[Mostly Weekly ~125]

Nella Lunigiana ignota


A cura di Antonio Dini
Numero 125 ~ 25 luglio 2021

Buona domenica! Io sono Antonio Dini e voi vi siete davvero iscritti a Mostly Weekly, la newsletter settimanale che esce quando è pronta anche d'estate, perché no. In particolare, questo numero è stato composto in Lunigiana, a Parana, una frazione del comune di Mulazzo, e a Montereggio, un'altra frazione dello stesso comune. Ne troverete una eco più avanti nella lettura.

Qui si va avanti anche per tutto agosto, ma sto lavorando a qualche cambiamento e per settembre potreste vedere delle novità (chissà, dipende da come va).

Per adesso, vale la pena ricordare che Mostly Weekly è aperta a tutti, senza pubblicità o affiliazioni: una donazione su (Liberapay (opens new window) o via PayPal (opens new window)) è però molto apprezzata.


I find that most people know what a story is until they sit down to write one
-- Flannery O'Connor



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Editorialogica

Il risveglio degli onesti
"Non ho niente da nascondere" non è mai stato un argomento logico plausibile quando si parla di censura, di controllo, di esposizione e sfruttamento dei dati personali. Adesso lo è ancora meno. La censura operata dai big della tecnologia è impressionante: con un click dei loro comitati interni i big possono spegnere la voce a chiunque, non importa quanto matto e pericoloso sia. Ieri sono andati a "spengere" Donald Trump, vivaddio, ma lo hanno fatto quando come hanno voluto loro. E domani? Questo fenomeno ha ricadute violentissime su tutti, di destra o di sinistra (opens new window). La sorveglianza, che si esercita attraverso la raccolta e l'archiviazione dei dati, non è solo un tema di censura, ma anche di sicurezza. Infatti, gli ultimi furti di dati mostrano che chiunque viene messo a rischio (opens new window) in questo modo, a prescindere da quanto abbia da nascondere o da quanto ritenga di essere al sicuro, avendo preso tutte le precauzioni del caso. Nel loro piccolo questa newsletter, il mio canale telegram Mostly, I Write (opens new window) e il mio sito Mostly Here (opens new window) seguono una filosofia differente. Ho ridotto il più possibile qualsiasi tipo di esposizione, ad esempio ripulendo i link che trovate in ogni numero da qualsiasi tipo di referral e tracciatori (se non quello imposto da Tinyletter, che non posso eliminare fino a quando non utilizzerò un altro fornitore). Le cose che scrivo si trovano soprattutto sul mio sito (da cui il nome Mostly Here) e sono protette da tracciamenti e pubblicità, oltre che destinate ad essere stabili nel tempo. Ma il gioco è più complesso. Il trade-off imposto dalle grandi piattaforme è l'usabilità stessa di internet e dei suoi servizi. O mangi questa minestra della privacy, o salti dalla finestra: non potrebbe essere più chiaro di così. Intendiamoci, non sono un luddista che vuole chiudere tutto e tornare a vivere un mondo senza digitale: vorrei invece rendere questo tempo presente in cui vivo anche io un posto migliore, più giusto e più rispettoso per tutti. Invece, gli ambiti in cui la privacy e la sicurezza rimangono almeno come una opzione sono sempre meno. Quando così tanta parte della nostra esistenza si trasferisce su questa infrastruttura digitale i cui servizi diventano essenziali per le nostre abitudini quotidiane, dire semplicemente che essere sorvegliati costantemente va bene perché "non ho niente da nascondere" non è più una risposta accettabile. Pensateci, sotto l'ombrellone.

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Il vecchio borgo
Il vecchio borgo ~ Foto © Antonio Dini

Importantologica

“Don’t trust anyone over thirty”
È da molto tempo che sono affascinato dal concetto delle generazioni. Ho voluto anche occuparmene in passato, e per me l'idea stessa di generazione – che è una invenzione dal punto di vista sociologico – è un concetto fenomenale, clamorosamente falsificabile e falsificato, nonché truffaldino.

È un indicatore di molte cose diverse, ha nella sua genesi note storiche che nascondono molto più di quanto non sveli l'idea stessa. Tuttavia, oggi le generazioni sono considerate una sorta di verità imprescindibile attorno alla quale è stata costruita la retorica degli ultimi cento anni.

Le contraddizioni in Italia sono palesi (con le "nuove generazioni" che premono e rivendicano diritti individuabili proprio in quanto generazioni) ma l'elaborazione sociale di generazione moderna è una cosa più americana, che noi viviamo di riflesso. Baby boomer, GenX, Y Generation e via dicendo. E da qualche settimana giro attorno a questo articolo del New Yorker (opens new window) che trovo straordinario e provocatorio al punto giusto. Perché vedete, l'articolo di Louis Menand svela un passaggio fondamentale del nostro tempo recente: che gli anni Sessanta e la contestazione e la controcultura non sono in realtà stati fatti dai Baby boomers.

Infatti, i Baby boomers vanno dal 1946 al 1964. La maggior parte di loro non era neanche capace di intendere e volere quando la guerra in Vietnam era stata chiusa, mentre molti ancora erano alle superiori quando già c'era Ronald Reagan come presidente.

Soprattutto, i musicisti degli anni Settanta (Bob Dylan, Joan Baez, Jerry Garcia, Janis Joplin, Jimi Hendrix, Jim Morrison, Sly Stone, Frank Zappa, Otis Redding, Lou Reed, Diana Ross e Paul Simon) erano nati prima del 1945. E così gli artisti e gli scrittori "giusti": Allen Ginsberg, James Baldwin, Truman Capote, Flannery O’Connor, Norman Mailer, Andy Warhol erano degli anni Venti, Carolee Schneemann, Yvonne Rainer, Sylvia Plath, Philip Roth, Amiri Baraka, Ken Kesey, Donald Barthelme e Tom Wolfe degli anni Trenta come James Rado e Gerome Ragni, co-autori di “Hair”.

L'avvocato delle droghe psichedeliche, Timothy Leary, era nato nel 1920. Il promoter di Woodstock, Michael Lang, era del 1944, il Dr. Seuss era del 1904. E tutti gli altri: da Mario Savio a Tom Hayden, Jerry Rubin e Abbie Hoffman. Da Dennis Hopper (Easy Rider) a Mike Nichols (Il laureato) a Arthur Penn (Bonnie e Clyde). E gli eroi del free speech movement, della marcia dei diritti civili, e via dicendo: John Lewis, Diane Nash, Bob Moses.

È storia degli Stati Uniti, insomma, ma è il sale della nostra storia e dei nostri miti. Come l'idea che JFK fosse di sinistra, ma anche peggio e di più. Infatti, anche Malcom X e Martin Luther King erano nati negli anni Venti. Non c'entravano niente con l'idea che la controcultura e i movimenti di protesta fossero nati grazie ai giovani Baby boomer.

E infatti, non scherziamo: la controcultura e i movimenti di protesta erano giovanilistici ma non fatti da giovani. La cultura dei giovani non era fatta da giovani. E se si diceva "Non fidarti di chi ha più di 30 anni" a dirlo era chi aveva ben più di 30 anni.


Yamatologica

Kamishibai (紙芝居)
Questa settimana per il nostro dizionario tematico di giapponese inseguiamo l'attualità. La mia attualità interiore, non quella del resto del mondo. Per questo parliamo di kamishibai (紙芝居), letteralmente lo "spettacolo teatrale di carta", cioè il modo con il quale i monaci buddisti del XII secoli si trasformavano in cantastorie per un pubblico analfabeta e raccontavano usando una serie di pannelli illustrati che scorrevano orizzontalmente, gli emakimono (絵巻物) detti anche emaki, letteralmente "rotoli orizzontali". Con gli emaki si raccontavano storie ricche e complesse, non solo semplici racconti popolari. Il capolavoro della letteratura giapponese, il Genji monogatari (源氏物語), cioè "Il racconto di Genji", scritto nell'anno mille circa dalla poetessa Murasaki Shikibu vissuta nel periodo Heian, è l'esempio più famoso perché è il primo romanzo moderno (romanzo psicologico) di tutte le letterature conosciute. La forma emaki è sostanzialmente contemporanea a quella scritta in kana (senza kanji). Tornando ai kamishibai, questi si spostavano in carro e poi in bicicletta da villaggio a villaggio, richiamando l'attenzione del potenziale pubblico con due bacchette di legno chiamate hyoshigi che provocavano un rumore caratteristico. Tra gli anni Venti e i Cinquanta del Novecento hanno avuto un nuovo e imprevisto momento di gloria perché la depressione economica che aveva schiacciato il Giappone richiedeva narrazioni popolari per essere cancellata e scacciata. C'è un leggerissimo doppio legame, secondo l'amico Matteo, tra questi narratori itineranti e la storia della frazione del paese dove mi trovo e dove mi racconta questa la storia. Sono a Montereggio, frazione di Mulazzo, dove è nato il premio Bancarella per intendersi. Qui dall'ottocento la povertà venne sconfitta caricando le gerle di libri e portandole a valle, per venderle in tanti altri paesi prima della Lunigiana, poi della Toscana e della Liguria e infine di tutta Italia. I bancarellai di Montereggio e della vicina Parana si trasformano anche in editori e nasce una storia incredibile che è alla base dell'editoria italiana. In viaggio a Venezia da Milano dove abita se ne accorge per una fortunata combinazione (parlando col titolare di una bancarella di libri) la scrittrice giapponese Yoko Uchida, che scopre così la storia dei librai erranti italiani e del loro paesino di origine, asserragliato nell'Alta Lunigiana. E decide di indagare. Contatta la Pro Loco, sta settimane a intervistare i pronipoti delle varie famiglie ricostruendo un affresco che si tramuta in un libro, in giapponese, intitolato Montereggio. Vicissitudini di librai viaggiatori da un paesino e uscito solo in giapponese ovviamente in Giappone, e in traduzione in Corea del Sud. Esce nel 2018, fa otto edizioni e poi in tascabile, i rappresentati della Pro Loco di Montereggio vengono anche invitati a Tokyo e vanno a un festival della letteratura acclamati come eroi esotici di una razza aliena considerata impossibile (e ancora gli brillano gli occhi quando lo raccontano, seduti in piazza davanti a una birretta). Intanto, Yoko Uchida vince il premio Gerla d'Oro alla 68ma edizione del Premio Bancarella, assieme alla Pro Loco di Montereggio, e nascono iniziative e collegamenti fra le due terre così distanti, nonostante la pandemia che blocca tutto. Tanto che esce anche un altro piccolo libro biligue italiano giapponese curato sempre da Yoko Uchida assieme al laboratorio di scrittura dei bambini della primaria di Montereggio intitolato Il Libro nella Gerla. La storia è sempre quella di uomini che, intabarrati e con una gerla sulle spalle, viaggiano a piedi o in bicicletta per portare in giro delle storie.

Una tonnellata di libri sul Giappone
Sapete cos'è un humble bundle? L'idea è quella di creare un pacchetto di prodotti e venderli a prezzo bassissimo lasciando a chi li compra casomai di alzare la cifra per valorizzare il lavoro di chi ha creato le varie cose. In questo caso (opens new window), sono libri in inglese di Stone Bridge Press sul Giappone ed è veramente tanta roba (segnalato da Mr. Nik, grazie!). "Ci sono migliaia di anni ricchi di storia e cultura da trovare in Giappone, e Stone Bridge Press vuole aiutarti a scoprirne in abbondanza con libri come Crazy for Kanji: A Student's Guide to the Wonderful World of Japanese Characters, Family Crest of Japan, e Japaneseness. Inoltre, il tuo acquisto aiuta a sostenere la Book Industry Charitable Foundation e un ente di beneficenza di tua scelta!". (Tra gli altri, segnalo The Astro Boy Essays: Osamu Tezuka, Mighty Atom, and the Manga-Anime Revolution. Cibo per la mente.


Variologica ed eventualogica

Il flânerd
Francesco Guglieri ha coniato, quasi di sfuggita, alla fine di un lungo post (opens new window) pieno di altre cose interessanti, una nuova parola che è la crasi di flâneur e nerd. Chapeau. Il flânerd è "un vagabondo per le strade meno battute della rete in cerca della curiosità effimera, della bellezza improvvisa, dell’intelligenza gratuita e graziosa". È un concetto da ricordare.

Danni collaterali
A quanto pare la pandemia potrebbe aver ucciso per sempre (opens new window) alcuni ceppi influenzali. Due ceppi comuni dell'influenza stagionale, infatti, sono scomparsi dalla circolazione, probabilmente a causa di misure di sanità pubblica volte a rallentare la pandemia di Covid-19. Gli scienziati monitorano l'evoluzione dei virus influenzali per prevedere quali ceppi circoleranno nel prossimo anno al fine di produrre vaccini. Ci sono stati significativamente meno casi di influenza in tutto il mondo dall'inizio del 2020. Meno ceppi di influenza in circolazione significheranno che prevedere per quali ceppi creare vaccini sarà un compito più semplice.

Spazi liberi
C'è da tempo un doppio fenomeno che è in corso. Prima un sacco di aziende della Silicon Valley hanno iniziato ad aprire filiali e uffici a San Francisco (considerata "fuori" come ambito lavorativo perché troppo cittadina) e addirittura sono nate startup in loco. Poi con il telelavoro e la pandemia un sacco di gente si è tolta di torno perché gli affitti e la vita costano tantissimo a San Francisco (e nel resto della Silicon Valley) e allora meglio lavorare altrove. Adesso? C'è un sacco di spazio libero per uffici (opens new window). Ma proprio tanto: circa dodici Salesforce Tower e tre quarti, pari a quasi cinque milioni di metri quadri di spazio per ufficio sfitti.

La rivoluzione silenziosa dell'edilizia secondo Berkshire Hathaway
La MiTek Modular Initiative è una joint venture tra MiTek, una società di software di costruzione e servizi per l'edilizia, e Danny Forster & Architecture, un'azienda che progetta edifici modulari. L'obiettivo dell'iniziativa è sviluppare un nuovo approccio alla costruzione modulare in fabbrica. Ha una quantità non rivelata di sostegno (cioè soldi) da parte Berkshire Hathaway. L'edificio modulare volumetrico è una forma di prefabbricato che utilizza le fabbriche per costruire scatole che possono essere combinate in stanze e impilate in edifici. Le società di costruzioni modulari di solito falliscono a causa della mancanza di fondi. Le foto degli edifici modulari dell'Iniziativa sono disponibili nell'articolo (opens new window).

Starlink andrà sugli aerei
Il team Starlink di SpaceX è in trattativa con diverse compagnie aeree (opens new window) per connettere i velivoli a Internet. L'azienda ha realizzato un prodotto per l'aviazione in fase di sviluppo e spera di rilasciare qualcosa presto. Starlink ha lanciato circa 1.800 satelliti. Ne serviranno 4.400 per fornire una copertura globale. Il design delle antenne delle compagnie aeree di SpaceX sarà simile ai suoi terminali consumer. I satelliti di Starlink richiederanno collegamenti inter-satellitari per fornire connettività agli aeroplani che sorvolano parti remote dell'oceano. La concorrenza sta crescendo (opens new window) nel settore di Internet via satellite a bassa orbita, ma SpaceX sembra fiducioso di poter fornire la migliore esperienza.

La bici a guida autonoma (è un spettacolo)
Non è un prodotto,è un progetto che un maker cinese ha caricato su youtube. Fantastico: la bici va senza nessuno, gira, resta in equilibrio, la puoi addirittura appoggiare su una staccionata e non cade. C'è anche il video nel sito (opens new window), ma il tizio parla in cinese ma è sottotitolato. La parte bella è alla fine degli 11 minuti.

Learning to fly
Imparare a scrivere facendo come ha fatto Scott Adams, il creatore di Dilbert. È un articolo un po' leggero (opens new window) ma dice cose interessanti. E corre il rischi che sia più sensato di tanti corsi di scrittura più o meno creativi che ci sono in circolazione.


Multimediologica

Era un po' che non ne trovavo uno, però questo Zen Garden Train (opens new window) giapponese (tratta Osaka→Kyoto) vale veramente la pena. Sono poco meno di nove minuti che comprimono una esperienza di viaggio in treno semplicemente surreale. Ma vale la pena. Chi infatti non vorrebbe viaggiare su un treno pieno di bonsai e giardini zen?

Sapete che sono un tifoso di Tesla e non amo particolarmente né le auto ibride (perché raddoppiano il numero di motori da gestire) né le full electric "improvvisate" dagli altri produttori tradizionali. E mi chiedono come faranno a diventare produttori solo di "full electric" entro i prossimi 5-10 anni. Comunque, Tesla un po' di settimane fa ha presentato la Model S Plaid che è una reinvenzione della Model S e ne vale la pena, almeno secondo Marques Brownlee (opens new window).

Questa qui possiamo definirla una riedizione di un vecchio classico. Nel settore di chi ama le chitarre vintage c'è un solo negozio, probabilmente, e le visite di alcune star della musica (soprattutto Richie Sambora e Orianthi) sono decisamente un evento anche video. Una cosa da vecchietti ma divertente, insomma: Richie Sambora and Orianthi visits Norman's Rare Guitars (opens new window). C'è anche il vecchio Orianti Live (opens new window) sempre dal Norman's Rare Guitars, e soprattutto il video che ha fatto iniziare tutto: Richie Sambora and Orianthi shops at Norman's Rare Guitars (opens new window)


Tsundokulogica

È diventato un piccolo successo letterario anche in Italia. Un libro strano, atipico, che parla della passione di collezionare mosche (sì, proprio le mosche, i fastidiosi insetti che soprattutto d'estate perseguitano il riposo di villeggianti in collina e talvolta anche al mare). Il libro si chiama, ovviamente, L'arte di collezionare mosche (opens new window) e l'ha scritto Fredrik Sjöberg (opens new window) che è un autore conosciuto in Italia grazie all'editore Iperborea, specializzato in letteratura del Nord e produttore di libri molto curati e particolari anche nella forma (allungata verso l'alto), oltre che nella sostanza. In particolare, questo libro racconta soprattutto la vita di René Malaise, inventore di una nota trappola per insetti usata dagli entomologi, e della passione di chi ama portare avanti una collezione. E il collezionare è un atto molto particolare, strano: incomprensibile per alcuni, essenziale e imprescindibile per altri. A prescindere da quel che si colleziona o che, semplicemente, si elenca (perché per iniziare a collezionare qualcosa non serve possedere materialmente gli oggetti, ma basta organizzarli in un elenco ordinato). La dialettica tra chi vive per collezionare e chi l'atto del collezinare non può neanche concepirlo, tantomeno capirlo, è molto antica e forse insolubile.

Come annoiarsi meglio (opens new window) è il libro di Piero Minto, noto per la sua newsletter Link molto belli (opens new window). Il presupposto del libro è assai interessante (l'esecuzione chissà, però andrebbe letto pe saperlo). "Il tempo per come lo conoscevamo è finito. Le app hanno catturato ogni istante della nostra attenzione, i lockdown e il lavoro da casa hanno dato il colpo di grazia. Ogni tempo morto della nostra giornata è occupato a fissare uno schermo, in un refresh infinito e insoddisfacente. La noia - risorsa importante e sovversiva che tutti, da Satana a Mark Zuckerberg, mirano a conquistare - è sparita, oscurata dai feticci della produttività e dell'eterna connessione. Ma è davvero così? A metà tra saggio futurologico e manuale pratico per hackerare sé stessi, "Come annoiarsi meglio" è un invito a riprendere il controllo della propria mente e del proprio tempo. Cosa perdiamo quando perdiamo la noia? Qui si cerca di dare una risposta, e qualche soluzione."


Algoritmologica

Capirci qualcosa
Tempo addietro c'era una vignetta di xkcd intitolata Dependency (opens new window) che mostrava le moderne infrastrutture digitali tutte in equilibrio precario su un piccolissimo pezzettino di codice open source gestito a tempo perso dal 2003 da un tizio in Nebraska che magari domani molla il colpo e fa crollare tutto. È lo spirito da cui parte questo progetto: Open Source Insights (opens new window) è un servizio che aiuta gli sviluppatori a comprendere meglio la struttura, la costruzione e la sicurezza dei pacchetti software open source. Costruisce un grafico completo e dettagliato delle dipendenze e delle proprietà di un pacchetto per fornire dati su come il software è stato creato e quali effetti hanno le sue dipendenze. Open Source Insights ha scansionato milioni di pacchetti open source e aggiorna i dati regolarmente.

Ok, Ubuntu
A quanto pare (opens new window) Canonical, la casa madre della distribuzione Linux di Ubunto, sta andando di nuovo bene.

Dimenticarsi le AirTag
Apple non ha quasi menzionato le sue AirTag durante il keynote di giugno della WWDC. E non sembra avere alcun tipo di interesse a spingerle, anche se ci sono delle novità previste (il fencing). Comunque, sono un prodotto strano, a me piaccono ma non le ho mai dovute usare (nel senso che le ho attaccate alle chiavi di casa e non ho mai perso le chiavi di casa). Questo articolo restituisce un po' della stranezza (opens new window).

Helix
Se vi mancava un nuovo editor per il codice, ecco a voi Helix (opens new window). Si tratta di un editor scritto in Rust. Il suo modello di editing è fortemente basato su kakoune. Helix offre un approccio modale simile a vim, selezioni multiple, supporto per server di lingua integrato, evidenziazione della sintassi e modifica del codice tramite tree-sitter. Non per la prosa: solo codice.

Coffee break
Mostly Weekly è una newsletter libera e gratuita per tutti. Se volete supportare il tempo che passo a raccogliere e scrivere le notizie, potete farlo magari offrendomi un caffè alla settimana (opens new window) oppure mandandomi proprio dei soldi direttamente su PayPal (opens new window) (che detto così sembra quasi un "in alto le mani, questa è una rapina", però vabbè ci siamo capiti).

Raccomandazioni open source
Gorse (opens new window) è un sistema di raccomandazione open source scritto in Go. Mira a essere un sistema di raccomandazione open source universale che può essere facilmente introdotto in un'ampia varietà di servizi online. Importando elementi, utenti e dati di interazione in Gorse, il sistema addestrerà automaticamente i modelli per generare consigli per ciascun utente.

Node.js non è (solo) Single-Threaded
Una cosina veloce per quanto riguarda la programmazione: Node.js (qui ci sono i rudimenti (opens new window)) è complicato. Per questo leggere anche un buon tutorial avanzato che vi spiega la differenza tra multi-threading, multi-processing, thread, processes, thread pools e varie altre cose è molto utile. Non solo per Javascript e Node.js. Lo trovate qui (opens new window).

Astro: meno Javascript per tutti
Astro (opens new window) è un software (per adesso in beta) pensato per creare siti statici. Supporta molti framework popolari: TypeScript, Scoped CSS, Tailwind, qualsiasi pacchetto npm e altro. Astro esegue il rendering di ogni pagina in HTML per impostazione predefinita, caricando solo i componenti che necessitano di interattività quando entrano nella finestra del browser.

Jina
Jina (opens new window) è un framework di ricerca neurale cloud-native veloce che può creare app di ricerca basate sul deep learning in pochi minuti. Supporta tutti i tipi di dati. Le demo sono disponibili nel repository (opens new window).

SnowFS
SnowFS è un'app da riga di comando per l'archiviazione di file grafici con controllo di versione. Supporta branching, hashing di file asincrono, rilevamento rapido di modifiche in file binari di grandi dimensioni e altro ancora. Una demo GIF è disponibile nel repository (opens new window).


La vedetta
La vedetta ~ Foto © Antonio Dini

L'ultima bustina (di Minerva)

La segretezza dei guadagni
Ho reincontrato un po' di tempo fa per caso un collega che non è un campione di simpatia e che non vedevo da un decennio o quasi. Tempo addietro mi aveva bombardato di email chiedendomi quando guadagnassi per un suo articolo su quanto vengono pagati i giornalisti freelance. Non mi pareva il caso allora e non mi pare il caso adesso di dirlo: la reputo una informazione personale e privata. In tempi lontani un ministro dell'economia rilasciò le dichiarazioni dei redditi di tutti gli italiani in formato elettronico (penso ancora circolino in rete) e non ho mai capito se questo fosse un esempio di civiltà democratica oppure un abuso, o entrambi. Istintivamente, se qualcuno mi chiede quanto guadagno (o quanto pago di affitto, per esempio) mi viene da rispondergli di farsi i fatti suoi. Però non ci ho mai veramente pensato: è una posizione che ha senso, la mia? Perché non dirlo? Mi è venuto in mente leggendo che negli Usa, che non c'entrano nulla con il nostro sistema e i nostri meccanismi, dagli anni Trenta c'è il National Labor Relations Act che protegge il diritto dei lavoratori di parlare di quanto guadagnano. Però molti di loro, a quanto pare almeno la metà (opens new window), sono sottoposti alla "pay secrecy", al vincolo di non parlare imposto dai datori di lavoro, perché darebbero potere più contrattuale a chi guadagna meno. Anche se sono un libero professionista, e quindi forse non c'entro tanto com questo meccanismo, mi viene il dubbio che la mia sia una posizione sbagliata. O no?




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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