[Mostly Weekly ~160]

‌Togliere il cliente dal centro e altre storie


A cura di Antonio Dini
Numero 160 ~ 27 marzo 2022

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Intanto, buona lettura.


Ho tirato avanti le lancette dell'orologio. Così, per ingannare il tempo
– A. Bergonzoni



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Editoriale

MoonSwatch
Sembrava una buona idea per appassionati di orologi o poco più, ne ho scritto anche io (opens new window), poi tutto è scappato clamorosamente di mano: risse per entrare nei negozi (opens new window), gente che ha messo i MoonSwatch di Omega x Swatch in vendita a due o tremila euro (opens new window), gruppi social letteralmente impazziti, casino in tutto il mondo (opens new window). Per degli orologi in plastica. Pardon, bioceramica. Forse, è la spiegazione che mi dico, dopo due anni e mezzo di pandemia e con la guerra, c'è voglia di uscire, di lusso "abbordabile", di estate, di eventi, di grandi concerti, di gratificazione, di code. Chissà.

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Anni 60
Anni 60 ~ Foto © Antonio Dini

Importante

Nelle scorse settimane ho accennato al fatto che Google stia sempre più "sporcando" i risultati delle sue ricerche per far spazio a quelli sponsorizzati. E che questo stia riducendo sensibilmente la sua efficacia e affidabilità come motore di ricerca e quindi anche la sua rilevanza. Adesso, dopo Google (che ne ha sempre una nuova (opens new window)) tocca ad Amazon, con questa sintesi (si fa per dire) di alcuni appunti presi a partire da quanto scrive Cory Doctorow (opens new window).

Guardando l'ultima trimestrale dell'azienda, la divisione pubblicitaria di Amazon ha mosso 31 miliardi di dollari. Che nel 2015 era un solo miliardo in tutto l'anno. L'azienda creata da Jeff Bezos sta entrando nel mondo della pubblicità online, finora appannaggio di Google e Facebook? TL;DR: no, Amazon non sta vendendo annunci. Peggio.

La quasi totalità dei 31 miliardi sono pubblicità su Amazon stessa: cioè Amazon che raccoglie soldi dai venditori che usano l'azienda come canale principale di vendita al dettaglio e si incagnano in una guerra di offerte per avere i primi posti nelle pagine dei risultati delle ricerche prodotto degli utenti.

Il marketplace di Amazon
La crescita delle entrate pubblicitarie va avanti assieme alla crescita dei venditori in Amazon Marketplace: 3% nel 2000, 60% oggi. Oggi in pratica "tutto su Amazon è un annuncio". Nelle pagine dei risultati ci sono righe di "risultati sponsorizzati", barre, fasce, box. In pratica, il commercio al dettaglio di Amazon è un doppio recinto: da un lato i clienti e dall'altro i commercianti, con Amazon a riscuotere l'affitto per lasciare che i secondi parlino con i primi.

Qual è il problema? Il presupposto di Amazon, "l'azienda più incentrata sul cliente della Terra", era diverso: le persone fanno affidamento su Amazon per le merci contro i venditori che forniscono tali merci, i magazzinieri che imballano le merci e gli autisti che consegnano le merci. Perché Amazon, anche se schiaccia i piccoli negozietti dietro l'angolo di casa (o le grandi catene) lo fa per tenere le cose migliori al miglior prezzo. O no? Che fine ha fatto il filtro collaborativo (opens new window) pro-clienti per cui gli utenti costruivano la guida e i consigli per gli altri utenti? "I clienti che hanno acquistato questo hanno acquistato anche questo" e "I clienti che hanno visualizzato anche questo" sono diventati gli slot della pubblicità e dei marchi con prodotti sponsorizzati.

La filosofia di Amazon
Amazon ha convertito il suo sistema "cliente-centrico" che lavora sui suoi gusti e priorità, in una casa d'aste in cui i prodotti di chi ha pagato di più passano avanti a tutto. I venditori di Amazon (il 60% delle vendite, in crescita rapida) devono scegliere se investire in prodotti migliori o in posizionamento migliore su Amazon. Indovinate cosa scelgono? Amazon. Perché un buon prodotto che non viene promosso non vende, il contrario invece sì.

I venditori dentro Amazon sono degli squali: quelli grossi e con tanti soldi si comprano i venditori più piccoli e buttano nella fornace tutto. Delle mini-Amazon il cui successo si bassa sul flusso di cassa e l'accesso al capitale. Sono moltiplicatori del denaro degli investitori. La tattica è quella non di fare prodotti migliori a prezzi migliori, ma di far fuori o inglobale la concorrenza. E lo squalo più grande di tutti? È Amazon stessa.

Infatti Amazon non solo gestisce il marketplace, del quale ha perfetta visione (dati di vendite e tutto il resto che tra loro i concorrenti non hanno) ma ciclicamente entra nel mercato con i suoi prodotti che sono costruiti sulla base delle informazioni e dei posizionamenti altrui, che vengono venduti senza aver problemi di posizionamento (Amazon paga se stessa) e che bruciano la concorrenza con gli slot migliori.

Dalla parte del cliente
Ma l'antitrust, in tutto questo? Beh, qui il discorso si fa interessante. Amazon è diventata Amazon a causa di scelte politiche estremamente specifiche ed esplicite che sono state fatte da una serie di amministrazioni statunitensi, a partire da Ronald Reagan e finendo con Donald Trump.

Il seminale "Amazon's Antitrust Paradox (opens new window)" spiega che l'antitrust pensato come "benessere dei consumatori" di Ronald Reagan richiedeva alle autorità di tollerare una condotta monopolistica purché si traducesse in "vantaggi per i consumatori" (prezzi più bassi e/o prodotti migliori). Secondo questa teoria, Amazon è stata in grado di utilizzare prezzi predatori, pratiche di lavoro abusive e acquisizioni anticoncorrenziali, purché potesse affermare di essere "l'azienda più incentrata sul cliente della Terra".

Tu quoque, Prime
Tuttavia anche i benefici del "benessere del consumatore" creati dai monopoli sono inevitabilmente a termine. Il "centro sul cliente" di Amazon era ed è una tattica, non un obiettivo. L'obiettivo è massimizzare i profitti. Ad esempio: una volta che Amazon ci ha bloccato convincendoci ad acquistare un abbonamento ai suoi prodotti sotto forma di un "abbonamento" Prime, il "centro sul cliente" passa in secondo piano rispetto all'estrazione di soldi. Prime non è solo uno strumento per fidelizzare i clienti: è anche uno strumento per bloccare i venditori (opens new window). Essere un venditore Prime è un prerequisito per ottenere un punteggio elevato nei risultati di ricerca. Per essere un venditore Prime devi pagare una tassa più elevata sulle vendite e impegnarti a non vendere a un prezzo inferiore da nessun'altra parte.

Ciò significa che chiunque sia seriamente intenzionato a vendere su Amazon è un venditore Prime e quindi deve addebitare un extra per evitare di perdere denaro su ogni vendita Amazon. Quel prezzo Amazon più alto diventa il prezzo universale, grazie allo stato di "nazione più favorita" di Amazon. In altre parole, Amazon ha capito come aumentare i prezzi (opens new window) non solo per i propri clienti, ma anche per tutti i clienti dei suoi rivali. Chiaro, no?


Yamato

Zafu (座蒲)
La parola di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese è zafu (座蒲), che vuol dire seduta di cotone o, per i puristi, di kaputok, che è una pianta della famiglia delle malvace. Il cuscino da meditazione, come è più tipicamente conosciuto, viene infatti usato per la pratica del meditazione zen (cioè lo zazen, la meditazione seduta) spesso assieme allo zabuton (座布団) che è un altro cuscino tradizionale giapponese, anzi una stuoia con una seduta più ampia e comoda, usato anche per sedersi a terra per pranzare. Da noi lo zabuton viene usato come cuscino per sedie o divanetti, mentre lo zafu, che è più alto, somiglia più a un piccolo pouf e in occidente è facile immaginarlo come un appoggio per i piedi o simili. Invece, serve a sedersi e meditare. Le parole zafu, zaisu (座椅子, la sedia senza gambe su cui si appoggia lo zabuton), zabuton e futon (布団) sono tutte legate (come pure zazen). È il cuore della postura asiatica tradizionale contrapposta a quella occidentale, è legata al modo con il quale si dorme, si siede e si mangia o si riposa, al modo con il quale si prega e si pensa. Noi ci sediamo o ci inginocchiamo e la nostra schiena, le nostre gambe, le anche e il collo rispecchiano questo approccio. Un giapponese (e in generale un asiatico) ha un approccio completamente diverso e un carico sulle articolazioni e lo scheletro ripartito in maniera molto differente.

Lo zafu è fatto da tre elementi diversi cuciti insieme. I materiali sono naturali, i gradi di lavorazione relativamente semplici (è più importante la bontà del modo con il quale sono messi assieme) e la comodità è legata all'abitudine e all'uso, cioè alla sua funzione. È parte integrante dell'esperienza della meditazione come la posizione del loto, mezzo loto, burmese o seiza (正座, letteralmente "seduti in modo appropriato"). È l'idea di meditare in quella determinata posizione che sta alla base dello zazen. Lo scopo dello zazen è semplicemente sedersi, cioè sospendere ogni pensiero giudicante e lasciar passare parole, idee, immagini e pensieri senza esserne coinvolti. La postura dello zazen è seduta, con le gambe incrociate e le mani giunte, e la spina dorsale eretta ma stabile. Le mani sono piegate insieme in un semplice mudra sopra la pancia.

Nei templi e nei monasteri zen, soprattutto durante uno sesshin (接心, periodo intensivo di meditazione), i praticanti tradizionalmente siedono in gruppo in una sala di meditazione, di solito chiamata zendo (禅堂). Ogni praticante si siede su un cuscino zafu che a sua volta è solitamente posizionato sopra una stuoia bassa e piatta, lo zabuton, e pratica la respirazione corretta. Il resto è solo dimenticarsi del proprio ego e della propria mente pensante.

Lo zafu non richiede una particolare manutenzione e penso possa andare anche in lavatrice, ma con un ciclo delicato.


Eventuali

Chi è Video?
C'è YouTube e c'è Vimeo. Ma cos'è Vimeo? (opens new window) Non è la versione indie di YouTube, invece è una piattaforma tecnologica b2b che vuole soldi dai professionisti che vogliono caricare i propri contenuti. Strano?

Illuminazioni
In questa vecchia intervista (opens new window) a Michael Kahn, lo storico montatore di Steven Spielberg, c'è la storia della scoperta del montaggio digitale da parte del regista (con Avid per realizzare TinTin) e un sacco di cose in più che ci ricordano, se possibile, che un film è sostanzialmente un'opera corale. E comunque, la scoperta del digitale puro da parte di Spielberg è notevole. (C'è anche l'house organ del sindacato montatori (opens new window): fico!)

Fun with TSA La TSA, il servizio di sicurezza negli aeroporti americani, è tremendo e le stesse persone che ci lavorano lo odiano. Sono quelli che fanno il controllo di sicurezza, perquisiscono i bagagli, fanno code infinite. Ecco, devono aver cambiato direttore marketing o agenzia, perché adesso stanno facendo tendenza su Instagram (opens new window). Si comincia così.


Punti di vista

DMA
La UE ha adottato il Digital Markets Act (opens new window), ma il resto del mondo sembra molto perplesso (opens new window).

Il mondo pre-Vendome
In questo articolo di GQ italiano (opens new window) di un paio d'anni fa si parla dell'asta degli orologi di Sylvester Stallone. È una notiziola di cronaca per milionari, ma dentro c'è una perla di storia del costume che vale la pena registrare, per chi già non la sapesse. Fu l'incrocio tra Sylvester Stallone e una ancora anonima Panerai di Firenze a cambiare la dimensione degli orologi in tutto il mondo. Era il 1996 e Sly prese un Panerai Luminor e se lo mise anche in un paio di film. Gli piacque talmente tanto da firmarne una serie ("Slytech") e regalarlo anche ad Arnold Schwarzenegger (che se lo mise in un paio di film anche lui) e vari altri colleghi di Hollywood. In un attimo all'improvviso non solo Panerai divenne Panerai (e fu comprata dal gruppo Vendome nel 1999) ma soprattutto l'orologeria mondiale cambiò completamente passo, anzi dimensione. Gli orologi da "vero uomo", con cassa ben sopra i 42mm "scacciano" gli altri, che al massimo arrivavano ai 39mm. Tutto il mercato vintage precedente era fatto da orologi che oggi sembrano minuscoli (opens new window). Ho intervistato Dino Zei (da quella intervista poi ho scritto anche un piccolo libro (opens new window) che presto "libererò"), il creatore della Panerai che fa orologi purtroppo scomparso. Ex ufficiale di Marina, uomo straordinario e tutto d'un pezzo, con gli orologi degli sommozzatori della Marina Militare ha inteso riportare l'orologio a una dimensione (opens new window) "virile". È l'eredità per l'orologeria del XX secolo.

Vite parallele
Con un po' di serendipity metto assieme due cose diverse. Questa intervista in cronaca locale del Corriere di Bologna che racconta dove sta e cosa fa Alessia Merz (opens new window). La giovane donna ha fatto una serie di passaggi nel mondo dello spettacolo (da Non è la Rai a Meteore, per dire) e adesso è sposata con un calciatore, ha due figli e vive in provincia godendosi un'altra vita. L'altra cosa è questa intervista di copertina (opens new window) su GQ per Nicholas Cage; l'attore sta tornando e ha una storia notevolissima dal punto di vista umano. Affogato dai debiti di uno stile di vita eccessivo ha lavorato per dieci anni come un matto per pagare le tasse, 46 film nel periodo in cui Leonardo DiCaprio ne ha fatti 9. E ora ne ha pronto uno notevole (e ha ripagato tutti i suoi debiti). Cinque matrimonio, un neonato (terzo figlio), casa a Las Vegas in un ambito defilato e a tasse zero, una vita completamente diversa ma che sta ripartendo perché, nonostante sia il nipote di Francis Ford Coppola, Cage è anche e soprattutto un attore enorme e un lottatore (opens new window) che non ha mai mollato (opens new window). Ci ha sempre messo dentro energia e intenzione, pur nella totale mancanza di una grande strategia complessiva. Avrete capito che mi piace, aggiungo che secondo me è da tenere d'occhio anche la giornalista che ha scritto l'articolo: Gabriella Paiella (opens new window). Capace di entrare in profondità con la gentilezza di un bisturi e non fermarsi neanche quando deve tagliare in due l'osso. È la cantrice degli ultimi grandi "Uomini Bianchi di Hollywood", una forma di divinità regale che sta scomparendo con la generazione degli attuali 50-60enni. (Leggetevi l'intervista a Javier Bardem (opens new window) oppure l'articolo sul Dream Work (opens new window)).

L'esame di coscienza
La storia della rivista L'Orologio, fondata nel 1963 da Luciano Lucci Chiarissi, racconta una storia molto diversa da quella a cui siamo abituati e che si è letta sui giornali e sui libri di scuola. È una storia fatta di posizioni e idee intelligenti, di persone appassionate, di alternative e altre strade rispetto a quelle semplici e massimaliste poi effettivamente prese. Nello scorso numero di Mostly Weekly avevo citato Luce d'Eramo e il figlio Marco, ma c'è anche il padre, Pacifico, che fu una voce interessante e complessa, autore libro La liberazione dall'antifascismo (opens new window): un saggio che voleva il superamento della cultura antifascista sulla scorta delle riflessioni proprio di Ignazio Silone (grande amico e mentore di Luce), di Guido Calogero e di Giovanni Gentile. Un obiettivo che negli anni Sessanta sembrava necessario a una società che si stava gradualmente ricomponendo. È tutto in questo articolo (opens new window) (scritto da Luciano Lanna (opens new window)) che offre una prospettiva differente della storia dell'immediato Dopoguerra. Restituisce un senso "da destra" (ma non dalla destra tradizionale) degli anni Sessanta, del miracolo economico, dell'apertura di senso e delle nuove energie dell'Italia effettivamente liberata ma che non riesce a liberarsi completamente e ricade in quella ragnatela di partiti centristi che la terrà immobile in maniera complice sino alla caduta del muro di Berlino e a Mani Pulite. C'è spazio per molto approfondimento e un dibattito ancora molto grande, compresa l'idea (che personalmente non condivido) che bastasse un esame di coscienza per superare il regime fascista e la morte di Mussolini, o sul significato storico e politico di quest'ultima.


Scienza

Tutta la fisica, in nove righe
Se vi piace la sintesi, questa vi farà impazzire (opens new window). Nove righe frutto del lavoro di decine di migliaia di scienziati per 400 anni e contiene tutta la fisica, chimica, scienza dei materiali, biologia, medicina, geologia, astronomia e ingegneria. Ci vuole di più a descriverlo.

Sonno e luce
Premessa, dopo vent'anni di viaggi ho la sensazione che il continuo cambio di fusi orari mi abbia tritato il ritmo circadiano. Due anni di stop forzato stanno invece avendo un effetto positivo, anche se per altri versi le cose non vanno benissimo. L'abitudine che ho sempre avuto, in Italia come all'estero, è dormire con la persiana/tapparella aperta e svegliarmi più o meno con la luce del giorno. Più sei in estate e vicino all'equatore e prima ti svegli. Ma questo apre la porta anche all'inquinamento luminoso durante la notte che, a sua volta, crea problemi con le funzioni cardiometaboliche (opens new window). Insomma, mai una gioia.

Hi-res, baby
Il nuovo telescopio spaziale James Webb sta muovendo i primi passi operativi. Per adesso funziona alla grande (opens new window). Quando entrerà a regime fornirà immagini fenomenali grazie alla sua posizione di vantaggio rispetto all'Hubble: tremila volte più lontano dalla Terra di Hubble, gira in un'orbita solare.

Rediscovery channel
Si sa che ci sono rapporti statistici che non implicano un nesso di causa ed effetto ma solo di correlazione. Ad esempio, che i canadesi che non si sono vaccinati siano dodici volte più propensi a giustificare l'invasione dell'Ucraina da parte di Vladimir Putin rispetto a chi si è vaccinato tre volte è un caso o c'è veramente un nesso (opens new window)?


Multimedia

Una bella cover acustica e fingerstyle di “Traveling Riverside Blues (opens new window)” dei Led Zeppelin. Molto blues (come la chitarra).

Tizio mette un paio di GoPro nella lavapiatti per vedere come funziona dal di dentro (opens new window). Fico. Peccato usi le posate di plastica e metta il ciclo a 100 gradi. Ma è un americano.

Nel 1979 Robin Williams era diventato un fenomeno internazionale: conosciuto negli Usa per le sue capacità di improvvisatore e uomo di cabaret, con Mork & Mindy letteralmente esplode in tutto il pianeta. Inclusa l'Australia, dove si reca per la prima volta per partecipare a un talk show (opens new window) (cosa che sino ad allora non aveva fatto neanche negli Usa) proprio quando era uscita la sua prima copertina sul Time magazine. Uno spettacolo.

Sembra veramente passato un millennio: invece era il 1998 e in televisione, su Italia 1, c'era Comici di Gino e Michele condotto da Serena Dandini e Paolo Hendel. Un passaggio storico, da Rai a Mediaset. Qui un'intera puntata (opens new window) (un'ora di roba) che comincia con Corrado Guzzanti che fa Gianfranco Funari. In tutto fecero otto puntate, questa era la quarta.

Ricapitolando: il più bell'album di postpunk/goth mai fatto è la versione rallentata a 16 giri al minuto di un album (opens new window) registrato da Alvin & Chipmucks (avete presente le sgradevolissime voci "fatte" di elio di quell'insopportabile cartone?) con 80 cover di canzoni degli anni Ottanta (tipo Walk Like an Egyptian, My Sharona, Always On My Mind). Meraviglioso.


Coffee break

Mostly Weekly è una newsletter libera e gratuita per tutti. Se volete supportare il tempo che passo a raccogliere e scrivere le notizie, potete farlo offrendomi un caffè alla settimana su PayPal (opens new window) (che detto così sembra quasi un "in alto le mani, questa è una rapina", però vabbè ci siamo capiti).


Tsundoku

Topolino Hebdò
Va all'asta (opens new window) la copertina del numero 3089 di Topolino, il settimanale italiano, che non è mai arrivata in edicola. Era stata fatta l'indomani della strage di Charlie Hebdo e poi giudicata inadatta e mai ufficialmente avallata: quel Topolino anche per via di una serie di articoli usciti su vari giornali (opens new window). Segnalo tuttavia con un certo orgoglio che Fumettologica (alla quale collaboro anche io ma non su questi temi) sta facendo da anni un lavoro strepitoso per quanto riguarda la critica e la storia del mondo Disney dei topi e paperi: vedi la storia orale di Topolino rivista (opens new window), la guida ai fumetti di PK (opens new window), chicche come la storia d'amore scandalosa mai apparsa su Topolino (opens new window), le grandi storie di Giorgio Cavazzano (opens new window) e cose del genere.

Un Tolkien appeso in sala
L'autore del Signore degli anelli (opens new window) aveva tante altre qualità oltre a una scrittura notevole. Tra queste, la pittura e la calligrafia, che praticava entrambe per rilassarsi e per diletto ma anche per "completezza" di un modo di intendere i propri talenti e la propria fantasia. Sul sito (opens new window) c'è tutto o quasi. (Qui invece (opens new window) si parla di JRR Tolkien in rapporto a George Orwell: molto interessante).

Andropausa
Venti anni di carriera come programmatore, esperienza, competenze, abilità. E poi, con la crisi di mezza età, il bisogno di comunicare la saggezza accumulata a quelli più giovani. In altro settori si va nel self-publishing e nel vanity-publishing, chi scrive codice è più succinto e si accontenta di Medium (opens new window). Per punti, ovviamente (venti in tutto, va via veloce: altri sono più loquaci (opens new window)).

F•ck
La volete una bella lista di libri americani che negli Usa giocano tutti sulla stessa idea per il titolo? Ci pensa Kottke a tenerli insieme: what the f*uck! (opens new window)


Al-Khwarizmi

Ordinare
Metti che hai tante cose da ordinare nel tuo database, perché vuoi farle vedere ai tuoi clienti quando stanno facendo shopping, ad esempio. Ma proprio tante. Come fare a ordinarle sulla base dei gusti e delle preferenze dei singoli? Ci sono tantissimi approcci, questo di metarank (opens new window) è interessante.

The R Inferno e altro
Tutti amiamo R, il linguaggio di programmazione per la statistica e la visualizzazione delle informazioni che viene usato molto per i big data. O no? Questo sviluppatore ha scritto un lunghissimo documento (opens new window) in cui spiega tutte le sue frustrazioni dopo dodici mesi di lavoro con R (e ha letto un casino).

Risposte genuine
C'è questo problema che Google sta crollando come qualità delle risposte perché svende i posti e modifica la nostra prospettiva sul mondo. Per questo altri motori a cui fare le domande sono i benvenuti, come questo Teclis (opens new window), che promette risposte meno inquinate di Google.

Leggere veloce
Non amo gli approcci della lettura veloce (anche se devo ammettere che sono di una lentezza epica). Tuttavia, questa idea del bionic reader (opens new window) che mette le prime lettere di quasi tutte le parole in maiuscolo la trovo intrigante. Il testo diventa in effetti più scorrevole.

Murder mystery
Stiamo tutti cantando le glorie e le gioie dell'approccio basato sui microservizi contrapposti alle applicazioni monolitiche. Però qualcuno non è d'accordo (opens new window). Anche perché, dice, fare il debug di una galassia di loosely coupled services che crashano una volta questo, una volta quello, alle volte si trasforma in una vera e propria indagine stile Agatha Christie. Dice lui, eh.

Vim intro
Ok, me lo continuate a chiedere, lo continuate a cercare, lo continuate a provare. Ecco a voi una bella introduzione a Vim (opens new window). Un intero ebook online, fatto bene, ricco e argomentato.

La fede e le opere
Creare una startup richiede un atto di fede (opens new window): la fede nell'idea che si persegue. Detto questo, una bella lezione su cosa sia la strategia è qui (opens new window) mentre qui vi spiegano (opens new window) un modo migliore per dividere la pizza (o una torta, comunque una cosa tonda)

Catodico
Ho usato per un po' di tempo una versione del terminale su Mac che aveva un effetto tubo catodico, fosfori e font divertenti. È un wrapper simpatico. Ho ritrovato questa versione gratuita e altrettanto piacevole: cool-retro-term (opens new window).

Fusibili
Anni addietro un collega mi chiese se gli vendevo la mia Switch Lite. La richiesta era legata alla versione del sistema operativo. Perché, ho scoperto, quello che cercava lui era crackabile, cioè permetteva di giocare con videogiochi pirata. Ma non basta fare il downgrade del sistema operativo per ottenere lo stesso spazio? A quanto pare, proprio no: c'è una cosa fenomenale che si chiama "brucia il fusibile". In pratica (opens new window), ad ogni aggiornamento la Switch fa fuori un fusibile (ma piccolo!) e in questo modo non si avvia più con una versione precedente del sistema operativo. Ingegnoso ma pazzesco.

Caricabatterie
L'altro giorno ho scritto un articolo (opens new window) per Repubblica sugli sforzi che Apple sta facendo per diventare più green. Essere verdi togliendo cose "inutili", ad esempio il caricabatteria, conviene: 6,5 miliardi di dollari, per la precisione (opens new window). Tanta roba.


Lavori in corso
Lavori in corso ~ Foto © Antonio Dini

Una modesta proposta

Accelerare per poter rallentare?
Il discorso di questo articolo è tutto americano, ma vale anche per noi. Se abbiamo dodici anni per salvare il pianeta, si chiede (opens new window), come possiamo mettercene diciassette per fare una metropolitana (vedi anche Milano e Roma, per tacere dei tram e dell'alta velocità a Firenze). Alcune di queste cose servono per rendere l'impatto complessivo delle nostre infrastrutture migliore (o no? (opens new window)). Ma ci perdiamo via. Perché? E soprattutto, accelerare serve a poter rallentare? O bisogna fare diversamente (opens new window)?




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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