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Il Dragone Rosso - Parte Prima

Il posto della Cina in cui il mondo viaggia al contrario. Una remota provincia dove Pechino vuole costruire i propri computer (LongMeng) e i propri processori (Godson)


C'è un posto, in Estremo Oriente, in cui il mondo va al contrario. È quasi alla foce del Chang Jiang, il "fiume lungo", che poderoso alimenta con 32mila metri d'acqua al secondo i 400 milioni di cinesi che vivono lungo i 6.380 chilometri delle sue sponde, dal Tibet sino al Mare Orientale. Il posto dove il mondo è sottosopra è in una delle più ricche tra le province cinesi: Jiangsu, a nord di Shanghai. Là, nella regione di Changsu, una terra piatta e boscosa che nei millenni è diventata talmente efficiente e produttiva da meritare l'appellativo di "posto dove si miete tutto l'anno", il gruppo Menglan ha costruito una fabbrica per la produzione di personal computer nuovi di zecca.

L'anomalia, che ribalta tutte le certezze consolidate sino ad oggi, sta nel fatto che il processore di questi Pc, cioè il cuore pulsante del computer, non è marchiato Intel o Amd. Si tratta invece di un Godson II, il "processore del dragone", carta d'identità totalmente cinese, ed è l'anima di LongMeng, personal computer con grandi ambizioni e piccole dimensioni: pesa infatti meno di mezzo chilo, ha un bassissimo consumo elettrico, componentistica economica ma solida. È adatto a operare in regioni in cui l'alimentazione elettrica è ondivaga, irregolare, e in cui i pezzi di ricambio scarseggiano. Soprattutto, LongMeng costa meno di cento euro ed è entrato in produzione questa settimana.

Il computer cinese, con il suo processore equivalente ad un Pentium III, è totalmente frutto della tecnologia locale e non usa Windows: si basa invece su Linux, il sistema operativo disponibile gratuitamente in rete.

LongMeng è il computer economico con il quale il governo cinese intende colmare il digital divide in casa propria

Ma non è solo per questo che a Changsu il mondo viaggia al contrario. Il fatto è che LongMeng è un computer che non vedremo mai in Occidente. Perché non si tratta dello strumento definitivo per sommergere i mercati del Primo mondo: niente navi stracariche di apparecchi a bassissimo costo pronte a lasciare la rada di Shanghai con rotta per Rotterdam o Genova. Il suo obiettivo invece è un altro, molto sottovalutato dal pubblico occidentale ma drammaticamente chiaro per i giganti statunitensi ed europei dell'informatica. LongMeng è il computer economico con il quale il governo cinese intende colmare il digital divide in casa propria. Intende colmare, cioè, il divario digitale che impedisce alla popolazione cinese di imparare a sfruttare l'informatica e collegarsi alla rete, come fanno buona parte degli abitanti dei paesi ricchi del mondo. Incidentalmente, però, questa mossa vuol dire ammazzare senza possibilità d'appello un'opportunità di vendita enorme che da anni viene pregustata nei consigli di amministrazione dei grandi del settore. Insomma, una pessima notizia per chi pensava che una Cina più moderna e nel Wto avrebbe voluto dire se non altro vendere tanti Pc anche in Oriente.

Protetto da quella che è stato definito la "grande muraglia elettronica", cioè il firewall che blocca l'accesso a siti e contenuti politicamente scorretti secondo gli standard del partito comunista, il miliardo e trecento milioni di abitanti della Cina è invece pronto a fare il salto di qualità, ad iniziare la lunga marcia a tappe forzate verso l'informatizzazione. E se i duecento milioni di PC previsti per il 2007 anziché arrivare dall'esterno saranno prodotti nella ricca provincia del Jiangsu, tanto meglio, dicono a Pechino.

Spostiamoci proprio nella capitale, dove l'Accademia cinese delle scienze ha la sua sede principale. L'organo, sotto il diretto controllo del Consiglio di Stato, ha rappresentanze in tutto il continente e una fitta rete di società controllate che partecipano a joint venture con aziende locali private oppure, con un modello paragonabile a quello che ha visto nascere la Silicon Valley intorno all'Università di Stanford, ne è direttamente ispiratore. Dai suoi 84 istituti sono infatti nate 430 aziende in undici settori industriali diversi, otto delle quali quotate in Borsa.

Godson, il microprocessore: l'unica componente del Pc fino ad ora sotto il totale controllo di grandi aziende occidentali

Il progetto del microprocessore, l'unica componente del Pc fino ad ora sotto il totale controllo delle grandi aziende occidentali, è nato con la responsabilità di Weiwu Hu, docente all'università di Pechino, e di Zhang Fuxin, dell'Istituto per la tecnologia informatica, fondato nel 1956 dall'Accademia delle scienze e a sua volta casa madre di aziende private come Legend, più tardi diventata il colosso multinazionale Lenovo. «Non vogliamo competere con i grandi marchi internazionali come Apple e Lenovo - ha dichiarato nei giorni scorsi Zhang Fuxin - dal momento che operiamo in un segmento completamente diverso».

Il processore Godson, arrivato alla seconda generazione con potenza di calcolo a 64 bit e velocità di 500 Mhz (per il Godson III è previsto un obiettivo da 1 Ghz e multi-core, entro sei-otto mesi) è in realtà figlio di una tecnologia occidentale. L'architettura Risc creata da Mips Computer Systems, azienda californiana nata nel 1984, ha equipaggiato le workstation di Silicon Graphics che, nel 1992, acquisì la società. A metà degli anni Novanta, Sgi decise di passare ai processori Itanium di Intel, licenziando sul mercato alcuni brevetti Mips. L'Accademia delle arti è stata tra i clienti, ottenendo la licenza per produrre le evoluzioni dei processori statunitensi.

LongMeng, il computer cinese, deve la sua nascita anche al ruolo del gruppo Menglan, colosso del settore tessile che è stato scelto dal governo di Pechino soprattutto per la capillare rete di vendita nel Paese. L'obiettivo è di arrivare sino alle province più sperdute con un prodotto solido ed economico. La sfida informatica cinese è iniziata e il mondo, nell'Impero di Mezzo, adesso gira veramente al contrario.

(pubblicata venerdì 12 maggio 2006)