere le notizie, potete farlo offrendomi un caffè alla settimana su PayPal (opens new window) (che detto così sembra quasi un "in alto le mani, questa è una rapina", però vabbè ci siamo capiti).


Al-Khwarizmi

Forse, piano piano, nel mondo del software il fenomeno del DevOps e del GitOps e del GitFlow e di tutta questa roba sta cominciando a rallentare. Ad esempio, avete presente il feature branching? Beh, c’è chi lo rimette in discussione (opens new window).

Visto che la canicola è una cosa seria, soprattutto in questa stagione, perché non usare la riga di comando per essere aggiornati? Qui c’è uno che spiega (opens new window) come creare un alias per avere il meteo dal servizio wttr (opens new window). Il sistema con la funzione è molto interessante e l’ho adottato con alias “meteo”. Invece, quando uso l’altro alias, “meteos”, viene fuori il meteo istantaneo di tre città su tre righe. L’alias è questo: alias meteo="curl -s 'wttr.in/{Milano,Firenze,Roma}?format=3'" I vari format (sono 4) permettono di avere viste diverse ma non dimentichiamo che si possono anche comporre con le opzioni specificate nella pagina del servizio usando % come separatore.

iles (opens new window) è un generatore di siti statici che offre un ottimo supporto per siti "asciutti", cioè parzialmente idratati. Questo vuol dire che fornisce JavaScript solo per le sezioni interattive e dispone di un ottimo supporto per Markdown, layout e componenti, routing basato su file e supporto per Vue Devtools. iles mira a combinare l'esperienza di sviluppo della costruzione di un sito con Vue e a fornire senza sforzo un sito senza JavaScript.

Carbon è un nuovo linguaggio di programmazione di Google che si propone come successore del C++. Pur essendo nato con Google, è open source e sarà un progetto indipendente e comunitario. Carbon è destinato ad essere completamente interoperabile con il codice C++ esistente. Molti altri dettagli, compreso un elenco dei punti salienti del linguaggio, sono disponibili nell'articolo (opens new window).

Piccoli che vogliono crescere. Non solo startup, ma anche PMI, le piccole aziende. Quali software cloud usare? Qui ci sono un po’ di idee (opens new window).

Un interessante esperimento: collegare la clipboard (opens new window) tra tmux, nvim, zsh, x11 e anche attraverso sessioni SSH. Tanta, tanta roba.

Lo strano caso (opens new window) per cui non puoi fare dig sul DNS svizzero.

Scratch sta crescendo e si sta trasformando in qualcosa di completamente inedito (opens new window): una comunity online enorme, fiorita durante la pandemia.

Sembra una storia personale ma è in realtà un editoriale che spiega perché Firefox è meglio di Chrome (opens new window). Molto meglio.


Di fronte al viaggiatore
Di fronte al viaggiatore ~ Foto © Antonio Dini

Una modesta proposta

Dovreste leggere un fumetto. Sul serio. Magari per darvi pace potete chiamarlo “comic” oppure “graphic novel”, o come vi pare se vi sembra che il termine “fumetto” sia infantile e in qualche misura avvilente. Ma non fate l’errore di non leggere fumetti perché sono “solo” fumetti. Anche Feltrinelli se n’è accorta e ha aperto la porta della sua prestigiosa collana Universale Economica (opens new window). Qualcosa vorrà dire. Leggete un fumetto.




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




Ti è piaciuta? Inoltrala a chi potrebbe essere interessato.
Se l'hai ricevuta, qui puoi iscriverti
Qui invece c'è l'archivio dei numeri passati
Se vuoi contribuire al futuro di Mostly Weekly, puoi pagare un piccolo contributo equivalente a un caffè alla settimana usando PayPal (opens new window)
Buona domenica!