Chiude Tekserve, l’antenato degli Apple Store di tutto il mondo
A New York City era una istituzione da 30 anni. È stato sconfitto dagli store di Apple. All'asta in queste ore un patrimonio di Mac vecchi e nuovi
(pubblicato il 23 agosto 2016)
Un’asta che si tiene in queste ore a New York segnerà l’ultimo capitolo della saga trentennale di Tekserve. Alla fine di agosto scade il contratto del gigantesco fondo di due piani al 119 West 23rd Street di Manhattan, distretto del Flatiron (che è in effetti a un isolato e mezzo di distanza) dove ha trovato la sede definitiva (e ormai ultima) da 15 anni Tekserve, il negozio creato da Dick Demenus per riparare i primi Macintosh e poi per rivenderli. Una istituzione nella Grande Mela (anche se non sono molti i turisti che la conoscono) che adesso terminerà.
Il fatto è che per rinnovare il contratto il proprietario del fondo ha chiesto di triplicare l’affitto. E adesso a Manhattan, a una distanza percorribile a piedi dal negozio di Demenus, ci sono 14 Apple Store di Apple. È una storia nota, che anche da noi ha visto mettere in crisi la distribuzione e assistenza di terze parti dal desiderio di Apple di costruire una sua catena di negozi presenti in tutto il mondo.
I negozi sono l’arma che ha salvato Apple e ha reso possibile avere margini elevatissimi sui prodotti, ma non c’è stata nessuna misericordia o almeno attenzione per i negozi dei reseller e assistenza. Storia nota, come detto, a cui Apple non presta ufficialmente attenzione, anche se negli Usa l’atteggiamento è analogo a quello di molti altri settori: business is business, anche se negli anni Novanta furono i reseller quelli che tennero in piedi un’azienda in perenne bilico sull’orlo della bancarotta.
Adesso, proprio per evitare la bancarotta, Demenus mette in vendita tutto o quasi. Il suo punto vendita non è solo un negozio di novità ma anche un vero e proprio mini-museo sia di Mac di tutte le forme ed epoche che di accessori, apparecchi vari e anche di altre cose: soprattutto radio d’epoca, che il commerciante colleziona da tempo immemorabile in tutto il mondo e che costituiscono la sua altra vera grande passione.
Tekserve è stato uno dei più grandi negozi dedicati al mondo Apple di sempre: fino a duecento dipendenti con pranzo pagato dal datore di lavoro (una novità nel settore retail degli anni Novanta che anticipa di venti anni lo stile “free” del campus di Google, per dire) ed anche una vera istituzione newyorkese. Da Tekserve si poteva ottenere tantissima assistenza anche dopo che Steve Jobs volle creare i Genius Bar, e dentro questo negozio era possibile anche trovare quei pezzi di ricambio imprescindibili e necessari almeno sui vecchi Mac dove era ancora possibile cambiare qualcosa.
Anche cose “impossibili” come una tastiera italiana da applicare su un Wall Street americano appena comprato a costo ben inferiore di quello italiano, ricorda il vecchio cronista che verga queste righe sulla tastiera Apple per iPad Pro a cui l’azienda è riuscita a dare un layout italiano dopo più di un anno dalla messa in commercio della versione USA.
L’asta, organizzata da Roland Auctions, porterà via tutto in poche ore. Forse ci saranno cose da vedere e comprare anche per qualche giorno (giovedì?) di questa settimana, ma la maggior parte se ne sta andando via, incluso il Mac Museum, l’angolo con i vecchi Mac quotato a 24mila dollari e più. Magari qualcosa si potrà comprare anche online. Di sicuro, non verrà venduto il cartonato a grandezza naturale di Leia Organa, la principessa di Star Wars che da trent’anni sta dietro la scrivania di Demenus: “Mi ha guardato le spalle e protetto per tutta la mia carriera: lei non la lascio certo andare via”.
Farà poca strada: Demenus abita in un appartamento accanto al negozio e ha dichiarato di voler restare là anche dopo che saranno arrivati i nuovi affittuari: ci sarà forse una catena di abbigliamento o magari un negozio di articoli per la casa, o forse un ristorante. Chi può dirlo. Nella Grande Mela tutto si muove a forte velocità, niente rimane lo stetsso. La fine di Tekserve lo dimostra ancora una volta.
(pubblicato il 23 agosto 2016)