[Mostly Weekly ~137]

Addio AZ, cibo armonioso e startuppare


A cura di Antonio Dini
Numero 137 ~ 17 ottobre 2021

Il re dei titani
Del successo crescente dei set "pazzi" della Lego n'è occupato anche il Post (opens new window), il che è tutto dire. Il più grande sinora era il Colosseo (opens new window), io ho il bonsai (opens new window), mi piace la macchina per scrivere (opens new window) ma sappiate che è arrivato il più grande di tutti: il Titanic (opens new window): 9.090 pezzi per un modello in scala 1:200 che costa 600 euro. Dopo cosa ci sarà: King Kong o Godzilla?


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Intanto, buona lettura.


Software is the only business in which adding extra lanes to the Golden Gate bridge would be called maintenance
–– David Tilbrook



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Editoriale

SDR
Non ho la più pallida idea di voi (i.e.: il mio pubblico) e soprattutto della vostra età, ma visto i temi che tratto di solito tendo a pensare che siate in media più giovani di me, più Millennials e forse qualche GenZ che non X-Gen (come me) o Baby boomers. Comunque, quando anche i più giovani tra voi si scopriranno a raccontare la sera a cena con gli amici le storie della loro coming of age, inizierete tutti quanti voi giovani a sospettare che qualcosa nella vostra vita è cambiato. Poi ne avrete la consapevolezza razionale, perché siamo tutti adulti che sanno contare e se la nostra età comincia con un 4 o un 5 o un 6 (e possiamo continuare fino a William Shatner, se volete) sappiamo razionalmente che non siamo più ragazzine e ragazzini. Poi lo capirete con il corpo la prossima corsa che farete per prendere l'autobus, la prossima volta che fate una partita a tennis, il prossimo giro in montagna, la prossima nuotata sulla distanza o quel che è: non siamo più giovani. Ci sono poi le occhiate di quelle persone che riteniamo parte del nostro gruppo aspirazionale di riferimento (cioè potenziali partner), che ci guardano e ci danno del lei o ci dicono esplicitamente "pussa via brutto vecchiaccio". Il momento peggiore, penserete, sarà stato quando qualcuno si alzerà per farvi sedere in tram e non perché siete incinti. Ma non è così. Invece, il vero colpo al cuore è quando anche quest'ultimo organo, che per gli antichi era il ricettacolo dell'anima, capirà che siete diventati vecchi. C'è qualcosa, sepolto nelle profondità della vostra lunga vita, che vi definisce: sono in realtà più cose ma piccole, di solito: un po' come le palafitte che reggono Venezia. Legno catramato, duro e resistente, non bello, forse spoglio, sicuramente differente dal gotico veneziano del palazzo che troneggia nella laguna, cioè quello che siete diventati adesso. Tuttavia, il colpo mortale alle vostre palafitte, il vostro momento chiave, arriverà quando vedrete qualcosa che un tempo vi appassionava ma che non vi sareste mai aspettati di rivedere di nuovo in giro, completamente cambiato. Vederlo vi farà sentire tristi, perché solo allora il vostro cuore capirà che adesso non siete più giovani. Questo era un lungo (e inutile) discorso per dire che, dopo che nell'adolescenza tra le altre cose mi ero innamorato dei CB e della dotazione hardware dei radioamatori, giusto l'altro giorno ho trovato questo video (opens new window) e ho scoperto che adesso ci sono le SDR, le Software-Defined Radio (opens new window). Non ne sapevo niente. E adesso sono troppo vecchio per rimettermi a guardare anche questa ennesima cosa, accidenti. Un vero colpo al cuore: si dice così proprio per questo.

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Il prossimo grande romanzo italiano
Il prossimo grande romanzo italiano ~ Foto © Antonio Dini

Importante

Addio AZ e grazie per tutto il pesce
Giovedì scorso ultimo volo di Alitalia (Cagliari-Roma) e da venerdì mattina primi voli di ITA. Chissà come hanno fatto a tornare gli aerei dall'Asia, dal Medio Oriente e dagli Usa. Forse erano fermi da un giorno? E chissà che fine faranno gli slot e gli asset preziosi che Alitalia aveva all'estero e che sono "meno visibili" per la nostra opinione pubblica ma nel mirino laser di tutti i concorrenti presenti sul pianeta: avete presente cosa vuol dire avere degli slot a JFK? No? Neanche la nostra stampa, a quanto pare. Il Post ha raccontato (opens new window) un po' genericamente la vicenda "terminale" di Alitalia e l'impressione è che non sia finita bene, anche se cavare una interpretazione dal Post è alternativamente quasi impossibile o fin troppo facile. In ogni caso, addio Alitalia. E grazie per tutto il pesce. Io ho sempre una lunga serie di testi inediti (e incompleti) sulla storia della compagnia aerea di bandiera. Ma mi sa che resteranno tali a lungo, perché qui il tempo scarseggia veramente. Qualche cosa che ho scritto sugli aerei e le compagnie aeree in generale lo trovate qui sul mio sito. Intanto, un buon modo per ricordare Alitalia è attraverso il design, la moda, il lusso implicitamente che tutto questo richiama. Allora, chi può farlo meglio di Domus? (opens new window). Ci sono immagini inedite molto belle. Invece, al di là della passione per il "volo made in Italy" questa discontinuità da un punto di vista soggettivo e psicologico è quasi liberatoria. È un'Italia e un'azienda vecchia e straordinaria, da rimpiangere certamente, ma che non ha più saputo essere innovativa come a suo tempo seppe essere innovativa. Dopo il glamour del jet-set (che Alitalia ha contribuito a definire) la compagnia di bandiera non ha più saputo guidare la trasformazione, casomai l'ha vanamente inseguita. Adesso non so cosa farà ITA (la sua strada è davvero in salita) e cosa faranno gli altri che vengono a "pescare" da noi, ma si apre un mondo di mille possibilità, soprattutto se (come pare) il programma Mille Miglia e le miglia accumulate se ne vanno tutte a quel paese. Liberatorio, come dicevo. A proposito, titolo alternativo: ‌Mille volte mille miglia.

Piantare semi
Sottovalutiamo la condizione di intere nazioni e sottovalutiamo il ruolo delle politiche statali di supporto. Sottovalutiamo troppe cose. Prendiamo ad esempio l'Argentina. La tecnologia in quel Paese è sempre stata inaccessibile a causa delle politiche tradizionalmente protezionistiche decise da Buenos Aires. Anche quando il governo ha deciso di distribuire dei netbook gratuiti agli studenti, l'ha fatto a condizione che i netbook fossero prodotti in Argentina. Più di quattro milioni di studenti hanno ricevuto un computer tra il 2011 e il 2015. Il piccolo seme però ha generato una grande pianta: i netbook hanno portato alla ribalta una nuova generazione di artisti (opens new window). Sebbene i netbook non fossero particolarmente potenti, hanno aperto un mondo di possibilità creative per i giovani artisti. Il programma netbook doveva concludersi nel 2018, ma ha continuato a funzionare anche con il nuovo governo.


Yamato

Washoku (和食)
La parola di questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese è washoku (和食) che viene usata per indicare il "cibo giapponese" ma che letteralmente vuol dire "cibo armonioso": wa (和) significa "armonia" e shoku (食) invece significa "cibo". Il kanji 和 viene infatti utilizzato in maniera indifferente per dire "armonia" o "giapponese". Peraltro, la storia del termine è interessante: il primo kanji utilizzato per dire "giapponese" era 倭, che letto foneticamente si pronuncia ugualmente wa (il giapponese è la lingua degli omofoni). Tuttavia, non erano stati i giapponesi a sceglierlo, bensì i cinesi, e il carattere non aveva e non ha un significato diretto nella cultura giapponese, solo in quella cinese (dove è ancora usato per dire, appunto, "giapponese"). Fu l'imperatrice giapponese Genmei (元明天皇, Genmei-tennō, 20 aprile 660 – 29 dicembre 721), dopo aver capito qual era il problema, a scegliere un altro kanji per indicare gli abitanti del suo impero. Decise di utilizzare il kanji per l'armonia: 和. La sua scelta venne fatta durante il periodo Nara, tra il 710 e il 974 dopo Cristo. L'ispirazione, secondo gli storici giapponesi (che tendono a essere piuttosto lirici su questi argomenti) pare sia stata la Costituzione dei diciassette articoli (十七条憲法, jūshichijō kenpō), un decreto del principe Shotoku (聖徳太子, Shōtoku Taishi, 7 febbraio 574 – 8 aprile 622), che era stato adottato anche dal predecessore dell'imperatrice. Il decreto era ispirato alla filosofia buddista e confuciana ed era centrato sui principi morali e le virtù che ci si attendeva che i membri del governo dovessero incarnare. Uno degli articoli di questa "Costituzione morale" era intitolato "L'armonia è la cosa più preziosa", cioè (in cinese classico) 以和為貴.

Cosa c'entra l'armonia con il cibo giapponese, a parte il nome? Beh, la filosofia culinaria giapponese è decisamente allineata ai valori espressi dal principio dell'armonia. Ed è anche uno dei motivi per cui, a mio avviso, la "dieta giapponese" è una delle poche alternative naturali (non studiate a tavolino da un dietologo) ancora esistenti al mondo rispetto alla dieta mediterranea. L'idea di fondo è che il cibo sia sano quando è bilanciato (ci arrivo tra un attimo) e quando al tempo stesso è portatore di gioia. Cioè, il gusto della buona tavola con una alimentazione sana e bilanciata, che dia soddisfazione anche estetica: anche l'occhio vuole la sua parte, insomma. Sembra uno spot pubblicitario di un ristorante, ma è una filosofia che in Giappone è perseguita da più di mille anni. I principi su cui si basa sono tre: bilanciamento del tipo di cibo, porzioni moderate e presentazione equilibrata.

Cominciamo da quest'ultima: anche se a casa non tutti i piatti sono pensati per essere impreziositi con ornamenti particolari o forme intricate, il cibo giapponese standard viene presentato in modo tale da essere bene organizzato, gentile e curato. Se si mangia a casa, chi prepara fa in modo che il pesce sia il piatto centrale anche dal punto di vista spaziale, e mette i contorni su piccoli piattini colorati e di buon gusto che gli orbitano intorno, per dare armonia al pasto. Anche in un bento (ve la ricordate, la scatola che fa da gavetta in Giappone: ne abbiamo parlato nel numero 122 di mostly weekly) il riso viene arrotolato con cura in forma triangolare con angoli rotondeggianti e i piccoli contorni vengono suddivisi in compartimenti. È uno sforzo in più, ma la cura nella presentazione serve non solo dal punto di vista estetico ma anche per quello della consapevolezza: ci spinge a guardare il cibo e a prenderci del tempo per gustarlo. Rende il pasto più gustoso e, lasciatevelo dire, era esattamente quello che facevano anche le nostre nonne in una cultura italiana pre-consumistica.

Secondo aspetto: porzioni moderate. Un detto confuciano che è al centro della cultura del cibo giapponese è l'hara hachi bun me (腹八分目), che vuol dire "mangia fino a quando non sei pieno per otto parti (su dieci)". Che poi, sempre per citare la nonna, è quello che dicevano anche da noi sia per lasciare sul piatto "la creanza" sia per non rimpinzarsi ma alzarsi ancora con un po' di appetito. L'idea giapponese qui è quella di bilanciare il consumo del cibo, di apprezzare la moderazione come chiave di lettura di tutto. Essere pieni per otto decimi (quattro quinti, se preferite) vuol dire aver gustato e apprezzato il cibo ma senza arrivare a doversi sbottonare la gonna o i pantaloni per starci ancora dentro. Questa regola degli otto decimi è il motivo per cui i suoi seguaci possono mangiare abitualmente anche altre cose (cibi fritti, dolci, pastasciutta) che di solito sono considerati tossici per qualsiasi dieta, senza sfondarsi e prendere venti chili: lo possono fare perché usano la moderazione. E, vale la pena sottolineare, è un approccio totalmente in conflitto con la società dei consumi che invece ingegnerizza il cibo (e non solo quello) per renderlo appetitoso, cioè non dare mai la sensazione di sazietà e quindi creare il più possibile dipendenza. Questa strategia che persegue l'obiettivo di aumentare al massimo la redditività dei consumatori facendoli consumare di più rende estremamente difficile per il nostro corpo comprendere la regola degli otto decimi: invece, per fare in modo che sia realmente comprensibile ai nostro organi interni servono prodotti integrali (più che "genuini").

Infine, il terzo elemento dell'armonia del cibo giapponese, quello che resta più impresso, è l'ichijū-sansai (一汁三菜, "una zuppa, tre contorni"), la regoletta pratica che risale al periodo Kamakura del dodicesimo secolo e soprattutto al pensiero che viene dai Cinque Grandi Templi Zen. I monaci avevano enfatizzato la frugalità e la semplicità come regola di vita e le avevano condensate in precetti facili da ricordare e seguire. In pratica, l'idea letterale era di mangiare una tazza di zuppa di miso, due contorni di verdure e un piatto di pesce con una piccola scodella di riso integrale. Invece, l'insegnamento concettuale zen (basato sulla pratica e non sui precetti) che è trafilato nella cucina giapponese è un altro: non si deve cucinare solo "cibo sano" ma anche bilanciarlo e variarlo. Insomma, mangiare solo spinaci lessi non fa bene, bisogna bilanciarli anche con altri ingredienti, trovare cotture differenti e magari combinarli in modo tale che ci siano anche le proteine giuste. Il bilanciamento della "zuppa e tre contorni", quindi, non è descrittivo (non dovete mangiare per il resto dei vostri giorni una zuppa e tre contorni a pasto) ma riassume una filosofia di variazione bilanciata del tutto, che poi è quello che secondo la cucina giapponese ha senso definire "sano".

Un'ultima cosa, che a questo punto dovrebbe essere ovvia ma che forse vale la pena ribadire: la cucina giapponese non è monolitica: ci sono vari tipi regionali e anche molto diversi tra loro (né più né meno come da noi le differenze e i cambiamenti che ci sono tra la Valle d'Aosta, la Toscana e la Sicilia, per dire) ma è generalmente sana se si segue la sua filosofia di fondo, che è una ricerca dell'armonia. Mangiare giapponese da questo punto di vista non vuol dire ingozzarsi di sushi, ramen e zuppa di miso, anche se ciascuno di questi piatti è molto buono e probabilmente più sano della maggior parte di quello che si trova in una tavola calda di una grande città italiana. Invece, bilanciamento dei tipi di cibo, porzioni moderate e presentazione equilibrata sono la chiave per arrivare a una armonia che non solo ci evita il sovrappeso e varie patologie mediche connesse, ma ci permette anche di vivere una vita più piena perché ci fa gustare il piacere del cibo senza bisogno di diventare obesi. Proprio come si faceva una volta anche da noi.

Lamù
Ben 40 anni fa andò in onda la prima puntata di "Lamù, la ragazza dello spazio", la serie animata tratta dal manga di Rumiko Takahashi, ormai più che un cult. Il gigantesco Andrea Fiamma ne scrive in maniera come sempre affabulante su Fumettologica (opens new window), mentre nel mio piccolo ricordo che Mostly Weekly ~95 aveva proprio quello come parola giapponese della settimana. (Btw, quando avrò un attimo di tempo ho deciso di spacchettare alcuni dei contenuti di Weekly e riorganizzarli come pagine tematiche sul mio sito: il primo candidato ovviamente è il dizionario tematico settimanale di giapponese.


Eventuali

Tanz bambolina tanz
In Cina, a quanto pare, bande di donne di mezza età e decisamente anziane si recano regolarmente nei parchi e nei campi sportivi locali per ballare all'unisono al ritmo di musica sparata ad altissimo volume. Questa tradizione è spesso accusata di disturbare la pace in aree piuttosto affollate o, come si dice, "ad alta densità". Molti concittadini delle tipe danzerine sono troppo spaventati per affrontare le signore, e credo che molti di noi non possano dargli torto. Questa settimana (opens new window) è diventato virale un dispositivo remoto simile a una pistola stordente che è in grado di disattivare gli altoparlanti da 50 metri di distanza. Secondo quanto riferito dal Guardian (opens new window), il dispositivo è stato utilizzato per disabilitare gli altoparlanti utilizzati dalle ballerine, causando l'interruzione della musica senza arrivare a uno scontro diretto. Se leggete l'articolo, trovate anche un video surreale di donne di mezza età e oltre che ballano in una piazza pubblica in Cina. Altri titoli alternativi di questa segnalazione scartati all'ultimo per pudore e per lasciare spazio a Camerini (opens new window): "Cose strane dal mondo", "Mai state zitte, reloaded", "Tremate, tremate, le ballerine son tornate" e "Valkirie Made in China".

Libri e TikTok
Mentre da noi gli autori si dannano a fare le storie su Instagram o a dialogare con i lettori su Facebook, altrove le cose procedono ad un'altra velocità. TikTok sta letteralmente travolgendo l'industria del libro americana (opens new window), e presto arriverà anche da noi. Ad esempio: BookTok è una community di utenti su TikTok che pubblicano video che recensiscono e consigliano libri. È cresciuto in popolarità durante la pandemia mentre le persone cercavano modi per soddisfare il loro bisogno di connessione emotiva. BookTok ha avuto un notevole impatto sull'industria del libro e negli Usa i rivenditori hanno approfittato della sua popolarità. BookTok ha introdotto il pubblico più giovane alla lettura e ha aiutato nuovi autori a trovare i loro lettori. Quando arriverà da noi? Presto.

Ritorno al futuro
Un tizio entra in un bar, conosce una tizia e nasce una storia. Se non vi sembra che possa essere un'idea di mercato molto innovativa è perché non lavorate a Bumble. Invece, se siete single e abitate a New York City, magari vi interessa. Bumble (opens new window), la app tipo Tinder solo con dentro meno allupati ed escort (dicono loro) ha aperto un bar e ristorante a New York (opens new window) che si chiama Bumble Brew (opens new window). Il locale è un caffè chiacchieroso durante il giorno e un ristorantino e wine bar intimo di notte. Aperto nelle scorse settimane (doveva aprire a luglio ma ci sono stati ritardi), sta ampliando i suoi orari per l'autunno. Il ristorante è stato ispirato dal successo degli spazi pop-up Bumble Hive (tipo questo (opens new window)) che l'azienda ha utilizzato dal 2017. Se state pensando che in Italia sia pieno di posti così, sia al nord che al centro e al sud+isole, sappiate che lo sanno anche loro. È una cosa tipo Starbucks: un tizio è venuto in Italia, ha visto come funziona e ora lo rifà lui in America, costruendoci sopra un impero. Il bar di Bumble è infatti un mix tra una casa la cui interior designer è Marie Kondo (tutto minimalista, pulito e luminoso), è caratterizzato da un menu di ispirazione italiana e serve anche per ospitare eventi e piccole feste. Per dirla in un altro modo: hanno fatto le app per gli appuntamenti per virtualizzare l'esperienza ma adesso che hanno fatto tutto il giro stanno ritornando ai locali carini per un incontro galante o una festicciola come ai vecchi tempi.

Alien dreams
A me queste cose fanno paura: la fotografia di una scena artistica emergente (opens new window) totalmente artificiale. All'inizio dell'anno OpenAI ha rilasciato il codice e i pesi del modello di CLIP, un modello addestrato per determinare quale tra una serie di didascalie si adatti meglio a una determinata immagine. Questo ha rapidamente portato a una scena artistica in cui hacker, artisti, ricercatori e appassionati di deep learning utilizzano CLIP per generare ogni tipo di arte visiva inserendo del testo. DALL-E, un altro modello costruito sopra OpenAI, può invece generare le immagini dalle descrizioni presenti in un testo, ma non è ancora stato rilasciato al pubblico. L'articolo è interessante perché racconta le vicende della scena artistica dell'AI e delle tecnologie che ci sono dietro, e mostra svariati esempi. A me, ripeto, fa paura.


Multimedia

Mi scrive l'amico Ant, che è come me appassionato di volo: "Come sapete su YouTube si trovano sempre più informazioni sulla qualunque. Ma se si ha un po di esperienza si riesce a distinguere le cose serie e ben fatte dalle porcate acchiappa click o, peggio, time wasters. Una di quelle serie e davvero molto ben fatte è questo video (opens new window) (ma anche altri della stessa serie seguono la stessa filosofia) che spiega con una chiarezza senza pari come funziona a livello ingegneristico il Boeing 787, e come hanno fatto i progettisti della General Electric ad ottenere il salto tecnologico e l'altissima efficienza dei motori GenX montati su quell'aereo, rispetto ai già eccellenti motori della generazione precedente. Se siete curiosi e volete dedicare un'ora del vostro tempo a questo video, vi garantisco che non sarà tempo perso. Fate vobis".

La casa circolare "Sun House" di Frank Lloyd Wright è in vendita a 8 milioni. Se ci fate un giro dentro è un affarone (opens new window).

Un tempo lontano (il 2017) quando la pandemia era un concetto astratto, due tizi si sono divertiti assai durante un festeggiamento: signore e signori, gustatevi questo breve frammento: Jeff Bridges revives 'The Dude' to honor his Big Lebowski co-star John Goodman (opens new window)

Detroit oggi è ridotta com'era il Bronx nel 1982: interi quartieri completamente abbandonati: il video fa impressione (opens new window). (per chi ama il tema: qui la storia di New York raccontata nel 1987 (opens new window))

Tanto per non perderci la mano. Suono della pioggia sulla strada per il tempio (opens new window), camminando sotto la pioggia sulla strada forestale questa volta in Corea del Sud (questi video sono meravigliosi per lavorare senza distrazioni e stanno ridando un senso completamente nuovo alla stagione dei monsoni). Tempio Daeheungsa, montagna Duryunsan, maggio 2021. Metadone per chi come me era abituato a viaggiare spesso.

William Shatner, l'attore canadese passato alla storia per il ruolo del capitano Kirk, comandante dell'Enterprise (per quei due di voi che non sanno cosa sia Star Trek o non conoscano TOS) come sapete è andato nello spazio (opens new window). A 90 anni, in una forma fisica e mentale (opens new window) pazzesca. Shatner, che ha fama di essere una persona alquanto complicata e nel tempo ha anche reso conto di questo, è fisicamente tracagnotto e fuori dallo standard hollywoodiano (una delle ragioni per cui nonostante il capitano Kirk da giovane fosse un ruolo molto "fisico", Shatner non è andato oltre) e questo trae in inganno molti, perché in realtà l'attore ha la fissa per la vita sana, alimentazione sana, esercizio, vita attiva. Fa un sacco di cose e a 90 anni, a parte che voglia essere in qualche modo preservato da una AI (opens new window), è in realtà il poster-boy di come si possa invecchiare bene (grazie allo stile di vita e a un biglietto vincente alla lotteria dei geni). E la sua intervista video, vi rimetto il link qui (opens new window) perché repetita iuvant, è da ascoltare: sia per lui che per l'intervistatore. Questo è avere mestiere. Intanto, il franchise di Star Trek è diventato un cinematic universe (opens new window) grazie a Paramount+ e riparte con due nuovi show: Star Trek Prodigy (opens new window) per i più teens e Strange New Worlds (opens new window) per tutti. La creazione di uno Star Trek Universe (opens new window) finora non ha dato grandi risultati né con Discovery (opens new window) né con Picard (opens new window) o Lower Descks (opens new window) e Short Treks (opens new window) ma la speranza è l'ultima a morire.


Tsundoku

Il viaggio viene definito "una vacanza da noi stessi", o perlomeno questo dovrebbe essere uno degli obiettivi quando si decide di andare via per un po'. Attenzione: anche la vacanza a Riccione o in Valle d'Aosta o il viaggio di lavoro a Roma con il Frecciarossa in giornata. Certamente, qualcosa di più strutturato e che ti porta via, come erano i Grand Tour e come sono stati più di recente i pellegrinaggi in Asia alla ricerca di qualcosa, per intenderci, ha chiaramente un effetto trasformativo. Ma la realtà è che esistono molte gradazioni del viaggio e quando l'intensità si fa forte, inizia un senso di dislocamento che in realtà può essere raggiunto anche diversamente La sociologa Karen Stein nel suo libro Getting Away from It All: Vacations and Identity (opens new window), lavora proprio su questo tema. Cosa diventiamo quando andiamo in vacanza e ci dislochiamo fisicamente dai nostri ambiti e psicologicamente da noi stessi. Se ne parla anche in questo articolo del Washington Post (opens new window) con un interessante twist: come ottenere gli stessi risultati senza bisogno di viaggiare.

“Ovunque distruggano libri, alla fine distruggeranno gli esseri umani". Lo scrive la storica Abby Smith Rumsey e Richard Ovenden, autore di Burning the Books: A History of the Deliberate Destruction of Knowledge (opens new window). Quando i nazionalisti serbi hanno bombardato la Biblioteca Nazionale della Bosnia-Erzegovina nel 1992, "non solo le biblioteche furono bombardate", ha spiegato Ovenden, "ma i bibliotecari che andarono a salvare libri e collezioni furono presi di mira dai cecchini". Una analisi (opens new window) delle motivazioni politiche, economiche e culturali che guidano la distruzione della conoscenza e gli sforzi per preservarla.

Perché leggere fantascienza fa bene, secondo Neil Gaiman e il Partito comunista cinese (opens new window): «Ero in Cina nel 2007, alla prima convention assoluta sulla fantascienza e il fantasy approvata dal Partito nella sua storia. Ad un certo punto ho preso da parte un funzionario e gli ho chiesto “Perché? La fantascienza è stata ufficialmente messa all’indice per tanto tempo. Cosa è cambiato ora?”. E lui mi ha detto che la risposta era era semplice: “I cinesi erano eccellenti nel replicare una cosa se un’altra persona gli avesse portato il progetto. Ma non innovavano e non inventavano. Non avevano immaginazione. Allora hanno mandato una delegazione negli Stati Uniti, alla Apple, alla Microsoft, a Google, e hanno chiesto alle persone lì, a quelle che progettavano il futuro. Così hanno scoperto che tutte loro avevano letto fantascienza quando erano ragazzi».


Al-Khwarizmi

AI or not?
Qualche giorno fa ho rimesso a posto una traduzione integrata con i miei appunti di quel che serve per spiegare cosa sono le espressioni regolari e come queste si intreccino con la storia della ricerca sull'intelligenza artificiale e i suoi vari tipi. Credo molto in questo tipo di approccio (l'avevo sperimentato anche per gli appunti e traduzione relativa alla storia delle idee del computer) perché secondo me consentono di capire i fondamentali e da qui orientarsi in notizie più complesse. È il caso, ad esempio, di quello che DeepMind sta cercando di fare (opens new window): creare un modello di deep learning in grado di apprendere come emulare qualsiasi algoritmo per generare un modello equivalente all'algoritmo che possa funzionare con i dati del mondo reale. Serve avere un po' di nozioni di base che creino una cultura informatica (senza bisogno di essere degli informatici) per orientarsi e capire. Il succo: gli algoritmi possiedono qualità fondamentalmente diverse dai metodi di deep learning. Se i metodi di deep learning potessero imitare meglio gli algoritmi, il tipo di generalizzazione visto con gli algoritmi potrebbe diventare possibile con il deep learning. Una rete in grado di apprendere algoritmi sarebbe in grado di collegare insieme quegli algoritmi per formare pipeline e programmi complessi. E lo farebbe automaticamente. Sarebbe molto interessante.

Startuppare
Cos'è una startup? Perché farne parte? Io sono profondamente critico dell'idea stessa di startup, soprattutto per come viene portata avanti: o un gioco al massacro in cui vince sempre il banco (il venture capitalist) oppure un percorso a ostacoli in cui va avanti il più bravo a gestire la burocrazia. Beh, alcune considerazioni. GitLab (opens new window) è una delle migliori storie di startup degli ultimi anni (opens new window), si è appena quotata ed è un progetto totalmente open source. La logica delle startup è anche quella della crescita, che una cultura eccessivamente puntata sull'aspetto iniziale tende a non saperlo fare: qui spiega cosa serve (opens new window). Qual è però il motivo per cui uno sviluppatore esperto che lavora per un big dovrebbe entrare in una startup? Non solo l'aspetto economico, anche se è uno dei fattori. Qui una bella analisi (opens new window). E infine, per darvi un'idea di quanto il mondo sia enorme e al tempo stesso piccolissimo: questo tizio (opens new window) è in tutti i materiali illustrativi di quasi tutti i siti, soprattutto startup.

Coffee break
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Miglioramento progressivo, ma piccolo
Vue.js (opens new window) voi lo conoscete, no? È un framework JavaScript di tipo Model–view–viewmodel (opens new window) per la creazione di interfacce utente e applicazioni single-page. È grossino. Il mio sito è costruito con VuePress (opens new window), il generatore di siti statici costruito sopra Vue. Una caratteristica di Vue è di essere costruito per un approccio Progressive enhancement, cioè il sito ha una base di funzioni basilari che si arricchiscono man mano che il dispositivo dell'utente risulta essere più potente (l'altra tecnica di accessibilità è la Graceful degradation: il programmatore si fa carico di verificare se il sito sia navigabile anche mediante l’utilizzo di tecnologie più obsolete o meno interattive). Questa tecnica del miglioramento progressivo secondo me è una buona idea. Curiosando qua e là ho trovato questo petite-vue (opens new window): una distribuzione alternativa di Vue di ~5.8kb ottimizzata per il Progressive enhancement. È compatibile con la stessa sintassi e modello mentale di reattività di Vue standard. Gli autori hanno realizzato anche una sezione del sito che confronta la petite-vue con la Vue standard, per capire se fa per voi.

La casa protetta (Internet-Pi)
Dire che in questo momento la banda passante per fare cose nuove è poca è un blando eufemismo. Non c'è tempo per niente. Però questo Internet Pi (opens new window) me lo segno da una parte e lo riprenderò più avanti, purtroppo con un limite forte dal punto di vista applicativo. Mi spiego. In casa da tempo ho un Pi Zero W (opens new window) attaccato al mio router (connesso direttamente al terminatore della fibra, ho rimandato al mittente il router di Fastweb) e lo uso per far girare Pi-hole (opens new window) filtrando un po' di sporcizia sulla rete di casa. Ci sono anche altre cose che si possono fare, come ad esempio avere un ambiente di test per la velocità della rete, connettere alcuni servizi (le prese wifi Shelley Plug, il servizio internet di Starlink, i monitor della qualità d'aria AirGradient DIY. Tutto questo è stato raccolto in una distribuzione ottimizzata che si chiama Internet Pi (opens new window) che è basato lato frontend su Grafana e Prometheus, ma il suo backend è fatto con dei container e Ansible per il deployment e aggiornamento. La cosa interessante, qui, sarebbe giocare con Graphana da una parte e soprattutto con Ansible dall'altra, però i requisiti vanno molto oltre un Pi Zero W: serve un Raspberry Pi 4 e immagino che Internet Pi consumi e generi temperature molto più elevate della soluzione che uso adesso. Quindi, no grazie. Però magari ci provo a scopo solo didattico con il mio Pi 4 quando ho tempo.

Temi
Ho cambiato l'aspetto dell'iPhone (e poi a cascata anche dell'iPad) in modalità scura per risparmiare energia (lo schermo del telefono è Oled) e vedere fino a dove riesce ad arrivare. Non sono un tifoso delle modalità dark, preferisco colori tipo crema e sabbia, li trovo più chiari e riposanti. E per quanto riguarda i temi degli editor che uso o provo e della shell sono da anni piuttosto pigramente statico. Anche perché non ho particolari esigenze di colorazione della sintassi e alla fine uno scuro e uno chiaro (ma non troppo) mi bastano e avanzano. Noto però che negli ultimi tempi c'è stata una razionalizzazione del settore e adesso ci sono alcuni temi che sono disponibili su una miriade di differenti applicativi e ambienti. Ad esempio Aura (opens new window) è un tema scuro che va dal terminale a VSCode fino a Sublime Text, CodeSandbox, iTerm e via dicendo, oltre a browser e app. (nel repo ci sono gli screenshot). La stessa cosa si può dire di un altro che mi era capitato qualche giorno fa: questo Blackbird (opens new window) (che ha una versione anche per Vim). Posso dire però che a me sembrano un po' tutti uguali?

WikipediaQL
Se vi serve di tirare fuori dati in maniera strutturata da Wikipedia, c'è un linguaggio di query apposta: WikipediaQL (opens new window). Altro che web scraping.

Go+
Se volete provare qualcosa di nuovo e un po' più semplice: Go+ (opens new window) è un linguaggio per l'ingegneria, l'istruzione STEM e la scienza dei dati. È digitato staticamente con uno stile simile a uno script, cosa che lo rende più leggibile di Go. Go+ ha di tutto dalle slice e map literals alle espressioni lambda e ancora altro ed è completamente compatibile con Go. Sono disponibili esempi e tutorial.

Hell frozen
Questo repository (opens new window) contiene il corso di Machine Learning for Beginners di Azure Cloud Advocates presso Microsoft. Il corso dura 12 settimane e si compone di 24 lezioni. Ogni lezione include quiz, compiti e altro per consentire agli studenti di imparare mentre costruiscono. Ormai mettono tutto su github, sarà interessante vedere quanto tempo prima che qualche altro sistema riesca ad avere una massa critica paragonabile. Il corso di Microsoft mi dicono non sia male. Lo scrivo qui perché mi pare che con l'arrivo del freddo Hell is frozen.

Tutto su Git
Ok, ricominciamo da capo. Avete deciso di sposare git (o vi siete fidanzati da tempo) però c'è sempre qualche zona oscura, qualche ambito che è difficile gestire e risolvere. Magari cose che non sapete o non avete mai voluto approfondire (branches! si possono usare anche da soli! Oh yeah). Ecco a voi il repo Flight rules for Git (opens new window), che registra un quantitativo di conoscenza notevole su come usare git e in quali circostante: è tanta roba che viene non solo dai manuali ma anche dall'esperienza degli autori, e sono una serie di procedure standard per le operazioni estremamente dettagliate che spiegano cosa fare se succede qualcosa (e ci sono un sacco di casi previsti, ma proprio tanti). Il repo contiene anche il manuale per usare git e copre questi temi: come usare i repo, come editare i commit, lo staging, le banches, il tracking, la configurazione e varie altre cose. Dentro ci sono interi libri, vari tutorial, script fatti bene e altre risorse ancora. È un mondo. E vi ricordo che si può usare git anche per scrivere testi, non solo codice: il 90% delle mie attività lavorative e il 100% del sito più Telegram sono repo Git.

Macchina per scrivere
Con il CSS si possono fare tante cose, non sempre è necessario usare Javascript. La vera domanda è: vogliamo veramente fare quelle cose? Perché ad esempio questo articolo (opens new window), che insegna a fare un effetto macchina per scrivere sul testo grazie al CSS (in pratica, il testo si rivela gradualmente come se qualcuno lo stesse scrivendo a macchina) è fico finché vuoi, ma anche no. L'idea di interessare il lettore con un effetto di questo tipo può essere una buona idea la prima volta nella vita, poi basta. Per sempre. Un esempio sul perché usare un effettone che si ripete all'infinito ogni volta che uno apre la pagina può venire al contrario dal sito nuovo dell'azienda di design di Jony Ive, LoveFrom (opens new window). Il sito è tutto tipografico (qui Wallpaper (opens new window) fa una disamina del font usato etc) ma soprattutto l'effettone del cursore lampeggiante che si trasforma in virgola cambia tutte le volte. E ci sono un sacco di alternative. Per chi non si accorge di niente, poco male. Invece, per chi se ne accorge, questo effetto mutaforma rende l'esperienza interessante e addirittura sfidante (vediamo se vedo tutte le trasformazioni). Insomma, design intelligente. Invece, l'effetto macchina per scrivere dopo le prime tre volte ti fa passare la voglia di aprire il sito.


Buddha no bar
Buddha no bar ~ Foto © Antonio Dini

Una modesta proposta

La teoria della congiura
Non so se ci avete pensato, ma questa idea che il virus e quel che ne consegue sia una enorme congiura, un piano malato per controllare il mondo, non ha senso. Però se l'avesse, la logica vuole che sia molto diversa da come viene teorizzato. Voglio dire, se ci fosse una congiura per sbalestrare la società, mettere la gente sotto controllo, saldare assieme i cristiani di base con i fascisti più inetti con i no vax, chi pensate che avrebbe interesse a portarla avanti e sarebbe abbastanza spregiudicato e sociopatico per farlo? A me viene in mente Donald Trump, negli Usa, e un paio di politicucci di cui non vale la pena fare il nome da noi. Proprio quelli che urlano alla congiura! Perché se ci fosse, questa congiura, l’avrebbero fatta loro: è la spiegazione più semplice. È il rasoio di Occam, baby.



I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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