[Mostly Weekly ~06]
Inbox decluttering. Voulez vous collaborer avec nous? Corsivo. Un drago per amico
La newsletter omonima a margine del canale Telegram (opens new window)
(esce quando è pronta)
A cura di Antonio Dini
Numero 6 ~ 14 aprile 2019
You never change things by fighting the existing reality. To change something, build a new model that makes the existing model obsolete
– Buckminster Fuller
(Credo che questa diventerà la mia massima preferita, almeno per un po'.)
In questo numero:
- Inbox decluttering
- Voulez vous collaborer avec nous?
- Corsivo
- Un drago per amico
- Tsundoku
INBOX (E SPAMBOX) DECLUTTERING
Come molti ho una inbox saturata di email (apprezzerete anche l'ironia del fatto che ve lo scrivo in una newsletter...) e questo è un problema. Per me la posta elettronica, nonostante tutti i tentativi per creare altri sistemi di organizzazione più generali delle informazioni sul mio computer/tablet/telefono (vedi anche più sotto: Voulez vous), è sempre centrale, e riuscire ad alleggerire il flusso quotidiano vuol dire ridurre l'overhead neccessario per abbassare il rumore e aumentare la rilevanza del segnale. Perché di posta ne ricevo tanta, la guardo tutta e moltissime email sono totalmente inutili, oltre a quelle di spam.
Ho provato varie strategie (filtri e regole del client di posta elettronica, soluzioni solo locali, soluzioni solo cloud, search indiscriminato, con tag, senza tag etc) ma non funziona, almeno per me. Alla fine torno sempre alla mail. E la posta è sempre tantissima, senza contare che devo andare anche a ravanare nella casella dello spam perché, in quanto giornalista, ricevo email rilevanti che provengono da liste di distribuzione e che contengono quello che i filtri automatici antispam interpretano come pubblicità indesiderata e che invece sono i comunicati dei prodotti o dei servizi che potrebbe interessarmi sapere che esistono. Ironicamente, anche molto di quello che riguarda la security o il marketing finisce sempre dritto dritto nella cartella dello spam.
Un giorno ai primi di gennaio mi sono detto: e se provassi ad applicare la GDPR? Nel senso: se anziché cercare attraverso tonnellate di email inutili nello spam e nella inbox mi mettessi d'impegno e, quando disponibile, cliccassi su "Unsubscribe" e dicessi che non voglio più mail da loro? In teoria, fatto il primo giro di cancellazioni i benefici dovrebbero essere quelli di una diminuzione delle email inutili o di spam. Così, negli ultimi tre mesi l'ho fatto quasi tutti i giorni, un pezzettino alla volta, sistematicamente, da bravo ossessivo/compulsivo.
Purtroppo non ho stabilito delle metriche né mi sono messo a contare: è il motivo per cui questa non è una storia di quelle fighe in cui si scopre che la posta non desiderata è diminuta di X% e che il totale della posta da vedere è calata dell'Y%, (magari pure con qualche grafico) e che il tempo che avrò risparmiato, quando un giorno spero lontano mi porteranno in corteo al forno crematorio, l'avrei potuto impiegare -non so– per arrivare a piedi fino a Berlino e tornare (ma solo se avessi camminato di buon passo).
Purtuttavia mi sono spannometricamente reso conto che la mole di posta elettronica nella mia casella di spam è calata in maniera decisamente spettacolare (da "tanta tanta" a "molto molto meno", per chi fosse interessato ai dettagli), e che il flusso di posta quotidiana nella inbox (per la quale seguo la ferrea regola di "inbox zero", nessun messaggio non letto a fine giornata) è diminuito altresì in maniera sensibile. In particolare, beneficio aggiuntivo e non previsto, nello spam adesso ci sono solo mail evidentemente di spam, cioè quelle senza alcun tipo di "unsubscribe" (e inenarrabili per narrazioni e contenuti), cosicché quello che ci finisce per caso adesso spicca di più e faccio prima a recuperarlo.
Un'altra cosa imparata è che alcuni "unsubscribe" sono fatti bene (ti portano a una pagina web che ti dice "ciao"), altri sono faticosi (ti portano a una pagina web in cui devi confermare: "se vuoi proprio dirci ciao pigia qui"), altri furbacchioni (ti portano a una pagina web che ti dice "ciao" e poi "pigia qui se ti sei cancellato per errore"), e altri ancora scorretti (ti portano a una pagina web che ti dice: "ma qual è la mail che volevi cancellare?" e poi spesso: "ok ti abbiamo cancellato, ma per una settimana continuerà probabilmente ad arrivare roba"). Insomma, si imparano cose sulle persone anche a cancellarsi dallo spam e dalle mail non desiderate.
Adesso la mia nuova missione ossessiva/compulsiva è eliminare i doppi invii: tutti quelli che mi mandano la stessa mail più volte o a più di un indirizzo gli rispondo: "Me l'hai mandata due volte, togli il secondo indirizzo/non lo fare più, grazie". Non ci crederete, ma anche qui un altro bel calo di posta inutile. Forse per questa estate ce la faccio a scendere sotto le mille email al giorno. Speriamo.
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VOULEZ VOUS COLLABORER AVEC NOUS?
La tecnologia informatica e le reti hanno rivoluzionato il modo con il quale lavoriamo. Sono decenni che questo è successo, per gradi progressivi, ma adesso siamo arrivati a un punto di svolta. Adesso cambiano i paradigmi. O perlomeno questo è quello che tutti ci stiamo dicendo. Siamo arrivati a digitalizzazione, trasformazione digitale, industria 4.0 e a tutte le altre parole chiave che cercano non tanto di descrivere o di anticipare, quanto di incanalare il cambiamento.
Dropbox - avete presente, l'app e il servizio cloud per tenere una porzione del vostro disco rigido sincronizzata con il cloud e con i vostri altri apparecchi? - ha idee un po' markettare ma interessanti al riguardo: nel blog aziendale spiega che (opens new window) l'eccessiva velocità sta comprimendo troppo la voglia e capacità di lavorare delle persone. Il discorso è abbastanza sottile, nelle intenzione di Dropbox, perché torna alla collaborazione (tramite le sue tecnologie) come modo per inventarsi nuovi flussi di lavoro.
A mio modestissimo avviso - dato che poi non lavoro in nessuna azienda - il tema vero sono i "template del futuro", i flussi di lavoro, che dovremmo ripensare integralmente. Partendo dal principio. Banalizzando: non dovremmo più ragionare come se le informazioni debbano avere per forza la forma che la carta ha storicamente assegnato loro. E quindi, quando lavoriamo con le informazioni digitalizzate, il pensiero dovrebbe essere diverso e più libero. La struttura dei dati digitali è differente da quella dei dati amministrati attraverso supporti fisici cartacei. Basta moduli. Basta schemi. Ripensiamo tutto. Collaboriamo ma prima ripensiamo i fondamentali.
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CORSIVO
A lezione una delle mie studentesse è diventata "iPad only": prende appunti sull'iPad Pro 10.5 con la Apple Pencil usando GoodNotes (opens new window), organizza il materiale con link, foto prese dei lucidi che proietto sullo schermo, ha il riconoscimento della grafia per poter ritrovare i pezzi delle lezioni. E con Keynote si è fatta una serie di template per poter dividere e accedere più facilmente alle varie parti delle lezioni. È anche molto ordinata di suo: ma ero precisino pure io negli appunti delle lezioni e negli schemi che facevo dei libri da studiare. Se tornassi indietro (di un numero di anni che non voglio contare) mi piace pensare che sarebbe anche il mio modo di prendere appunti, anche se preferirei usare Notability (opens new window).
Collegato a questo c'è il tema della scrittura a mano. A seconda della vostra età e tralasciando chi ha la passione per la calligrafia e chi invece ha una cacografia (ehm, si dice così: κακός γράφειν, cioè "scrivere brutto"), potete appartenere a una generazione che ha sempre scritto a mano, che ha scritto a mano sino a un certo punto (molto ravvicinato) e poi è arrivato il computer, e a una generazione che ha scritto prevalentemente con il computer, telefonino e via dicendo. Questa di solito è la ragione che viene indicata per spiegare come mai chi si trovi a scrivere a mano adesso spesso ha una grafia illeggibile, soprattutto il corsivo, e tenda a scrivere in stampatello.
Invece questo articolo (opens new window) Josh Giesbrecht per l'Atlantic (ma si legge molto meglio su Pocket (opens new window)) presenta una tesi interessante (opens new window): non è il computer bensì la penna biro l'oggetto per la scrittura che messo in crisi il corsivo. Perché sino a che si utilizzava la delicata, leggera e fluida penna stilografica (o il pennino) il corsivo si faceva bene e le lettere si legavano bene. Con la penna biro bisogna invece fare più forza, la posizione della mano è meno inclinata e i "legati" del corsivo hanno tutti lo stesso spessore. Insomma, una faticaccia dai risultati discutibili. Come dicevo, una tesi molto interessante.
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UN DRAGO PER AMICO
Oggi, cioè domenica, ricomincia Game of Thrones. La serie televisiva delle meraviglie è al centro delle attenzioni di praticamente tutta la rete. Gli articoli si sprecano. L'Atlantic fa un riassunto spoileroso (opens new window) delle precedenti 67 puntate e 7 stagioni, mentre ribadisce che probabilmente la saga cartacea non (opens new window) vedrà mai (opens new window) un compimento (ma in tv siamo già andati oltre (opens new window)). Ho la sensazione che questa mezza dozzina di episodi che mancano alla fine (sarà un'ultima stagione parecchio breve) potrebbero non essere all'altezza. Ma magari mi sbaglio. Tuttavia, dalla stagione numero sei, quando non è rimasto più materiale originale di George R. R. Martin, gli showrunner David Benioff e D.B. Weiss ci si sono messi d'impegno per inventarsi una strada e un epilogo. Ma ma finora non è stata la stessa cosa. È mancata logica e coerenza, è mancata profondità. Speriamo si redimano alla fine.
TSUNDOKU
Quando si comprano libri e non si leggono ma si accumulano e basta, c'è una parola (giapponese) per dirlo
- I due disertori, Tex Willer #5 (opens new window): è la serie dedicata al ranger texano da giovane, quando era ancora fuorilegge, scritta magnificamente dal curatore della collana Mauro Boselli. È iniziata da poco e per me è già diventata un appuntamento imperdibile. Oltretutto gli albi seguono una lunga continuity con storie di due-tre puntate comunque legate tutte fra loro. Il fatto che siano più brevi degli albi Bonelli tradizionali è un plus.
- Track Changes (opens new window) di Matthew G. Kirschenbaum è uno dei miei saggi preferiti di sempre. È un libro sulla scrittura professionale, autoriale, e il suo rapporto con le tecnologie in mano agli autori. Dalla penna d'oca alla videoscrittura, il cambiamento di modalità di chi scrive banalmente perché si può rivedere e correggere in molti e più efficaci modi. Bonus: un sacco di piccole curiosità sugli scrittori e i loro strumenti. Occhio, però: è saggistica vera, scritta da un ricercatore e non da un giornalista.
- Donne che corrono con i lupi (opens new window) di Clarissa Pinkola Estés. Un libro femminile, che liricamente (forse un po' troppo) costruisce una estetica e fenomenologia della "donna selvaggia", energia psichica e pensiero liberatorio per le molte donne, che ha già percorso in filigrana buona parte della nostra storia. Come ha detto una mia amica: è un libro femminile ma è cosa buona se lo leggono anche i maschi.
- The Best Jam I've Ever Witnessed (opens new window) (prima di 6 parti) è una serie di video registrati e messi su YouTube da Akira Satoyoshi dopo il TE Guitar Retreat Australia del 2018. Praticamente è una jam non prevista tra i quattro istruttori del corso, Tommy Emmanuel (opens new window) (che è uno non solo bravo bravo ma anche abbastanza famoso), Richard Smith (opens new window) (il più bravo dopo Emmanuel, secondo me), Michael Fix (opens new window) (ottimo fingerpicker) e Stuie French (opens new window) (prigioniero d'amore in Australia). Se vi piace il jazz/blues acustico, vi divertirete. Il fatto che sia una jam ruspante e un po' parlata la rende per me ancor più genuina.
*I link non hanno alcuna affiliazione, puntano solo all'oggetto culturale citato.*
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