[Mostly Weekly ~267]

La soglia di Gibilterra e il resto del mondo digitale


A cura di Antonio Dini
Numero 267 ~ 14 aprile 2024

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Grazie per aver aperto questa pagina!

Ci siamo di nuovo, eccomi qua. Direttamente nelle vostre "inbox" con Mostly Weekly, una newsletter settimanale che esce quando è pronta, realizzata a mano, piena di refusi ma priva di algoritmi (almeno quello). Come noterete, lentamente l'AI sta percolando in molti dei ragionamenti e delle notizie che segnalo. Segno dei tempi, evidentemente. Ma ho in mente un paio di mosse per contrastare la deriva. Stay tuned.

Intanto, anche i designer celebrano una nuova era: il ritorno del metallo (opens new window).

E poi, ragazzi, c'è come sempre il solito appello "che-ce-l'hai-un-millino?"

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Intanto, buona lettura.


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If you believe that fighting for your freedom means denying someone else theirs, then you are not fighting for freedom. You are fighting for supremacy
– Karim Wafa Al-Hussaini



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Editoriale

Qui siamo su un dosso, l'acqua 'un può arrivare (opens new window)
Una cosa che sta succedendo in questi mesi è la trasformazione del modo con il quale cerchiamo la "conoscenza" in rete. Anzi, diciamo meglio: con cui cerchiamo "le cose", tutte le cose, in rete. Cose da sapere, cose da dire, cose da fare, cose da leggere o da guardare o da ascoltare. È un momento al quale dovremmo prestare attenzione perché i cambiamenti in corso sono strutturali ma rapidissimi. Da questa faglia tecnologica che all'improvviso si sposta e si rompe, derivano tutti quei commenti e libri che ci stanno bombardando l'anima in questo periodo, centrati sulla crisi del web, il bisogno di far ripartire la rete, la società che non funziona e le comunità che devono sopravvivere e via dicendo.

Troppa roba, ma c'è un motivo per cui piove anche su noi che siamo nel mezzo.

La domanda è semplice: sta veramente cambiando tutto così rapidamente? La risposta ancora di più: sì. In termini geologici l'arrivo dell'intelligenza artificiale da una parte e delle nuove normative europee (DMA e DSA) dall'altra è paragonabile alla frattura di quello che è diventato poi lo stretto di Gibilterra. Prima era una lingua di terra continua che separava l'Oceano Atlantico dalla depressione lussureggiante di quello che oggi è il Mar Mediterraneo. Poi si è aperta una breccia, una cascata d'acqua si è fatta strada e il Mediterraneo si è allagato (opens new window), ridiventando un mare vero e proprio. Tutto in pochissimo tempo, dal punto di vista geologico: un paio di anni al massimo (opens new window).

Succede la stessa cosa nel nostro rapporto con la rete: prima non c'era la discontinuità causata dalle normative che adesso invece stanno comprimendo la capacità di funzionamento dei motori di ricerca (macchine per la distribuzione della conoscenza e dei profitti pubblicitari) per proteggere la privacy delle persone. E non c'era l'alternativa dei chatbot come ChatGPT, che danno una parvenza di risposta sensata (ma in realtà spesso completamente fuori di testa (opens new window)) a molte delle nostre domande. E fosse solo quello il problema: usare le AI come motore di ricerca vuol dire cambiare completamente l'ecosistema di come le persone si informano (opens new window). Non abbiamo ancora finito di far fuori giornali e libri che già stiamo decpaitando siti web e buona parte dei social (ai quali peraltro una potatura secondo molti non fa che bene).

Tutto questo però ha l'effetto finale di far fuori il web "aperto" e buona parte dei social intesi come luoghi di confronto e scambio, che già avevano abbastanza problemi per i fatti loro. Perché, semplicemente, le AI non rispondono alle richieste come i motori di ricerca tradizionali (opens new window) (archivio (opens new window)), con una lista di siti più o meno adeguati, ma forniscono uno spiegone "fatto in proprio" (opens new window) di quel che vogliamo sapere (opens new window). E generano (opens new window) tonnellate di contenuti sempre più automatizzati.

Nel caso del Mediterraneo non tutto il male è venuto per nuocere: ci siamo giocati un territorio enorme (che i Nazisti avevano progettato di recuperare "chiudendo" lo stretto di Gibilterra per creare Atlantropa (opens new window)) ma in compenso i laghi salatissimi (opens new window) rimasti tra l'Europa e l'Africa sono stati riassorbiti e diluiti. Senza contare che la "soglia di Gibilterra (opens new window)" è lo scambiatore tra l'acqua salata del Mediterraneo e quella più dolce dell'Atlantico, funzionando a tutti gli effetti come pompa per le correnti marine dell'Atlantico.

La stessa cosa non sta succedendo adesso. Stiamo tritando un ordine che era più apparente che reale. Il passaggio successivo è completamente indefinito, ed è per questo che il momento è turbolento e molto, molto interessante. Ma non si capisce quale effetto benefico potrà avere.

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Il negozietto dei dischini
Il negozietto dei dischini ~ Foto © Antonio Dini

Importante

Take the "A" Train
Sarà un giapponese il primo astronauta non americano ad andare sulla Luna con una missione Artemis. È l'accordo stretto tra Usa e Giappone (opens new window): il Giappone progetterà, svilupperà e gestirà un rover pressurizzato per l'esplorazione della Luna con e senza equipaggio. La NASA provvederà al lancio per portare il rover sulla Luna e a due biglietti di andata e ritorno (opens new window) per due astronauti giapponesi con destinazione la superficie della Luna.

La ricchezza digitale delle nazioni
Cosa può fare un singolo cavo sottomarino che porta Internet agli arcipelaghi di isole delle Filippine? Aprire una nuova stagione di occupazione e ricchezza economica, secondo gli osservatori. La storia del Philippine Domestic Submarine Cable Network (PDSCN) (opens new window) e l'impatto che potrebbe avere sulla vita delle persone di quel Paese. A mio avviso manca completamente tutta la parte relativa alla formazione e alla scolarizzazione, ma questo è un mio pallino. In effetti, da qualche parte bisogna pur cominciare.

Rivoluzione culturale
Un altro innesto, questa vota su un territorio già predisposto, che anzi si stava sclerotizzando. Il Giappone ha una enorme tradizione nella produzione di semiconduttori, ma negli ultimi anni ha perso quota a tutto vantaggio di Usa e Taiwan. Adesso, la taiwanese Tsmc, che deve diversificare perché a rischio di invasione cinese (nel senso letterale e militare del termine) sta esportando le sue fabbriche. Un po' negli Usa, dove la Casa Bianca paga un botto di soldi (opens new window) (archivio (opens new window)) per aprirne altre in Arizona, e un po' in Giappone. Ecco, quindi, il racconto (opens new window) (archivio (opens new window)) di come Tsmc stia trasformando la cittadina agricola giapponese di Kikuyo in un nodo chiave della catena di fornitura di chip in Asia, con il sostegno di miliardi di dollari del governo giapponese.

Una razza, una fazza
In Africa, intanto, Prime Video ha fatto flop. Il servizio di streaming di Amazon non ha funzionato per niente. Come mai? (opens new window) Registi, critici e utenti attribuiscono la difficoltà della piattaforma in Africa a una scarsa esperienza d'uso, alla mancanza di contenuti locali e a una pubblicità mediocre. La cosa non è secondaria sia perché l'Africa è il continente più "giovane" del pianeta (l'età media del miliardo e mezzo di persone che la abita è poco più di venti anni), sia perché questo dimostra la scarsa flessibilità culturale dei nostri modelli. Vanno bene per noi (americani), quindi devono andare bene per tutti. Fosse così semplice.

La posterità
Parlando sempre di posti e tecnologia, per la prima volta nella storia una fondazione privata archivierà i documenti di un intero Paese, cioè Aruba, la piccola isola dei Caraibi. A farlo sarà Internet Archive (opens new window) (archivio (opens new window))(altro archivio (opens new window)), l'utopia del sapere conduviso con sede a San Francisco in una chiesa sconsacrata. Diventerà il custode ufficiale della storia di un'intera nazione e al tempo stesso dimostra che sta ampliando il suo ruolo, già di per sé notevole, nel preservare il mondo digitale per i posteri.


Italiana

Ha vinto Mao
La prende un po' larga (ed è un articolo del 2018) ma spiega in maniera chiara (opens new window) alcuni passaggi della storia cinese recente, per capire dove siamo arrivati con il loro piano per conquistare il mondo. In pratica, il comunismo capitalista ha vinto.

Dentro l'Arte
"La verità – dice (opens new window) – è che i restauratori, se li osservi da vicino, assomigliano di più a un medico specializzato, a contatto con i sintomi della malattia del tempo. Fanno una cosa delicata e pericolosissima che nessuno studioso può fare: guardano un’opera d’arte da vicino, la incidono e la aprono, studiandola dall’interno in tutte le sue parti e cercando di curarla. In pratica, sono i chirurghi della storia dell’arte".

‌La parola "patata" come insulto
C'è stato un tempo in cui il web era molto più ingenuo. Ancora oggi c'è chi cerca di tenere in piedi il proprio pezzetto di questo museo della contemporaneità. Quando si inciampa in un sito simile, dà la stessa sensazione di quando dopo parecchi anni si va a casa dei genitori di un vecchio amico e all'improvviso ci si ritrova nel passato, come se in quell'isola urbana il tempo non fosse mai passato. Quando Luca Sofri ripubblicava su Wittgenstein i suoi articoli (opens new window), come questo su Douglas Adams e Internet, lo stesso Adams era ancora vivo. È passato un quarto di secolo.


Multimedia

Evaporazioni
Avremo fatto bene a comprare le nostre caraffe filtranti per l'acqua del rubinetto o sono soldi buttati giù dallo scarico del lavandino? Geopop dice la sua (opens new window), anche se a me l'approccio non piace (E no, non smetto di usarla, la mia caraffa filtrante).

Impiattarla bene La cosa che erano riusciti a fare, e che in qualche modo cercano ancora di fare, era mettere in piedi uno spettacolo che intrattiene e solo accessoriamente parla di macchine fotografiche. Certo, occorre avere quel tipo di passione là per seguire i video, però DigitalRevTV (opens new window) prima e Kai (opens new window) e Lok (opens new window) da soli sempre questo fanno. E sono divertenti anche quando fanno video sponsorizzati, come questo (opens new window) per capire le differenze tra la Ricoh GR III Street e Urban. (Voglio dire: certe cose c'è chi le sa fare e chi no (opens new window)).

Volersi male
Per il solito kamasutra degli influencer, eccone uno (opens new window) che per tre settimane ha usato, anziché il suo computer, solo un Samsung Galaxy S24 Ultra connesso a monitor e tastiera e via dicendo. E ovviamente il Samsung DEX che vuol dire "Desktop EXperience". Un delirio (ma si vede che sponsorizzano bene).

Musica che non lo è più
Il mio vecchio iPod Shuffle del 2005 ormai non funziona più, dopo tre canzoni si inchioda. Quello di seconda generazione penso di averlo regalato mentre quello di terza non lo trovo più (ma giuro che era sul mio tavolo). Le mie vecchie playlist, che sono fondamentalmente inchiavardate nei miei neuroni, come i miei neuroni (e quelli di chiunque altro) si asciugano nelle sabbie del tempo e diventano polvere. Peccato, però è anche normnale. Ma c'è sempre altra roba, come YouTube ad esempio, dove ritrovo cose come Lucio Battisti alla tv spagnola (opens new window) che suona la chitarrina tre quarti pure scordata e dà una lezione a tutti su cosa ci vuole per far musica (mentre il teatro viene giù).



D3C

Mostly Sponsor: D3C ~ Piacere di fare la vostra consulenza (opens new window)


Tsundoku

Inventarsi una divinità
Nissim Amzallag è un biblista e un botanico, allo stesso tempo un'amante dello studio e della terra, con le sue cose semplici. Ha da poco scritto un nuovo libro, Les Graines de l’au-delà. Domestiquer les plantes au Proche-Orient (opens new window) pubblicato dalla ‌Fondation Maison des Sciences de l'Homme in cui argomenta una tesi (opens new window): migliaia di anni fa nel Proche-Orient (quello che noi chiamiamo invece Medio Oriente) la domesticazione delle piante come base dell'agricoltura ha portato alla nascita delle divinità religiose. Ci ha lavorato sia da un punto di vista botanico che archeologico. In passato Amzallag, nato in Marocco nel 1960 e, dopo aver vissuto in Francia, attualmente risiede in Israele, aveva pubblicato un altro libro, La Forge de Dieu (opens new window) nel quale sostiene che (opens new window) il giudaismo non ha inventato il dio della Bibbia, ma ha trasformato un culto segreto in una religione ufficiale.

La macchina della tristezza
Sad by design (opens new window) di Geert Lovink è uscito nel 2019 (e anche in Italia (opens new window)), prima della pandemia. E ha un vantaggio competitivo su molti altri libri che indagano la trasformazione sociale che stiamo vivendo ripercorrendo la stessa strada dopo il 2020: non ha il bias di un periodo di isolamento forzato che ha deformato l'uso dei social media. La tesi del libro? I social di rendono tristi e lo fanno di proposito. È il modo con il quale ci tengono agganciati e funzionano. Attenzione, tristezza, non depressione o istinto suicida o burnout. "Solo" semplice tristezza. Qui una spiegazione più articolata (opens new window).

Menti coscienti e menti pensanti "Questo libro non lo volevo scrivere – dice Francesco D'Isa –, il che immagino non sia la migliore delle pubblicità. Pensavo che l'argomento fosse troppo in movimento – e lo è – ma Luca Sossella ha insistito perché nascesse, anche solo come memoria storica di questa fase culturale e politica. Ho cercato di renderlo il più inattuale possibile, a dispetto del tema, in modo da permettergli un invecchiamento dignitoso. Se ho accettato la proposta però è anche perché leggo tante, troppe cose che trovo fuori fuoco su questi strumenti, soprattutto in relazione al fare creativo. Dunque eccolo, La rivoluzione algoritmica delle immagini (opens new window), dove parlo (spero in modo chiaro) di AI generative, arte, coscienza, AGI, autore e diritti, valore di testimonianza delle immagini, creatività e quelli che a mio parere sono i veri rischi di questi nuovi strumenti".


Coffee break

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Al-Khwarizmi

Specialità rana
Nella corsa per l'intelligenza artificiale, dove gli Stati Uniti sono evidentemente in vantaggio su tutto il resto del pianeta, c'è però una metrica (o, per rimanere nell'immagine della corsa, una specialità) in cui la Cina invece vince alla grande: il talento (opens new window) (archivio (opens new window))(altro archivio (opens new window)). Negli ultimi anni la Cina ha prodotto un numero enorme di ingegneri di AI di alto livello. Una nuova ricerca mostra che, secondo alcuni tipi di misura, ha già eclissato gli Usa. Intanto, negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita, hanno scelto un approccio "a forza bruta", cominciando a costruire un centro di calcolo via l'altro (opens new window) (archivio (opens new window)) con l'obiettivo di competere direttamente sulla potenza di calcolo. Da considerare che da quelle parti sono stati creati e addestrati da zero i primi modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM (opens new window)) come Falcon (opens new window), alternativi al duopolio Usa-Cina. Crearli da zero vuol dire creare una fonte di sapere e ricchezza, tanto che li usiamo anche noi (opens new window).

Libri a colori
Confesso che, dopo tanti anni che ho seguito il mercato dei lettori di ebook e della trasformazione de libro (e degli altri documenti) dalla carta al digitale puro, sono un po' stanco. Ho sempre la casa piena di libri e non valuto come ragionevole la possibilità di digitalizzarli e liberarmi delle versioni cartacee. Detto questo, Rakuten Kobo ha lanciato i suoi primi lettori eInk a colori: il Libra Colour e il Clara Colour (opens new window). Questo vuol dire che Amazon farà lo stesso con il Kindle entro un anno al massimo.

La palla quadrata
A quanto pare la Russia di Vladimir Putin sta cercando di accendere i motori di una produzione autarchica di contenuti culturali. I videogiochi fanno parte del pacchetto (opens new window), ovviamente. Il muro di Berlino è venuto giù con la musica rock e i blue jens, dopotutto.

L'impatto dell'AI
Mi sono occupato in passato del tema dell'intelligenza artificiale dal punto di vista dell'impatto ambientale. Cioè quanta energia serve per addestrare e quanta per usare i servizi dell'AI. E sappiamo già che consuma come una piccola nazione ma è solo l'inizio (opens new window). Una risposta potrebbe venire da alcune tecniche che sono più ecosostenibili. Praticamente, usare chip che fanno tutto internamente: in-memory computing (opens new window) (archivio (opens new window)), senza I/O o quasi.

Una volta qui era tutta posta
Gmail di Google ha compiuto venti anni (opens new window). Sembra ieri, signora mia. (E io adesso non mi ricordo più neanche quante volte ho già scritto questa cosa, negli ultimi giorni: magari anche già qui?).


Antichi cipigli
Antichi cipigli ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

L'etica delle mosche sul muro
Ricordo ancora una classe di miei studenti di giornalismo, ormai quasi venti anni fa, con la quale ci mettemmo a discutere di etica. E venne fuori il tema del giornalismo "sotto copertura". Quello in cui il cronista fa finta di essere qualcosa d'altro per scoprire cosa fanno i futuri personaggi dell'inchiesta. Con una buona dose di ingenuità idealista (dopotutto la lezione era in Cattolica) spiegai che secondo me era una pratica non eticamente valida. Invece, in tv erano i tempi del massimo successo di Report, gli inviati/travestiti di Milena Gabanelli imperversavano nell'immaginario (la casta!) e c'era in classe anche uno studente che aveva già fatto un master di giornalismo nel Regno Unito e che contestò il mio punto di vista in modo piuttosto duro. Fu una bella discussione, poi me la sono completamente dimenticata. Ma la questione dev'essere rimasta nella mia testa da qualche parte, nonostante non ci abbia più pensato per anni.

Infatti, il San Francisco Chronicle ha riaperto quella botola della mia memoria con questo articolo (opens new window) su una sua giornalista che per un mese, nel settembre del 1996, fece finta di essere una studentessa dell'ultimo anno di un liceo della Baia, la George Washington High School. La cronista, Shann Nix (che oggi ha mollato la professione e alleva pecore in Scozia, giuro) aveva 26 anni, si era appena sposata ma ne dimostrava decisamente meno. Era specializzata in scoop undercover, anzi, in quelle che gli statunitensi chiamano fly-on-the-wall story, le storie raccontate da qualcuno che è riuscito a intrufolarsi e ha ascoltato cose che vengono dette in privato, come una "mosca sul muro" della stanza. Ti infili in una riunione, fai finta di essere lì a lavorare anche tu e intanto ascolti tutto. Tuttavia, c'è una differenza fra ascoltare i politici corrotti che discutono di bustarelle e interagire all'interno di una comunità di persone che sta passando attraverso la fine dell'adolescenza facendo finta di essere una di loro.

Quello che ho trovato sul Chronicle è un bel racconto che affronta i due nodi che confliggevano di più all'epoca: da un lato raccontare "dal di dentro" una storia importante, cioè quel che succedeva nelle scuole di un sistema che stava entrando in crisi con una generazione in profonda difficoltà (siamo negli anni Novanta, parliamo del pieno della Gen X). Dall'altro, il tradimento della fiducia dei minori coinvolti, che erano "visti" da quella che ritenevano essere una loro pari nei momenti in cui pensavano di non essere visti. Nelle zone "sicure" della scuola e della vita. Oggi non sarebbe più possibile una cosa del genere. Non perché sia esplicitamente vietato, ma perché negli Usa sarebbe distrutto dai comitati etici chiunque ci provasse.

In realtà io non ho più una opinione forte se sia corretto o no, ma rimango comunque dell'idea che in generale mentire per ottenere delle informazioni da pubblicare abbia in sé qualcosa di sbagliato. Forse sono io, non lo so. Ma non credo lo farei.





“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




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