[Mostly Weekly ~143]

Raccontare storie di fantascienza


A cura di Antonio Dini
Numero 143 ~ 28 novembre 2021

Benvenuti! Il numero odierno di Mostly Weekly, la newsletter settimanale che esce quando è pronta, è un altro numero "asciutto": più sostanza e meno chiacchiere (più o meno). Ricordo che Mostly Weekly è aperta a tutti, senza pubblicità o affiliazioni. Tuttavia sarebbe bello se mi deste una mano mandandola a un amico, iscrivendovi al canale Mostly, I Write (opens new window) ma soprattutto, rendendomi un uomo spropositatamente ricco con una donazione epica su PayPal (opens new window).

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Intanto, buona lettura.


Un programma politico non si inventa, si vive
-- Don Luigi Sturzo



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Editoriale

Alieni
Amo la fantascienza e la seguo da tutta la vita. Il limite principale della fantascienza, però, siamo noi: man mano che la nostra capacità di capire e vedere l'universo si allarga, l'esercizio di fantasia dei nostri autori del passato diventa più limitato e ingenuo. Prendete i pianeti (opens new window). L'universo è pieno di pianeti. Gli astronomi hanno finora confermato più di 4.500 mondi, di cui più di 1.500 sono pianeti terrestri rocciosi (cioè non gassosi). All'interno del nostro sistema solare, i pianeti rocciosi (Mercurio, Venere, Terra e Marte) sono molto diversi l'uno dall'altro. Ma una volta che si inizia a guardare i sistemi intorno ad altre stelle, la diversità che vediamo nel nostro Sistema Solare è quasi imbarazzante da quanto poco varia. I mondi più lontani possono essere sorprendentemente bizzarri, a differenza di qualsiasi cosa abbiamo finora immaginato. Alcune sono super-terre, altre rocce piovose. Alcuni hanno venti che infuriano a migliaia di chilometri all'ora e altri sono fatti esclusivamente di diamante. La nostra letteratura di genere si limita per lo più a descrivere pianeti-isola che sono praticamente set cinematografici di piccoli teatri di posa di periferia. Sono delle sineddochi drammaturgiche, che rappresentano la negazione stessa della varietà: ogni pianeta ha un solo ambiente e un solo clima, serve a un solo scopo e spesso è poco più di uno stereotipo. La realtà invece è molto più varia e interessante. Il limite siamo noi e la nostra capacità di guardare quello che cerchiamo di vedere.

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Che bello il feltro, papà
Che bello il feltro, papà ~ Foto © Antonio Dini

Importante

Meta bis
La forma del futuro è questo tipo di interazione? Una ragazza che gira per casa (opens new window) (evitando la roomie e gli altri problemi di vita-da-single) per piazzare un paio di immagini su una brochure? Manca solo che qualcuno le scriva: "Grande! Abbiamo l'esclusiva!" e siamo a posto. È un futuro dove non voglio vivere, sia chiaro.

Aggiungo l'editoriale del Financial Times (opens new window) dell'altro giorno:

La mossa di Facebook potrebbe anche essere un riconoscimento stridente che per alcuni leader tecnologici, la realtà di base del nostro mondo rischia di perdere il suo fascino per gli investimenti rispetto al metaverso. Il documentarista della BBC Adam Curtis una volta ha affermato che "tutti noi occidentali - non solo i politici, i giornalisti e gli esperti, ma noi stessi - ci siamo ritirati in una versione semplificata e spesso completamente falsa del mondo". La marcia verso il metaverso spinge questa tendenza all'estremo. Invia il messaggio che forse il nostro vero mondo è così corrotto, così diviso e così ingiusto, che dopo tutto non vale la pena salvarlo. In alternativa, possiamo photoshoppare la realtà al punto che tutti possiamo fingere che tutto sia bello come lo sperimentiamo nella nostra testa. È un modo per dire che coltiviamo delle illusioni (o allucinazioni): "non preoccuparti della tua vita schifosa, unisciti a noi nel tuo mondo dei sogni". Non solo questo è un verdetto schiacciante sulla capacità della tecnologia digitale di generare crescita sul campo, ma è anche un riconoscimento che la crescita futura dipende, più che mai, dalla fuga di cervelli dai tentativi di migliorare le cose nella realtà di base.

Quante volte ancora dovremo dire e ripetere che questa direzione è profondamente sbagliata e bisogna fare qualcosa per cambiare?

(Non) essere creativi
La creatività è un mito, sostengono molti che non vogliono o meglio non riescono a portarla in azienda. Perché le aziende, dice la Harvard Business Review (opens new window), hanno un potente anticorpo capace di annicchilire qualsiasi tentativo di essere creativi; anche se lo vogliono i capi.

La rivoluzione è social
Tenete d'occhio i social e guardate cosa fanno le varie influencer nostrane, perché sono lo specchio di qualcosa di molto più profondo: dopotutto anche in casa Ferragni c'è il paternalismo di un compagno (Fedez) che vuole marchiare i punti più forti, oppure i grillini che sono nati attraverso fenomeno strutturalmente simili a quelli dei principali influencer. In Brasile, intanto, (opens new window) la cantautrice Iza ha raccolto attorno a sé più di 30 milioni di follower particolarmente motivati e sta usando la sua piattaforma per cambiare il modo in cui la cultura brasiliana vengono rappresentate. E non solo.

La nuova famiglia
La difficoltà degli spostamenti causata dalla pandemia sembra che stia producendo uno strano fenomeno negli Usa (opens new window) per il quale le famiglie lontane che si riuniscono per le feste in realtà non si stanno più riunendo, e invece nascono delle nuove famiglie sociali di tipo elettivo. Strano: è un fenomeno che attecchirà?


Yamato

Ma (間)
Bentornati anche questa settimana al nuovo appuntamento con il nostro dizionario tematico di giapponese. La parola di questa volta è ma (間), che letteralmente vuol dire spazio, vuoto, "non-pieno", che in quella lingua viene utilizzato però per definire un concetto squisitamente giapponese, cioè lo spazio negativo. È un concetto chiave nel linguaggio artistico di tutto il pianeta, ma è solo il giapponese (a quel che ne so) ad avere una parola per definirlo in maniera esplicita. Lo spazio negativo è lo spazio attorno a un soggetto, non il soggetto stesso. Lo spiega Hayao Miyazaki, il mangaka e regista di anime giapponese, battendo le mani mentre descrive il ritmo con il quale costruire la narrazione in un film. "Il tempo tra i battiti del mio applauso è ma. Se hai solo un'azione non-stop senza alcuno spazio per respirare, è solo frenesia. Ma se ti prendi un momento, la tensione che si accumula nel film può crescere in una dimensione più ampia. Se hai solo una tensione costante a 80 gradi per tutto il tempo, diventi insensibile".

Lo spazio generato da questo vuoto è uno spazio la cui semantica nasce nella filosofia asiatica e in particolare nel buddismo Mahāyāna in prevalenza tibetano per il quale il concetto di vuoto o Śūnyatā (in sanscrito, invece è il , per il giapponese) è alla base del concetto di universo e di "vacuità" (l'anatta, cioè la realtà assoluta). A noi qui ovviamente non interessa fare un corso accelerato di buddismo, anche perché si tratta di una dottrina che, chi non la conosce se non attraverso i nostri mass media, è sorprendentemente complessa. Ci interessa invece guardare questa idea di vuoto che si alterna al pieno delle idee e delle percezioni, costruendo un tessuto più ricco, sfumato, fatto di chiaro e di scuro, in ultima analisi di movimento. È onesto, puro: un "vuoto pieno di senso", come il fascino per la nebbia che vela ma al tempo stesso cancella sia lo spazio che il tempo. Però più che di nebbia si parla di luce, impalpabile ma definitiva. Il carattere per indicare il ma è infatti composto dalla somma di due radici: kado (門), cioè "porta" o "pausa", "intervallo". E hi (日), "sole". L'immagine di una porta aperta dalla quale entra la luce del sole richiama quella di un'apertura su uno spazio più ampio, vuoto appunto ma anche al di là del conosciuto.

È un concetto ineffabile e proprio per questo affasciante; è difficile da spiegare semplicemente perché la nostra lingua (come tutte le altre di derivazione latina) manca completamente di questa parola e quindi di questo concetto? Dopotutto, si sa che, quando non c'è la parola per dirlo, l'idea non esiste. O almeno, così sostiene l'ipotesi di Sapir-Whorf secondo la quale il linguaggio è strettamente legato alla nostra cognizione del mondo e che, quindi, le persone che parlano lingue diverse percepiscono il mondo in modo diverso. O no? Ma...


Eventuali

Osservativamente
Una testata giornalistica online americana, The Verge, fa uno dei più vecchi giochi del mondo dell'editoria e tira fuori delle idee di tipo osservativo: perché, si chiede, un tostapane del 1949 è ancora più intelligente di qualsiasi altro venduto oggi? La risposta è semplice: perché nuovo non vuol sempre dire meglio (opens new window). E così, sul nulla, ti cucina un articolo. Bravi, vero?

Cucina cinese
Un tipo ha girato gli Stati uniti per dieci anni e ha mangiato in circa ottomila diversi ristoranti cinesi (opens new window). È ancora vivo, e già questa è una notizia (lo sarebbe anche se fosse andato a mangiare in ottomila pizzerie italiane, intendiamoci: mangiare fuori su così larga scala non fa bene per niente). La seconda notizia è che ha capito molte cose non solo sulla cucina asiatica, ma anche su come questa vede noi e come noi vediamo lei. Terza cosa: non è un tipo intuitivo, visto che gli ci sono volute ottomila iterazioni lungo un decennio per arrivare a formulare una teoria.

La mia grossa grassa CDN
Diamo un'occhiata dietro le quinte del servizio di streaming di maggior successo del pianeta. Stiamo parlando ovviamente di Netflix. La curiosità è tanta. Per chi ama la tecnologia è come un romanzo d'avventura (opens new window): si vedono le viscere di un grande servizio, l'esercizio di ingegneria del software dietro l'app stessa, le fondamenta del successo di qualsiasi streamer chiarite per tutti. Netflix ha trascorso gli ultimi 10 anni a costruire una vasta rete di server chiamata Open Connect e lo ha fatto con l'obiettivo di riuscire ad evitare molti dei grattacapi di streaming moderni. È la cosa che ha permesso a Netflix di offrire un'esperienza molto più affidabile rispetto ai suoi concorrenti e non vacillare quando circa 111 milioni di utenti si sono sintonizzati su Squid Game durante le sue prime settimane di messa online.

Spagnola in trasferta
Se siete presi bene dalla passione asiatica del momento, cioè tutto quel che riguarda la penisola coreana, dovreste anche sapere che in quel posto nel ventesimo secolo ci sono stati tre eventi catastrofici per i coreani: la guerra di Corea, la carestia in Corea del nord degli anni Novanta, e l'influenza spagnola. Ma di quest'ultima si parla pochissimo, sia al Nord sia al Sud. Christopher Richardson ne scrive la storia (opens new window) facendo leva su tre medici che hanno vissuto la pandemia del 1918-1921 mentre attorno a loro tutto cambiava. Tanta roba.

Una faccia, una razza
Gli attori e le attrici di Hollywood negli ultimi anni stanno impersonando personaggi storici sempre più realistici e "filologicamente corretti" dal punto di vista del look. Grazie all'uso di protesi sempre più sofisticate (opens new window), si fanno miracoli. Ma la recitazione ne risente e soprattutto, cosa resta di un attore se viene travestito alla perfezione?


Multimedia

Zum Zum, Pa Pa
Ora, voi oggi pensate che i Chicago fossero una band molto soft, che faceva quel genere di musica sdolcinata e melodica che insomma, mica si entra nella storia del rock così. Però se li aveste sentiti negli anni settanta, dal vivo avreste scoperto che erano una band atomica. Qui siamo nel 1977 (opens new window) e suonano a Houston nel Texas e nonostante la registrazione tremenda spaccano di brutto. Ah, la magia era nel chitarrista: Terry Kath (opens new window). Un mito.

Kennedy Center Honors
I Led Zeppelin che si commuovono quando viene tributato loro uno dei principali onori negli Usa: è impagabile (opens new window). Stessa cosa – ed è pure divertente – per David Letterman (opens new window). Parlando di musica, c'è anche questo incontro a tre con The Edge, Jimmy Page e Jack White che spiega come ha fatto la sua Seven Nation Army (opens new window).

Piangere online
Scoprire che i fumetti o i videogiochi possano far piangere è un momento importante per un adolescente. Mi sono commosso giocando a Final Fantasy III e ho pensato: "wow, questo non è semplicemente un videogioco; ehi, forse i videogiochi sono qualcosa di più di un videogioco". Ecco, questo webcomic che si chiama Pictures for Sad Children (opens new window) è straordinario, ha attratto un sacco di persone, con una campagna online su Kickstarter, e poi la sua autrice è semplicemente scomparsa. Ora è tornata e spiega in una lunga intervista (opens new window) i suoi perché e i suoi percome.

Piccolo Tamagotchi antico
Si chiama "memory lane", il viale della memoria. Percorriamolo assieme visto che ci sono i venticinque anni del Tamagotchi, il piccolo gioco che simulava la vita (e la sua fine) che tanto ha rappresentato per una intera generazione. Il racconto fatto da Wired Usa (opens new window) è come al solito perfetto o quasi.

Gallerie proibite
L'arte, dicevo ai miei studenti, graffia e fa male. Ne abbiamo già parlato. E dal punto di vista della fotografia? Quand'è che un artista disturba? Alcune vecchie foto (opens new window) del secolo scorso.

Essere fortunati
Stephen Sondheim è morto ma ritiene di aver condotto una vita rara e il compositore e paroliere (West Side Story, per dire), che aveva 91 anni e un nuovo film di cui aveva curato la colonna sonora in uscita, lo spiega bene al New York Times (opens new window), dimostrando ancora una volta che la mancanza non esiste, esiste solo l'invidia.


Tsundoku

L'opera folle
Sto leggendo sporadicamente quella specie di opera da monaco benedettino folle che è la storia di Microsoft e tutto il resto secondo Steven Sinofsky. Un libro online (opens new window) (web (opens new window) e mail (opens new window)) unico e in corso di scrittura (opens new window). Lui era un dirigente importante di Microsoft (opens new window), nei periodi storici fondamentali (i primi Windows, i primi Office), ne è uscito non pochi anni fa. Rimane alla finestra, ricco e curioso, e racconta quel che vede oltre che quel che ricorda. Una delle cose che racconta (opens new window) è il ruolo del Giappone nell'espansione del dominio di Microsoft e in particolare il ruolo che ha avuto un personaggio totalmente sopra le righe, con una grande energia, Susumu “Sam” Furukawa (SamF, come lo chiama Sinofsky). Che oggi è in pensione, ha cambiato carriera, ha avuto un ictus, si è (un po') ripreso e ha fatto un TedTalk epico (opens new window).

Bambini ora adulti
Nonostante la complessità e maturità che la vita di una persona coinvolta come performer nel mondo dello spettacolo richiede, solo poche sono realmente adulte. A quanto pare Dave Grohl è uno di questi (opens new window): la storia di questo bambino ipercinetico che è riuscito a incanalare nella musica la sua energia e a trattenere il buono che questa produceva è fondamentale per capire non solo la storia del suo passaggio dai Nirvana ai Foo Fighters, ma anche la maturità che quest'uomo ha sviluppato in un contesto che tipicamente la esclude, la preclude o la cancella. Ha scritto un memoir che si intitola The Storyteller (opens new window).

Un altro cervello
Secondo un articolo di Vox c'è un motivo se (opens new window) le metafore del computer sono disseminate in documenti accademici e conferenze sul cervello. Il giornale ha parlato con Matthew Cobb, uno zoologo e autore di The Idea of the Brain (opens new window) capirlo vuol dire fare un tuffo nella storia delle neuroscienze. Mentre l'autore guardava indietro di secoli alle prime ricerche sul cervello, continuava a imbattersi in metafore meccaniche sempre più vecchie. Queste metafore tecnologiche non servivano solo come illustrazioni per le concezioni esistenti del cervello. Invece, dice Cobb, i confronti con invenzioni come il filo del telegrafo (che trasmette informazioni da un nodo centrale a punti anche molto distanti) hanno effettivamente aiutato i ricercatori a reimmaginare il cervello, facendo fare passi da gigante nella loro comprensione della sua struttura e della sua funzione.


Coffee break

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Al-Khwarizmi

Modern Unix
Ve lo metto qui con pochissime altre cose perché vorrei che non ci passaste sopra. Questo repository (opens new window) contiene infatti una raccolta di moderne alternative ai più comuni comandi Unix. C'è uno screenshot o una demo GIF per ogni strumento, oltre a una breve descrizione di ciò che fa lo strumento stesso. È una delle mie raccolte preferite in assoluto. Praticamente, quasi tutto quello che ho trovato nel corso degli ultimi anni è riassunto ed elencato qui: da bat a duf, broot, fd, fino al mitico fzf e all'utilissimo tldr. Insomma, prego non c'è di che.

Se invece cercate suggerimenti su come fare ricing (opens new window) al vostro terminale, qui il ragazzo spiega un po' di cose (opens new window).

Monterey secrets
Una piccola utility a righe di comando nascosta ben bene dentro il terminale: è il comando networkQuality che permette di misurare la connessione internet da riga di comando con un po' di informazioni. Avviandola con l'argomento -v, cioè networkQuality -v, si vedono un po' di dettagli sulla connessione e la velocità.

Time
È il momento di ridurre il tempo necessario a caricare le vostre pagine web: qualche trucco (opens new window) e anche un tutorial ggiovane (opens new window). Di petite-vue (opens new window) avevamo già parlato in passato. E qui si parla (opens new window) di CSS esterni.

Pirate Bay + NTF
È dovere di coloro che hanno una mentalità da accumulatori digitali di salvare ogni NFT che vedono. Ma fare clic con il pulsante destro del mouse per salvare le migliaia di JPEG di Bored Apes e Lazy Lions è un lavoro faticoso. Ecco perché (opens new window) gli artisti e programmatori australiani Geoffrey Huntley hanno creato The NFT Bay (opens new window), un nuovo sito torrent in cui chiunque può scaricare 15 terabyte di JPEG da un'unica fonte. Evvai.

Vinegar
Ve li ricordate i tempi di Flash? Su Mac c'era YouTube5 (opens new window), un'estensione per Safari che trasformava il player web di YouTube (scritto in Flash) nella tag "video" dell'html. Ecco, adesso c'è Vinegar (opens new window), estensione Safari per Mac, iOS, iPadOS (1,99 euro) che trasforma il player web di Youtube scritto in dio-solo-sa-cosa nella tag "video" dell'html. Tra l'altro, scompare la pubblicità, non c'è tracking per l'uso che fate del video, se si passa a un'altra finestra il video continua a funzionare, si può selezionare l'audio bloccando il video se state ascoltando solo della musica. Praticamente al costo di un cappuccino seduti al bar.


Vetrine Rock
Vetrine Rock ~ Foto © Antonio Dini

Una modesta proposta

Dilettante interiore
Circa tre anni fa ho messo mano alla chitarra per imparare a suonare da zero. E una cosa è apparsa chiara dopo poco (a parte la mia scarsa capacità, ma quella diciamo che già era nota) ovverosia che suonare uno strumento è un lavoro a tempo pieno. Un hobby che lascia poco spazio ad altro, e che corrode pezzi di vita famigliare e lavorativa. Insomma, per farlo bene si deve sostanzialmente fare sempre quello: non è rilassante, diventa invece competitivo. Dato che la "mia cosa" è scrivere (tipo: che mostly, I write) mi sono andato a ripescare il consiglio di Steve Jobs ("Dite molti no per ogni sì") e di altri ("Fatevi una lista delle cinque cose che amate di più: per fare la prima dovete scappare più lontano che potete dalle altre quattro"). Insomma, a quanto pare Eric Clapton può stare tranquillo. E anche David Gilmour. Il che non vuol dire che non suono più, ma che lo faccio (male) per rilassarmi: sto scoprendo, insomma, il mio dilettante interiore (opens new window). E posso dirvi che è simpatico e rilassante. Vi consiglio di andare a incontrare il vostro.




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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