[Mostly Weekly ~05]

La newsletter omonima a margine del canale Telegram (esce quando è pronta)


La newsletter omonima a margine del canale Telegram (opens new window)
(esce quando è pronta)


A cura di Antonio Dini
Numero 5 ~ 7 aprile 2019

LEARNING BY DOING
Quando fai una newsletter, sto scoprendo, si presentano numerosi problemi pratici che non ti immagineresti. Ascolto meglio che posso voi lettori quando mi date indicazioni o suggerimenti (sulla composizione, sulla cadenza, sulla struttura dei contenuti) ma ci sono anche molte altre questioni che diventano interessanti.

Ad esempio: la struttura della newsletter e la formattazione del testo. Oppure: quando farla uscire? In che giorno della settimana e a che ora? Per quest'ultimo punto, il fine settimana (indicativamente la domenica, ma sul presto) è la cosa migliore sia per me (ho tempo di finalizzare le cose che ho raccolto durante la settimana) che per voi (più comoda da leggere durante la giornata in cui non si lavora). Però chissà. Magari la mattina di lunedì assieme al caffè? Nah. Resto alla domenica, anche se adesso arriva la bella stagione.

È anche aggiustando questi mille piccoli dettagli che da questo numero ho deciso di cambiare la testata della newsletter e "promuovere" Weekly a parte del nome (la parte tra le parentesi quadre nell'oggetto della mail). La newsletter adesso si chiama ufficialmente [Mostly Weekly], senza virgola ma con il numero progressivo. Mi perdonerete la discontinuità rispetto ai numeri precedenti, vero?

In questo numero:

  • Learning by doing
  • La rimonta di Microsoft
  • South Jammin'
  • Texas Rangers
  • Acoustasonic
  • Los Olivos
  • Tsundoku

Cannibal
Cannibal ~ Foto © Antonio Dini

LA RIMONTA DI MICROSOFT
Se c'è una cosa bella nel mondo della tecnologia, è che non bisogna mai dare niente per scontato. Ovverosia, detto in un altro modo, non bisogna mai darsi per vinti. Metti Microsoft, per esempio. Sembrava un'azienda decotta, portata sull'orlo dell'irrilevanza. E poi cambia Ceo e con Satya Nadella diventa tutta un'altra Microsoft: il centro non è più Windows, il cloud diventa la cosa importante, i computer che producono (i Surface) sempre più fighi, i servizi crescono fino a che Microsoft non diventa di nuovo rilevante anche per la frontiera, cioè per gli sviluppatori (e c'entra anche Linux made in Redmond (opens new window), ovviamente).

La ciliegina sulla torta è la notizia che TypeScript (opens new window), il linguaggio di programmazione creato da Microsoft che è sostanzialmente un miglioramento (opens new window) di JavaScript (anzi, un suo superset), compatibile ma capace di gestire con semplicità una serie di impieghi molto complessi per i quali JS non era stato pensato, sta scalando la classifica dei linguaggi più usati (opens new window) e adesso è arrivato alla posizione 12 (opens new window) (dalla 16 dove era pochi mesi fa), immediatamente dietro a Swift di Apple, che invece è la cosa che mezzo pianeta adopera per scrivere le app iOS. Not bad: bella rimonta.

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SOUTH JAMMIN'
Patrice Pike è texana. Il suo lavoro come musicista (compositrice, cantante, strumentista) a me piace molto: è considerata una delle più interessanti protagoniste della scena delle jam band di Austin e del Texas in generale. Fa quel che chiamano "indie rock" (qualsiasi cosa voglia dire), ha suonato più volte al SXSW, South by Southwest (che adesso è diventato un evento conosciuto e orientato a startup, ambiente, economia, ma a suo tempo è stato decisamente alternativo e innovativo) e ha una produzione di dischi interessante, anche se è totalmente assente da Musica di Apple (però sta su Spotify). Qui potete farvi un'idea (opens new window) di cosa suona.

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TEXAS RANGERS
Il Texas sta tornando un posto interessante, negli Stati Uniti e non solo. Segnalo anche che su Netflix c'è "The Highwaymen (opens new window)", che racconta la fine di Bonnie e Clyde dal punto di vista dei due Texas ranger che li hanno uccisi. Se ne sta parlando abbastanza e secondo me è un bel film da vedere (senza bambini: sparano come trottole) nonostante ci sia Kevin Costner. Ah, religiosamente in lingua originale, che il doppiaggio questa volta è davvero atroce.

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ACOUSTASONIC
Premetto che non so suonare la chitarra. Ma sono quasi cinquant'anni che la ascolto - tendenzialmente a occhi chiusi, talvolta imbracciando una scopa davanti allo specchio, insomma le solite cose - quindi lasciatemi indulgere in questa storia. Ho da poco finito di leggere The Birth of Loud (opens new window) (la storia di Leo Fender e di Les Paul nel mentre che inventano la chitarra elettrica) e lo consiglio. Un nome storico della Fender è la Telecaster, tosta ed essenziale. All'ultimo Namm Show, la conferenza sugli strumenti musicali che si tiene a gennaio al convention center di Anaheim a Los Angeles, Fender ha presentato una nuova chitarra, la Telecaster Acoustasonic (opens new window). È una chitarra strana perché è in parte acustica (è cava e "risuona") ma ha anche tre sensori elettrici attivi (che peraltro vanno a batteria e quindi ogni tanto devono essere ricaricati) che permettono di ottenere vari suoni diversi. Il selettore ha cinque posizioni e ognuna ha due opposti (A/B) mixabili tramite una manopola -l'altra è per il volume. Risultato (opens new window): ti porti una piccola orchestra in tasca. Puoi alternare varie tipologie di chitarre acustiche oppure due elettriche diverse (una tele "pulita" o una con un suono più saturo). Se vi siete persi, qui c'è una demo (opens new window).

Si trovano parecchie recensioni che sono in realtà (opens new window) dei primi contatti (opens new window) ma poco (opens new window)pochissimo (opens new window) "suonato (opens new window)" di un certo livello (e invece (opens new window)). Nonostante sia raccontata come una (costosa: tra 1500 e 2000 euro) chitarra per professionisti (opens new window), che vogliono uno strumento duttile e capace di impieghi diversi sia sul palco che in studio, ancora si deve capire se andrà oppure no. Il mercato di questo tipo di prodotti, a quanto sto capendo, è abbastanza lento: ci vorrà un bel po' per capire se è andata o no. Però io intanto ve l'ho detto.

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LOS OLIVOS
Se poi non avete a disposizione Netflix o Prime, potete sempre deliziare il vostro palato di musicofili amanti della chitarra guardando questo documentario del 1967 - spettacolare - su Andres Segovia, che si trova liberamente su YouTube (opens new window) (chissà quanto liberamente poi). Non conoscevo la storia di Segovia e chi meglio di Wikipedia (opens new window) per darsi una bella rinfrescata? (Se poi vi innamorate della sua villa, Los Olivos -e io da toscano amante degli ulivi, mi sono innamorato- qui viene raccontata un po' della sua storia (opens new window)).


Colleghi della stampa
Colleghi della stampa ~ Foto © Antonio Dini




I link non hanno alcuna affiliazione, puntano orgogliosamente solo all'oggetto culturale citato. Un giorno riuscirò a renderli non tracciati.



“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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