[Mostly Weekly ~151]
L'equivalente digitale dell'alchimia
A cura di Antonio Dini
Numero 151 ~ 23 gennaio 2022
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Intanto, buona lettura.
It’s like Tolstoy said. Happiness is an allegory, unhappiness a story
–– Haruki Murakami
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Editoriale
Crittografia magica
Prendo a prestito il titolo di Mostly Weekly di questa settimana, "l'equivalente digitale dell'alchimia", da una fantastica trovata di un articolo di James Ball (opens new window) per Rolling Stone in qui si svela che il governo del Regno Unito sta pianificando un blitz pubblicitario per minare la privacy delle chat "smontando" l'immagine pubblica della crittografia. In pratica, "il Ministero dell'Interno ha assunto un'agenzia pubblicitaria di alto livello per mobilitare l'opinione pubblica contro le comunicazioni crittografate, con piani che includono alcune tattiche incredibilmente manipolative". L'agenzia è M&C Saatchi, spin-off di Saatchi and Saatchi, che aveva già lavorato alla campagna “Labour Isn’t Working” per le elezioni. L'obiettivo è far passare l'immagine che la crittografia end-to-end delle chat di Facebook sia una cosa brutta. E gli spin doctor si concentreranno su chi commercia ignobili foto di bambini, anziché terroristi e generici malviventi, perché i primi hanno una presa viscerale maggiore e nessuna opposizione emotiva possibile rispetto agli altri. L'obiettivo è che le chat siano criptate ma in modo tale che ci sia una backdoor per i "buoni" (ma non per i "cattivi") che consenta la lotta ai brutti e cattivi pedopornografi. L'idea che sia possibile creare una crittografia "forte" ma al tempo stesso con una backdoor di serie è "l'equivalente digitale dell'alchimia". E dà l'idea di quanto sia profondamente innervata nel nostro tempo sia la battaglia per il controllo di chi usa la rete.
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Importante
Le buone vecchie scie chimiche
L'altro giorno mi chiedevo: chissà che fine hanno fatto gli scemi delle scie chimiche. Avranno fatto tutti il salto di qualità e sono diventati no-vax? Giusto per la cronaca: le "scie chimiche" non esistono, quello che si vede è il sottoprodotto della combustione. Include principalmente vapore acqueo e CO2. La CO2 è il gas serra che rappresenta una minaccia esistenziale per la vita sul pianeta così come la conosciamo, ma spesso gli amanti delle scie chimiche negano anche risolutamente l'esistenza del riscaldamento globale (è singolare, lo so: l'unica grande congiura di un ristretto numero di persone con funzioni apicali di enorme potere nelle più grandi multinazionali per aumentare i profitti tramite il consumo fottendo l'ambiente non si qualifica come "congiura", vabbè).
Cosa succede con i motori degli aerei: quando l'acqua si mescola con l'atmosfera "umida" dove la temperatura e il punto di rugiada sono vicini, il vapore acqueo aggiunto forma una nuvola che di solito si dissipa quando le due masse d'aria si mescolano. A volte però ci vuole un sacco di tempo. Altre volte l'atmosfera è piuttosto secca e quindi niente vapore acqueo: si vede solo il puntino dell'aereo senza scie di condensazione. Se vogliamo metterla in maniera leggermente più corretta da un punto di vista formale, c'è una equazione semplificata che descrive la combustione, valida se ogni molecola di combustibile fosse perfettamente bruciata (magari fossimo stati in grado di produrre motori così efficienti, ma non lo siamo, quindi ci sono altre sostanze chimiche che vengono rilasciate insieme all'acqua e alla CO2 che fanno parte della mescola di carburante per aerei).
2 C8H18 + 25 O2 -> 16 CO2 + 18 H20
Ogni gallone di carburante per jet (3,79 litri) pesa 6,7 libbre (3,04 Kg). Un gallone si combinerà con 23 libbre (10,43 Kg) di ossigeno e genererà venti libbre (9,07 Kg) di CO2. Quindi, se un Boeing 737 vola da LAX a JFK e (andiamo a occhio qui) brucia 25mila libbre (11.340 Kg) o 3.700 galloni (14 metri cubi) di carburante, l'ossidazione o la combustione del carburante crea 74mila libbre (33.565 Kg) di CO2. Se dividiamo per i 150 passeggeri del Boeing 737, otteniamo emissioni di CO2 di circa 500 libbre (226,8 Kg) per passeggero. La tecnologia attuali non ha risposte per mitigare gli scarichi degli aerei se non renderli più efficienti ("più chilometri con un litro") o usare biocarburanti, che però sono semplicemente carburanti creati da materia organica e quindi da fonti rinnovabili, ma producono risultati molto simili al carburante tradizionale.
Asimmetrie
Il mondo è un sistema complesso, non ordinato. È pieno di pieni e di vuoti irregolari, di asimmetrie di tutti i tipi. Tra queste, quelle informative sono le più interessanti. Prendete per esempio questo tizio (opens new window): è il responsabile IT (e unica persona dello staff) di uno studio legale, incaricato di caricare sul cloud e gestire tutti i documenti di prova che prima venivano gestiti su dischi locali in maniera confusa e insoddisfacente dallo staff dello studio legale. Il lavoro è di una semplicità estrema: lui viene pagato 90k all'anno per stare in ufficio otto ore a guardare un server cloud. Con il covid gli chiedono se può lavorare da casa: certo! Fa uno script che automaticamente sposta i file che vengono caricati nelle cartelle cloud rilevanti, tutto assolutamente corretto e legalmente sostenibile, e passa dieci minuti al giorno davanti al PC di lavoro e le restanti sette ore e 50 fa quello che gli pare (cioè ozio creativo). Ovviamente non ha detto a nessuno dello script. Il suo datore di lavoro non sa che lo paga per non fare praticamente niente. Il lavoro di questa persona può essere fatto da uno script molto semplice, ma l'asimmetria informativa invece impedisce che questo accada: lo studio legale non lo sa ma in ogni caso non sarebbe in grado di farlo e comunque avrebbe bisogno di qualcuno in caso lo script non funzioni o ci siano altri problemi. Che dire? Un genio. Pensate a cosa vuol dire man mano che sempre più gente viene assunta per lavorare direttamente da remoto (opens new window). (Alcuni addirittura lavorano dalla realtà virtuale (opens new window), con scarsi risultati va detto)
NFT
L'amico Lamberto ancora mi prende in giro perché una decina di anni fa, quando mi chiese se secondo me valeva la pena investire in Bitcoin, io lo dissuasi fortemente: "È una fregatura, è una catena di Sant'Antonio, non è etico, non lo fare!". Ecco, oggi ho sentimenti ancora coerenti riguardo all'argomento e sostengo sempre la tesi che non ci sia niente di buono dietro (opens new window) alle criptovalute e blockchain "speculative", solo l'avidità (opens new window) delle persone. Per questo vedere che c'è chi si oppone (opens new window) per ragioni ambientali ed etiche agli NFT mi rallegra. E intanto, dopo che Twitter (opens new window) ha fatto l'integrazione (opens new window) fra il suo sistema e le foto profilo create con NFT, c'è chi immagina (opens new window) che ci saranno sistemi per bloccare gli utenti che lo fanno e chi invece il plugin l'ha creato: NFTBlocker (opens new window). Invece, questo è un articolo molto interessante (opens new window) che spiega perché molte cose dietro all'idea di blockchain non funzionano per niente e si potrebbero fare tranquillamente senza, e soprattutto perché la scusa "ma siamo solo all'inizio" in realtà non è vera.
Scrivere, come?
Sappiamo già i benefici (opens new window) che scrivere usando carta e penna porta. Adesso la riflessione però è diventata come integrare tecnologie e contesti diversi: questa è una idea (opens new window) e questo un approfondimento su
Zettelkasten & Obsidian (opens new window). Più in generale, il tema non è tanto l'efficacia quanto la distrazione (al punto di ricorrere alla versione CLI delle app per non farsi sviare dalle interfacce baluginanti) (opens new window) e soprattutto l'idea del metodo, della struttura cognitiva da applicare. Stiamo parlando sempre degli strumenti e dei meccanismi, ma si perde il senso. Un problema potrebbe derivare dal fatto che il mondo è diventato troppo complesso per essere capito, figuriamoci governato.
I miei punti di chi sono?
In queste settimane va avanti la vicenda del programma fedeltà di Alitalia, che è vivo ma non si capisce in quale direzione andrà. La nuova compagnia aerea Ita sta facendo probabilmente alcuni status matching, così come altre compagnie aeree europee. Ma c'è l'asta (il secondo bando scade il 14 febbraio (opens new window)) che blocca tutto. La domanda vera però è un'altra: lo status dei punti fedeltà accumulati, che in alcuni casi (opens new window) sono anche molti. Una doppia causa negli Usa (opens new window) tra American Airlines e The Points Guy (un sito specializzato nell'ottimizzazione della gestione dei punti di varie compagnie aeree) fa capire che se da un lato la battaglia è per il controllo degli utenti, dall'altra i punti non sono una valuta o comunque un bene che gli utenti realmente possiedano. Il che, a mio avviso, è sbagliato.
I treni di Amazon
Da sempre si sa che in Italia le lettere e i pacchetti vanno persi. Lo scorso settembre avevo comprato un CD in Gran Bretagna e la spedizione era senza tracking: non è mai arrivato e alla posta dietro casa mia dove ero andato a chiedere lumi (i postini non lasciano più l'avviso se non hanno consegnato il pacco e senza tracking non ho notizie) l'impiegata mi ha detto che loro non possono sapere se hanno ricevuto o no un pacco che non ha il tracking e che alla fine io "ottenevo quello che avevo pagato", cioè pagando meno ottengo nulla. Vabbè. I pacchi si "perdono". In Italia storicamente vengono rubati probabilmente anche nei centri di smistamento delle poste. Negli Usa li tirano giù dai treni quando rallentano (opens new window) all'entrata delle città. Ci sono un po' di video e foto in questo thread (opens new window) che fanno veramente impressione.
Yamato
Asahi Shimbun (朝日新聞)
La parola di questo mese per il nostro dizionario tematico di giapponese è in realtà il nome di una testata: Asahi Shimbun (朝日新聞) letteralmente giornale (新聞) del sole mattutino (朝日). L'Asahi è stato fondato il 25 gennaio 1879 (fa parte della modernizzazione dell'era Meiji), ha un formato "a lenzuolo" (54x40 cm) e nel 2020 tirava 5,16 milioni di copie nell'edizione del mattino e altre 1,55 in quella della sera. Praticamente da solo fa più di tutti i quotidiani italiani messi assieme. E non è una stella solitaria: accanto a lui ci sono altri quattro grandi giornali nazionali più o meno delle stesse dimensioni: Yomiuri Shimbun, Mainichi Shimbun, Nihon Keizai Shimbun e Sankei Shimbun. In tutto i quotidiani giapponesi sono 110 (secondo il censimento del 2009) e vendono un quantitativo di copie semplicemente imbarazzante rispetto all'andamento di tutti gli altri mercati editoriali del pianeta. C'è la crisi indotta dal digitale sia come strumento di distribuzione che per l'economia dell'attenzione (per via dei social che "rubano tempo" ai giornali), certamente, ma i giapponesi continuano a leggere su carta come prima e più di prima. E riciclano tantissimo, oltretutto.
Quello che mette in difficoltà gli shimbun giapponesi invece è legato alla fiducia nella qualità dei contenuti. Che è in costante calo. Ma è un fenomeno antico, che predata internet e ha, almeno per quel che ho capito io, più a che fare con il rapporto storicamente ambivalente nei confronti della politica. Il governo e l'opposizione, ma in generale gli amministratori eletti della cosa pubblica, sono percepiti non come politici ma come "politicanti", e i giornali spesso e volentieri vengono visti come strumenti inaffidabili che raccontano cose con spirito parziale e non di verità. In particolare l'Asahi, che assieme al Nikkei è il più conosciuto in Occidente, ha una profonda crisi di identità. È un giornale tradizionalmente di sinistra (nel senso di labour britannico) ed è più volte entrato in conflitto con l'anima profondamente nazionalista e conservatrice del Paese. Ma non è così facile perché non solo la politica in Giappone è percepita in maniera molto differente rispetto alle strutture concettuali che abbiamo in Europa, ma è anche il ruolo stesso dell'informazione è diverso. Noi vediamo molto il concetto di "quarto potere" o di "cane da guardia del potere" (che poi sono idee strumentali al funzionamento di una democrazia liberale e sono nate negli Usa), il Giappone vede di più quello di "orologio sociale", cioè di strumento per fare agenda setting (mettere a tema gli argomenti rilevanti ogni giorno per la società) ma senza la funzione di gate keepers che avevano ad esempio i nostri giornali prima dell'avvento di internet e dei social. Da noi, ad esempio, il movimento 5Stelle è nato fondamentalmente grazie alla rottura delle barriere opposte dai mezzi di comunicazione di massa. Andando indietro nel tempo, ai primi anni Novanta e a seguire dalla doppia discontinuità causata del crollo del muro di Berlino e dalle inchieste di Mani Pulite, la Lega era nata infiltrando i mezzi di comunicazione di massa mentre Forza Italia era nata direttamente dalla struttura dei mezzi di comunicazione di massa.
Una curiosità sul quotidiano di Osaka sta nel modo con il quale vengono gestiti gli archivi per la consultazione: oltre al microfilm (che viene inviato alle biblioteche) e alla versione elettronica su Cd-Rom e poi via Internet, l'Asahi ha inventato nel 1930 un formato cartaceo di archiviazione e consultazione singolare e ancora oggi usato: si chiama shukusatsuban (縮刷版) letteralmente "edizioni a stampa in formato ridotto", ed è basato sulla stampa di più pagine in miniatura in ogni foglio di una pagina normale "formato lenzuolo". Questi fogli vengono raccolti con cadenza mensile e inviati a librerie, biblioteche, centri studi e altri istituti in tutto il mondo quando richiesti e solo se il destinatario è considerato un centro studi sulla lingua e cultura giapponese "serio", cioè di buona reputazione. Il tutto viene eseguito con una cura e una maniacale attenzione ai dettagli che da noi sarebbero considerate da squilibrati. Poi, vaglielo a dire ai nostri giornali che vendono qualche migliaio di copie (spesso barando) che forse hanno ragione i giapponesi.
Eventuali
La ricerca scientifica, spiegata bene
I paper sono difficili. La scrittura accademica ha spesso la reputazione di essere difficile da seguire, ma cosa accadrebbe se potessimo usare l'apprendimento automatico (quella che viene chiamata "intelligenza artificiale") per riassumere gli argomenti degli articoli scientifici in modo che anche un bambino di sette anni possa capirli? Questa è l'idea alla base di tl;dr papers (opens new window), un progetto che sfrutta i recenti progressi nell'elaborazione del linguaggio per semplificare la scienza. Richard Feynman sarebbe orgoglioso.
Comprare qualcosa così, per capriccio
Dune nella sua ultima incarnazione si conferma un gran film (opens new window). Ne ho scritto anche io (opens new window). Ovviamente, quando si parla della trasposizione sul grande schermo del ciclo di romanzi di Frank Herbert (opens new window), non si può fare a meno di citare la versione camp di De Laurentiis (opens new window) e soprattutto la versione che non è mai stata fatta, cioè quella di Alejandro Jodorowsky (opens new window). Adesso, un ventenne milionario a suon di criptovalute si è comprato all'asta la bibbia (storyboard più tutto il resto necessario al film) della versione di Jodorowsky, dove hanno lavorato gente come Moebius e altri artisti clamorosi. Il tutto raccontato magnificamente dal solito, fantastico Andrea Fiamma (opens new window)
Islam e femminismo
La visione manichea (penso sia il termine appropriato, qui) della donna e dell'Islam è falsa e fuorviante per svariate ragioni molte delle quali hanno a che fare con i reciproci stereotipi. Questo articolo (opens new window) di Heba Yosry, che insegna psicologia e filosofia al Cairo ed è specializzata in letteratura e filosofia araba, è un viaggio breve ma intenso e affascinante negli studi di genere di una cultura e una parte di mondo che è totalmente sclerotizzata dopo quasi venticinque anni di "guerra al terrorismo" e contrapposizione frontale tra Occidente e Islam. Un esercizio nella comprensione delle diversità.
Elettrici
Ma alla fine, questa transizione verso l'elettrico funzionerà o no? Ci sono molti problemi, dubbi, preoccupazioni: ci sono però anche quelli che fanno un passo in avanti e convertono tutto all'elettrico (opens new window). Avrà senso?
Problemi
In Texas la rete elettrica è andata in crisi. La cosa è di per se grave ma, secondo alcuni, è solo l'inizio (opens new window). Gli eroi di un tempo stanno diventando scomodi: adesso è la volta del Capitano Cook (opens new window). Dietro c'è anche la fine ideale e culturale dell'impero britannico e della sua idea che continuava ad abitare le menti delle persone. Anche negli Usa sta cominciando a venire giù una serie di muri importanti (opens new window).
La parola ginnasio
È una cosa del 2014, ma io neanche me n'ero accorto. Il punto è che c'è stata una riforma e il liceo classico adesso non è più organizzato con due anni di ginnasio (quarta e quinta) seguiti dai tre di liceo (1-2-3) per cui chi era in terza liceo classico doveva fare la maturità. Adesso è stato tutto uniformato, come allo scientifico e nelle altre scuole superiori: la sequenza è 1-2-3-4-5. Lo so che probabilmente lo sapete già tutti, io però non ne sapevo niente: ho figli di un'altra età e non ho motivi per andare a controllare cosa succede al liceo classico. Ma nel 2014, adeguandosi alla riforma Gelmini del 2010, moltissimi licei hanno proprio abolito (opens new window) la parola "ginnasio". È solo un nome, ma è come se venisse cancellato un pezzetto della mia identità: stiamo sparendo.
Pan Am
Il mondo dell'aviazione civile deve molto alla Pan Am. Come mi segnala l'amico Ant, tra le tante c'è anche una gustosa spigolatura: la economy class (opens new window) l'hanno inventata loro. In generale, le storie che ruotano attorno alla compagnia aerea di Juan Trippe, sono sempre sorprendenti: nel mio piccolo ho raccontato un po' di cose sui Clipper di Pan Am a partire da questo articolo su una streghetta e i ciuffi di crini della cavalla Meg, per passare poi a questo sul nome di un sogno: China Clipper e infine questo su un imprevisto e straordinario giro del mondo durante la guerra. Tanta roba a cui pensare, soprattutto visto che adesso la Pan Am non c'è più.
Cose virtuali
C'è baruffa nel metaverso. Di cosa parliamo? Di questa faticosissima vicenda in cui un giorno dopo l'altro decine e decine di agenzie marketing ci martellano per farci metabolizzare l'idea dei metaversi come lo vuole Mark Zuckerberg e compagnia. Sono cose orribili (opens new window), chiaramente.
Nucleare aggressivo
C'è tutto un dibattito sul nucleare che torna, che ha senso, che piace (ad alcuni governi) e via dicendo. Il Giappone è in difficoltà ad esempio perché totalmente privo di materie prime e con poco sole e vento: il nucleare per loro era buono ma è risultato pericoloso e la popolazione non lo vuole. Noi in Italia siamo su posizioni simili anche senza bombe scoppiate di recente. Francia e Svizzera no. Negli Usa, dove il nucleare si utilizza, c'è un'ondata di nuove privatizzazioni e progetti che partono dal basso, con l'approccio "alla Silicon Valley" per intenderci (che è poi quello usato da Moderna per sintetizzare il vaccino mRNA del Covid). Solo che per il nucleare è arrivato uno stop importante del governo americano (opens new window) a uno dei progetti di compact fast reactor che rischia di creare grossi problemi a tutta la storia.
Let's broadcast
A breve torno a fare un po' di radio, a quanto pare (poi vi dirò di più) ma prima una nota dagli smanettoni di turno: qui c'è chi (opens new window) ha costruito un sistema software semplice e funzionale per fare streaming e broadcasting al volo e senza tanta fatica.
Multimedia
Un corto del 2007 di Wes Anderson, Hotel Chevalier (opens new window), anticipa il film dello stesso anno Il treno per il Darjeeling (opens new window). È diventato memorabile per la scena di nudo di Natalie Portman.
Prendete la cover live del 2016 fatta dai King Crimson (opens new window) di Heroes di David Bowie. In quel concerto la band aveva tre batteristi, due chitarristi, un bassista e un cantante. È spettacolare che non si siano mai intralciati tra loro e non non abbiano neanche mai intralciato la canzone, mettendo in scena invece una performance serrata e potente, che fila come un treno. Era sia un tributo a Bowie poco dopo la sua morte sia una reinterpretazione della canzone che è risultata, secondo me, ancora più potente dell'originale. Hanno rilasciato in disco il concerto e Robert Fripp ha detto: "I King Crimson hanno eseguito Heroes all'Admiralspalast di Berlino come celebrazione, ricordo e omaggio di Bowie. Il concerto è stato fatto trentanove anni e un mese dopo le sessioni originali all'Hansa Tonstudio con vista sul muro di Berlino. L'album è stato pubblicato nell'anno del suo quarantesimo anniversario". Fripp, lo sapete, ha suonato la chitarra di Heroes (opens new window) e lo ha fatto senza una serie di strumenti (neanche analogici) oggi dati per scontati ad esempio per ottenere un lungo effetto di sustain del suono. Non nella registrazione originale, ovviamente, dal momento che Heroes è stato registrato nel 1977 e il primo sistema Sustainiac non è stato disponibile fino al 1987. Nel concerto Fripp è stato perfettamente in grado di ottenere un sustain quasi infinito con solo un amplificatore, un pedale (Big Muff o Burns Buzzaround) e allentando il controllo del tono della Les Paul. Il resto è tutto nel vibrato fatto con le dita, che crea come neanche BB King degli anni migliori. Insomma, Fripp non usa un Sustainiac neanche nel live (opens new window) del 2016. Non ne ha bisogno, è lui il suo Sustainiac. Tanta roba.
Una volta attori e attrici al cinema ballavano. Ballavano anche molto molto bene (opens new window).
Nel caso un giorno scendeste dall'autobus e uno che passa in bicicletta sul marciapiede prima vi toccasse con una spallata e poi tornasse indietro per menarvi accusandomi di aver voi tirato un cazzotto a lui, sappiate che ci sono modi per gestire queste potenziali risse. Non con colpi alla Bruce Lee, ma più semplicemente andandovene oppure disinnescando la situazione. "Se uno perde la testa, dovete mettercela voi anche per lui" dice l'istruttore di difesa attiva in questo video (opens new window). E ricordate una cosa. La regola principale per difendersi da una rissa in strada è andarsene. Il miglior risultato di una rissa è fare in modo che non accada. Nel caso, l'obiettivo è non prenderle, anziché focalizzarsi sul darle.
Una questione di accenti: ma voi come dite Lego? Con la "e" aperta o chiusa? Io l'ho sempre detto con la "e" chiusa, ma a quanto pare chi ha fatto il voice over (opens new window) di questa pubblicità del nuovo gioco Lego Star Wars La Saga degli Skywalker, la pensa diversamente.
E poi dicono che fare il meteo sia il sottoscala delle news televisive. In questo caso la giovane corrispondente, "inviatina" del meteo, Tori Yorgey è stata travolta da un'auto in diretta (opens new window), si è rialzata e ha più o meno continuato la diretta. La stoffa di cui era fatto Stachanov, ecco.
Tsundoku
Marco D’Eramo è un signore di una certa età e con un pedigree di sinistra (opens new window) piuttosto chiaro e una visione del mondo certamente legata a un certo tipo di schemi di sinistra ma decisamente graffiante (e minoritaria, visto che la sinistra sembra essere evaporata: è uno dei temi che vengono trattati da lui). Nel 2020 fa ha scritto un libro intitolato Dominio (opens new window), sottotitolo: "La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi" pubblicato da Feltrinelli che fa il punto sul fatto che (opens new window) viviamo in un'epoca di controrivoluzione (o reazione) piuttosto facile da interpretare se uno alza la testa dalla sabbia. "Di una vera e propria guerra si è trattato, anche se è stata combattuta senza che noi ce ne accorgessimo. Lo ha riconosciuto uno degli uomini più ricchi del mondo, Warren Buffett: “Certo che c’è guerra di classe, e la mia classe l’ha vinta. L’hanno vinta i ricchi”. La vittoria è tale che oggi termini come “capitalisti”, “sfruttamento”, “oppressione” sono diventati parolacce che ci vergogniamo di pronunciare. Oggi “ci è più facile pensare la fine del mondo che la fine del capitalismo”." La cosa divertente è che l'intervista è pubblicata dalla Treccani: quel nucleo di sovversivi rivoluzionari. Marco D'Eramo è figlio di Luce D'Eramo (opens new window), una delle più incredibili e sottovalutate scrittici italiane del Novecento. Se vi capita, di quest'ultima leggete Deviazione (opens new window) o Partiranno (opens new window).
La biblioterapia (opens new window) è l'idea che sia possibile curare le persone con una serie di libri da leggere. Sto iniziando a pensare che in effetti ci sia una ragione terapeutica se compro tanti libri.
Javascript-mancy, l'idea di uno sviluppatore di realizzare tre libri (opens new window) su come si scrive il Javascript. Non male.
A partire dal 2 febbraio sarà distribuita in edicola in allegato a Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, e in collaborazione con Mondadori, una nuova collana settimanale dedicata ai romanzi di fantascienza intitolata Urania: 70 anni di futuro (opens new window). Temo che sarà un'operazione di "speculazione editoriale" nel senso che non ci vedo alcun valore né dal punto di vista delle edizioni né da quello delle scelte (alcuni romanzi sono l'inizio di cicli abbandonati a se stessi, mentre non c'è neanche un senso cronologico). Aspetto febbraio per vedere il primo e leggere l'introduzione di Franco Forte anche per capire meglio quali sono le sue idee.
SSH per tutti: usare i tunnel, le VPN, la SSH, richiede competenze. Eccole qui, raccolte in questo libro del 2018 che l'autore ha messo fuori gratuitamente: The Cyber Plumber's Handbook (opens new window)
Coffee break
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Al-Khwarizmi
Intel
Il colosso di Santa Clara, l'inventore dell'industria dei microprocessori per come la conosciamo, è in crisi. Sta investendo tantissimo, ma ci sono notevoli problemi. In questo articolo davvero tosto di Stratechery (opens new window), oltre a spiegare per bene il ruolo e l'importanza del ceo Pat Gelsinger (che ho intervistato ma sono stupito lo stesso di capire per bene il suo ruolo strategico fin da giovanissimo) viene fuori una affascinante lettura su cosa sia l'innovazione e come possiamo analizzarla guardando ai fondamentali.
La nascita di una scienza
Sembra scontato, ma in realtà è complesso e solleva problemi di statuto epistemologico fondamentali. La domanda è: l'informatica (che nel mondo anglosassone e in generale in quello scientifico internazionale si chiama "computer science") è una scienza o no? Una domanda del genere si può porre anche sulla matematica (che non è una scienza, in effetti) e la risposta richiede una definizione di "scienza" e dei modi con i quali questa parola può essere utilizzata. Tra l'altro, per rendere il tutto più complicato, c'è anche chi considera l'informatica come una applicazione tecnica della matematica. Tuttavia, se utilizziamo un approccio storico-descrittivo anziché ideologico-prescrittivo, c'è un momento significativo che spiega tante cose: la genesi del termine "computer science". Il termine nasce da un articolo del 1959 di Louis Fein, pubblicato sulla rivista Communications della ACM, l'associazione di settore. E proprio in quell'articolo (opens new window) che viene resa pubblica l'idea che l'informatica sia una scienza. Lo si fa perché c'è un obiettivo molto pragmatico: fare in modo che l'università tratti la nuova disciplina con il riguardo che si dà alle altre scienze (ad esempio, creando un programma comune, cioè un curriculum, si direbbe oggi, trasversale a tutti gli Usa), in modo tale che più studenti possano studiare, laurearsi e qualificarsi per andare a occupare quella valanga di posti di lavoro da informatico che già dagli anni Cinquanta si diceva sarebbe stato necessario creare. La ricerca privata, l'evoluzione tecnologica e il mercato stesso iniettano il computer dentro l'accademia, modellandolo come una disciplina scientifica per poter poi avere i benefici della sua istituzionalizzazione. Non male.
Igor e Nginx
La storia del più diffuso e importante strumento software per servire le pagine web, il primo ad aver risolto il problema C10k (diecimila connessioni concorrenti allo stesso server), è la storia di Igor Sysoev (opens new window), il suo creatore. Nato in quella che all'epoca era ancora l'Unione sovietica, Sysoev ha iniziato a sviluppare nel 2002 il motore che avrebbe preso il posto di Apache mantenendo il codice aperto. In venti anni e pochi mesi è diventato un colosso, creando anche l'omonima società nel 2011, ma il cuore è sempre genuinamente open source. Nginx oggi è essenziale per Internet, ed è Made in Russia.
Virtual data
Il grande business del futuro è la generazione di dati sintetici che servono ad addestrare i sistemi di machine learning senza problemi di privacy. Ne ho scritto anche io (opens new window) su Wired. A quanto pare, adesso stanno iniziando a girare i soldi (opens new window), quelli veri.
Ancora Vim e git
Ne avevamo già parlato ma torniamo ad affrontare l'argomento: l'integrazione tra git e Vim. Questo articolo (opens new window) fa uno spiegone infinito su vim-gitgutter (opens new window) di airblade (Andy Stewart (opens new window)). Ne avevamo già parlato ma lo spiegone di cui sopra offre molta più profondità.
Tot
Ok, ok. C'erano gli sconti, la coda lunga di Natale, era una vita che non compravo un'app. E poi le cavallette, il fiume che è straripato. Insomma, l'ho presa. L'ennesima app per scrivere usando anche il markdown. Ma con un "twist", come si dice nella buona società che scrive su Medium. Tot (opens new window) è una app per iOS/iPadOS e macOS. La versione Mac è gratuita, quella per iOS è a pagamento. L'app su Mac "vive" nella barra dei menu: è nata per prendere rapidamente un appunto senza cambiare contesto (opens new window). Quelli di The IconFactory che l'hanno realizzata si sono ispirati a quest'altro freeware per Mac (opens new window). Il valore aggiunto è poterla usare anche su iOS, anche se non è così necessario. Per me da un paio di anni a questa parte è diventato un accessorio molto usato su Mac. Ora vediamo se diventa utile anche su tablet e smartphone.
Strani tipi
Due cose fatte da gente strana: questo che ha scritto un breve pezzetto in Javascript (opens new window) che fa andare male il download e rendering di una pagina, proprio come succede sui grandi siti professionali incasinati di pubblicità e javascript. Quest'altro invece ripropone il sistema operativo (opens new window) il cui sorgente sono le directory: cioè il codice è dato dal nome delle cartelle e dalla loro gerarchia. Il che vuol dire tra l'altro che occupa spazio zero nei filesystem. (Potere espressivo quasi nullo, ma centra appieno la definizione di "linguaggio esoterico". Qui il video (opens new window).)
Simple.css
Credo di averlo già trattato, non ricordo. Comunque, questo è un css framework (opens new window) estremamente semplice, cioè comprensibile per chi è meno versato alla programmazione, se dovete fare cose semplici. Il trucco? Non ci sono classi.
Una modesta proposta
La vecchia New York City
Allora, parliamo di Mel Brooks e alcune altre cose. Sto leggendo la sua autobiografia, Tutto su di me! (opens new window) ed è fantastica. Mi ricorda quella di Woody Allen (opens new window) (sul quale ci sono state un sacco di polemiche, a mio avviso ingiuste) ma è più ingenua e meno strutturata. Il livello dei due è differente: Allen è alla fine costruito attorno a concetti sofisticati tipici di chi porta gli occhiali fin da giovane, mentre Mel Brooks gli occhiali non li ha mai portati che io sappia, e si vede. Un ragazzo ebreo di Brooklyn, che fa ridere ed ha l'energia e la velocità di un frullatore. Dev'essere stato un personaggio bello tosto, quando era giovane.
Ho riguardato un po' di cose: un'antologia delle sue interviste (opens new window) (sono frammenti divertenti), pezzetti (opens new window) con la meravigliosa moglie Anne Bancroft (che era prima generazione italiana, sapete?) e l'amico di sempre Carl Reiner e Gene Wilder (del quale ho letto l'autobiografia (opens new window) tempo addietro: un altro ebreo decisamente non newyorkese e però molto più tormentato), poi una reunion dove si doveva celebrare il genio televisivo di Sid Caesar ma è venuto fuori questo sketch di Mel Brooks (opens new window) (e la storia si trova anche nel libro), e poi già che c'ero anche un po' di cose su Sid Caesar, che è stato uno dei papà della televisione (comica) americana. Un talento assurdo, quest'ultimo, per il quale Brooks -ma anche Neil Simon e Woody Allen- hanno lavorato a lungo: questo sketch del generale tedesco (opens new window) è tutto da guardare anche per quanto è politicamente scorretto. E qui viene fuori una spigolatura di Caesar: la capacità di parlare con fortissimi accenti stranieri tuttavia senza dire niente: qui lo fa in francese, tedesco, italiano e giapponese (opens new window) ed è semplicemente straordinario, mentre qui, già molto anziano, spiega come funziona (opens new window) la sua routine comica nelle lingue orecchiate. È un talento anche questo della para-glossolalia.
Insomma, che viaggio. Il cuore è sempre la "vecchia" New York City degli immigranti nella prima metà del Novecento. È un tempo mitico, che non può essere (e non deve essere) ridotto a qualche film di gangster o commedia slapstick. Per questo concludo citando due autori che apparentemente si allontanano ma in realtà mi piacciono moltissimo per motivi evidentemente diversi. Uno è Donald E. Westlake (opens new window), prolificissimo autore pop e pulp che, con una serie di romanzi in particolare quelli di John Dortmunder (opens new window) da noi tradotti in modo discontinuo e incompleto soprattutto da Mondadori e Interno Giallo, ha raccontato una New York City divertente e surreale della piccola criminalità. Sembrano sciocchezze ma dentro c'è una traccia di un minimalismo leggero, tutto newyorkese, che è l'altro lato del cinismo spietato e velocissimo, furibondo, della città.
L'altro è un romanzo che mi regalò un'amica più di trent'anni fa e scritto più di sessant'anni prima, cioè rispettivamente nel 1990 e nel 1934. Si intitola Chiamalo sonno (opens new window) ed è stato scritto da Henry Roth. Per vari motivi è un romanzo al quale sono molto affezionato: è la storia di un bambino ebreo galiziano di sei anni che cresce nel ghetto di New York City (cioè il Lower East Side) e racconta dal suo punto di vista cosa accade attorno a lui e il flusso di rapporti di un tempo molto diverso dal nostro. Questo libro è effettivamente un romanzo-capolavoro, dalla storia complessa: opera unica dimenticata e poi riscoperta negli anni sessanta, per essere poi di nuovo "addormentata" per altri trent'anni. L'autore intanto aveva fatto altro: aveva smesso di scrivere già nel 1940 e aveva passato una vita da rappresentante della working class piena di precarietà molto americana, culminata nella pensione che lo vedeva vivere in un camper fermo in un parcheggio ad Albuquerque. Rintracciato e motivato di nuovo, ha fatto però una mossa discutibile, cioè ha superato un blocco della scrittura che durava da quasi quarant'anni e ha messo mano alla sua opera definitiva in quattro (o sei) volumi. Intitolata Alla mercé di una brutale corrente (opens new window), non ho mai capito se è stata finita oppure se è solo stata interrotta la traduzione in italiano o cos'altro. Secondo molti era meglio se non ripartiva.
Il suo Chiamalo sonno intatti è qualcosa che vale assolutamente la pena di leggere: non è da tutti riuscire a farvi vedere il mondo come se aveste sei anni e foste un bambino dell'inizio del Novecento la cui famiglia ebrea è appena immigrata a New York City. Dietro c'è ovviamente l'Ulisse (opens new window) di James Jyoce (a lungo vietato negli Usa) non solo per la costruzione del flusso di coscienza ma anche perché dimostra che il ghetto è materiale adatto per la letteratura di alto livello. Questa però è anche la storia di uno scrittore che, come ricorda il giornalista del New Yorker in questo vecchio articolo (opens new window), scriveva con feroce determinazione nonostante l'età avanzata e la tremenda artrosi alle mani, perché aveva una certezza sostenuta dalla sua volontà fortissima: "lui non sarebbe morto come un melograno, con tutti i suoi semi dentro".
I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.
“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”
– G.K. Chesterton
END
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