Addio a Giampaolo Pansa
È scomparso a 84 anni il giornalista e scrittore piemontese che ha raccontato la storia d'Italia dalla Resistenza a oggi
(Pubblicato il 13 gennaio 2020)
Scomodo, al di là degli schieramenti, sempre capace di segnare le stagioni in cui ha vissuto. A 84 anni è scomparso a Roma "uno dei maggiori cronisti d'Italia", come scrive Repubblica (opens new window), del quale è stato vicedirettore prima di diventare condirettore de l'Espresso. Ma la storia di Giampaolo Pansa studente, giornalista e scrittore è molto più lunga e legata assieme dalla storia del nostro dopoguerra.
Nato a Casale Monferrato il primo di ottobre 1935, Pansa ha studiato a Torino Scienze Politiche, con una tesi sulla Guerra partigiana tra Genova e il Po (relatore Guido Quazza) che gli fece vincere il premio Einaudi e la pubblicazione del suo lavoro presso Laterza nel 1967. Fu anche allievo di Alessandro Garante Garrone, professore di Storia moderna e contemporanea a Torino.
La carriera di Pansa nei quotidiani inizia con La Stampa di Giulio De Benedetti nel 1964, per la quale (opens new window) scrisse celebri pezzi tra cui il reportage del Vajont: "«Vi scrivo da un paese che non c'è più…» Cominciava così il suo pezzo, un monumento e insieme il programma di una vita: andare, vedere, ascoltare, raccontare". Ma poi ci fu Il Giorno di Italo Pietra, di nuovo La Stampa (questa volta diretta da Alberto Ronchey), Il Messaggero di Alessandro Perrone, il Corriere della Sera (opens new window) di Piero Ottone (quando fece scoprire lo scandalo Lockheed) e infine La Repubblica, giornale con il quale ha collaborato assieme a Panorama e poi l'Espresso, di cui è stato condirettore.
Riprendendo il suo grande interesse giovanile per gli anni della Resistenza, oggetto della sua tesi di laurea, Giampaolo Pansa a partire dal 2001 comincia a scrivere libri dedicati a questo argomento: da Le notti dei fuochi (opens new window) a I figli dell'Aquila (opens new window), fino al ciclo dei vinti, cioè le storie scritte con uno stile che è stato un misto fra romanzo storico, feuilleton e pamphlet, delle violenze compiute dai partigiani sui fascisti durante e dopo la seconda guerra mondiale: Il sangue dei vinti (opens new window), Sconosciuto 1945 (opens new window), La grande bugia (opens new window), Il sangue dei vinti (opens new window), I gendarmi della memoria (opens new window) e I vinti non dimenticano (opens new window).
Proprio con questi ultimi libri Pansa ha creato molte polemiche: accusato di revisionismo e di aver infangato la Resistenza, è stato criticato a lungo, sino a quando tutti i principali storici e opinionisti hanno riconosciuto l'onestà intellettuale del suo lavoro. Per molti, rimane uno dei principali testimoni della storia e della cronaca italiana.