[Mostly Weekly ~266]

Stephen King ci salverà dalla AI, dai social e da Donald Trump?


A cura di Antonio Dini
Numero 266 ~ 4 aprile 2024

Archivio: antoniodini.com/archivio/

Per iscriversi: antoniodini.com/iscrizione/


Grazie per aver aperto questa pagina! Mostly Weekly è una newsletter settimanale che esce quando è pronta, realizzata a mano, piena di refusi ma priva di algoritmi (almeno quello!) e con piccole cose da leggere prima ancora di cominciare.

Ad esempio, le regole del Renju (opens new window), spiegate a chi non le conosce (opens new window).

Oppure, la storia delle tabelle (opens new window) (perché non è esistito solo Excel).

Ogni settimana Mostly Weekly raccoglie quella valangata di link e commenti (del sottoscritto) che da sola basterebbe a saturare la vita di una persona. Se questa saturazione soddisfa il vostro gusto, sappiate che mettere assieme il tutto comporta un certo sforzo da parte mia sia in termini di tempo che di energie. Uno sforzo al quale anche tu se vuoi puoi contribuire, facendo una generosa donazione qui su PayPal (opens new window) in modalità Amici (è una donazione, dopotutto, non una compravendita) oppure contattarmi per sponsorizzare uno o più numeri. Ci possono essere anche le sponsorizzazioni fatte da singoli più o meno anonimi (magari con dedica a una persona cara?), perché no. Proviamo!

Intanto, buona lettura.


Se ho visto più lontano, è stato stando sulle spalle dei giganti
– Motto di spirito reso popolare da Isaac Newton ma attribuito a Bernardo di Chartres.



~ ~ ~


Editoriale

Fidatevi dei vostri occhi
Si avvicinano le elezioni presidenziali americane. Questa rubrica "Letter From the Editor" di Chris Quinn (opens new window) del Cleveland Plain Dealer è meravigliosa e al tempo stesso completamente inutile (nel senso che allontanerà le parti, non le avvicinerà). Però è così che la stampa americana combatte le sue battaglie migliori. Con l'emozione.

La stella polare qui è la verità. Diciamo la verità, anche quando offende alcune delle persone che ci pagano per le notizie che pubblichiamo.

La verità è che Donald Trump ha minato la fiducia nelle nostre elezioni nel suo falso tentativo di mantenere la presidenza. Ha scatenato un'insurrezione volta a rovesciare il nostro governo e a mantenere se stesso al potere. Nessun presidente nella nostra storia ha fatto di peggio.

Questo non è soggettivo. Lo abbiamo visto tutti. Molti leader oggi cercano di convincere le masse che non abbiamo visto quello che abbiamo visto noi, ma i nostri occhi non ingannano. (Se i leader iniziassero oggi una campagna di anni per convincerci che il ponte di Baltimora non è crollato martedì mattina, ci credereste mai?) Fidatevi dei vostri occhi. Il 6 gennaio Trump ha lanciato la più grave minaccia al nostro sistema di governo dai tempi della Guerra Civile. Lo sapete. L'avete visto.

I fatti che riguardano Trump sono chiarissimi e, in quanto giornalisti, non possiamo fingere il contrario, per quanto ciò possa essere impopolare per una parte dei nostri lettori. I fatti non hanno due facce. Le persone che dicono che la terra è piatta non hanno spazio sulle nostre piattaforme. Se questo li offende, così sia.

~ ~ ~

Me time
Me time ~ Foto © Antonio Dini

Importante

Interviste storiche
Ho visto La zona d'interesse, il film che ha vinto due Oscar tratto dal romanzo di Martin Amis. È un film veramente molto duro, e la storia sembra troppo incredibile e lunare per essere vera: la vita nella casa del comandante del campo di concentramento di Auschwitz, Rudolf Höss. Beh, non solo è vera, ma questa è l'ultima intervista (opens new window) a una delle figlie del direttore, Brigitte, morta a 88 anni pochi mesi prima dell'uscita del film di Jonathan Glazer. Quella pubblicata con il film era la seconda intervista che Brigitte Höss ha rilasciato, consiglio di leggere soprattutto (la prima (opens new window)) perché è decisamente notevole.

Ci siete o ci fate?
Negli Usa la politica va avanti per i fatti suoi. A tratti sembra scollata dalla realtà. Idiolatriamo una serie di standard di quel Paese (la credibilità dell'informazione, ad esempio, come l'esempio che riporto in esergo a questo numero di Mostly Weekly) e poi li vediamo affogare dentro dibattiti assurdi e soprattutto asimmetrici. Le tesi di lunatici in malafede che mirano solo all'estremizzazione del proprio elettorato. Segno di quella che sarà la campagna elettorale per le presidenziali, temo, e l'incapacità di autoregolarsi dei media. Questa volta si parte con l'Hollywood Reporter (opens new window), che racconta come due conservatori del mondo tech (due venture capitalist brutti e cattivi, Marc Andreessen e Andrew Chen di a16z, con idee del mondo che spiegano perfettamente perché abbiamo i social media che abbiamo), sono partiti all'attacco per via dei minuti iniziali di una serie tv di cui ho parlato anche io, Il problema dei tre corpi (opens new window). Sono presi male perché, affermano, si tratta di una bordata contro la cancel culture e woke. Per i progressisti, invece, è un avvertimento su ciò che accade quando la scienza e la verità vengono attaccate. Ahimè, invece la scena è presente anche nel libro, che è stato scritto e venduto senza censure nell'attuale Cina comunista, perché serve alla costruzione psicologica di un personaggio centrale della storia, oltre ad essere una rappresentaazione precisa al millimetro di alcuni fatti storici avvenuti durante la rivoluzione culturale. Metterci la cancel culture e il woke dentro è come cercare di dare dei significati attuali alla congiura di Catilina. Sono entrambi fuori di melone, i venture capitalist di più però. Ma ne vedremo di peggio.

Il problema degli n-corpi spiegato bene
Lo show del Problema dei tre corpi sta andando alla grande, in qualche modo ha superato l'impatto di Shogun (ahimè). La BBC spiega qual è questo problema dal punto di vista matematico (opens new window), ed è un problema interessante perché ha a che fare con la definizione di caos dal punto di vista matematico, che non vuol dire "tutto a casaccio", cioè "casuale e quindi imprevedibile", ma indica invece una "dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali". Questo vuol dire, in soldoni, che il comportamento di due sistemi caotici altrimenti identici, che all'avvio hanno condizioni estremamente simili (ma non esattamente identiche), finirà per far divergere in maniera radicale l'uno dall'altro i due sistemi.

Gli influencer spiegati strani
Parlando di social media e intelligenza artificiale, che poi sono i temi di fondo di questo periodo storico almeno dal punto di vista di Mostly Weekly, c'è un articolo della Columbia Journalism Review (opens new window) che mi ha incuriosito. È sulla produzione di anticorpi ai social media e agli influencer da parte della società. È merito di Reddit, praticamente l'ultimo forum internet sopravvissuto (e quasi rovinato (opens new window) dalla sua avita proprietà). NYCinfluencersnark, con oltre novantacinquemila membri, è uno dei tanti subreddit "snark" (pagine non per i deboli di cuore), dove si seguono da vicino le attività online degli influencer. Esiste un subreddit "LAinfluencersnark", che si occupa degli influencer di Los Angeles; uno chiamato "Blogsnark", che copre il resto degli Stati Uniti; e persino alcune pagine snark dedicate interamente a un singolo influencer. Nella loro forma più elementare, i subreddit snark fungono da luogo di sfogo per le persone che si lamentano di quel che c'è di più irritante nell'industria degli influencer: l'incessante promozione di prodotti, i contenuti ostentati sullo stile di vita, l'iperfocalizzazione sulle apparenze. Non sono ben moderati e spesso sbagliano i dettagli. E possono essere crudeli: i post su queste pagine a volte si dedicano al body shaming e al bullismo. Ma questi subreddits di sghimbescio forniscono qualcosa di molto utile. In un momento in cui l'economia degli influencer è in piena espansione, questi subreddit snark sono spesso gli unici luoghi in cui si può osservare da vicino come opera il settore e le sue figure di maggior successo.

Holly si allena tirando i rigori
Questa settimana in Giappone ha visto la fine di un manga iniziato 43 anni fa: Capitan Tsubasa, da noi conosciuto come Holly e Benji (opens new window) e in Francia come Olive et Tom (opens new window). Con 90 milioni di copie vendute in 100 paesi il manga di Yoichi Takahashi aveva fatto il suo debutto nel 1981. La serie regolare era terminata nel 1988 dopo 37 volumi, ma c'erano state varie serie annuali irregolari, l'ultima delle quali è stata Captain Tsubasa: Rising Sun The Final. Takahashi, che ha 63 anni, ha deciso di mettere la parola fine alla serie e alle sue ramificazioni per dedicarsi finalmente ad altre storie sentendosi "più libero". Le ultime tavole disegnate saranno semplicemente degli storyboard a matita (opens new window). Da noi fece furore la serie a cartoni animati: sigla (opens new window).

Immagini e riflessi
La fotografia analogica sta tornando (opens new window). O forse sta morendo (opens new window). O forse boh, basta che sia in bianco e nero e anche il digitale va bene (opens new window). Anche perché con l'AI cambia tutto (opens new window) per la fotografia. Quindi è importante capire (opens new window). Interroghiamoci

Cose analogiche e cose digitali
E poi pensiamo anche a cosa si può fare con i mezzi che abbiamo a disposizione. Ad esempio: la stampa 3D. Chi usa le vecchissime Leica Barnard, quelle con l'innesto degli obiettivi a vite e non a baionetta, ha bisogno di una dima per tagliare la pellicola con una coda più lunga di quella che si trova oggi nei rullini 135 ma non troppo lunga. Ecco il progetto per la stampa 3D della dima (opens new window), che Leica aveva chiamato Ablon e che su eBay si trova sopra i 200 euro (opens new window) (per i curiosi, funziona così (opens new window)). Ancora, visto che fare le foto con le macchine a pellicola vuol dire sapere che pellicola abbiamo caricato, e spesso passano giorni o settimane e uno si può anche dimenticare, qui c'è uno che ha pensato a un'idea intelligente (opens new window): stampare in 3D i tappini per la slitta del flash con il valore degli ISO della pellicola caricata (funzionano su tutte le vecchie macchine fotografiche, non solo le Leica). Infine, se avete una Leica M2, potete farvi questo grip e mirino (opens new window).


Speciale "Carrie"

"Io non ho incubi. Io li faccio venire a voi"
Il primo romanzo scritto da Stephen King, Carrie (opens new window), compie 50 anni giusti giusti: è stato pubblicato il 5 aprile del 1974. Da allora l'autore del Maine, nato nel 1947, non si è più fermato e ne ha scritti una tonnellata, anche sotto pseudonimo perché una volta non si usava pubblicare troppa roba tutta assieme. Pensa te. Ha scritto più di 200 racconti e più di 70 romanzi, più o meno lunghi (il numero cambia a seconda di cosa si considera novella e cosa racconto lungo), per un totale di più di 400 milioni di copie vendute in tutto il mondo. È uno scrittore impossibile da incasellare: un genio della letteratura, con tutta probabilità, ma anche un clamoroso scrittore di genere, un autore come non se ne vedevano dai tempi dei feuilleton ottocenteschi, un manovale della pagina, un attento studioso dei trattati di psicologia per mettere sul tavolo gli orrori dell'inconscio collettivo, un archeologo delle storie, che "dissotterra", ripulisce e propone al grande pubblico.

In questo articolo per il New York Times (opens new window) (archivio (opens new window)) Margaret Atwood spiega perché secondo lei Carrie è questo gran romanzo. Qui invece (opens new window) (archivio (opens new window)) Gilbert Cruz, il direttore della sezione Book Review sempre del New York Times, mette insieme la storia di Stephen King e spiega di cosa parliamo quando parliamo del Re. Sull'Independent ci pensa Jessie Thompson (opens new window) (archivio (opens new window)) a dare una lettura di Carrie molto interessante e anche simpatetica (la giornalista è cresciuta a pane e King, praticamente). E infine, in questo classico articolo di "cosa ne pensano" (opens new window) (archivio (opens new window)), una serie di tizi e tizie famose (da Tom Hanks a Sissy Spacek passando per l'Arcivescovo di Canterbury) racconta perché Carrie e Stephen King hanno un posto speciale nel loro cuore. Ah, per la cronaca, ho letto un sacco di libri di King ma Carrie no; per questo ero tentato di metterlo nello Tsundoku di questa settimana, ma poi l'avrei caricato troppo e quindi eccolo qua, uno specialino per la ragazza speciale che tutti sognavano di non avere come compagna di scuola.


Italiana

Il campetto da basket
A Milano ci sono un sacco di persone filippine, come in molte altre città italiane. Sono circa 47mila. E molte di loro hanno la passione per il basket oltre che per passare il tempo libero all'aria aperta. Questo ha creato una vera e propria subcultura dei tornei nei campetti di basket a Milano. La racconta Ultimouomo (opens new window).

Galleggiare sulla superficie dei loro ricordi
Come si fa a leggere il premio Nobel Kazuo Ishiguro? Attenzione, è una domanda diversa da "perché leggere Kazuo Ishiguro" o "quale autore giapponese leggere, magari con un premio Nobel?". La risposta si trova in questo articolo-scheda del Libraio (opens new window).

PA e AI
Continuiamo a parlarne: l'intelligenza artificiale da tutte le parti. Ma fino a che punto è diffusa da noi? Apparentemente tantissimo: è entrata nella pubblica amministrazione (la "PA"), ed è considerata utile dal 77% dei dipendenti pubblici, mentre solo l’8% teme di perdere il lavoro.

Bla bla bla
Più si parla online più si diventa tossici, indipendentemente dal momento storico e dal social in cui avviene. Il che ha senso, dato che il linguaggio usato bene dopo una certa smette di informare e diventa latrato o litania. Una ricerca molto interessante, da leggere (opens new window).


Multimedia

L'altra metà della spiritualità
Francesca, l'insegnante di yoga di mia figlia, ci ha girato questo Gayatri Mantra (opens new window), una meditazione da trenta minuti. Per qualche strano motivo lo yoga è diventato prevalentemente il mondo segreto delle donne, dalle bambine piccole alle nonne. Singolare trasformazione di una pratica millenaria.

Meglio 28 o 40?
Qualche giorno fa parlando con il mio amico Leo, fotografo praticante, è venuta fuori la piccolissima e ultracompatta Aps-C dei record, la Ricoh GR III, che esiste in due varianti (focale fissa da 28 o 40mm). E lui mi diceva: Oggi ha senso prendere la 40mm (nonostante la storia di questa macchina sia stata fatta con le focali grandangolari). La recensione "di lungo periodo" fatta da Coco Tolentino (opens new window) sostanzialmente converge con questa idea. Su Reddit il tema è aperto (opens new window).

Strumenti anche musicali
La Boston Typewriter Orchestra (opens new window) è "un'impresa collettiva che si impegna nella manipolazione ritmica della macchina da scrivere combinata con elementi di performance, commedia e satira". Di recente hanno partecipato ai Tiny Desk Concerts di NPR (opens new window) con Selectric Funeral (opens new window), il loro primo pezzo con una macchina da scrivere elettrica.

Sonny Rollins, l'album intero Saxophone Colossus (opens new window) del 1957.




D3C

Mostly Sponsor: D3C ~ Piacere di fare la vostra consulenza (opens new window)


Tsundoku

Tu se vuoi chiamala gentrification
La Grande Parigi e l'enorme progetto di rinnovamento urbano, il cui completamento è previsto per il 2030, sta alimentando un cambiamento della popolazione (opens new window) (archivio (opens new window)) che non ha precedenti in Francia. C'è un libro che lo racconta bene: Les naufragés du Grand Paris Express (opens new window) scritto dalla giornalista Laura Wojcik e dalla geografa Anne Clerval. È il racconto di un progetto nato nei primi anni Duemila e che ha cambiato faccia più e più volte: quattro linee ferroviarie che disegnano una cintura attorno alla capitale francese, con 68 stazioni. La cura del ferro d'Oltralpe.

Sul piccolissimo schermo
La generazione di quelli a cui lo smartphone sta piallando il cervello è nei guai. Perché lo smartphone gli sta piallando il cervello. Almeno, così ce lo raccontiamo. Non so se è vero (ho figli che ancora non hanno lo smartphone) ma so che è un argomento che sta emergendo in maniera virale. Tanto che adesso fioccano i libri, come questo The Anxious Generation (opens new window) di Jonathan Haidt, recensito anche dal New York Times (opens new window) (archivio (opens new window)). Haidt è uno di quelli che si occupano di spiegarci come gestire il nostro cervello (e quello degli altri). E adesso, mentre lui spiega come fare a cambiare per il meglio il cervello dei nostri figli, molti si chiedono se non potrebbe avere davvero trovato la risposta. A me non interessano tnato le risposte quanto le domande, e mi pare interessante che adesso ci stiamo sistematicamente chiedendo: gli smartphone ci fanno male? Era l'ora.

Sul gesto artistico
Come nasce l'arte? Come si fa a trasformare un piccolo semino di idea, una briciola di intuizione, in un capolavoro o quantomeno in un vero e proprio "oggetto artistico"? Un giornalista in pensione, Adam Moss, ha deciso di scoprirlo. Dopo 40 anni passati al New York, una volta passata la mano, ha deciso di intervistare tutti gli artisti che aveva incontrato e vari altri per tirare fuori una specie di modello comune. Il libro sta uscendo, ha un titolo notevole in inglese, The Work of Art (opens new window), e promette molto. In questo articolo che Moss ha pubblicato anticipando tre interviste a tre artisti (opens new window) (archivio (opens new window)) ne potete avere un assaggio.

Sulla vita dopo la vita
Quando ero un bambino mi colpì tantissimo un libro che avevano comprato i miei genitori. Ero parecchio piccolo (alle elementari) e leggevo tutto quel che trovato in casa. I miei genitori avevano comprato il libro perché di gran moda o forse perché distribuito assieme a qualche settimanale (all'epoca usava). Non erano loro ad essere particolarmente necrofili, ma era il libro che stava provocando una grande sensazione ovunque a partire dal 1975, l'anno della sua pubblicazione negli Usa. Da noi si intitolava La vita oltre la vita (opens new window), l'aveva scritto Raymond A. Jr. Moody (che ha un'età ma è ancora tra noi (opens new window)) e raccoglieva i racconti di 50 persone che avevano vissuto esperienze intense e sconvolgenti nei momenti precedenti e successivi a un arresto cardiaco. Sebbene i resoconti variassero, Moody ha scoperto che spesso condividevano una o più caratteristiche o temi comuni. L'arco narrativo dei resoconti più dettagliati (l'uscita dal corpo e il viaggio attraverso un lungo tunnel, l'esperienza extracorporea, l'incontro con spiriti e con un essere di luce, l'intera vita che scorre davanti agli occhi e il ritorno al corpo da un limite esterno) è diventato così canonico che il critico d'arte Robert Hughes anni dopo l'ha definito "il kitsch universale dell'esperienza di pre-morte". Stava nascendo il campo della moderna "tanatologia", come ricordò il New York Times nel 1976 (opens new window) (archivio (opens new window)), quando ancora faceva giornalismo: "Gli studiosi della Bibbia sottolineano che in essa non si trova un progetto per l'aldilà. La convinzione ampiamente condivisa dell'immortalità dell'anima è un concetto proveniente dal pensiero ellenistico che si è gradualmente diffuso nella Chiesa senza trovare fondamento nel Nuovo Testamento". Alé. Oggi si torna a parlare dell'argomento grazie a questo articolo del Guardian (opens new window) che descrive gli studi tanatologici in corso.


Coffee break

Mostly Weekly è una newsletter libera e gratuita per tutti. Se volete supportare il tempo che passo a raccogliere e scrivere le notizie, potete fare una piccola donazione su PayPal (opens new window) in modalità amici e parenti (che detto così sembra quasi un "in alto le mani, questa è una rapina", però vabbè ci siamo capiti).


Al-Khwarizmi

Dentro l'AI
Come imparano le reti neurali? Una formula matematica spiega come fanno a individuare dei pattern rilevanti in una montagna di dati che ammazzerebbe qualsiasi essere umano. Questa è una notevole scoperta, è stata paragonata ai "raggi X per la AI (opens new window)" perché le reti neurali sono delle black box che creano associazioni da cui imparare in un modo che sappiamo.

Il gatto e la volpe
Intanto, abbiamo capito cosa vuole fare il dinamico duo Microsoft-Intel: far ripartire il motore commerciale "Wintel" (quello che faceva vendere un anno il processore nuovo per usare Windows più potente e un anno un Windows più potente che richiedeva un Intel nuovo) però questa volta con l'intelligenza artificiale al posto del sistema operativo. Cioè: Copilot AI, la AI di Microsoft, adesso ha dei requisiti chiari per funzionare in locale (opens new window): occorreranno 40 Tops (Tera Operations per Second) di Npu (la Neural processing engine). Intanto, però, c'è chi chi sta facendo una riflessione se il modello del Tops per misurare la potenza dei computer, ma questa è un'altra storia (opens new window).

Pessima ricezione
Se vi siete mai chiesti cosa vuol dire Wi-Fi, sappiate che non vuol dire niente. Cioè, è stato copiato per assonanza dal termine Hi-Fi (la sigla degli impianti stereo ad alta fedeltà, o High-Fidelity), ma non vuol dire Wireless-Fidelity. Non c'è la versione espansa dell'acronimo. Wi-Fi vuol dire semplicemente Wi-Fi (opens new window). Cioè niente. Tra l'altro, la palazzina dedicata alla ricerca sull'AI nel campus di Google a Mountain View ha una pessima ricezione Wi-Fi (opens new window) sostanzialmente perché l'hanno progettata per essere bella ma non l'hanno testata per essere funzionale.


Ey
Ey ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

Le altre eclissi
Che cos'è la fantasia storica? Un esempio pratico lo spiega bene. L'otto aprile ci sarà una eclisse solare che potrà essere vista da chi si troverà su una fascia di territorio diagonale dall'Eagle Pass, Texas a Caribou, Maine. Altri luoghi in Nord America e in Messico vedranno la Luna oscurare tra il 20% e l'80% del Sole. C'è una spiegazione scientifica per tutto questo, ovviamente, ma le spiegazioni popolari sono più interessanti, se vogliamo continuare a capire chi siamo.

Secondo la mitologia greca, gli dei arrabbiati avevano usato un'eclisse per segnalare la loro insoddisfazione nei confronti degli esseri umani. Gli antichi narratori cinesi attribuirono l'eclisse a un dragone affamato che stava mangiando il Sole. I vietnamiti avevano un'idea diversa: secondo loro era invece un rospo affamato che stava mangiando il Sole. Gli indonesiani sostenevano che fosse un orco. Alcuni nativi americani dissero che si trattava di un orso malvagio, altri di uno sciacallo particolarmente infido. Gli scandinavi pensavano alle eclissi come una coppia di lupi affamati nel cielo, con uno che preferiva i piatti ardenti e l'altro i piatti freddi (un all-you-can-eat astrale, pensa te!).

Tra le leggende sulle eclissi che preferisco c'è però quella del popolo Batammaliba dell'Africa occidentale. Nella loro versione, gli dei potentissimi rappresentati con il Sole e con la Luna di solito vivevano in pace. Ma quando gli esseri umani si arrabbiavano troppo tra di loro, questo di riflesso portava anche i due dèi a entrare in conflitto, creando sia un'eclisse solare sia lunare. Gli esseri umani potevano sperare di restaurare l'equilibrio e la vitalità del Sole e della Luna solo rinunciando alla violenza e trovando una quadra per le loro dispute. Oltre al riconoscimento di una emozione che perturba, c'era anche il senso di rinnovamento verso il quale bisognava incamminarsi velocemente.





“A man must love a thing very much if he practices it without any hope of fame or money, but even practice it without any hope of doing it well. Such a man must love the toils of the work more than any other man can love the rewards of it”

– G.K. Chesterton


END




Ti è piaciuta? Inoltrala a chi potrebbe essere interessato.
Se l'hai ricevuta, qui puoi iscriverti
Qui invece c'è l'archivio dei numeri passati
Se vuoi contribuire al futuro di Mostly Weekly, puoi fare una piccola donazione usando PayPal (opens new window) modalità Amici e parenti
Buona domenica!