[Mostly Weekly ~118]

‌Sit down and play a Mozart concerto


A cura di Antonio Dini
Numero 118 ~ 6 giugno 2021

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Intanto, buona lettura!


Some will rob you with a six-gun, And some with a fountain pen
-- W. Guthrie



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Editorialogica

Possedere del tempo
Anni fa, credo quindici o forse venti o forse dieci, ero l'ospite principale alla presentazione di un mio libro, seduto sul palco con le persone più importanti di me che dovevano tessere le lodi del mio lavoro di fronte a una platea attenta e difficile. Accanto avevo il direttore di uno dei grandi giornali italiani, la persona che con il segno di una penna (su un contratto di assunzione) avrebbe potuto cambiare la direzione della mia vita. Memore di lunghissime notti passate a guardare i vari David Letterman Show, in cui l'ospite e il conduttore si avvicinano e si parlano brevemente a microfono spento, vicino all'orecchio, quando c'è la sigla e si sta andando in pubblicità (e chissà cosa mai si diranno), anche io quando ho finito di parlare mi sono avvicinato all'orecchio del direttore per dirgli qualcosa. Ovviamente lui si è avvicinato a sua volta, probabilmente per un riflesso ancora più condizionato del mio. Il problema è che non avevo assolutamente niente da dirgli e, dato che dal mio corredo genetico manca la battuta brillante (quella mi viene di solito per scritto ma solo dopo un paio di giorni che ci sto a pensare su) credo di aver farfugliato qualcosa tipo "Non bisogna sbagliarsi, la vera ricchezza oggi è il tempo". Il direttore, che era uomo di mondo, non si è alzato per andarsene né mi ha schiaffeggiato né ha commentato ad alta voce "Lei è un idiota!", ma deve aver pensato che fossi uno piuttosto borderline. Si è lentamente ritirato dalla sua parte, il viso immobile da giocatore di poker, e a parte un saluto alla fine dell'evento non ho avuto modo di dirgli altro. Forse il mancato segno di penna può essere dipeso anche da quel momento, chissà. La cosa rilevante qui però è che già all'epoca avevo ragione, come migliaia di pensatori prima di me: il tempo è l'unica cosa importante. In molti sensi, arrivati alla mezza età è piuttosto facile capirlo, anche senza dover leggere Marco Aurelio, Seneca ed Epitteto. Oppure senza arrivare a leggere Marx (a proposito del poco tempo a disposizione: chi mai lo leggerebbe?). Tuttavia, vale la pena ricordare che oggi la nostra società governa le persone tramite il tempo (opens new window), usando cioè l'orologio. Perché l'orologio è uno strumento sociale utile, ma è anche profondamente politico: ne beneficia alcuni, emargina gli altri e ci tiene ben lontani da una vera comprensione dei nostri stessi corpi e del mondo che ci circonda. Direttore, volevo dirti una cosa seria, non me ne volere!

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I tram di Milano
I tram di Milano ~ Foto © Antonio Dini

Il germe dell'anarchia
Parlando sempre di tempo delle persone: nei mesi scorsi abbiamo discusso se il lavoro da remoto sarebbe rimasto nelle nostre vite per sempre. L'idea era che sì, saremmo tutti rimasti a lavorare a casa. Poi piano piano si torna a parlare di rientro alla base: qualche giorno alla settimana (opens new window), molti giorni alla settimana, tutta la settimana. Così, adesso c'è gente che si licenzia perché vuole lavorare da remoto (opens new window), non dall'ufficio. Una delle ragioni della spinta al ritorno è causata dal fatto che molti "vecchi" capi non sanno gestire il lavoro da remoto (usare Slack, per dire). "Si sentono come se non stessimo lavorando, se non ci possono vedere". Come dire? “It’s a boomer power-play.” Dal punto di vista di chi lavora però la pandemia è un fatto imprevisto che ha aperto una finestra di consapevolezza: l'intera struttura della società, letteralmente dai banchi di scuola sino agli ospizi, è organizzata simbolicamente e non solo attorno al mondo della produzione ordinata, sia essa per gli operai che per gli impiegati. Adesso, si capisce che è possibile un modo diverso. Secondo me ci sarà chi esagererà, è fisiologico nell'oscillazione del pendolo sociale che si sbilancia nella direzione opposta, ma la traiettoria adesso è più chiara. Non era la rivoluzione socialista-comunista, era il pensiero anarchico il vero germe del cambiamento.

La rovina della modernità
Ci sono due o tre modi approcciare la vita. Uno è guidare metaforicamente guardando sempre nello specchietto retrovisore e provando una intensa nostalgia per quel che è stato. A livello personale lo si avverte nella propria vita (da giovani era meglio, in buona sostanza) ma anche come società. Ad esempio, quest'articolo del SFGate, il giornale di San Francisco, che più che spiegare mostra con varie fotografie perché sono state rovinate le strade (opens new window) una volta meravigliose della città sulla Baia.

I casi giudiziari noiosi
Secondo Ben Evans l'attenzione è qualcosa che va coltivata. Sono d'accordo. In un sistema in cui ci si nutre di quelli che una volta si sarebbero chiamati "titoli cubitali", è facile non capire quali sono le cose importanti. E così si perde tempo a parlare (e a scrivere) di tutti gli slogan populisti che sono in circolazione: bisogna dividere i big, abbasso il capitalismo della sorveglianza, e le altre cose così. Ma dividere Google in due con una sentenza giudiziale merita molta meno attenzione delle indagini sui 10 miliardi di dollari che Google probabilmente ogni anno paga ad Apple (opens new window) per essere il sistema di ricerca di default di Safari; o della meccanica di funzionamento del marketplace di Facebook (opens new window); o del sistema con cui vengono attribuite (opens new window) le spese di spedizione, fissati i termini dei prezzi e la priorità di posizionamento tra i prodotti di Amazon e quelli delle terze parti presenti nel suo marketplace (opens new window); o tutti i meccanismi enormemente complessi e arcani delle funzioni che gestiscono il meccanismo di display della pubblicità nelle ricerche su Google (opens new window). Non ne avete sentito parlare? Sono tutte indagini in corso adesso.

È ragionevolmente corretto dire che Google è la nuova Microsoft, certo, ma dal punto di vista normativo è Apple la nuova Microsoft mentre Google è la nuova AT&T. E Amazon? Probabilmente la nuova Walmart, mentre Facebook è probabilmente la nuova famiglia Murdoch (soprattutto Rupert).

Tutto questo per dire che i casi giudiziari e i dibattiti a loro legati a cui bisognerebbe prestare attenzione non sono quelli eccitanti, ma quelli noiosi. Sono quelli che tengono insieme otto sigle diverse e totalmente incomprensibile, dove nessun giornalista scrive frettolosamente un instant book per spiegare cosa è appena successo. La causa non è il capitalismo di sorveglianza, casomai ne è un sottoprodotto involontario. La traccia importante invece è quella dell'antica massima "follow the money": sono i casi in cui qualche miliardo di dollari, qua e là, scompare silenziosamente dagli utili tassabili, più e più volte, a causa di cose di cui nessun consumatore ha mai sentito parlare. Se c'è qualcosa da guardare, e questo. E tutte queste aziende dovrebbero studiare, oltre a quello che è successo a Microsoft e quali tattiche hanno funzionato e quali no in quel caso, anche cosa è successo in passato alle grandi società di telecomunicazioni.

Quel pasticciaccio brutto del Believer
Premessa: su una mensola discretamente lunga di camera mia c'è tutta la filza di numeri della rivista letteraria americana The Believer (opens new window), la cui storia ho fatto in modo che più volte si intrecciasse con la mia (ricordo ancora i mitici raid per cercare alcuni numeri persi al negozio dei pirati di San Francisco e in varie piccole librerie di seconda mano negli Usa, o le lunghe chiacchierate a Las Vegas con la ragazza in stage). Beh, a quanto pare ci sono problemi in paradiso: molto prima che Joshua Wolf Shenk uscisse dalla sua vasca da bagno ed entrasse nell'infamia più totale, aumentando il numero di quelli che hanno mostrato il loro pene ai colleghi collegati via Zoom, c'erano già altri problemi nella redazione della rivista letteraria diretta da Shenk. E mesi dopo la sua uscita di scena (opens new window), la ricaduta tossica dell'evento sta ancora influenzando la redazione. Intanto, un redattore ha rassegnato le dimissioni in segno di protesta. Invece, vari dipendenti del Believer e del Black Mountain Institute (l'istituzione parte dell'Università di Las Vegas - Nevada, che ha comprato da Dave Eggers la rivista) affermano infatti che (opens new window) le richieste da parte della stampa di accedere ai documenti su come sia stato gestito l'incidente della vasca da bagno di Shenk e le successive proteste dei dipendenti siano state usate per intimidire tutti i dipendenti di entrambe le società. Perché a quanto pare Shenk era un capo tossico, che discriminava le donne e i dipendenti di colore, e varie altre amenità. L'esibizione delle nudità via Zoom sarebbero insomma solo una manifestazione piuttosto marginale di un personaggio totalmente fuori scala.

La giusta vibrazione
"Vibe" è una di quelle parole difficili da tradurre dall'americano: vuol dire "vibrazione" ma ovviamente anche di più. Nell'era dei social media e soprattutto di TikTok, "vibe" adesso vuol dire qualcosa di più simile a un momento di eloquenza audiovisiva, una "risonanza simpatetica" tra una persona e il suo ambiente. Lo scrive Robin James (opens new window), un professore di filosofia all'università di Charlotte. Quello che è un haiku per la lingua, una "vibe" è per la percezione sensoriale: un assemblaggio conciso di immagine, suono e movimento. (Il termine "estetica" talvolta viene usato per contrassegnare le vibrazioni, ma quel termine è prevalentemente visivo). Una "vibe" può essere positiva, negativa, bella, brutta, giusta o sbagliata. Può persino diventare una qualità in sé: se qualcosa è "vibey", emette un'intensa vibrazione o è particolarmente suscettibile alle vibrazioni. Insomma, ridefinire la lingua per esprimere nuove idee.

Social
I social media ci fanno sentire terribili su chi siamo veramente. Le neuroscienze spiegano perché (opens new window) e ci spiegano come difendersi. "I social media sono un metodo spettacolare per la deformazione dei nostri modelli generativi. Li sovraccaricano con cattivi esempi su sia il mondo che ci circonda che chi siamo noi. Lo spazio tra "essere" e "apparire" è potenzialmente vasto: con pochi tap sul telefono possiamo modificare drasticamente il nostro aspetto o riprendere la stessa immagine 20 volte fino a quando il nostro viso emana esattamente quella calma e padronanza della vita che desideriamo proiettare. Poiché le piattaforme di social media sviluppano caratteristiche che ci consentono di presentarci in modo inautentico, quelle piattaforme diventano i generatori di immagini false sempre più potenti, inondando i sistemi predittivi dei loro utenti con informazioni imprecise, dicendoci che il mondo è pieno di persone incredibilmente belle, felici di vivere vite meravigliosamente lussuose e piacevoli". Il risultato è nevrosi e depressione, nevrosi e depressione.


Yamatologica

Nihonzaru (ニホンザル)
Il termine di questa settimana per il nostro dizionario enciclopedico a dispense del Giapponese è nihonzaru (ニホンザル), parola composta da Nihon (日本) cioè "Giappone" e saru (猿) "scimmia". Si tratta del macaco giapponese o Macaca fuscata, secondo la definizione scientifica, che però è più universalmente conosciuta come "scimmia delle nevi". Questa scimmia del Vecchio Mondo (una famiglia di cercopitecidi) a cui appartengono anche i babbuini, il macaco rhesus (quello dell'Rh positivo o negativo, per intendersi) e una tonnellata di altre "scimmiette" come le avrebbe chiamate mio nonno (che c'è Wikipedia fatta apposta per vedere quali sono), sono note soprattutto per un particolare comportamento: fanno il bagno in polle di acqua calda durante la neve. I macachi vivono sia sugli alberi (soprattutto le femmine) che per terra (i maschi), sono grandi saltatori, camminano a quattro zampe e sono soprattutto dei gran nuotatori. In Giappone sono una presenza familiare, e vengono chiamate semplicemente saru, la durata della loro vita è di circa trent'anni e pesano come un bambino piccolo: dai 5 Kg (le femmine) a un massimo di 15 Kg (i maschi). Le scimmie delle nevi sono presenti in tutto il Giappone centro-meridionale (non ci sono solo nell'Okkaido). Soprattutto, se andate nelle foreste d'inverno troverete le scimmie che fanno il bagno nelle acque terminali per avere caldo. Prendete ad esempio lo Jigokudani Yaen Kōen (地獄谷野猿公苑), il Parco delle Scimmie di Jigokudani, che sta a Yamanouchgi, nella prefettura di Nagano, vale a dire quasi nel centro geometrico dell'Honshū, l'isola principale del giappone, nella regione del Chūbu (中部地方, Chūbu-chihō, che poi vuol dire "regione centrale" o, nella variante 中部日本, Chūbu-nihon vuol dire "Giappone centrale). Ebbene il nome del parco, Jikojudani, letteralmente vuol dire "valle dell'inferno" perché è pieno di sorgenti termali: acqua che bolle, torrenti rapidi, sassaiole e pendii scoscesi. È un ambiente ostile spesso coperto da nevicate abbondanti: per quattro mesi ci sono fino a due metri di neve, mentre per arrivarci c'è un unico sentiero lungo un paio di chilometri che passa in mezzo alla foresta. L'area è un parco naturale e qui i macachi vengono nutriti (sono onnivori) dagli inservienti del parco e dai turisti: sono centinaia, si spostano a seconda del clima e della stagione, e ovviamente con la neve si scaldano nelle sorgenti termnali, in quelle che i giapponesi chiamano onsen (温泉), cioè le stazioni termali delle quali parleremo con calma un'altra volta. Le scimmie delle nevi grazie al "trucco" dell'onsen riescono a resistere alla rigidità di un clima che altrimenti impedirebbe la vita per i primati non umani. Con la crescente urbanizzazione del Giappone e quindi la diminuzione delle attività agricole, dove i contadini cacciavano le scimmie perché rovinavano le piantagioni, i macachi hanno fatto pace con gli esseri umani e sono diventati sempre più intraprendenti. Non è raro vederli passare nelle città medio piccole e ne sono stati avvistati alcuni persino a Tokyo.

Quella vecchia, piccola libreria che oggi non c'è più
Umberto Eco tra gli altri si è occupato a lungo del tema delle traduzioni. Essere fedeli, essere completi, essere chiari. Poi, come dire, è arrivata la rete ed è successo di tutto. A fine anni Novanta ho fatto timidamente parte (diciamo: "osservato") la più ampia scena di quelli che traducevano i J-Rpg del SuperFamicon in inglese e patchavano le rom per renderli giocabili sugli emulatori o, nel caso di alcuni avventurosi dotati di attrezzature particolari, anche sulle vecchie console ancora in circolazione. Da questa eredità è in parte nata la passione per la lingua giapponese e l'idea del lemmario tematico settimanale di cui qui sopra. All'epoca, fine Ottanta e primi Novanta, praticamente nessuno aveva studiato giapponese se non per altri motivi e con altre ambizioni ("Studio il giapponese non per leggere i manga ma per leggere i premi Nobel", mi disse una ragazza, tanto tanto tempo fa): la prima generazione di nippofili ha prodotto anche cose piuttosto sconvenienti. Da qui ad esempio è nato l'orrore per le traduzioni piuttosto naif come quella fatta da chi (opens new window) si è occupato di localizzare (opens new window) La Principessa degli Spettri (もののけ姫, Mononoke Hime), ad esempio (e se guardate ad esempio questa intervista e leggete i commenti (opens new window) poi vi viene da piangere). Ma ogni tanto si ritrovano queste piccole gemme perdute che mi fanno spuntare una lacrima. Più di un quarto di secolo dopo il mio turno, leggo ad esempio che c'è chi si è occupato di fare reverse engineering di un oscuro gioco Windows del 1997 (opens new window). Si chiama BookStory (cioè in realtà si chiama 本屋物語, letteralmente Bookstore Story) ed è a sua volta un omaggio a una vera piccola libreria di quartiere purtroppo perduta da tempo ma attentamente ricostruita: Kurome Shobo. Il lavoro di traduzione e aggiornamento va avanti, i ragazzi d'oggi usano Fogli di Google e una community di volontari che ieri stava su Irc, mentre l'eseguibile (programmato in Visual Basic 5) viene costantemente disassemblato e patchato, disassemblato e patchato. E tutto quanto è una poesia che si sta scrivendo da sola, giorno per giorno.


Variologica ed eventualogica

Silenziati
Abbiamo tutta la musica del mondo nelle nostre mani: non è più fisicamente dentro le nostre case (cercate le immagini dei collezionisti di album, con pareti piene di long playing, fico ma scomodo) ma è nella nuvola del cloud, pronta ad arrivare sotto forma di streaming. Tranne quando non c'è. Perché molta musica nei servizi di streaming non c'è (o c'è solo in determinate versioni remasterizzate per suonare malamente ma bucare la soglia di attenzione in contesti audio piuttosto rumorosi) e alcune volte è colpa proprio degli artisti, che non ci vogliono andare. Questa lista (opens new window) elenca quindici dischi che non sono disponibili nello streaming di Spotify, Musica di Apple, Musica di Amazon e tutti gli altri.

Denti
Da una vita sogno che in qualche modo ci faranno ricrescere i denti. La mitica terza dentizione. È una delle cose che vorrei arrivare a vedere (e provare) nella mia vita. Intanto, hanno trovato il modo (opens new window) per ricostruire lo smalto.

L'influenza, questa sconosciuta
C'è una strana, apparentemente nuova malattia che, adesso che siamo vaccinati in molti e le restrizioni sono state allentate, sta cogliendo molta gente. I giovani sono spaventati: "l'ho preso, l'ho preso". Non è covid. È influenza. Perché stando per 12-18 mesi chiusi in casa e con mascherine, igienizzanti e cose del genere avevamo temporaneamente sconfitto la malattia più innocua e diffusa della storia. Che però adesso a quanto pare sta tornando (opens new window).

Via, più veloci del suono
L'ordine piazzato da United Airlines per 15 aerei di linea più veloci del suono è delizioso. Se n'è scritto un po' da tutte le parti, ma a parte la notizia (opens new window) e l'enfasi che gli è stata data, nessuno ha ricordato che furono proprio gli statunitensi a opporsi in tutti i modi possibili al volo supersonico del Concorde, 50 anni fa, per combattere una battaglia commerciale che sta andando ancora avanti. Il divieto di volo supersonico sul territorio americano, nonostante l'opposizione della Pan Am di Juan Trippe, fu lo sgambetto che non fece mai uscire il gioiello della tecnologia franco–britannica fuori dalla nicchia e ci ha lasciato tutti a trasvolate atlantiche e del pacifico su quote instabili (35-45mila piedi) con velocità costanti da mezzo secolo (.86, di solito). Il Concorde, per dire, volava a 2.04 la velocità del suono nel suo mitico corridoio a 60mila piedi (600), cioè al di sopra qualsiasi fenomeno atmosferico (incluse le correnti contrarie) rilevante per il volo. Così era possibile fare Londra-New York (LHR-JFK) in tre ore anziché in otto.

Marketing a due ruote
Quando Yamaha ha presentato al Tokyo Motor Show il suo concept di motocicletta chiamata MOTOROiD (opens new window), che per l'azienda dovrebbe rappresentare il futuro della moto (dal punto di vista dell'impostazione e della ciclistica, oltre che della motorizzazione) non c'era alcuna idea di andare avanti. Se non fosse che su Internet la gente ha cominciato a interessarsene. E a spiegare come funzionava senza coinvolgere l'azienda. La moto, secondo Yamaha, vive di vita propria. Oppure è solo marketing su due ruote.

La lunga marcia
Mao diceva che ogni lunga marcia comincia con un passo. Questi elefanti asiatici non potrebbero essere più d'accordo. Forse perché stanno cercando cibo migliore. Forse perché si sono persi. Forse perché sono solo avventurosi e si stanno divertendo. Nessuno lo sa con sicurezza, ma per qualche motivo il branco di questi 15 elefanti asiatici (opens new window) si è fatto strada praticamente attraverso tutta la Cina da più di un anno, viaggiando per quasi 500 chilometri attraverso villaggi, macchie di foresta e, a partire dalle 21:55 di mercoledì scorso, i bordi della città di Kunming, che ha una popolazione di 8,5 milioni di abitanti. Dove vanno? Boh. Quando si fermeranno? Mistero. Forse solo dopo aver preso il potere. Chissà.

Prigioniero politico
In una delle più bizzarre storie del 2021, un ragazzo russo di 27 anni è stato finalmente eliminato (opens new window) da uno reality-show cinese dopo aver chiesto e pregato per tre mesi i fan di farlo uscire eliminandolo con un voto negativo. Vladislav Ivanov, il "prigioniero politico" del reality cinese, è entrato a far parte di Produce Camp 2021 ("Chuang 2021") per caso, e ha finito per arrivare alla competizione finale per diventare il nuovo membro di una band composta da ragazzi provenienti da tutto il mondo. I produttori si sono rifiutati di farlo uscire a meno che non ci fosse un voto del pubblico in tal senso, usando il contratto firmato dallo sventurato (e, si presume, le penali). Alla fine è stato eliminato e quindi fatto uscire grazie voto popolare, alla fine di aprile, dopo che gli spettatori hanno ignorato le sue richieste e tutti i motivi di andarsene, sostenendolo sino all'ultimo momento.

Animal Crossing
Uno dei titoli più facili della mia carriera con questa newsletter: negli Usa stanno mettendo altri soldi (opens new window) sugli attraversamenti stradali per gli animali. Perché muoiono persone e animali quando non ci sono.


Multimediologica

Da noi la fotografia è un discorso residuale. Se femminile e femminista, poi, non ne parliamo neanche. In Belgio e in Francia invece no: "Avec Brassens pour toutes les femmes (opens new window)" su TV5 intervista e racconta il lavoro della giovanissima e decisamente brava Charlotte Abramow.

Hania Rani fa un gran lavoro con il suo Live from Studio S2 (opens new window) alla sede di Varsavia della radio polacca. "La sala è completamente coperta di legno chiaro, e mi ricorda altri studi radiofonici di tutto il mondo, come ad esempio il Funkhaus di Berlino. C'è una certa intimità quando si suona un piccolo piano in queste sale così grande e soprattutto così alte". Questa, signore e signori, è una più grandi artiste contemporanee.

Il metodo per fare il caffè americano perfetto è di un giapponese, Tetsu Kasuya, che ha vinto la World Brewers Cup del 2016. Si chiama Metodo 4:6 (opens new window)

Si chiama Random Daily Art (opens new window). È una newsletter che vi manda ogni giorno l'immagine di un'opera d'arte. Casomai vi andasse, insomma.


Tsundokulogica

Credo di averlo già scritto in passato, ma in ogni caso vale la pena ripeterlo: Straniero in terra straniera (opens new window), nell'edizione ampliata originale, è un capolavoro. E il fatto che Robert A. Heinlein (opens new window) sia considerato un autore di serie B è solo dovuto al pregiudizio sociale basato sul fatto che scrive fantascienza. In realtà la recensione del 9 dicembre 1990 all'edizione postuma integrale scritta da Kurt Vonnegut (opens new window) per il New York Times è definitiva: "In Unione Sovietica prima della glasnost, l'Unione degli scrittori diceva regolarmente che alcuni scrittori non erano realmente scrittori, non importa quanto e quanto bene avessero scritto, poiché erano politicamente scorretti. In questo Paese la stessa cosa viene fatta a scrittori come Robert A. Heinlein perché sono socialmente scorretti, perché le loro storie parlano di luoghi che i membri dell'establishment letterario non vogliono visitare e di personaggi, molti dei quali nemmeno umani o umanoidi, semplicemente non si preoccupano di prendere in considerazione".

Il Peloponneso ottomano (opens new window): "È molto raro al giorno d'oggi che un ricercatore si imbarchi in un'impresa così faticosa e di solito priva di riconoscimenti". Un libro che esplora la struttura storico-sociale del Peloponneso analizzando il catasto fiscale dell'Impero ottomano.

Grim Tales (opens new window) l'avrei voluto scrivere io, solo che non ho accesso a una istanza di GTP-3, l'AI più calda del momento. Comunque, è una novella scritta da una intelligenza artificiale. Chissà di chi è il copyright. Il futuro (opens new window) è complesso. La spiegazione ancora più interessante (opens new window).


Algoritmologica

La bussola morale
Un titolo alternativo potrebbe essere "Le tentazioni di un giovane programmatore". Lo sviluppatore in questione ha realizzato Hoverzoom (opens new window), una estensione open source per Chrome. Poi sono arrivati un po' di postulanti. "Nel corso degli anni, ho ricevuto molte proposte per monetizzare questa estensione, quindi penso che inizierò a pubblicarle qui solo per divertimento (ma non per profitto). Il motivo principale per cui continuo a mantenere questa estensione è perché difficilmente posso fidarmi degli altri. Mi rendo conto che non tutti hanno la stessa sicurezza finanziaria, quindi capisco che altri potrebbero non resistere. Sono fortunato ad avere un lavoro che paga abbastanza bene da permettermi di mantenere la mia bussola morale e ignorare tutte queste proposte che esercitano pressione sugli sviluppatori di estensioni". La cosa a me fa pensare che Internet sia sempre più un posto brutto.

SerenityOS
L'opera struggente (opens new window) di un solitario genio (opens new window)

OS, acronimo plurale
I sistemi operativo non sono mai stati così popolari come questo giugno. C'è FuchsiaOS (opens new window) di Google per i suoi dispositivi domotici (opens new window) (che probabilmente è in competizione con il nuovo homeOS di Apple (opens new window) una delle indiscrezioni prima del keynote di lunedì), e poi c'è HarmonyOS di Huawei destinato agli smartphone della casa cinese (opens new window) che, secondo molti, sarebbe un fork di Android ma, secondo i cinesi no, è un'altra cosa. Tra cui anche un fork di Android, ovviamente.

È un libro ma molto tech, per questo lo metto qui
L'ultimo volume della trilogia della criptoanalisi militare americana è stato rilasciato per il grande pubblico (opens new window). La NSA ha infatti deciso che il documento per "risolvere i problemi impossibili" scritto da Lambros Callimahos, uno dei più grandi criptoanalisti di sempre, può andare nelle mani del resto del mondo. Il libro era del 1977 e, mentre le prime due parti erano state pubblicate negli anni Ottanta perché risolvevano problemi classici di cifratura, era stato tenuto da parte perché contiene informazioni sulla forzatura di problemi complessi che avrebbero potuto danneggiare la sicurezza nazionale americana. Tra le cose interessanti, l'approccio sistematico in tre passi per risolvere qualsiasi messaggio crittato a prescindere dal fatto che si conosca il metodo con cui è stato fatto, che è chiamato dal suo autore "Principles of Cryptodiagnosis". Se siete dentro Settimana Enigmistica e Sudoku, è il libro per voi.

Coffee break
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Ops, I did it again
I processori dei computer sono avanzati al punto da non essere più affidabili: sono diventati "mercuriali", come dice Google, e potrebbero non eseguire i loro calcoli in modo prevedibile. La prova viene dal cloud (opens new window).

SPQR!
Il modello di rete geospaziale per il mondo degli Antichi Romani fatto da Stanford (opens new window)


iPhone 2G, 14 anni dopo
iPhone 2G, 14 anni dopo ~ Foto © Antonio Dini

L'ultima bustina (di Minerva)

La plastica in video
La leggenda narra che, quando i televisori digitali Full HD si diffusero, e con essi la produzione di video HD e UHD, la gran parte delle performer dell'industria del porno occidentale corse a farsi fare (o rifare meglio) alcuni interventi di chirurgia estetica, perché adesso all'improvviso si potevano vedere dettagli della pelle e del corpo prima praticamente invisibili causa scarsa risoluzione del video. A quanto pare la pandemia e l'abuso di Zoom ha fatto partire un bisogno simile: sempre più persone stanno facendo ricorso alla chirurgia estetica (opens new window) per comunicare un'immagine video migliore di se stesse. Ma non solo agli altri: anche a se stesse. La molla infatti è stata un'altra: non il narcisismo, bensì una profonda insicurezza derivante dalla scoperta di partecipare alla vita. Non solo vedere ma anche essere visti e quindi vedersi. Tantissime persone per la prima volta cioè si sono viste e si sono chieste: "Ma io sembro veramente così?" Perché non gli piaceva quello che stavano vedendo.




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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